8. I "flares" usati nella notte del disastro.

Sull'avvistamento dei "flares" durante le operazioni notturne di soccorso al DC9 Itavia risultano agli atti dell'inchiesta numerose evidenze di carattere documentale, testimoniale e, non ultimi, i riferimenti emersi dall'ascolto delle trascrizioni relative alle conversazioni telefoniche intercorse tra i diversi siti dell'AM e gli altri enti militari e civili che dalla sera del 27 giugno 80 erano stati interessati alle operazioni sulla zona di caduta del DC9 Itavia. Ma l'impiego dei "flares" nella zona dell'incidente ha sollevato non pochi dubbi in ordine ad alcune strane circostanze che, come si vedrà, pongono degli interrogativi su chi abbia lanciato le segnalazioni luminose e sui relativi tempi di intervento.

Le ore 23.40Z segnano l'inizio di una serie di telefonate in cui le conversazioni comprendono anche la notizia dell'avvistamento dei "flares" ovvero di razzi luminosi, e già in quel momento gli interlocutori si interrogano più volte per sapere chi può aver lanciato questi artifizi luminosi e ne derivano una serie di riscontri presso le unità navali e aeree impegnate nei soccorsi. La prima notizia avviene dunque alle ore 23.40Z: è Mancini, giornalista dell'ANSA a comunicare al suo interlocutore, il colonnello Lippolis del SOC di Martina Franca, che la nave "Clodia" avrebbe avvistato due razzi di segnalazione.

Il comandante della Clodia, Francesco Valente, ha riferito che alle ore 01.10L aveva avvistato dei razzi bianchi a 45 gradi a dritta della sua posizione - il traghetto era partito da Palermo alle ore 23.00L ed era diretto a Napoli. La circostanza risulta confermata dalle annotazioni apposte sul giornale nautico della "Clodia": "Verso le 01.10L si avvistano dei segnali a razzi bianchi a 45 gradi a dritta; se ne dà comunicazione immediata a Compamare Palermo che alle ore 01.30L ci ordina di dirigere su di essi". Risulta inoltre che l'imbarcazione era giunta sul punto ordinatole dalla Capitaneria di Porto alle ore 02.30L. Qualche minuto dopo ad h.23.43, il Soccorso di Martina Franca avvisa il Sottocentro di Roma-Ciampino dell'avvistamento di razzi luminosi, secondo la comunicazione dell'ANSA.

Anche il comandante della motonave "Freccia Rossa", in viaggio da Palermo a Livorno, riferiva che alle ore 01.26 aveva ricevuto via radio la notizia che la motonave Clodia aveva avvistato dei razzi bianchi a largo di Ustica. Avvistamenti che si ripetevano alle ore 02.03 (unitamente alla motonave Nomentana) ed alle ore 02.13 (unitamente di nuovo alla "Clodia").

Alle ore 01.22 un altro avvistamento di razzi luminosi è segnalato dalla motonave "Bannock", partita da Palermo, a circa 12NM a Nord di Ustica che subito dopo veniva sorvolata da un elicottero e da un aereo. Da notare che il comandante Scotto di Carlo Nicola riferiva che "laddove sul registro ho annotato la circostanza della presenza di un elicottero e dei razzi, non ritengo potessero riferirsi al velivolo caduto in quanto la zona era a sud rispetto al punto dove ho recuperato il relitto; la presenza dei razzi bianchi mi sembrò e tuttora mi sembra strana, in quanto il punto dove illuminavano era a Sud della zona ed appena ad un'ora dal porto di Ustica". (v. esame Scotto di Carlo Nicola, PG 17.12.92).

Le telefonate che si susseguono sono, come già accennato, volte a riscontrare questa notizia che, comunque, appare subito certa.

Alle ore 00.32Z si registra sul punto in questione un interessante scambio di informazioni telefoniche tra gli ufficiali di Martina Franca ed il Centro dell'aeroporto di Napoli-Capodichino.

Ricevuta una conferma sulle coordinate del punto dell'incidente Itavia, il colonnello Lippolis chiede al Direttore dell'aeroporto se dalla Capitaneria di porto di Napoli avessero anche confermato l'avvistamento in quella zona del Tirreno di razzi bianchi, ma De Felice risponde negativamente. Lippolis sottolinea che qualcuno li aveva visti, ma alla domanda di De Felice su chi precisamente li avesse avvistati, l'ufficiale di Martina Franca risponde "yankee, e sta andando una nave sul posto...aspetti un momento..." e poi, ad un nuovo quesito del Direttore di Capodichino, prosegue precisando che "comunque loro hanno visto dei razzi sul punto Condor, dei razzi bianchi e stanno mandando delle navi a controllare..." (v. conversazione delle ore 00.32Z, 28.06.80, bobina "C" di Martina Franca, canale 9).

L'espressione di Lippolis, chiaramente riferita ad una presenza americana in area, può indurre a considerare l'ipotesi di un preventivo intervento di mezzi statunitensi. La successiva telefonata delle ore 00.38Z - bobina C di Martina Franca - non dissipa i dubbi in ordine ai "flares" e su chi li abbia impiegati: durante la conversazione si alternano Lippolis, Smelzo e Trombetta. In un primo momento si suppone che i razzi luminosi siano stati lanciati dagli elicotteri della Marina, che però ne sono sprovvisti; solo in ultimo, più precisamente alle ore 02.57, si acquisiscono notizie frammentarie del lancio degli artifizi luminosi da parte di un velivolo Atlantic Breguet impegnato nelle operazioni di soccorso nella zona del disastro. Ma il dubbio rimane allo stesso Lippolis che nel prosieguo della conversazione con Trombetta, testualmente dice: (verso l'interno: "l'Atlantic li ha lanciati?) ...sì, razzi illuminanti potrebbero, potrebbero eh, potrebbero... essere stati, eventualmente, perché non si sa se è sicuro... lanciati dall'Atlantic". Solo dopo aver contattato il velivolo via radio, Trombetta darà a Lippolis la definitiva conferma.

Per quanto concerne i velivoli Atlantic Breguet impegnati nelle prime operazioni di soccorso, agli atti risulta che l'AB denominato Spada 11-ISSGE, appartenente al 41° Stormo, è stato il primo a portarsi sul luogo delle operazioni (benché la sua missione pianificata fosse di addestramento elementare al largo di Augusta); subito dopo il decollo da Sigonella alle ore 20.30Z il velivolo mutò la missione in soccorso reale e raggiunse il luogo della sciagura alle ore 21.10Z. Dal rapporto di volo risulta che il velivolo alle ore 23.35Z continuò la ricerca con lancio di bengala, lasciando la zona delle operazioni alle ore 01.50Z per termine autonomia. L'AB Spada 11 non aveva "flares" tra le dotazioni di bordo.

Nessuno dei membri dell'equipaggio del predetto velivolo ha ricordato di aver lanciato o avvistato dei "flares", ad eccezione di Caputo Pasquale che riferisce che la notte tra il 27 ed il 28 giugno 80 dall'Atlantic Breguet erano stati lanciati svariati "flares" in quanto la notte era particolarmente buia. In questo passaggio testimoniale si fa quindi specifico riferimento all'utilizzo di "flares" ossia "razzi bianchi", rispetto alle diverse indicazioni sull'impiego di "bengala". Peraltro occorre sottolineare che in una precedente deposizione Caputo aveva affermato di non ricordare se fossero stati lanciati tali artifizi (v. esame Caputo Pasquale, PG 03.06.94).

Il secondo AB, denominato Spada 10 ISSGI, appartenente al 30° Stormo di stanza all'aeroporto di Elmas, decollò alle ore 01.10Z: dalle ore 01.55Z alle ore 02.18Z iniziò le ricerche nella zona delle operazioni. I primi avvistamenti di oggetti in trasparenza si ebbero alle ore 05.32Z. Alle ore 10.00Z terminava le ricerche per fine autonomia rientrando ad Elmas alle ore 11.10Z. Dall'esame del rapporto di volo risulta che l'equipaggio utilizzò nr.22 "flares" dei 40 in dotazione.

Un altro AB, denominato Spada 74, decollò da Elmas alle ore 16.15Z per una missione addestrativa effettuata ad Est di Augusta sotto il controllo operativo di Marisicilia ed il controllo tattico della nave Castore. E' da precisare che detto velivolo non partecipò ai soccorsi: alle ore 20.40Z lasciò la zona dell'esercitazione rientrando alla base alle ore 22.30Z. Dall'esame del rapporto di volo si evince che il velivolo alle ore 17.30Z ed alle ore 20.40Z si trovava a Nord-Est di Augusta; comunque non risulta che l'aereo abbia utilizzato i "flares" in dotazione.

Al vaglio dell'istruttoria sono passate anche testimonianze rese dai membri degli equipaggi degli elicotteri SH3D e HH3F che, secondo quanto da essi riferito, non avevano a bordo i "flares" ma solo candelotti fumogeni usati per marcare relitti o naufraghi sulla superficie del mare. Ma è interessante notare che Gagliardo Umberto, comandante di uno degli elicotteri impiegati nelle operazioni soccorso ha ricordato che l'Atlantic Breguet con cui era affiancato lanciò in sequenza 5/7 "bengala" per illuminare tratti di mare d'interesse.

In conclusione: mentre sulla circostanza dell'avvistamento di "flares" a decorrere dalle ore 23.10Z vi è sufficiente chiarezza ed è incontrovertibile che "razzi bianchi" vennero impiegati già da quell'orario (proseguono alle ore 23.22Z, 00.03Z e 00.13Z avvistamenti delle unità navali che se espressi in orario locale corrispondono a due ore più tardi ossia alle ore 01.10, 01.22, 02.03 e 02.13), non vi è altrettanta chiarezza su quale mezzo di soccorso in quell'orario possa aver impiegato quei segnalatori luminosi bianchi. Non gli elicotteri che erano sprovvisti di "flares", non gli Atlantic Breguet Spada 10 e Spada 74 che erano assenti dal luogo delle operazioni alle 23.10Z (01.10L) e non l'Atlantic Breguet Spada 11, che sebbene fosse sul teatro operativo aveva effettuato il lancio, si badi bene, di "bengala" alle 23.35Z (01.35L); e comunque l'avvistamento di "razzi bianchi" avviene a poco più di dieci miglia nautiche a nord di Ustica e soprattutto gli ufficiali del SOC di Martina Franca e dell'RSC di Roma quasi due ore dopo quei primi avvistamenti e nonostante fossero in contatto con tutto il dispositivo aero-navale impegnato nel soccorso, non riescono a dissipare del tutto il dubbio sui mezzi che effettivamente avessero potuto lanciare i "flares" in quei luoghi e a quell'orario.

Se gli avvistamenti di "flares" segnalati alle ore 23.10Z e 23.22Z non sono riconducibili alle unità navali ed aeree impiegate nei soccorsi in quel lasso di tempo, è facile pensare ad un concorso di altri mezzi sicuramente diversi da quelli considerati ufficialmente nella cronologia degli avvenimenti. Pertanto un ulteriore segnale della presenza di unità aero-navali in quell'area, estranee ai soccorsi "convenzionali", comunque sempre negata sia dall'Aeronautica Militare - che fin dall'inizio aveva liquidato la questione attribuendo il lancio di "flares" ad un velivolo Atlantique Breguet -; sia dagli altri Paesi richiesti su eventuali operazioni di mezzi militari nel Tirreno meridionale in concomitanza con l'incidente del DC9 Itavia.

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