3.6. Velivolo della US Navy in decollo da
Verona-Villafranca con destinazione "ZZZZ".

Come s'è scritto, il maresciallo Berritta Sergio, all'epoca dei fatti controllore del Traffico Aereo presso l'aeroporto di Villafranca di Verona, ha reso dichiarazioni collegabili al disastro aereo di Ustica. Il sottufficiale nelle numerose deposizioni ha affermato che la sera della caduta del DC9 Itavia aveva iniziato il servizio tra ore 19 e le 20 circa e che il collega smontante gli aveva riferito che un aereo della Marina statunitense, tipo Crusader, senza destinazione sul piano di volo era in sosta nel piazzale antistante il 28° Gruppo, in attesa di decollare. Berritta ha ricordato che proprio per questa lacuna, relativa alla destinazione sul piano di volo dell'aereo americano, il controllore della sala operativa di Padova aveva fatto alcune rimostranze ed il sottufficiale era stato costretto a chiedere al pilota se quell'indicazione "ZZZZ" stesse a significare la presenza di una portaerei nel Mediterraneo. Berritta ha dichiarato che la risposta del pilota aveva confermato la presenza dell'unità americana.

Deve essere sottolineato che la versione del sottufficiale assume maggior valenza proprio riguardo a quest'ultima circostanza; infatti Berritta prosegue ricordando che l'operatore del Controllo di Padova aveva autorizzato il decollo del Crusader a seguito della confermata presenza della portaerei. Contemporaneamente anche Roma-Controllo aveva accettato il velivolo straniero e, in considerazione del fatto che nello stesso frangente stava decollando un altro aereo dall'aeroporto di Bologna (il DC9 Itavia), il Centro di Roma comunicò che avrebbe assegnato il livello più alto al velivolo che fosse partito prima.

Secondo il Berritta, i contatti con la sala operativa dell'aeroporto di Padova erano proseguiti. Il Centro di Padova, ad un certo momento gli comunicò, su suggerimento del Soccorso di Ciampino a seguito messaggio "Incerfa", di attivarsi per iniziare le ricerche del velivolo americano che era caduto in mare. Il sottufficiale di conseguenza effettuò una serie di telefonate agli aeroporti limitrofi, ma le ricerche furono vane. Successivamente, sempre Padova rettificò la comunicazione rilasciata in precedenza e gli disse di sospendere le ricerche in quanto Roma-Controllo aveva riferito che il velivolo caduto in mare non era quello americano, bensì l'aereo Itavia, partito da Bologna. I contatti telefonici tra il Berritta ed il Centro padovano si conclusero con la richiesta del sottufficiale di notizie relative al velivolo americano, ma l'operatore padovano non seppe dare alcuna risposta.

La disamina della documentazione acquisita presso i Comandi dell'AM e le dichiarazioni rese dal personale del 28° Gruppo di Verona, del Centro di Controllo Regionale di Monte Venda (PD), del Nucleo NIMA di Roma-Ciampino e da parte dei controllori di Padova non hanno permesso di confermare le dichiarazioni del maresciallo Berritta. Peraltro un certificato medico su un suo stato di malattia, emesso proprio quel giorno determinava dubbi sull'effettiva presenza del sottufficiale in sala operativa la sera del 27.06.80. Gli unici elementi in parte coincidenti sono stati riscontrati nella deposizione del sottufficiale in servizio presso l'ACC di Istrana, tal Pintore Giuseppe, costui infatti ha affermato di aver ricevuto una telefonata dal Berritta che gli chiedeva informazioni su un velivolo di nazionalità americana tipo A6 o A7 partito da Verona con destinazione una portaerei.

Per acquisire elementi di valutazione sulle dichiarazioni rese dal Berritta ed ottenere maggiori informazioni sui movimenti di aerei militari americani che avessero sorvolato il nostro territorio il 27 giugno 80, nel febbraio e nel luglio 92, venivano inoltrate due rogatorie agli USA chiedendo, tra l'altro, informazioni su un velivolo della Marina statunitense che sarebbe decollato dall'aeroporto Villafranca di Verona intorno alle ore 18.00Z di quel 27 giugno. Il Dipartimento di Giustizia americano, con nota del 25.11.92 comunicava che "nessun aereo della USN aveva volato sul Mediterraneo la sera del 27 giugno 80..." e che la Saratoga, unica portaerei americana nel Mediterraneo, quel giorno era ormeggiata nella rada del porto di Napoli.

Ma sulle incertezze che ancora persistono sulla effettiva permanenza in rada di quella unità quella sera, s'è detto. Come si è accertato che anche una breve uscita dalla rada avrebbe consentito movimenti in atterraggio e decollo dalla portaerei. Non si può perciò affermare con certezza che la versione del Berritta corrisponda a verità, nè che sia inficiata da errori su date e circostanze.

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