12. Conclusioni finali.

Non è perciò semplice trarre conclusioni sulle attività statunitensi nell'affare di Ustica. Una volta posta una matrice della caduta del DC9 diversa dal cedimento strutturale o dall'esplosione di un ordigno all'interno del velivolo, come di fatto accadde sin dalle prime ore successive all'evento; una volta cioè dimostrato un contesto o scenario complesso, esterno al velivolo, con presenza di altri aerei, non potevano non esser chiamati in causa, anche per pura presunzione, forze armate statunitensi. Era ovvio per il semplice fatto dell'onnipresenza militare degli Stati Uniti, e per la particolare presenza in un'area calda come il Mediterraneo e per il particolare impegno determinato da quel periodo di forti tensioni.

Ma questo Paese non ha solo una faccia militare; è pur sempre una società di forte pluralismo. Di cui si è avuta manifestazione proprio nella collaborazione. Da una parte il Dipartimento di Giustizia - e prima privati come la Mc Donnel Douglas ed istituzioni come la FAA e l'NTSB - che indipendentemente dal colore - è un termine squisitamente proprio dalle esperienze europee, ma è l'unico di cui si dispone - delle amministrazioni, democratica o repubblicana; si ricordi che i fatti son successi sotto una presidenza democratica come l'attuale, e il massimo delle rogatorie s'è verificato tra Bush, repubblicano, e Clinton - democratico, ha profuso energia per dare risposte alle più disparate richieste, organizzando interrogatori e ricercando documenti in ogni parte del Paese e in ogni amministrazione. Dall'altro, l'atteggiamento del Dipartimento di Difesa, diverso - e forse si potrebbe dire ovviamente - che ben si coglie, sia negli esami dei testi che nella individuazione degli atti, anche dietro le risposte monche della giustizia. Qui da un lato c'è la fisiologica tendenza a conservare i segreti di natura militare, dall'altro c'è la chiara percezione che l'inquirente si muove sulla base di sospetti o indizi a carico. E perciò le dichiarazioni come quelle di Cincusnaveur, le opposizione aperte o di fatto di segreti come quello sui marchi del MiG o sui radar della Saratoga, i frequenti ricorsi alla mancanza, spesso per distruzione da decorso del tempo, di records o memorie d'archivio, la indisponibilità a fornire elementi lì ove l'inchiesta manca di qualsiasi possibilità di riscontri, come nei velivoli senza alcun SIF, e l'ammissione, sia pure a denti stretti, solo di quello che l'inchiesta ha individuato e provato.

Ma al di là della presunzione di ordine generale della onnipresenza e potenza militare - che a rigore non avrebbe alcun valore sul piano giuridico - vi è una molteplicità di fatti, quelli che si sono scorsi nelle pagine precedenti, da cui potrebbe con alto grado di probabilità desumersi il coinvolgimento di entità statunitensi; la portaerei, i velivoli, i salvagenti, i caschi, il droppable tank, le boe acustiche, i flares.

Questi oggetti, è incontestabile, dimostrano le presenze USA. Con una gamma che va dalla prossimità massima nel tempo, o addirittura contemporaneità, e nello spazio, o addirittura coincidenza, con l'evento ad una possibile o probabile correlazione, anche a distanza di ore o di miglia, con il fatto e quanto lo precedette o lo seguì. La portaerei, la cui presenza è definita possibile, e che potrebbe essere individuata nella Saratoga, i cui ancoraggi e movimenti tante questioni hanno sollevato. Gli aerei che proprio quel giorno, quella sera e quella notte tanto si sono mossi e con operazioni significative. I salvagenti che provano che su quelle coordinate sono state eseguite operazioni di soccorso e la cui permanenza in mare che non erano caduti in acqua da molto - si ricordi che sono stati ripescati il 29 giugno. I caschi, uno da pilota di un John Drake che appare e scompare; l'altro di equipaggio di ponte di portaerei. I flares, che vengono detti yankee, e vengono sparati proprio in quella notte nelle aree di ricerca. Le boe sonore, il cui numero è elevatissimo e stanno a far da segnale di un qualche evento o ricerca nella zona del disastro. Il droppable tank, che viene trovato seguendo i plots successivi all'incidente e di cui non si sa dare accettabili spiegazioni. Tutte coincidenze? Come ebbe a dire l'ammiraglio Flatley. E' vero che le coincidenze non fanno prova diretta, ma indizi sì. O meglio si ha prova certa di presenze e indizi di correlazione con i fatti di quella sera. Indizi molteplici, concordanti, univoci. Questi fatti restano e dimostrano attività americane quel giorno non solo in quell'area e in tempi diversi, ma proprio in prossimità spaziale e temporale al disastro.

Quindi considerazioni di ordine generale e fatti specifici indicano la possibilità di presenze statunitensi. Che se poi si accetta la ricostruzione dei particolari di questo scenario quale emerge dai dati radaristici, la ricostruzione delle varie azioni e reazioni degli attori, la rosa di coloro che potevano avervi parte, e parte attiva, si restringe ulteriormente. I petali si contano sulle dita di mezza mano. E ancor meno se si considerano quelli che vi avevano parte reattiva o passiva. Al di là di discorsi metaforici, tra i primi gli Stati Uniti e la Francia, che ne avevano tutti i mezzi e in area. Non Israele, additato da Clarridge; quanto meno non da solo. Israele può colpire a grande distanza dal proprio territorio come nell'operazione sulla Tunisia ai danni della sede dell'OLP nell'ottobre 85, ma obiettivi fissi non di certo aerei, per cui avrebbe necessitato di guida-caccia che in loco non aveva. Non altri.

Ma l'esclusione di Israele esclude anche che potesse essere un velivolo francese, con carico in pro dell'Iraq, l'obiettivo di un piano di abbattimento. Anche se i propugnatori di questa ipotesi pongono tra i probabili ideatori ed esecutori del piano anche i libici. Ma costoro di certo avevano ben poche capacità - senza dire dell'assoluta mancanza di guida caccia dal proprio territorio - di condurre un'azione del genere, a meno di non presupporre aiuti d'ogni genere, da basi a guida-caccia, da parte dell'Italia. Ipotesi azzardata e di cui non esiste in atti nessun segno di prova.

In verità gli scenari che si possono supporre sul piano della possibilità e della fantasia sono innumeri. Senza dire di ribaltamenti di ruoli che si possono dare ai singoli Stati o comunque ai vari partecipi, protagonisti comprimari comparse, soggetti attivi, obbiettivi, vittime, designate o casuali. E' necessario stare con i piedi per terra. Elencare le possibilità, le probabilità, gli indizi e le prove. Nessun altro metodo in questa sede può essere accettato.

Anche se appare incomprensibile, come sottolinea pure il Pubblico Ministero, che una Potenza di tal fatta ed un alleato di tanti decenni - nonostante le frustrazioni e indignazioni cagionate dalle iniziative dei nostri Servizi e dagli ondeggiamenti dei nostri politici - potesse concepire azioni di tale gravità ai nostri danni. Ma questo non vuol dire che non si potesse concepirne ai danni di avversari che ne davano causa. Un segnale delle conoscenze sono le parole di Clarridge. L'aspettativa la dischiusura di archivi di Servizi e Dipartimenti.

Dietro