4. L'esplosione in volo del DC10 della
Compagnia UTA nel deserto del Niger il 19.09.89.

Il 29.10.90 si chiedeva direttamente alle competenti autorità giudiziarie francesi, al fine di comparare i relitti dell'aeromobile italiano con quello del DC10 della compagnia francese UTA, esploso in volo nel deserto del Niger il 19.09.89, di poter prendere visione dei resti dell'aeromobile ricostruito presso l'aeroporto di Parigi Le Bourget; di acquisire copie delle relazioni tecniche effettuate dai periti incaricati ufficialmente del caso, da cui risultassero le cause, certe o presunte, dell'esplosione dell'aeromobile, nonché gli effetti della medesima; di acquisire copia ufficiale dei rilievi fotografici concernenti il sopralluogo sull'area di caduta dell'aereo, e della sua ricostruzione presso l'hangar aeroportuale; di acquisire ogni altra risultanza utile alle indagini.

Nel dicembre del 92 le autorità rogate trasmettevano un rapporto della Commissione d'inchiesta transalpina da cui emergeva che il DC10, il 19 settembre 89, nel volo UTA 772 Brazzaville-N'Djamena- Parigi era stato distrutto da una esplosione, 46 minuti dopo il decollo da N'Djamena, mentre si trovava in crociera al livello 350 in condizioni assolutamente normali. L'incidente era stato provocato da una carica esplosiva posta in un contenitore situato al posto 13-destro nella stiva anteriore. La Commissione d'inchiesta francese, - cui non s'era mai posto, per le evidenze del relitto alcun problema sulla causa del disastro - stimava, quale ipotesi più probabile, che la carica esplosiva fosse stata messa in un bagaglio caricato a Brazzaville. Gli accertamenti compiuti all'aeroporto di Brazzaville avevano dimostrato che a quell'epoca le misure di sicurezza applicate in quell'aeroporto non erano conformi alle norme e pratiche raccomandate dall'ICAO.

Ai primi di settembre del 92, a seguito di diversa corrispondenza con l'omologo ufficio di istruzione di Parigi, si concordava una visita nella capitale francese, per la visione dei rottami di questo DC10, precisando anche la composizione della delegazione italiana. Al giorno fissato, questa delegazione era ricevuta ed accompagnata all'aeroporto Le Bourget soltanto da un ispettore di polizia che non era assolutamente a conoscenza delle indagini tecniche sulle cause della caduta dell'aereo. Non era presente il giudice istruttore rogato, impegnato, come riferito, con altra delegazione straniera, asseritamente di tedeschi. Non era presente alcun esperto del giudice francese, che avrebbe potuto utilmente riferire ai periti dell'ufficio nel processo italiano.

Tale comportamento dette luogo, tramite la nostra Ambasciata a Parigi, ad una formale protesta, che ebbe la seguente risposta dalle autorità francesi: "l'assenza di cooperazione fatta presente dal sig. Priore all'epoca della sua venuta sul territorio francese era dovuta a un malinteso ed auspicava che questo fatto non avrebbe intaccato la qualità della cooperazione franco-italiana in materia di reciproca assistenza giudiziaria". I francesi spedirono in data 26 gennaio 93 documentazione per l'istruttoria francese su quell'attentato. In particolare venivano trasmesse soltanto copie del rapporto della perizia esplosivistica e della relazione della commissione di inchiesta amministrativa. Anche in questo caso una esecuzione a tal punto inaccurata da indurre a non benevole congetture sulla effettiva volontà di collaborazione.

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