6. I personaggi del 2° Reparto
che hanno avuto ruoli di rilievo.

I personaggi del 2° Reparto SIOS che hanno avuto un ruolo di primo piano nella vicenda del DC9 sono oltre il generale Tascio, il colonnello Bomprezzi e i due ufficiali Piccioni e Coltelli, quest'ultimo nel periodo in questione capo della segreteria del Reparto.

Nell'ultimo periodo dell'istruzione, cioè tra il 96 e il 97, sono stati escussi anche altri ufficiali e sottufficiali in servizio al SIOS nell'80, ma tutti hanno escluso una loro attività connessa con l'incidente del DC9 Itavia mentre hanno ricordato qualche loro coinvolgimento con l'incidente del MiG23 libico.

Parte del materiale documentale d'interesse sequestrato, relativo all'incidente del DC9 Itavia e riferito all'80, consiste nella relazione del sopralluogo effettuato a Boccadifalco il 4 luglio; nella relazione effettuata il 19 agosto 80 relativa al sopralluogo sempre a Boccadifalco per il rinvenimento di un casco antirumore; negli atti relativi al rinvenimento del radio - bersaglio nella zona di Acquedolci (ME) il 20 settembre 80; nelle relazioni interne del 3 e 15 ottobre per un parere su quanto elaborato già dal 3° Reparto, sul sequestro e la decifrazione dei nastri di Marsala in rapporto al segreto militare; la lettera del 23 dicembre 80 originata dal 2° Reparto e trasmessa al PM Santacroce con allegato il noto messaggio di Cincusnaveur per copia conforme. Argomenti tutti trattati nel capitolo del 3° Reparto, ma che per alcuni particolari aspetti devono essere presi in considerazione anche in questo.

Fino al 4 luglio 80 il 2° Reparto sembra non porre in essere alcuna attività al riguardo dell'incidente occorso al DC9 Itavia; e in effetti non risulta alcun documento o dichiarazione in tal senso, nemmeno delle attività dei referenti del gruppo di lavoro dell'Ambasciata americana.

Quel 4 luglio, il colonnello Bomprezzi e il maresciallo Zecchini, raggiungono unitamente al colonnello Argiolas del 3° Reparto, presso l'hangar di Boccadifalco per prender visione dei reperti del velivolo precipitato al largo di Ustica. Sul posto era ad attenderli il capitano Pace Andrea, comandante del 31° sottonucleo SIOS di Catania.

Quali fossero i reperti visionati, lo riferisce Bomprezzi: "...si trattava di spezzoni di rivestimento della fusoliera...di uno o due sedili della cabina di pilotaggio...di una radio sonda meteorologica, che non aveva nulla a che fare con il velivolo precipitato... Il rapporto della missione fu fatto dal colonnello Argiolas, che apparteneva all'Ufficio Sicurezza al Volo...io presi parte alla missione come osservatore per il 2° reparto, in quanto interessato ...al rinvenimento di relitti di un qualche interesse aeronautico. Zecchini fu comandato ad accompagnarci". (v. esame Bomprezzi Bruno, GI 11.03.91).

Sulle motivazioni che portarono a quel sopralluogo, Argiolas ha riferito: "...C'era stato detto che c'era la possibilità che si fosse un seggiolino di velivolo da caccia. Non vediamo il velivolo da caccia...", "... fotografammo i salvagenti che erano di tipo marinaio con le scritte...i seggiolini del DC9 sono dei tubi metallici più o meno raccordati tra di loro... sono andato lì in quanto capo della Terza Sezione Reparto ...". (v. esame Argiolas Giampaolo, GI 06.10.95).

Alla missione prese parte, in qualità di accompagnatore, anche il maresciallo Zecchini del SIOS, "...ho preso parte ad una ..missione a Palermo, accompagnai il colonnello Bomprezzi e il colonnello Argiolas... raggiungemmo l'aeroporto di Boccadifalco, ove erano custoditi in un hangar pezzi di aereo ripescati dopo l'incidente di Ustica. I pezzi furono visionati dagli ufficiali ... Io nella missione non avevo alcuna funzione specifica; dovevo solo prestare assistenza agli Ufficiali..." (v. esame Zecchini Cesare, GI 11.03.91).

Alla partecipazione del sottufficiale è legato un episodio curioso, riportato anche nell'agenda di Argiolas; durante il sopralluogo l'ufficiale del 3° Reparto scatta delle fotografie senza accorgersi che all'interno della macchina fotografica non c'è pellicola; lo Zecchini aveva però effettuato delle fotografie per proprio conto, fotografie che verranno allegate alla relazione inviata al vice Capo di Gabinetto del Ministro della Difesa, generale Pugliese, e al Capo del S.I.S.MI.

Deve segnalarsi a questo punto la palese reticenza del capitano Pace Andrea, responsabile del Servizio della Forza Armata in Sicilia dal 1980 al 1994; l'ufficiale, comandante del 31° sottonucleo SIOS di Catania, escusso per la prima ed unica volta il 25.03.97, ricorda di aver accompagnato due ufficiali presso l'aeroporto di Boccadifalco per visionare dei reperti di un aereo che non erano quelli del DC9; ricorda solo che un suo dipendente, il maresciallo Lollino dei CC., aveva accompagnato un ufficiale del 41° Stormo per ritirare un relitto di probabile aerobersaglio presso la Stazione CC. di Acquedolci, in un periodo di tempo che non sa indicare; non ha memoria della visita del giudice Santacroce a Marsala nell'ottobre 80; dichiara di non conoscere gli ufficiali Bomprezzi e Argiolas, ma aggiunge che potrebbero essere quelli da lui accompagnati a Boccadifalco. Gli viene fatto presente che il sopralluogo a Boccadifalco aveva come scopo la visione dei reperti del DC9 Itavia e risponde di non esserne a conoscenza; non gli sembra che sia mai esistita una cartella, presso il 31° sottonucleo, ove fossero conservati documenti relativi alla vicenda di Ustica.

Il comportamento assunto dall'ufficiale nel corso dell'esame testimoniale è stato di somma reticenza. Ancor prima che venisse posta la domanda o comunque gli venissero ravvivati nella memoria i fatti dell'epoca, la sua risposta era sempre e comunque "non ricordo". Deve rammentarsi che l'ufficiale per 14 anni è stato il comandante del SIOS in Sicilia, per cui non è assolutamente credibile quando afferma di non ricordare alcuna attività inerente l'incidente del DC9 Itavia. La circostanza più evidente è quella relativa al sopralluogo a Boccadifalco il 4 luglio 80. L'ufficiale, già avvisato da Roma il giorno prima, preleva il personale proveniente da Roma, Bomprezzi ed Argiolas, lo accompagna in un hangar dove sono depositati i relitti del DC9 Itavia che solo egli conosce unitamente al comandante dell'Aeroporto, e nonostante tutti questi elementi di fatto, confortati anche documentalmente, afferma di non ricordare. Anche in relazione alla visita del PM il 3 ottobre al CRAM di Marsala concernente il sequestro dei nastri, il Pace, pur trovandosi nei giorni precedenti e successivi a Trapani e Marsala, afferma di non averne alcun ricordo.

Nell'agenda di Tascio viene riportato in data 4 luglio 80: "Bomprezzi-Argiolas Tutte balle su velivoli militari: seggiolino=DC9 giubbotto= da marinai + + ship - radio portatile per piloti= apparato radiosonda meteo- polistirolo - contenitori per boe sonore a niente a che vedere - - rottami chiaramente del velivolo seggiolino del pilota frantumato".

L'appunto sulla missione viene redatto in data 9 luglio da Argiolas; il 10 viene posto alla visione di Melillo e Ferri con l'annotazione che sarà il 2° Reparto a trasmetterlo sia al S.I.S.MI che al Gabinetto della Difesa.

Il 16 luglio 80 il generale Tascio dà disposizioni al 3° Ufficio di preparare l'appunto redatto da Argiolas con lievi modifiche e di inviarlo al generale Pugliese e al S.I.S.MI; cosa che avviene in data 9 agosto a firma di Bomprezzi.

In data 21 luglio perviene per conoscenza dall'ITAV il decreto di sequestro della Procura di Roma datato 16.07.80; il SIOS non pone in essere alcuna attività.

Il generale Tascio nel corso di una audizione in Commissione Stragi minimizza i rapporti con il S.I.S.MI, riferendo che "ciascuna Forza Armata può fornire al S.I.S.MI competenze tecnico-operative nel quadro delle attività assegnate" (v. audizione Tascio Zeno, Commissione Stragi 26.07.89). Questi contatti di carattere generico e limitato vengono però smentiti da una annotazione riportata nell'agenda di Tascio sotto la data del 28 luglio 80, annotazione dalla quale emergono chiaramente i contatti del SIOS con il S.I.S.MI: "...Notarnicola 28 1100 - un suo Uff.le qui - Sparsa la voce ad alti livelli - DC9 Ponza, tracce registrate - Un Uff.le si è mosso subito e testimonierà..." (v. agenda Tascio seq.). L'alto ufficiale a proposito di questa annotazione, affermerà di non ricordare alcunchè. (v. interrogatorio Tascio Zeno, GI 04.03.97).

Deve esser detto che il 29 luglio 80 il S.I.S.MI acquisisce tramite il suo Centro di Bari i tracciamenti radar concernenti la caduta del DC9 Itavia e del MiG23 libico; documentazione prelevata direttamente dal maresciallo Maraglino del Nucleo S.I.S.MI di Taranto, con due distinte missive, entrambe di risposta a richieste formulate per le vie brevi: con la missiva del 29.07.80 veniva trasmessa copia delle registrazioni dei tracciamenti radar di Marsala e di Licola in forma alfa-numerica nonché copia della carta concernente i ritrovamenti dei relitti del velivolo Itavia; con la seconda veniva trasmessa copia dei tracciamenti radar concernenti il giorno di caduta del MiG.

Lo stesso 29 luglio 80 il S.I.S.MI prepara un appunto interno, "per il Signor Direttore del S.I.S.MI", a firma del colonnello Notarnicola avente ad oggetto: "Disastro aereo per la caduta di un DC9 Itavia sulla rotta Bologna-Palermo", nel quale, dopo un vago riferimento ad illazioni apparse sulla stampa sulle cause dell'incidente, al punto b), viene fatto riferimento al SIOS, che per mezzo del suo Capo Reparto ha: "... precisato che traccia del volo dell'aereo é stata registrata dal ROC di Martina Franca ed é stata consegnata alla Magistratura; - precisato che dalla registrazione non si rileva alcun indizio che possa suffragare un'ipotesi di collisione..."; escluso "... che nella zona del disastro fossero in volo contemporaneo altri velivoli precisando al riguardo che un altro aeromobile era transitato ... a cinque minuti di distanza dall'aereo dell'Itavia ... ad un'altezza di circa 10.000 metri superiore..."; acconsentito "...a ricercare copia della registrazione ...presso il ROC di Martina Franca..." (v. nota S.I.S.MI 04/263/3^ del 29.07.80 - decreto esibizione 08.10.91).

In quel momento i plottaggi di Licola e Marsala erano già stati trasmessi dal 3°ROC; ma la sede centrale del S.I.S.MI non ne era ancora in possesso perché in viaggio da Bari a Roma.

L'argomento relativo all'appunto del 29 luglio 80 e il disconoscimento della nota e della firma da parte del generale Notarnicola, verrà trattato in altro capitolo.

Successivamente perviene al SIOS una missiva del S.I.S.MI datata 8 agosto 80, nella quale viene richiesta l'interpretazione dei dati di plottaggio di Licola e Marsala; in effetti un "aiuto" da parte del SIOS era necessario, avendo confuso quel Servizio l'orario zulu con quello locale, alterando in questo modo tutti i movimenti dei velivoli di due ore. Questa errata interpretazione del capitano Masci - della 1ª div. S.I.S.MI - aveva purtroppo preso corpo in un appunto per il Direttore del Servizio datato 6 agosto 80; l'errore venne emendato il 28 agosto 80 quando il S.I.S.MI elaborò un appunto per il Direttore del Servizio - a firma del colonnello Lombardo - in cui si precisava che i "dati esplicitati" nell'appunto del 6 agosto non erano corretti, perché all'ora iniziale e finale andavano aggiunte due ore; e vi si affermava inoltre che l'analisi dei dati di plottaggio faceva escludere "categoricamente" l'ipotesi di possibili collisioni del DC9 con altro velivolo "ancorchè non identificato".

Il 9 agosto viene inviato un appunto diretto al Gabinetto della Difesa (c.a. generale Pugliese) e al S.I.S.MI nel quale è inserita la relazione del sopralluogo a Boccadifalco del 4 luglio.

Il 13 agosto 80 il 3° ROC trasmette al SIOS, che aveva richiesto per le vie brevi la trasposizione su carta dei plottaggi al citato ROC, sei cartine riproducenti lo sviluppo delle tracce inviate in data 8 agosto.

Il 14 agosto le cartine trasmesse dal 3° ROC vengono inviate al S.I.S.MI.

Di tutta questa attività, nonostante il copioso materiale documentale che comprova i contatti con il Servizio, il generale Tascio non ha rammentato nulla, limitandosi a prendere atto della annotazione da lui apposta sul diario il 28 luglio 80. Tuttavia da un appunto del S.I.S.MI inviato all'on. Mazzola il 18.12.80, nota alla quale verrà apposta la data del 23.12.80 al suo rientro in Divisione, emerge che "le valutazioni del SIOS/AM avanzate in via riservata... portano ad individuare nelle carenze strutturali del velivolo le cause del disastro" (v. appunto 23.12.80 - decreto esibizione c/o 1ª Div. S.I.S.MI, 20.04.95).

Sul punto e su ogni altro riferimento all'attività congiunta tra SIOS Aeronautica e S.I.S.MI, si rimanda al capitolo relativo a questo secondo servizio. Tuttavia, brevemente, non può non essere ricordato in questa sede quale fosse il giudizio del Capo del 2° Reparto sugli appunti elaborati dal S.I.S.MI il 29 luglio e il 6 agosto 80: "dimostrano modesta dimestichezza con terminologie e procedure aeronautiche: inesattezze che lasciano chiaramente intuire il riporto e l'interpolazione da parte dell'estensore di pareri generici e non circostanziati, espressi da personale AM in circostanze certamente informali.". Relativamente all'appunto del 6 agosto viene detto che "è costruito...sulla scorta di un sommario esame condotto con l'ausilio di personale SIOS/A conoscitore di dati riguardanti i plottaggi radar, ma non tecnico qualificato. L'intero documento si basa su un errore di lettura degli orari degli avvistamenti... . Sono rimasto colpito e disorientato per quanto si è accreditato, ma ancor più per la confusione che la lettura di questo documento ha potuto creare in chiunque..." (v.rep.57 - seq. Tascio Zeno 08.07.95).

Di tutto ciò, nonostante le forti parole di riprovazione sull'attività del S.I.S.MI e marginalmente anche di personale del Reparto da lui diretto, rimane traccia nell'agenda di Tascio, dove, come noto, al 28 luglio scriverà "Notarnicola 28 11.00 un suo ufficiale qui".

In seguito ad un articolo del quotidiano l'Unità del 20 settembre 80, dal titolo "A Messina misterioso ritrovamento di un relitto di aereo" il generale Tascio con una nota manoscritta ordina, lo stesso giorno, al 3° Ufficio un immediato sopralluogo. Il colonnello Bomprezzi a sua volta annota che ha provveduto inviando personale del nucleo con ufficiale di Catania in forma riservata.

Alle ore 22.00 del 20 settembre 80, il capitano Pace Andrea comandante del 31° sottonucleo SIOS di Catania, comunica al sottufficiale di servizio al 2° Reparto, maresciallo Roscetti Massimo, che alle ore 16.00 di quello stesso giorno il tenente colonnello Vignola Domenico del 41° Stormo unitamente al maresciallo CC. Lollino Vito dell'anzidetto sottonucleo aveva esaminato un relitto aeronautico custodito presso la Stazione CC. di Acquedolci (ME) rinvenuto giorni prima da persona del luogo. Viene altresì precisato che il relitto visionato, di colore arancione con struttura a nido d'ape, del peso di circa 3 kg, potrebbe essere un pilone alare di sostegno per serbatoio supplementare. Viene anche comunicato che il reperto sarà depositato presso la direzione del distaccamento aeroportuale di Palermo Boccadifalco come ordinato dall'AG. Il sottufficiale di servizio al 2° Reparto prepara un appunto sulle notizie ricevute all'attenzione del colonnello Bomprezzi.

Sulla base di questo appunto ne viene inviato uno analogo al Sottocapo di Stato Maggiore in data 26.09.80, visto e siglato da quest'ultimo il primo ottobre successivo. Al punto 3 di detto appunto si legge che il relitto era stato visionato prima del suo sequestro da parte della Magistratura. Quanto affermato non corrisponde al vero; infatti l'ordinanza di sequestro del relitto a firma del PM Guarino di Palermo era giunta al Comando Stazione CC. di Acquedolci alle ore 12.00 del 20.09.80, ricevuta a mezzo fonogramma, mentre, come già detto, l'esame del relitto è avvenuto alle ore 16.00.

L'attività del SIOS in merito al rinvenimento del relitto in località Acquedolci impegna per settimane uomini e uffici diversi; fin dal ritrovamento, quel relitto suscitò l'interesse del Reparto: il 20.09.80 il tenente colonnello Vignola lo esamina; tra il 23 e il 27.09.80 il SIOS invia una relazione di quell'esame al Sottocapo di SMA, al Capo del 3° e 4° Reparto, nonchè al S.I.S.MI, corredata di fotografie. Il 6 ottobre in una nota del 4° Reparto diretta al Capo del 2° e del 3° Reparto vengono ancora formulate ipotesi sulla provenienza del relitto; interessante è l'annotazione in calce alla nota apposta dal generale Tascio "Bisognerebbe identificare questo rottame. Vediamo se con l'aiuto dei CC. si riesce a guardarlo nuovamente insieme ad un Ufficiale del 4° Reparto". Tutto questo dimostra un interesse niente affatto secondario del SIOS per quel relitto, sul quale poco o nulla risulterà essere stato fatto all'esterno.

In data 28.10.80 viene inviato un appunto al Sottocapo relativo al relitto di Acquedolci in cui si afferma che il relitto è sicuramente parte dell'impennaggio di coda del bersaglio AQM37-A; che la ditta Meteor ne effettuò nel periodo compreso tra il 07.06.78 ed il 22.01.80 dieci lanci mediante velivolo Camberra; che i primi due bersagli erano sicuramente coccardati e non erano dotati di apparato pirotecnico per autodistruzione e che i rimanenti otto "potrebbero essere stati coccardati..." e comunque sono andati distrutti. Nell'appunto, consegnato da Castelli della Meteor, vengono evidenziati come radio-bersagli coccardati quelli lanciati in data 7 e 8.06.78 - non dotati di autodistruzione - mentre i rimanenti erano originali USA senza coccarda italiana.

Il Capo del 3° Nucleo SIOS di Bari, tenente colonnello Tramacere Luigi, il 22 dicembre 80 invia un appunto dal quale emerge il persistente interesse per il relitto di Acquedolci, trasmettendo un appunto riservato su notizie riferite da fonte confidenziale secondo le quali il relitto sarebbe stato in connessione con l'incidente occorso al DC9 Itavia.

Soltanto sette anni dopo, in data 30.03.87, il 3° Reparto trasmette all'AG "a titolo di collaborazione", in quanto non ve n'era stata richiesta, tutta la documentazione relativa al reperto di Acquedolci custodita fino a quel momento dal 2° Reparto; nella nota non veniva però specificato che l'argomento era già stato trattato nella nota missiva del 23 dicembre 80 inviata al PM Santacroce dal generale Tascio.

A proposito della missiva in disamina, il 22 dicembre il colonnello Francesco Gaudio, Capo del 3° Ufficio, redige un appunto per il Sottocapo di Stato Maggiore sul suo incontro il PM negli uffici di piazzale Clodio avvenuto proprio quel giorno. L'ufficiale riferisce che il magistrato ha espresso l'opportunità che le notizie e le valutazioni relative all'incidente del DC9 Itavia pervengano al suo Ufficio formalmente, allo scopo di confutare meglio tesi ed ipotesi fantasiose, in quel periodo apparse sulla stampa. Proponeva, il colonnello Gaudio, di inviare le stesse informazioni inoltrate allo Stato Maggiore della Difesa il 20 dicembre 80 dal 3° Reparto a firma del Sottocapo di Stato Maggiore, lettera pervenuta per conoscenza anche al 2° Reparto.

La richiesta viene accolta e il 23 dicembre il 2° Reparto "copia", su propria carta intestata e numero di protocollo, la lettera inviata allo Stato Maggiore Difesa il 20 precedente, ma solo nei primi due paragrafi, inviandola al PM Santacroce. Nel secondo paragrafo, al comma a) si legge che viene allegato il messaggio di Cincusnaveur. Si ricorda che la vicenda del messaggio viene descritta nel capitolo del 3° Reparto; deve però qui sottolinearsi il fatto che l'unico messaggio con la data manoscritta del "3/12/80" è stato rinvenuto nella copia inviata al 2° Reparto nel dicembre 80 mentre nella nota trasmessa alla magistratura il messaggio allegato non presenta la data manoscritta. In tal senso si possono avanzare tre ipotesi: la data manoscritta era stata apposta da personale del 3° Reparto il 20 dicembre od anche da quello del 2° Reparto all'atto della ricezione il 22 dicembre; è stata volutamente nascosta alla Magistratura per motivi che non sono stati mai chiariti; è stata apposta sul messaggio in epoca successiva al 23 dicembre 80, ed anche in questa circostanza non sono state spiegate le motivazioni. Dalla copia conforme del messaggio non si evince il periodo di tempo in cui è stato originato. E' anche singolare il fatto che un documento del genere nell'ambito della Forza Armata doveva pervenire attraverso i canali esistenti al 2° Reparto, circostanza questa affermata in sede di esami testimoniali e interrogatori, ma che non ha mai trovato riscontro documentale. Al comma c) si legge che l'interruzione del nastro di Marsala era dovuta alla dimostrazione di un operatore per la procedura del cambio del nastro. Una vera e propria falsità; solo nel settembre del 1986, il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, on. Amato, per la prima volta rivelerà al Parlamento e all'opinione pubblica che l'interruzione e la sostituzione del nastro erano stati determinati da un'esercitazione denominata Synadex. Al comma e) si legge la storia del relitto rinvenuto in data 20 settembre 80 nelle acque di Messina. Innanzitutto va detto che il relitto era stato trovato il 18 settembre 80 nelle acque di Acquedolci, comune in provincia di Messina. Era stato invece esaminato e fotografato, in forma riservata, da personale dell'AM in data 20 settembre, circostanza questa che non viene riportata nella missiva. La genericità del luogo di ritrovamento ha fatto sorgere nel tempo equivoci sui reperti rinvenuti; infatti nella località di Messina era stato rinvenuto altro reperto d'interesse in quel periodo; episodi questi meglio descritti nel capitolo del 3° Reparto. Altra superficialità è quella concernente gli accertamenti compiuti dal 2° Reparto presso la ditta Meteor nell'ottobre 80, accertamenti che non vengono riportati nella lettera in questione.

Il 29 dicembre il 3° Nucleo SIOS riferisce al 2° Reparto dell'interrogatorio del maggiore Montinaro, comandante di Marsala, nel corso del quale "...è stato chiarito il motivo per cui sono emersi otto minuti di vuoto nella registrazione dei nastri del 27 giugno...".

L'11.10.83 il CESIS chiede al SIOS una valutazione sul contenuto di un articolo apparso sul Corriere della Sera l'08.10.83, ove veniva data notizia che sulla direttrice Ponza/Latina/Palermo nel gennaio 82, si sarebbero registrati episodi di mancate collisioni provocate da interferenze di aeromobili sconosciuti. Il SIOS risponde sommariamente alla richiesta affermando di non disporre di elementi completi per valutare i dati dell'ITAV (non si comprende la ragione per la quale quei dati non furono valutati direttamente dall'ITAV). La conclusione cui giunge il SIOS nella nota è sorprendente: la tesi prospettata dall'articolista del quotidiano andava rigettata, perché anche la commissione Luzzatti l'aveva esclusa.

Il 27 agosto 86 viene emesso un appunto in risposta ad alcuni quesiti del S.I.S.MI nel quale veniva riferito che al magistrato inquirente erano stati trasmessi: due computer tape contenenti la "track history data recording" classificati "riservato"; un nastro magnetico contenente le registrazioni TBT, "non classificato"; una lettera riassuntiva redatta allo scopo di rendere il magistrato edotto sulle risultanze. La classifica "riservato" di questo documento deve essere verosimilmente attribuita ai soli fini del "segreto istruttorio", in quanto non contiene alcuna informazione inerente alla tutela di segreti di altro genere.

Il 28 agosto 86 viene trasmessa al S.I.S.MI, con carico di restituzione, la documentazione sull'incidente: copia della relazione della commissione d'inchiesta tecnica formale del Ministero di Trasporti; fascicolo prodotto a richiesta di Difesa Gabinetto, contenente copia della documentazione di competenza della Forza Armata messa a disposizione dell'Autorità Giudiziaria. A completamento del quadro di situazione si invia anche copia della documentazione tecnico - formale relativa al noto incidente di volo occorso al velivolo caccia libico, da cui si evince che i due eventi non sono tra loro correlati. Tale documentazione verrà restituita dal S.I.S.MI in data 10 ottobre 86.

Il 1° settembre 86 il S.I.S.MI richiede al SIOS i "Notam" del 27.06.80, documenti reperiti, secondo l'appunto del 3 settembre, "...direttamente presso l'ITAV..." e trasmessi al Servizio il 5 settembre successivo.

Nel 1986 si registra un ritorno di interesse da parte del S.I.S.MI per le attività poste in essere dal SIOS e dall'AM in merito alla vicenda di Ustica; ufficialmente nel telex inviato dal S.I.S.MI viene fatto riferimento ad un articolo pubblicato su l'"Espresso" il 28.07.86, ove viene riferito di un presunto "segreto di Stato" che avrebbe impedito di far luce sulla vicenda; per tale ragione vengono chieste notizie sulla presenza di documenti classificati riservati o segreti, tra il materiale richiesto e fornito alla magistratura. Il SIOS risponde in proposito che ogni riferimento alla classifica segreto, era da intendersi come "segreto istruttorio" e che la classifica "riservato" attribuita ai nastri di registrazione radar era posta soltanto in relazione a quei dati dai quali era possibile ricavare le coordinate della ubicazione del radar e della sua copertura. Su questo punto tuttavia si ricorda che nel telex del 3° reparto del 18 ottobre 80, inviato per conoscenza anche al 2° Reparto, veniva chiaramente precisato che i dati relativi alle coordinate x/y della THR di Marsala erano coperti da segreto militare e che tali dati potevano essere forniti in "separata sede" solo al Magistrato, ribadendo che si trattava di notizie coperte da segreto militare e che come tali andavano trattate. Questo in sintesi, il contenuto del telex che, seppur apparentemente ispirato alla piena collaborazione dell'AM con l'AG, limitava ampiamente le possibilità di lettura del contenuto di quei nastri. Sul punto tuttavia, si rimanda a quanto detto in proposito nel capitolo del 3° Reparto.

Il rinnovato interesse per la vicenda di Ustica da parte del S.I.S.MI va ricercato nella "fiducia" che l'allora Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, on. Giuliano Amato, riponeva nel Direttore del Servizio ammiraglio Martini. Nell'audizione resa in Commissione Stragi da Amato, si legge "...sollecitai i Servizi e la Difesa a fornirmi gli elementi di cui fossero in possesso. Ricevetti degli appunti sui quali cominciai a lavorare con Martini, persona della quale mi sono sempre fidato... . Ricevetti dallo Stato Maggiore dell'Aeronautica, in relazione a quesiti che ebbi a formulare, appunti che riflettevano il punto di vista dell'Aeronautica..." (v. audizione Commissione Stragi, on. Giuliano Amato, 11.07.90)

La maggior parte del carteggio presente negli archivi del 2° Reparto è relativa a documenti inviati "per conoscenza" da altri Reparti.

Nel giugno 88 si assiste ad uno scambio epistolare tra il 1° e il 2° Reparto SMA, nel quale a quest'ultimo vengono richiesti elementi di risposta ad alcune interrogazioni parlamentari; il generale Giordo, all'epoca capo del 2° Reparto, indicando, a titolo di collaborazione, la "preminente" competenza in materia del 3° Reparto, dichiara che la materia "non rientra nella sfera di competenza di questo SMA/SIOS".

Il 15 giugno 88 viene preparato un appunto per il Sottocapo relativamente ad un servizio trasmesso il 10 giugno nel corso del TG3. Nella nota viene evidenziato che nel corso del servizio il conduttore aveva più volte sottolineato che, oltre alla certezza che l'aereo Itavia fosse stato colpito da un missile o da un ordigno, qualcuno dell'AM aveva deciso di nascondere la verità; tali notizie sarebbero state confermate dalle dichiarazioni rilasciate da due ufficiali AM in congedo. Gli ufficiali cui il servizio faceva riferimento erano il colonnello Guglielmo Lippolis e il colonnello Luigi Tramacere; il primo, all'epoca direttore dell'RCC di Martina Franca, che aveva dichiarato di aver fatto sapere allo SMA che nei relitti del velivolo vi erano tracce di esplosivo, aggiungendo che quella segnalazione non aveva avuto alcun seguito; il secondo, all'epoca comandante del 3° Nucleo SIOS di Bari, che aveva confessato di aver dovuto abbandonare le indagini sulla sciagura del DC9 e sul ritrovamento del MiG libico.

La 3ª Sezione del 2° Reparto nell'appunto propone che detti servizi giornalistici siano sottoposti all'attenzione del Gabinetto del Ministro, accompagnati da uno specifico appunto. Il Capo Reparto, generale Giordo, in calce all'appunto scrive: "oggi, 15.06.88, propongo di non interessare il problema al Gabinetto. Appunto solo per informazione dunque". Il 24 giugno il Sottocapo generale Meloni sigla l'appunto e scrive che è d'accordo.

Il generale Meloni, al tempo come detto Sottocapo, dopo aver richiesto al 2° Reparto l'invio della documentazione relativa all'incidente del DC9, il 28 giugno richiede al Capo Reparto di segnalare il nominativo di un ufficiale superiore a cui affidare l'incarico di Presidente o membro di una commissione con un preciso mandato. Viene segnalato il Sottocapo Reparto colonnello Alberto Falciani, che in data 06.07.88 viene nominato dal Sottocapo presidente della commissione SMA - incivolo Ustica. Al predetto presidente viene altresì conferito uno specifico mandato di raccogliere, ordinare ed analizzare tutta la documentazione in possesso dello Stato Maggiore e proveniente dai comandi periferici al fine di sistemare quella atta a definire la posizione della Forza Armata in relazione ai tre quesiti posti dal GI il 4 giugno 88. Inoltre questa Commissione doveva raccogliere, ordinare e valutare con priorità tutta la documentazione esistente in Forza Armata tendente a documentare che nessun velivolo intercettore fosse in volo al momento dell'incidente; e che il carico di missili aria aria all'epoca in possesso fosse regolare. Altresì doveva provvedere all'esame di tutta la documentazione esistente, evidenziando quegli eventuali documenti che aggiungevano o variavano quanto precedentemente supposto, sostenuto e dichiarato dalla Forza Armata.

Il 13 luglio successivo il colonnello Falciani predispone un appunto, nel quale si legge che dalla documentazione in possesso dello SMA non è emerso alcun documento che apporti nuovi essenziali elementi di particolare interesse od è in contrasto con la posizione sostenuta dall'AM. Evidenzia, tuttavia, che non sono stati trovati nella documentazione note esplicative, appunti ed altro con cui presumibilmente sono state accompagnate e avvalorate le dichiarazioni riportate nelle lettere del 20 e 23 dicembre 80, indirizzate rispettivamente allo Stato Maggiore Difesa e al PM Santacroce, lettere che definiscono ufficialmente per la prima volta la posizione dell'AM. Aggiunge altresì, che in relazione ai Notam trasmessi al S.I.S.MI il 5 settembre 86, di essi non risulta che siano stati mai portati a conoscenza dell'AG. In tal senso il colonnello Falciani scrive che in tale eventualità, ne sarebbe potuto derivare qualche richiesta di delucidazione. Questa AG acquisirà i Notam presso l'Itav solo il 15 marzo 91 a seguito di specifica richiesta.

Il 20 luglio 88 il generale Meloni comunica al Gabinetto e allo Stato Maggiore della Difesa che la documentazione della Forza Armata è stata raccolta, ordinata ed esaminata al fine di fornire prioritariamente una risposta ai quesiti posti dall'AG e che comunque continuerà l'approfondimento dell'esame e della valutazione della documentazione.

Il 29 settembre 88, il Capo del 2° Reparto predispone un appunto per il Sottocapo, nel quale, tra l'altro, si legge: "inoltro l'accluso appunto con le risposte ai diversi quesiti attribuiti, nel corso della riunione presso lo Stato Maggiore Difesa cui si allude nello stesso appunto, allo Stato Maggiore Aeronautica per evasione. A mio parere alcuni quesiti non hanno trovato esauriente e compiuta risposta e/o non sono sufficientemente documentati".

Risultano di interesse alcune variazioni e annotazioni apposte dal generale Giordo sulle risposte ad alcuni quesiti. Nel quesito n.13, compreso nelle 18 schede con le risposte ai quesiti di competenza dell'Aeronautica Militare, in risposta alla domanda "E' verosimile l'ipotesi che un "caccia intruso" si sia "coperto" con il DC9?", la risposta elaborata in collaborazione con il 6° Reparto SMA è la seguente: "La precisione di avvistamento di un radar non consente il discernimento di due velivoli che volano alla medesima quota entro una minima distanza. Pertanto, da un punto di vista strettamente tecnico, un "caccia intruso" può confondere la propria traccia radar volando estremamente vicino, "quasi a contatto" con un velivolo tipo DC9", questa la riposta ufficiale. Nella minuta agli atti del SIOS, si legge inoltre "... Analizzando la problematica sotto un profilo operativo, l'ipotesi non sembra verosimile, in quanto il "caccia intruso" per trovarsi in tale posizione avrebbe dovuto: - conoscere con anticipo i dati fondamentali del piano di volo; - fruire di una assistenza radio/radar"; su questo paragrafo compare manoscritta una nota del Capo Reparto generale Giordo "siete sicuri?". Non è stato possibile stabilire se il Capo Reparto si riferisse alla fattibilità delle attività ipotizzate o alla opportunità di inserire simili dati; sta di fatto che tale paragrafo non compare nella risposta ufficiale.

Al quesito 8 "Ove si accetti la tesi del radio bersaglio (terrestre, aereo o navale) è possibile determinare tutta l'area di possibile provenienza?", viene risposto fornendo i dati tecnici delle prestazioni dei radiobersagli; nella minuta della scheda emerge che la risposta iniziale era di tutt'altro tenore; infatti veniva indicata un'area di possibile provenienza "... il Poligono di Salto di Quirra, sito a Perdasdefogu, risulta all'interno dell'area di possibile provenienza.", la nota manoscritta presumibilmente dal generale Giordo, evidenzia le ragioni del cambiamento della risposta: "Non mi pare molto comprensibile e, soprattutto, appropriata. Perché dobbiamo parlare di Salto di Quirra?".

Nel quesito 11, diretto a conoscere quali Stati del Mediterraneo fossero in possesso del missile "Sparrow" si coglie una polemica tra 2° e 3° Reparto nella nota di Giordo "Il 2° Ufficio del 3° Reparto non ha titolo a parlare per l'Italia (almeno su questa materia). Il "risulta" deve essere meglio chiarito". Tuttavia vista la coincidenza delle risposte, non si comprende se questo "chiarimento" ci sia stato.

In relazione al quesito 18, se gli elementi di Ciampino fossero stati opportunamente vagliati e divulgati, viene fatto riferimento all'uso che di quei dati aveva fatto la Commissione d'inchiesta Luzzatti; in proposito Giordo annota "Bisognerebbe articolare diversamente la risposta per evidenziare anzitutto che l'AM non è entrata nell'inchiesta".

Nel quesito 21, relativo a "silenzi" o "reticenze" dell'AM, curiosa a dir poco appare l'annotazione di Giordo, su un alinea ove veniva fatto riferimento alla classifica della documentazione tecnico-formale relativa all'inchiesta sulla caduta del MiG23: "perchè ne parliamo? Se siamo costretti a farlo la frase iniziale della risposta va rivista", ma la frase iniziale non venne rivista e rimase la stessa "Non risulta che da parte AM ci siano mai state "volute" reticenze o silenzi", mentre l'alinea cui Giordo faceva riferimento è stato eliminato.

Sempre nell'appunto del 29 settembre il generale Giordo ricorda al Sottocapo che l'incidente di Ustica in passato è stato trattato soprattutto dal 3° Reparto, che detiene la maggior parte della documentazione, e che da quando è stato nominato Presidente della commissione il colonnello Falciani del 2° Reparto, le richieste provenienti da enti esterni allo Stato Maggiore vengono assegnate al Reparto e con protocollo dello stesso partono le relative risposte. Alla luce di quanto sopra ritiene che questa prassi sia non solo poco corretta, ma soprattutto fonte di confusione nella ricerca della documentazione. Propone di "scaricare" al 3° Reparto tutte le pratiche, in maniera tale che possa conservarle unitamente a quelle già in suo possesso, e che la posta originata venga protocollata anche dal 3° Reparto. Il 30 settembre il generale Meloni prende atto ed acconsente a quanto proposto dal generale Giordo.

Il 21 novembre 88 questi predispone un appunto per il primo avente ad oggetto l'istituenda commissione per problematiche Ustica, nel quale tra l'altro si legge: "...ritengo che la nuova commissione dovrebbe lavorare in stretto coordinamento con quella già esistente onde evitare di rivolgere ai Comandi dipendenti quesiti ai quali hanno già fornito risposta. Preciso che concordo pienamente con la S.V. nel ritenere che, soprattutto per motivi di chiarezza, sarebbe opportuno illustrare ai membri della nuova commissione il mandato loro affidato nel corso di una apposita riunione indetta dalla S.V. . Vedrei bene la partecipazione a tale riunione anche del colonnello Falciani, quale presidente della commissione a suo tempo istituita per la raccolta e conservazione della documentazione..."; continua nell'appunto e comunica che i capi Reparto interessati e contattati da lui su mandato del Sottocapo propongono i nominativi del colonnello Pollice, del colonnello Finocchio, del tenente colonnello Lato e del maggiore Di Natale per la costituzione della commissione in questione. In seguito il Sottocapo convocherà il colonnello Pollice per impartirgli disposizioni sulle finalità della commissione. Altra singolarità sta nel fatto che la nota esplicativa del 21 novembre 88 redatta e firmata dal generale Giordo non è stata mai consegnata nè rinvenuta tra la documentazione del 2° Reparto. Tale documento è stato consegnato il 19 settembre 96 quando lo Stato Maggiore per la prima volta trasmette a questa Autorità Giudiziaria gli atti originali della cosiddetta relazione Pollice.

Il generale Giordo in merito alla costituzione di questa commissione ha dichiarato: "Ritengo non sia mai stata nominata una commissione per una analisi critica della vicenda di Ustica e del MiG libico, o meglio sono portato a dire di no, ma non ne sono certo...". (v. esame Giordo Lorenzo, GI 13.01.97)

Il generale Meloni ha invece dichiarato: "...durante il periodo di Comando quale Sottocapo, non ho mai preso iniziative volte ad intralciare il lavoro della magistratura nè a fornire documenti sulla vicenda Ustica a chicchessia per avere aggiornamenti od informazioni sul caso stesso. Nè ho mai conosciuto un team di persone per consultare la documentazione pervenuta dalle grandi unità ... non ricordo di avere incaricato alcuno dei Capi Reparto citati per compiere un esame sul contenuto della documentazione raccolta sulla vicenda Ustica e quella della caduta del MiG Libico nè di avere incaricato alcuno di eseguire un'analisi critica dello stesso carteggio..." (v. esame Meloni Luciano, GI 15.01.97). A distanza di 14 giorni nuovamente escusso e contestatagli, attraverso il materiale documentale sequestrato, la sua attività in relazione alla costituzione della commissione presieduta dal colonnello Pollice nel novembre 88, ha dichiarato: "ritengo di aver avuto un elaborato prodotto dalla commissione costituita a seguito dell'appunto che mi è stato mostrato, tuttavia non lo ricordo... . Ripeto e confermo di non ricordare il risultato cui giunse la commissione del colonnello Pollice; ritengo che non avesse una qualsiasi valenza per l'Autorità Giudiziaria, perchè altrimenti sarebbe stata certamente trasmessa" (v. esame Meloni Luciano, GI 29.01.97).

Il 9 dicembre 88 con la costituzione della cosiddetta commissione Pratis da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Capo del 2° Reparto era l'ufficiale di collegamento dello SMA con il rappresentante di detta commissione. In merito, il generale Giordo, ha dichiarato: "ricevevo e fornivo al generale Annoni rappresentante dell'AM con la commissione Pratis ogni informazione utile a rispondere a quesiti della commissione e viceversa. Avevo un ruolo di collegamento tra la commissione e la Forza Armata e per tale ragione ho avuto con il generale Annoni contatti frequenti. Non escludo quindi di aver dato ordini a vari enti, di effettuare attività delle quali il generale mi prospettasse la necessità. Tra queste potevano essere comprese anche delle riduzioni dati delle quali tuttavia non ho un ricordo diretto" (v. esame Giordo Lorenzo, GI 13.01.97).

Il 20 ottobre 89 il GI ordina al SIOS Aeronautica e per esso al Capo di Stato Maggiore l'esibizione di tutta la documentazione letterale, fotografica, fonografica e quanto altro in suo possesso e comunque acquisito relativamente al DC9 Itavia e al MiG23. Lo stesso giorno il provvedimento viene notificato dal comandante del nucleo di PG dei CC. di Roma al generale Franco Pisano, Capo di Stato Maggiore dell'AM.

Dopo ventisei giorni il generale Pisano trasmette la documentazione in possesso del SIOS Aeronautica, giustificando tale ritardo con il tempo impiegato allo svolgimento delle azioni necessarie per giungere alla declassifica della massima parte della documentazione. Gli atti relativi all'incidente del DC9 consegnati, un solo faldone, erano di gran lunga inferiori rispetto a quelli concernenti l'incidente del MiG libico, che invece erano ben undici faldoni.

A tal proposito è da segnalare la testimonianza del maresciallo Morigi Massimo, in servizio al SIOS per 10 anni dall'84 al 94, che afferma che tra l'87 e l'88 era stata distrutta la documentazione non protocollata relativa anche al caso Ustica, e che, secondo la voce "di corridoio" più ricorrente si stava tentando di distruggere tutto il possibile in previsione di un eventuale sequestro dell'AG (v. esame Morigi Massimo, GI 24/26/27.10.94 - 18.11.94).

Nel 91 viene richiesta nuovamente allo SMA la consegna di tutta la documentazione giacente presso il 2° Reparto pertinente il "DC9 Itavia". In esito a tale richiesta viene trasmesso tutto il carteggio esistente compreso l'originale di quello già inviato in copia il 15.11.89.

Negli anni successivi l'attività del SIOS sarà limitata alla trasmissione di documenti specificamente richiesti dall'AG con particolare riferimento a quei documenti di carattere amministrativo di interesse al fine di trovare riscontri o discrepanze in merito alle missioni effettuate da personale di quel reparto. Sul punto tuttavia le dichiarazioni rese da Di Ruzza Mario, all'epoca Capo Sezione Amministrativa del 2° Reparto, lasciano intendere che il mancato rinvenimento di fogli di viaggio non significava che la missione non era stata effettuata, poichè "...esisteva un registro per i cosiddetti fondi riservati che venivano utilizzati su ordine scritto del Capo Reparto...non entravo...nel merito della missione" (v. esame Di Ruzza Mario, PG 25.03.97). Sulle ragioni del mancato rinvenimento di tale registro "...le regole che riguardavano la distruzione della documentazione amministrativa inerente le spese riservate... nel periodo del mio incarico e cioè fino al 1988, imponevano la distruzione con cadenza annuale" (v. esame Di Ruzza Mario, PG 14.06.96). Tali dichiarazioni e la considerazione che la missione del 4 luglio 80 a Boccadifalco non avrebbe lasciato alcuna traccia, se non fosse stata formalizzata nella relazione di Argiolas, fanno presumere che anche altre missioni vennero effettuate in merito all'incidente e delle quali non si è a conoscenza perchè non formalizzate.

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