7. Conclusioni.

A chiusura si deve dire che anche l'URSS e poi la Russia, cioè personaggi o centri dei suoi Servizi, si sono interessati al caso di Ustica. E si sono interessati principalmente con finalità di inquinamento o di canalizzazione di determinate interpretazioni dell'evento; a prescindere dal regime in auge e a dimostrazione che sovente, indipendentemente dalle cesure della storia, entità di intelligence e di interessi permangono. Il caso, come pure ammette Ivanov, non aveva determinato minaccia all'Unione Sovietica, ma comunque era stato seguito e si erano fatte congetture sulla matrice. Ivanov, che pure avendo prestato servizio nel GRU sovietico, continua a parlarne nella nuova Russia, sostenendo una tesi che chiama in causa gli Stati Uniti, ma ne attenua le colpe asserendo che si era trattato di infortunio nel corso di una esercitazione. Tutto poi era stato chiuso per proteggere la base di Metega e le sue capacità di monitoraggio satellitare sul Mediterraneo. Una serie quindi di messaggi diretti e indiretti.

In diversi parlano poi di documenti conservati in precisi archivi dei vecchi Servizi; ma di essi non si trova nemmeno l'ombra. Così come non si è trovato alcun riscontro alla forgery del documento del Quartier Generale della Forze Armate statunitensi. La continuità regna nei Servizi; dall'Ockrana zarista a quelli di costituzione bolscevica, a quelli odierni. Ed era facilmente prevedibile che non sarebbe mai uscito mezzo documento da quegli archivi.

Dai fatti si può però desumere che, se si fosse trattato di un cedimento, di un ordinario incidente aereo, od anche di un "semplice" attentato interno, di certo non vi sarebbe stata l'intromissione e lo sfruttamento di una, anche se ex, superpotenza.

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