3. Le dichiarazioni Alexej Pavlov, Yuri Sulinov
e Michail Gorbacev.

Altra persona che riferisce di presunte conoscenze da parte delle autorità sovietiche è stato tale Alexej Pavlov, sedicente ufficiale del KGB, che all'epoca dei fatti si trovava in servizio presso l'Ambasciata sovietica in Libia. Anch'esso intervistato dal giornalista Mezza, riferisce della esistenza di una base segreta nei sobborghi di Tripoli, che avvalendosi di un sistema combinato radar-satellitare sarebbe stato in grado di monitorare l'intera fascia di mare che separava le coste libiche dalla Sardegna. Il Pavlov presso detta base, la sera del 27, assistette, grazie ai monitor del sistema, all'abbattimento del DC9 Itavia da parte di un velivolo americano decollato da una base italiana in Sardegna. Dell'accaduto il colonnello Pavlov, unitamente ad altro ufficiale Piotr Sulameinov, consigliere militare del colonnello Gheddafi, avrebbe compilato un rapporto, a cui vennero allegati i tracciati radar. Rapporto che - sempre secondo l'ufficiale - sarebbe stato inviato sia alle Autorità militari sovietiche che al leader libico (v. intervista del 3.03.93 GR1).

Successivamente rilasciava intervista - sempre al Mezza - anche il generale Iuri Sulinov. Questi nel corso dell'intervista si presentava come responsabile degli istruttori sovietici che assistevano l'aviazione libica e supervisionavano l'intero sistema radaristico e satellitare che l'Unione Sovietica aveva allestito in Libia e la cui base si trovava a Maitigre (fonetico, ma si tratta di Metega; nde), un sobborgo di Tripoli. Base che, secondo l'ufficiale, era in grado di monitorare l'intera fascia di mare sino alle coste della Sardegna, grazie ad un sistema combinato di radar e segnali satellitari. A domanda del giornalista se confermava le dichiarazioni rese dal sedicente Pavlov, rispondeva testualmente: "Il colonnello Pavlov è un alto ufficiale attualmente in servizio, che per ovvii motivi si è presentato con un nome di copertura; io invece sono in pensione e vi posso offrire la mia identità a conferma di quanto vi dico. Io personalmente non ho potuto seguire materialmente l'abbattimento. Ma quando giunsi raccolsi le testimonianze dirette dei miei colleghi che erano in servizio quella notte, che mi dissero che l'aereo italiano era stato abbattuto da un missile sparato da altri aerei identificati come americani ... so che fu informato l'ambasciatore sovietico Anassimov e poi fu inviata una relazione dettagliata allo Stato Maggiore dell'Armata, documento che, a quanto mi risulta, dovrebbe essere ancora presso il X° Reparto dello Stato Maggiore a Mosca". Aggiunge, infine, che "qualche giorno dopo l'arrivo a Mosca del rapporto, il quotidiano dell'Armata "Stella Rossa" scrisse che a sparare erano stati gli Americani; poi l'informazione si inabissò e seguì altri itinerari non ufficiali; c'era da proteggere Maitighe (cioè Metega), la base di osservazione che non risultava così potente allora, nemmeno agli Americani" (v. intervista del GR1 del 21.04.93).

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