1. Le funzioni e le competenze
del 2° Reparto dello SMA.

Il 2° Reparto nell'ambito dello SMA si occupa della pianificazione delle esigenze di ricerca informativa, operativa e di sicurezza; della direzione, coordinamento e controllo delle attività generali di sicurezza d'interesse dell'AM e di Polizia Militare; concorre allo studio ed alla elaborazione delle direttive e norme di sicurezza riguardanti le FF.AA. nonché della sicurezza di industrie di particolare interesse.

Il Capo Reparto nel giugno 80 - e fino al 1981 - era il generale B.A. Zeno Tascio; mentre la qualifica di vice capo, nel periodo giugno-luglio 80, era attribuita al capo del 2° Ufficio colonnello Bruno Bomprezzi. I Capi reparto succedutisi dal 1980 ad oggi sono: dal 1981 al 1982 il generale B.A. Giorgio Santucci; dal 1982 al 1987 il generale B.A. Giuliano Montinari; dal 1987 al 1989 il generale D.A. Lorenzo Giordo; dal 1989 al 1992 il generale B.A. Ugo De Carolis; dal 92 al 96 il generale B.A. Sergio Triches; dal 96 ad oggi il generale B.A. Daniele Tei.

Il Reparto era articolato in quattro uffici, una segreteria del capo Reparto diretta dal maggiore Coltelli Claudio e un Ufficio Carabinieri retto dal maggiore CC. Gemma Giuseppe. Ciascuno dei quattro uffici era diretto da un colonnello: al primo, Domenico Iodice; al secondo, Bruno Bomprezzi; al terzo, Edoardo Borzacchini; al quarto, Domenico Bonazzoli.

L'attività del Reparto nell'immediatezza dell'evento è stata alquanto limitata, non avendo compiti istituzionali riconducibili alla ricerca e soccorso di aeromobili. Infatti del 2° Reparto non è mai emersa alcuna documentazione relativa ad attività poste in essere nelle ore e nei giorni immediatamente seguenti il disastro, in particolare sui rapporti con l'Ambasciata statunitense a Roma e il suo ufficio dell'Air Attachè.

E di questa attività non avremmo mai avuto notizia - anche perché coloro che vi furono coinvolti, hanno, come si vedrà, sempre tutto negato - se non fosse stata rivelata dal versante americano.

Già s'è detto parlando del sito di Ciampino quale fu la tensione in sala operativa per le ricerche di eventuale traffico americano nell'area e al momento dell'incidente e quali furono i tentativi quella notte stessa di porsi in contatto con l'Ambasciata USA e il dipendente ufficio dell'Addetto aeronautico.

Questa notizia, o l'insieme di notizie concernenti la presenza di intenso traffico militare americano al tempo e nella zona dell'incidente, traffico dalle connotazioni tali da dedurre la presenza di portaerei ed attività di esercitazione, sottoposto alle verifiche secondo le modalità descritte, nell'ambito di breve tempo, pochissime ore, sembra scomparire. Tantomeno determina, almeno a quanto è sempre risultato ed è stato riferito, indagini nei giorni successivi.

Non sono formulate ipotesi, non si costituiscono gruppi di lavoro; il fatto è un incidente di traffico civile del quale gli enti militari non si occupano, come moltissimi testi riferiscono, apparendo più che sufficiente la competenza su di esso del Ministero dei Trasporti. Nonostante la circolazione della notizia descritta nei paragrafi precedenti, diviene, come si dice con terminologia d'origine americana, un non-evento; così come lo definirà l'Agenzia d'"Intelligence" statunitense, che invece, definirà evento la caduta del MiG23 in agro di Castelsilano, e ad esso perciò si interesserà.

Unica traccia - però sapientemente oscurata nei dati essenziali - di un'attività di indagine il messaggio Cincusnaveur da Londra all'Ambasciata americana, allegato alla nota dello SMA 2° Reparto del 23 dicembre 80 all'AG di Roma, documento sul quale più volte si dovrà ritornare. L'interesse proprio in quel dicembre 80 sembrerà emergere, quando i mezzi di informazione formuleranno ipotesi di strage; allora sorgeranno e si sosterranno tesi che di certo avranno comportato studi e ricerche. Ma su questo infra.

Quella notizia, ovvero il fatto di caduta del DC9, determina invece ben diverse conseguenze nelle istituzioni di altri Paesi. In primo luogo presso le autorità statunitensi direttamente chiamate in causa, ma anche presso autorità di altri Paesi, come in seguito si vedrà.

Di quanto successo negli Stati Uniti si viene a conoscenza solo nell'estate del 91 a seguito della pubblicazione in quel giugno del libro "Rimanga tra noi" scritto dal giornalista Claudio Gatti, corrispondente di periodici italiani residente negli Stati Uniti. In questo volume, che ha per oggetto i rapporti tra l'Italia e gli Stati Uniti nel dopoguerra, si riprende il filo che aveva intempestivamente, a dir poco, spezzato Massari con il suo ordine di prelievo e sigillatura dei nastri del Traffico di Ciampino. Lì, come si ricorderà, ci si era fermati al tentativo da parte dell'ACC di entrare in contatto con l'Addetto militare. Il centralino della legazione stava impegnandosi, dal momento che all'interno non rispondeva nessuno, a ricercare qualcuno a casa - "I have to reach somebody at home" - ad ore 20.41. La parte del libro relativa a questa vicenda così comincia: "Dell'incidente di Ustica viene avvertita l'Ambasciata americana. Ricevemmo una telefonata la sera stessa dell'incidente. A rispondere fu uno degli assistenti dell'Addetto militare che come ogni notte stava di guardia", spiega Richard Coe, allora assistente dell'Addetto militare per l'aeronautica, "raccogliemmo tutte le informazioni possibili e la mattina dopo informammo il nostro superiore. Poi, per saperne di più, telefonammo all'ufficiale di collegamento del 2° Reparto aereo e al Comando della 6ª Flotta".

La preoccupazione degli Americani è che, in qualche modo sia coinvolta nell'incidente una unità navale americana o della NATO. "Sia io sia il mio superiore passammo intere giornate al telefono con gli ufficiali di collegamento italiani e con le varie basi dell'U.S. Air Force e della Navy per informarci sull'eventuale presenza di nostre unità nell'area dell'incidente" dice Coe.

Di ogni sviluppo l'addetto militare informa immediatamente sia l'Ambasciatore che il Ministero della Difesa. I funzionari del Pentagono mostrano di volersi assicurare dell'estraneità di unità militari americane. "Nel giro di pochi giorni dal gruppo della Saratoga e da tutte le altre basi ci fu comunicato che si doveva escludere il coinvolgimento di un nostro velivolo o di una nostra unità navale e successivamente ci fu confermato che non mancava nessun missile ai nostri arsenali" chiarisce Coe.

Questo Coe, che renderà anche un'intervista televisiva sull'argomento al giornalista della RAI Massimo De Angelis, sin dal 91 affermava con precisione le seguenti circostanze di fatto. La sera stessa dell'incidente fu avvisato l'assistente dell'Addetto militare di turno - che poteva appartenere a ciascuna delle quattro armi statunitensi rappresentate a Roma; la sera o nella notte fu informato anch'esso Coe, giacchè parla al plurale sulle attività compiute in quella notte e riferite l'indomani mattina al suo superiore. Questo avveniva di sabato, giorno tradizionalmente di riposo per i dipendenti della legazione americana.

In seguito, quel sabato e successivamente, si chiamò per telefono, oltre che la 6ª Flotta, il 2° Reparto Aereo, che altro non può essere che il Reparto SIOS dello SMA. Di ogni sviluppo fu informato con immediatezza non solo l'Ambasciatore, ovviamente americano, ma anche il Ministero della Difesa, ovviamente italiano perché quello americano si chiama Dipartimento e in gergo, come poco più oltre usato, dalla forma dell'edificio che lo ospita, Pentagono. Sia esso Coe che il suo superiore, che si apprenderà in seguito chiamarsi Richard Biankino, chiamarono sempre per telefono, oltre le varie basi della Marina e dell'Aviazione degli Stati Uniti, gli ufficiali di collegamento italiani.

Da queste circostanze di fatto emerge che, quanto meno di riflesso, furono investiti dall'attivismo americano il Ministero della Difesa, lo SMA, il 2° Reparto, e che gli ufficiali di collegamento rimasero in contatto con gli Americani dall'immediatezza del fatto continuativamente e per più giorni, sull'incidente e sulla ricerca delle sue cause. Di tutta questa attività, non v'è traccia nè in relazioni, note od altri scritti; anzi essa non è ammessa, di più è negata da tutti coloro che l'hanno posta in essere come da coloro che in ragione della loro posizione avrebbero dovuto esserne a conoscenza.

Gatti, esaminato da questo Ufficio, ha confermato il suo scritto ed in particolare che la fonte delle notizie sopra descritte era stato Richard Coe, conosciuto nel 90, ufficiale dell'Aeronautica militare statunitense, assistente, all'epoca del disastro di Ustica, dell'Addetto militare aeronautico in carica Richard Biankino. Questo Coe era stato interpellato da esso Gatti, tra la notifica della sua citazione e la partenza per l'Italia, e l'ufficiale - in congedo e pilota civile di aerolinee americane - aveva anche lui confermato la citazione del libro, precisando di non essere stato testimone diretto della telefonata, ma di esserne certo, giacchè per eventi del genere era previsto un avviso di routine all'Addetto militare degli Stati Uniti. Questa telefonata, a sua detta, però sarebbe dovuta intercorrere tra l'Air Staff del 2° Reparto e l'Ambasciata. Per Air Staff egli intendeva gli ufficiali del 2° Reparto dell'Aeronautica militare. I suoi interfaccia in questo Air Staff erano i capitani Adriano Piccioni e Claudio Coltelli - Gatti ha male inteso, si vedrà in seguito che la persona cui Coe voleva riferirsi è Claudio Coltelli e non Adriano Piccioni - che avevano funzione di collegamento con l'Attachè dell'U.S. Air Force. Il giorno successivo all'incidente, il 28 giugno 80, esso Coe e gli altri del suo ufficio s'erano messi in contatto, oltre che con enti americani, con questo 2° Reparto dell'Aeronautica Militare italiana.

Anche da queste dichiarazioni emergono precise circostanze di fatto. Era previsto un avviso di routine per l'Addetto militare aeronautico presso l'Ambasciata. Questo avviso era formulato dall'Air Staff del 2° Reparto ovvero il SIOS dello SMA. Questo avviso di certo non era di routine per ogni incidente aereo che accade in Italia, giacché un'interpretazione del genere sarebbe esageratamente estensiva, e assolutamente non credibile, bensì solo per quegli incidenti per cui c'erano prove o indizi di coinvolgimenti militari americani. Questo Air Staff dello SMA fu contattato il 28 mattina. I contatti avvennero di sabato nonostante questo giorno della settimana fosse di riposo - oltre che per gli Americani - anche per il Ministero della Difesa in quel periodo estivo. L'interfaccia di Coe erano Piccioni e Coltelli, e tale affermazione viene fatta in tempo di certo non sospetto, di certo nel 91 se non nel 90.

Il 5 novembre di quello stesso anno, il supplemento del TG1 "Linea Notte" manda in onda un'intervista a detto Coe, del giornalista Massimo De Angelis. L'ex ufficiale americano risponde a numerose domande sia sulla caduta del DC9 che su quella del MiG23. Le sue risposte sono di rilevante interesse e non è inopportuno riportare per intero il testo di quell'intervista.

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