2. L'intervista del giornalista
De Angelis a Richard Coe.

"Questo signore è Dick Coe, ex Addetto militare presso l'Ambasciata degli Stati Uniti a Roma nel 1980, anno del disastro di Ustica, proprio la notte dell'incidente, un ufficiale dell'Aeronautica Italiana, propose di telefonare all'Ambasciata, temeva una responsabilità degli americani.

Abbiamo incontrato il colonnello Coe, un veterano del Vietnam, nel Texas, dopo che il suo nome in merito alla vicenda Ustica era stato fatto in questo libro di Claudio Gatti.

d. - Sig. Coe, nell'80 era uno degli Addetti aeronautici dell'Ambasciata americana a Roma. che cosa accadde la notte dell'incidente al DC9?

r. - Io avevo ricevuto una telefonata, non mi ricordo da chi ma ho ricevuto una telefonata forse dall'Aeronautica italiana; mi hanno chiesto se c'era un aereo americano vicino ad Ustica o nel Mediterraneo in volo. Io ho cominciato ad informarmi: ho telefonato al Centro Comando Generale a Ramstein, nella Germania. Loro sanno tutto del militare americano nel Mediterraneo. Poi mi hanno detto che non c'era, veramente non c'era un aereo in volo nel Mediterraneo.

d. - Vi chiesero anche se c'erano delle portaerei americane?

r. - Sì, ho chiesto anche questo; mi hanno detto che c'era la "Saratoga" a Napoli. A quel punto non ricordo sicuramente, ma ho parlato col Comando della Marina americana a Bagnoli, oppure ho telefonato all'Addetto della Marina degli Stati Uniti; e poi lui ha chiamato Bagnoli per sapere se c'era un aereo americano in volo. E la risposta era sempre no; nessun aereo americano. Poi ho telefonato anche a tutte le basi americane nell'Italia; Aviano, Decimomannu, Sigonella e poi a Napoli. E la risposta è stata sempre no.

d. - La vostra indagine ci fu soltanto la notte dell'incidente o proseguì nei giorni successivi?

r. - Anche i giorni successivi. Il giorno dopo l'Ambasciatore ha fatto un gruppo, dal nostro ufficio anche a tutti gli uffici dell'Ambasciata, per cominciare un'indagine su tutto quanto; cioè: sulla Marina, navi eccetera. E poi per qualche giorno noi abbiamo fatto una ricerca; abbiamo telefonato alla Marina negli Stati Uniti, in Germania, poi con tutti i nostri amici per sapere se c'era qualche nave o aereo in volo.

d. - Chi partecipava a questo gruppo di lavoro?

r. - C'era l'ufficio degli addetti militari, fra cui anche l'ufficio politico militare, poi anche la CIA.

d. - E anche da quel canale nessuna novità, nessuna notizia sulla presenza di aerei?

r. - Niente, niente. Noi abbiamo fatto un'indagine completa su tutto quanto. Abbiamo parlato con tutti per sapere se c'era un aereo, una nave, un missile che è stato lanciato aereo-aereo, oppure da terra, oppure da una nave.

d. - Perchè avete chiesto se c'era stato un missile? Chi vi aveva chiesto di indagare su un missile?

r. - Io penso che sia stato l'Ambasciatore che voleva sapere tutto, cioè un quadro completo.

d. - E l'Aeronautica italiana vi ha mai manifestato il timore che potesse essere stato un missile ad abbattere l'aereo?

r. - No, perchè... . Forse sì; non ricordo esattamente, perchè noi abbiamo parlato sempre con loro, con il quarto ufficio del SIOS su questo argomento, sugli aerei che stavano in volo e poi tutto quanto, così non sono sicuro che siano stati loro oppure è stato l'Ambasciatore che ha chiesto prima.

d. - Comunque parlavate di missili anche con l'Aeronautica?

r. - Sì, ogni giorno abbiamo parlato insieme, perchè quando c'era una risposta nostra c'era sempre un'altra domanda dell'Aeronautica: su questo argomento, su questo voi avete un aereo, un missile, eccetera, eccetera, c'era sempre uno scambio di informazioni tra noi.

d. - E quanto durò questa inchiesta, questa ricerca?

r. - Qualche giorno; forse una settimana.

d. - Nel corso delle vostre indagini avete contattato o sospettato il coinvolgimento di altri paesi?

r. - Senza dubbio; al centro comando dell'USA a Ramstein, lì è stato ed è ancora il Comando Centrale della NATO, per l'Aeronautica; poi abbiamo parlato con la Danimarca, la Germania, tutti quanti, perchè c'era una base anche a Decimomannu; facevamo il combattimento aereo e volevamo sapere se forse qualcuno della Germania eccetera.

Per essere sicuri noi abbiamo contattato francesi, inglesi, la Germania, tutti della NATO. Cioè attraverso il collegamento del Comando Centrale a Ramstein, penso anche direttamente anche all'Ambasciata vicino. Perchè io ho parlato, per esempio, con l'Addetto aeronautico della Francia, un generale di brigata, Sapin.

d. - Avete sospettato dei libici?

r. - Sì anche, abbiamo visto che Libia, Libia aveva i MiG23 e a quel punto che potevano forse arrivare vicino a Ustica.

d. - E che esito hanno dato queste indagini?

r. - Abbiamo... cioè non c'era una traccia sul radar, così questa è un'ipotesi, così... come... solo per noi per fare un quadro completo per l'Ambasciatore.

d. - Lei ha parlato di traccia sul radar. Ma su quale radar?

r. - E su quello italiano, perchè c'era solamente per noi cioè nell'Ambasciata il radar italiano.

d. - Ma gli italiani vi avevano mai detto che sui propri radar avevano visto qualcosa di strano, di anormale?

r. - No, a noi no.

d. - E quando, venti giorni più tardi cadde un MiG libico sulla Sila, voi foste contattati dall'Aeronautica italiana?

r. - No, noi no. Nel nostro ufficio dell'Aeronautica americana no.

d. - Però lei sa che la CIA intervenne.

r. - Sì, lo so, ma la CIA nell'Ambasciata americana fa sempre delle cose a parte, cioè l'intervento normale dell'Ambasciata. C'era un collegamento diverso.

d. - Lei seppe di un'offerta della Marina americana di fare una ricognizione fotografica del relitto del DC9?

r. - No.

d. - Come mai non consegnaste alle Autorità italiane i nastri radar della Saratoga?

r. - Noi nell'Ambasciata non abbiamo visto mai i nastri.

d. - Voi avete creato un gruppo di lavoro nell'Ambasciata.

r. - Sì.

d. - Sapete che la Saratoga aveva dei nastri radar e non ve li siete fatti dare?

r. - No, no, no non sapevamo dei nastri.

d. - Ma il comandante Flatley il comandante della Saratoga, appunto, ha detto che lui li ha consegnati a qualcuno, a qualche superiore, a chi allora?

r. - Forse, questi nastri sono andati al Comando della 6a Flotta.

d. - E non vi ha neanche comunicato che cosa c'era su questi radar, su questi nastri?

r. - No. Forse hanno detto che non c'era un aereo americano in volo, solo questo, ma sull'altro niente.

d. - C'era qualche aereo radar, qualche Awacs in volo quella sera?

r. - No, non c'erano.

d. - Per anni gli Stati Uniti hanno sempre risposto che non c'erano velivoli in volo nella zona dell'incidente. Invece adesso abbiamo scoperto che c'era un aereo che sorvolava Lamezia Terme e un secondo aereo americano da Sigonella partì mezz'ora dopo l'incidente al DC9.

r. - Sì.

d. - Ecco, come mai questa disinformazione?

r. - Perchè noi abbiamo fatto l'indagine solamente sull'argomento di un aereo da combattimento che poteva abbattere questo aereo italiano. Non su quello di passeggeri eccetera.

d. - Ecco, ma perchè questo dubbio, questo sospetto che il DC9 fosse stato abbattuto da un aereo?

r. - Non c'erano dubbi, era solamente perchè voi... cioè gli italiani, hanno chiesto a noi se c'era un aereo che poteva abbattere questo aereo italiano e noi abbiamo fatto la ricerca per sapere se c'era.

d. - Ma questo tipo di richiesta da parte dei militari italiani è stata ripetuta anche nei giorni successivi o era soltanto la richiesta della prima notte dell'incidente?

r. - No, no, no anche nei giorni successivi, perchè abbiamo parlato ogni giorno, quasi ogni ora con loro a sapere noi abbiamo scoperto questo o no, o sì, abbiamo parlato con loro.

d. - E l'Aeronautica italiana vi ha mai chiesto di indagare su un missile?

r. - Io penso, penso di sì.

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