2.1.11. L'intervista del giornalista Claudio Gatti
all'ammiraglio Flatley.

Nel numero 49 dell'Europeo apparso nelle edicole tra la fine di novembre e i primi di dicembre del 92, l'ammiraglio Flatley rilasciava al giornalista Gatti una lunga intervista i cui passaggi principali erano i seguenti.

L'alto ufficiale afferma di aver dichiarato nell'esame di questo ufficio di circa un anno prima - mal ricorda, perchè l'atto è di due anni circa prima - che la sua portaerei la sera del 27 e la notte tra il 27 e il 28 era rimasta ancorata in rada. La nave era rimasta esattamente nello stesso punto a partire dalla mattina del 23 giugno fino alla mattina del 7 luglio. Tali circostanze, in vero, contrastano in pieno con le dichiarazioni richiamate; in esse egli affermava esattamente il contrario e cioè che l'unità era arrivata a Napoli il 27, aveva fatto rifornimento ed era uscita per una esercitazione tra la Sardegna e la Corsica tra la sera tardi del 27 e il mattino presto del 28. Nega poi, sempre in contrasto con quanto detto prima che ci sia stata un'esercitazione il 27 o il 28. Gli sembra di aver parlato nella dichiarazione di una fast cruise, che spiega si tratta di un'esercitazione da fermi senza rimuovere l'ancora, in cui l'equipaggio si mobilita e compie tutte le manovre come se la nave dovesse salpare, fast cruise che invece s'è tenuta nel successivo 2 luglio.

Anche queste circostanze non furono assolutamente dichiarate, come attesta il verbale di quell'esame testimoniale; nè da parte dell'ufficio s'è mai equivocato sul significato di fast cruise, come pure s'è sostenuto, asserendo che la fast cruise sarebbe stata malamente interpretata per veloce, mentre sta per "da fermo"; fast cruise equivale cioè a crociera da fermo e non esercitazione rapida e in tal senso è stata sempre intesa.

La precisione che ha dato nelle risposte di questa intervista fa presumere che Flatley questa volta si sia documentato mediante la lettura di documentazione di bordo della portaerei. Continua poi nell'intervista fornendo un'importante precisazione e cioè che la sua portaerei per sistemarsi nella rada di Napoli non ha alcun bisogno di aiuti esterni, come non ne ha per allontanarsene. Aggiunge però che durante la sua permanenza ha necessità di assistenza logistica, per cui è raggiunta da diverse chiatte; chiatte con pezzi di ricambio per gli aerei, chiatte con le vivande, chiatte per l'immondizia. Quanto alla sua presenza a bordo dichiara di aver sempre dormito sulla nave eccetto tre notti, probabilmente i primi tre giorni di luglio, passati con la moglie in un albergo di Ravello.

Quanto ai nastri radar - contrariamente a quanto fin qui emerso - afferma che "qualcuno", non ricorda se l'Ambasciata, la 6ª Flotta o la Navy, voleva sapere se i radar della Saratoga avessero visto qualcosa. A questa domanda fu risposto che non vi era alcunché (che non si aveva nulla) che potesse contribuire a stabilire cosa fosse successo. Sull'intervista alla Cadringher conferma quell'atteggiamento già assunto e cioè che le sue risposte alla giornalista erano solo di spiegazioni sul funzionamento di alcuni degli apparati di bordo.

Anche sui radar lo stesso atteggiamento. Sulla sua unità ce ne sono diversi: "uno che fa sorveglianza di superficie, uno che fa sorveglianza aerea, e poi altri tre con capacità ridotta, che arrivano a vedere solo nelle immediate vicinanze. Di solito nessun radar rimane acceso, a meno che non si faccia manutenzione. In quel caso i radar sono accesi ma a capacità ridotta". Alla domanda se fossero accesi o spenti, risponde ora di non ricordare. "So solo che nel caso fossero stati accesi, non sarebbero comunque stati in grado di vedere lontano, perchè operavano a capacità ridotta ai fini di manutenzione. E probabilmente non c'era nessuno davanti ai loro schermi".

Di nuovo poi la modificazione solita. Contestatogli che alla Cadringher aveva detto di aver visto "intenso traffico aereo a sud di Napoli", testualmente ribatte "quello che mi ricordo di aver detto è che se i radar fossero stati accesi, probabilmente avrebbero visto il traffico aereo di quella zona, solitamente piuttosto intenso".

Sui nastri, quindi, è lui stesso che premette che sulla questione c'è una incomprensione di fondo. La Saratoga, essendo una nave degli anni 50, non aveva un sistema di registrazione automatico di tutto ciò che appariva sugli schermi radar come quelli di cui sono dotati unità più moderne. L'unica registrazione che veniva effettuata era quella dei parametri di funzionamento dei radar e pertanto c'erano solo nastri di registrazioni di quei parametri.

Precisa che nei Paesi alleati ed amici la portaerei abbassa la guardia. La protezione spetta a costoro. E l'unica preoccupazione che permane è quella di attentati terroristici. L'unità in queste situazioni non è nemmeno sorvegliata dagli E2C di ricognizione.

Quanto alle "stranezze" del libro di bordo, sostiene la tesi della tenuta di una bella e di una brutta, per motivi di leggibilità. A parte il caso dei cinque turni di seguito scritti dalla stessa mano, ci sono sedici casi di due turni di seguito e uno di tre turni scritti dalla stessa mano. Anche la direttiva Opnav 3100.7 che espressamente raccomanda la compilazione di una singola copia del libro di bordo ed espressamente detta "il sottufficiale di turno deve riempire il modulo del libro di bordo in modo leggibile, descrivendo ogni evento nel momento in cui accadde" valeva per la brutta copia. D'altronde quella stessa direttiva, afferma l'ammiraglio, "dice che l'operazione di ricopiatura in bella non è richiesta ma non dice che è vietata". Sul serbatoio, rinvenuto nei pressi dei relitti del DC9, conclude che se ne sganciano diversi; nella sua esperienza anche due o tre a semestre.

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