2. Le dichiarazioni di Anatolij Ivanov.

Questa la situazione istruttoria sino al gennaio 93, sino a quando cioè non furono trasmesse dal GR1 le dichiarazioni di tale Anatolij Ivanov, sedicente ex addetto al GRU- Glavneo Razvedyvatelnoe Upravlenie - cioè il Servizio di informazione e sicurezza militare dello Stato Maggiore delle Forze Armate Sovietiche. Costui asseriva di aver avuto, in quel Servizio, in visione e di aver analizzato materiale delle autorità russe sul disastro di Ustica, documenti originali, rilevazioni radar, intercettazioni. Tale documentazione - aggiungeva - sarebbe stata ancora custodita a Mosca presso lo Stato Maggiore della Marina Militare ex sovietica, oggi russa. La notte del disastro un sottomarino sovietico sorvegliava le unità navali americane. Ivanov quindi non risponde a domande specifiche e chiude l'intervista sulla vicenda di Ustica, affermando che da quanto aveva potuto analizzare risultava che il DC9 italiano era stato abbattuto da un missile di un aereo della Marina Militare degli Stati Uniti. S'era trattato di un infortunio durante una manovra di fuoco. Aggiungeva che il MiG rinvenuto venti giorni dopo la caduta del DC9 in Calabria, nulla aveva a che fare con la vicenda di Ustica, e che il suo volo non aveva assolutamente coinvolto unità d'appoggio sovietiche (vedi testo intervista GR1, 18.01.93). Il giornalista Mezza Michele, intervistatore dell'Ivanov, aveva compiuto delle verifiche sull'identità del suo intervistato, sia attraverso coloro che avevano fatto da intermediari, cioè i suoi colleghi dell'ex agenzia di stampa Novostij, sia nell'apparato del Ministero degli Affari Esteri russo. E attraverso queste verifiche aveva avuto conferma dell'esistenza di un capitano di vascello di nome Anatolij Ivanov, che all'epoca del fatto di Ustica aveva funzioni di collegamento tra il Servizio della Marina e il GRU (v. esame Mezza Michele, GI 18.01.93).

Circa quindici giorni dopo l'intervista rilasciata al giornalista del GR1, l'Ivanov aveva rilasciato un'ulteriore intervista a un giornale russo, probabilmente la Komsomolskaia Pravda, in cui asseriva che le sue dichiarazioni dovevano intendersi come frutto di sue congetture (v. esame Mezza Michele, GI 03.08.93).

A seguito di rogatoria venivano trasmesse a quest'Ufficio notizie raccolte dalla Procura Generale della Federazione Russa secondo le quali "nel 1980, per il carattere del suo lavoro, Ivanov Anatolij Ivanovich non era responsabile per il collegamento tra i Servizi di controllo della Marina da guerra e la Direzione Generale Informazioni presso il Quartier Generale, ma era impegnato in attività didattiche". Nessuna spiegazione però veniva fornita a che cosa si riferissero tali attività definite "didattiche". La nota continuava precisando che sempre a fini didattici e di propria iniziativa l'Ivanov aveva analizzato, sulla base delle pubblicazioni riportate dalla stampa straniera e sovietica di quel periodo, le eventuali cause del disastro dell'aeromobile del DC9 Itavia, traendone la conclusione dell'estraneità da parte dell'Unione Sovietica ed avanzando l'ipotesi che l'incidente dell'aereo fosse accaduto in seguito a manovre non premeditate di un partecipante a esercitazioni NATO. Sempre secondo quanto riportato nel documento, la stampa italiana aveva alterato il senso dell'intervista avuta con l'Ivanov (v. risposta a rogatoria verso la Russia del 18.01.93).

Il 09.06.94 veniva escusso in esecuzione della rogatoria del 07.12.93 detto Ivanov. Questi confermava solo in parte quanto aveva riferito nella sopracitata intervista in relazione all'ipotesi di abbattimento del DC9 Itavia da parte degli Americani. Confermava di aver svolto servizio nel GRU, precisando di essersi interessato alla vicenda, in quanto all'epoca dirigeva un gruppo di ricercatori sulla situazione del Mediterraneo. E' bene a questo punto riportare alcuni passi della sua deposizione: "Nella gamma dei nostri problemi rientravano le attività di ricerca degli USA e della NATO, che almeno a quell'epoca erano i nostri nemici principali; naturalmente noi come ricercatori analizzavamo tutte le informazioni relative a questi problemi. Quando è pervenuta la notizia per la prima volta, a giugno o a luglio, abbiamo avviato le analisi di tutto il materiale disponibile a nostra disposizione. Innanzitutto si trattava di stampa nostra, americana, italiana e di alcuni materiali a carattere riservato redatti dal nostro Addetto militare in Italia. Il fatto è che questi materiali redatti dall'Addetto militare erano fondati - basati - in gran parte sulla analisi approfondita della stampa italiana. Ma non leggevamo semplicemente; deducevamo anche le nostre conclusioni; avevamo diverse versioni sulle cause della distruzione dell'aereo. Secondo me distruzione o incidente sono più o meno la stessa cosa. Esaminavamo anche la variante dell'esplosione a bordo e quella dell'utilizzazione delle armi da parte di altri velivoli, ad esempio missili, l'uso di missili terrestri o a bordo di navi, e basandoci sulla elaborazione di tutte queste informazioni, abbiamo tratto la conclusione che l'aereo era stato abbattuto con un missile aria-aria del tipo Sidewinder, missile americano; e noi siamo arrivati proprio a questa conclusione. All'epoca, per quanto ricordo, i missili di questo tipo erano a disposizione di aerei degli USA, Italia e Francia, cioè Paesi che partecipavano a quell'epoca alle esercitazioni in corso. Capivamo questa situazione come segue: i piloti italiani avrebbero potuto abbattere questo aereo con poche possibilità. Io direi che noi abbiamo escluso questa possibilità, perchè gli italiani dovevano conoscere bene la rotta dell'aereo civile. Sugli aa/mm francesi basati sulla portaerei Clemenceau che partecipava a queste esercitazioni, noi non abbiamo riscontrato alcuna informazione relativa al volo di questi aerei. Se non mi sbaglio, a bordo della Clemenceau c'erano aerei da caccia del tipo Crusader che potrebbero avere a bordo questo missile Sidewinder, perchè adatti a questo tipo di armamento, ma non sono stati in volo secondo le nostre informazioni. Dunque rimangono gli aerei americani, o aerei dell'Aeronautica americana basati in Italia o quelli della Marina basati sulla portaerei Saratoga; la prima ipotesi è più probabile, perchè la portaerei Saratoga, che faceva parte della 6a Flotta americana, non risultava presente nella zona dell'incidente. A quel tempo la portaerei Saratoga faceva parte della 6a Flotta americana, ma noi non avevamo informazioni sul fatto che la Saratoga si trovava nella zona delle esercitazioni; però posso sbagliare, non ho alcuna associazione connessa con la Saratoga a quel tempo; perciò se accettiamo la versione degli aerei USA allora si tratterebbe soltanto di aereo dell'Aeronautica americana. Naturalmente noi escludiamo completamente la premeditazione di questa azione. In alcune fonti di informazione aperte veniva menzionato il bersaglio aereo durante le esercitazioni. E' ben probabile che questo missile avesse come mira un aereo bersaglio; invece è stato colpito l'aereo civile. In quel momento abbiamo ideato questa ipotesi e noi siamo quasi certi che sia stato questo lo scenario. Prima di concludere voglio aggiungere ancora una cosa: nel discorso ho capito quello che voi volete. Nella ricognizione, nello spionaggio, nella diplomazia, in altri campi di attività ci sono due gruppi di persone che esaminano questo problema in genere. Il primo gruppo sono le persone o i mezzi che seguono la situazione fino al momento dell'incidente ed il momento stesso; queste persone ed i mezzi seguendo la situazione debbono o possono diventare testimoni dell'incidente. Nella fattispecie nel primo gruppo secondo me ci sono le persone e i mezzi che hanno avuto la possibilità al riguardo: sono i mezzi radar italiani, civili e militari; si tratta del radar di monitoraggio della situazione aerea per i mezzi radar americani e francesi che partecipavano a queste esercitazioni, perchè questo era necessario successivamente, l'analisi dell'andamento delle esercitazioni. Questo il primo gruppo. Il secondo gruppo sono le persone che analizzavano gli eventi, quello che era accaduto dopo l'incidente. Io mi occupavo proprio di questo lavoro, di quello che è accaduto dopo l'incidente ... mi occupavo di questa attività, perchè ero capo di un gruppo di ricercatori che si occupavano di studi sui problemi concernenti il Mediterraneo. Nessuno dei dirigenti del GRU mi ha affidato questo compito; noi non abbiamo focalizzato in particolare la nostra attenzione su questo caso, perchè questo caso non rappresentava una minaccia per l'URSS e non ledeva nostri interessi; tuttavia ci occupavamo di questo caso perchè era uno dei problemi del Mediterraneo e naturalmente aggravava la situazione politico-militare in questa regione".

Relativamente ai documenti che sarebbero dovuti essere ancora conservati presso lo Stato Maggiore della Marina, l'Ivanov affermava "che c'erano i materiali relativi all'analisi compiuta dopo l'evento - oltre alla stampa già menzionata, c'erano certi materiali, informazioni pervenute dall'apparato del nostro Addetto militare. Le conclusioni di questi materiali coincidevano più o meno con quanto già esposto prima. Vi era anche un servizio, del materiale del nostro corrispondente dall'Italia, che non sono stati resi di dominio pubblico. Si tratta di corrispondenti sovietici accreditati in Italia a quell'epoca. Si tratta della Tass - agenzia telegrafica dell'Unione sovietica - oggi Itartass".

A domanda sulla esistenza di documenti originali russi, intercettazioni ed analisi di documentazione russa, risponde: "Non c'erano i documenti segreti o riservati. Si trattava di documenti classificati ad uso d'ufficio ... . Non ho visto e non ho sentito che esistesse un documento segreto in materia. Se questo documento fosse stato redatto, io ne sarei venuto a conoscenza. Per quanto riguarda i radar non mi ricordo esattamente le parole usate nell'intervista ma l'idea di quello che ho detto è la seguente: a quel momento nel Mediterraneo c'era un gruppo di navi dell'Unione Sovietica, il cui numero era inferiore alla flotta americana. Non posso specificare quali, non lo so. Ritengo, e ne sono quasi certo che tali navi trovandosi nel Mediterraneo potrebbero aver seguito la situazione aerea nella zona dove si trovavano. Naturalmente prendevano note, registravano la situazione aerea, grafici, tabelle e tutto quello che era necessario. Credo che dovessero compiere anche registrazioni radar che però vengono mantenute solo per un certo periodo di tempo se non c'è nulla di sostanziale, di interessante per quel certo numero di navi e per la Marina sovietica in generale. Ho tanti dubbi che le nostre navi, pur facendo l'osservazione della situazione aerea, avrebbero potuto registrare questo incidente. Perciò bisognava sapere che questo incidente dovesse accadere su un dato punto ed osservare proprio quel punto, seguendo l'aereo civile oppure seguendo un aereo militare che ha abbattuto quello civile. Bisogna aggiungere anche che qualsiasi gruppo di navi segue la situazione in generale e non un punto concreto". A domanda se avesse mai visto registrazioni radar risponde negativamente, anche per quanto concerne la presenza di un sottomarino sovietico che stava svolgendo vigilanza nel Mediterraneo, precisando che nel corso dell'intervista aveva detto di non poter escludere: "Come i sottomarini americani svolgevano servizio di vigilanza presso certe nostre basi militari navali, in tal modo i nostri sottomarini potevano svolgere tale servizio di sorveglianza. In questo contesto ho parlato della possibilità della presenza del sottomarino sovietico, uno o più, non so esattamente; ma non credo che questo o questi sottomarini abbiano potuto fare delle registrazioni dell'incidente aereo, trovandosi sotto il livello dell'acqua".

Infine a domanda sulla base sovietica in Libia, che si occupava del monitoraggio della regione del Mediterraneo risponde: "In generale io sapevo che in Libia si trovavano i nostri consiglieri e che a quell'epoca era in corso una stretta collaborazione militare, ma non conosco i dettagli di tale collaborazione e non sono al corrente di una base con questo nome (v. esame Anatolij Evghenievich Ivanov a Mosca il 09.06.94).

Le certezze sull'accaduto che l'Ivanov aveva rilasciato nel corso dell'intervista si sono tramutate in ipotesi, valutazioni e supposizioni.

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