1. Introduzione.

Le operazioni effettuate presso il Centro Tecnico (che in seguito diverrà Brigata) di Borgo Piave nel 1980, seppur ispirate alla asserita collaborazione dell'AM per una rapida definizione delle cause che portarono alla caduta del DC9 Itavia, - da rammentare che nella prima fase dell'istruzione sommaria il PM confidò pienamente nell'ausilio della Forza Armata, che appariva, e per alcuni versi lo era anche, almeno in ambito nazionale, l'unica entità in grado, per conoscenze e mezzi, di dare risposte ad alcuni primari quesiti dell'inchiesta - furono in realtà parziali e fuorvianti, determinando una serie di equivoci e convincimenti che saranno chiariti, in parte, soltanto negli ultimi anni dell'inchiesta.

Nel corso di quelle attività, delle quali si è già detto nella parte 2ª del capitolo 2°, l'11 novembre 80 vennero consegnati dei tabulati "nella parte non classificata" (v. verbale operazioni peritali 11.11.80) - la parte classificata comprendeva le coordinate x e y, che sono state nelle THR materialmente tagliate, coordinate dalle quali si sarebbe potuto risalire alla posizione del sito, ma senza le quali era impossibile collocare in un qualsiasi punto le tracce che comparivano nel tabulato.

A proposito della censura della parte classificata, appare interessante la corrispondenza tra il 3° Reparto SMA e l'ITAV; il 15 ottobre il PM richiede l'autorizzazione alla decifrazione presso Borgo Piave dei nastri sequestrati a Marsala oppure, in caso di risposta negativa, di conoscere se detto materiale contenga notizie od informazioni coperte da segreto militare. Nel telex di risposta, il 17 ottobre, il 3° Reparto dichiara coperte da segreto militare le coordinate geografiche relative alla posizione del radar. Ciò che non emerge dalla risposta ufficiale al magistrato, sono le disposizioni di quel Reparto all'ITAV e a Borgo Piave, cioè che tali informazioni potevano essere fornite se esplicitamente richieste soltanto all'AG e in separata sede, non in presenza di altri membri della Commissione d'inchiesta. In tale senso, il generale Melillo nella memoria difensiva presentata il 30.04.98, riferirà che solo il capitano Di Natale potrebbe illustrare le modalità di esecuzione della decodificazione nei nastri, perchè essa fu parziale e se si trattò di una sua iniziativa o di altri, e in tal caso da chi ricevette l'ordine; circostanze mai riferite dal Di Natale.

Per le ragioni esposte, non possono condividersi le osservazioni che vengono fatte nella cd. Relazione Pisano: "il fatto che particolari notizie concernenti il radar siano coperte da segreto militare non ha comunque costituito un impedimento per l'esame del contenuto del nastro". E appare anche singolare che pochi giorni dopo vengano fornite al magistrato quattro copie di cartine di plottaggio con le tracce AJ417-AJ410-AJ453-AG265-AJ421-LG477 (cartina rinvenuta agli atti della commissione Luzzatti - seq.21.10.96), che non potevano in alcun modo essere analizzate dai periti in base ai tabulati in loro possesso; la Commissione Luzzatti aveva infatti ricevuto anch'essa il tabulato privo delle coordinate unitamente alla cartina dei plottaggi sequestrata nel 96, e in tal modo doveva "fidarsi" dei dati visualizzati sulla cartina, non potendo effettuare alcun tipo di riscontro, perché in nessuna delle tracce riportate, ad eccezione della AJ421, veniva indicato il tempo dell'avvistamento.

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