2. Le prime indagini in direzione della Francia.

Già a dicembre dell'80 un giornale inglese, l'"Evening Standard", pubblicava un articolo in cui si adombravano responsabilità francesi nell'abbattimento del DC9 Itavia. Il quotidiano così scriveva: "Ottantuno persone a bordo di un aereo passeggeri DC9 sono morte perché l'aereo è stato colpito da un missile a guida infrarossa lanciato durante un'esercitazione. Si pensa che il missile sia stato accidentalmente attratto dai motori del DC9, più potenti di quelli del radiobersaglio verso cui era diretto. Fonti bene informate a Roma dicono che il missile è stato lanciato da un aereo militare decollato da una portaerei francese".

Negli anni a seguire sia la stampa che testimoni più o meno credibili hanno attribuito al Paese transalpino responsabilità. Si vedano ad esempio le dichiarazioni di Sinigaglia tanto dannose quanto univoche nelle chiamate in reità di Stati, primo tra gli altri la Francia, sulle quali si tornerà oltre. Di conseguenza s'è espletata attività istruttoria a fini di accertamento della veridicità di tali e tante asserzioni. Ma l'attività svolta in direzione della Francia non è stata soltanto quella relativa alla ricerca di elementi che comprovassero l'eventuale responsabilità nei fatti, colposa o dolosa del vicino Paese, ma anche e soprattutto quella del ritrovamento di circostanze che potessero aiutare a ricostruire la situazione nei cieli e sul mare del Tirreno la sera del 27 giugno 80.

Le autorità francesi venivano interessate la prima volta il 4 settembre 86 dal S.I.S.MI, che con missiva a firma dell'ammiraglio Martini rivolgeva richiesta all'omologo francese di informazioni sull'evento. Questo Servizio con messaggio del 18 successivo comunicava che la caduta del DC9 non costituiva un "affaire de terrorisme" e pertanto esso non disponeva di alcuna informazione (v. atti Stato Maggiore S.I.S.MI - Anno 1986 - in provvedimento di esibizione datato 20.04.95).

Anche la commissione Pratis si attivò nella ricerca di informazioni dalla Francia. In particolare venivano richieste attraverso i canali diplomatici le seguenti informazioni: se vi fossero navi militari francesi nella zona e nell'ora dell'incidente; cosa risultasse dai sistemi radar dei mezzi eventualmente nella zona od in altre zone vicine, tali da permettere rilevazioni sulla zona dove si è verificato l'incidente. Il 29 dicembre 88 l'ambasciatore a Parigi, Attolico, forniva assicurazione di aver contattato il Segretario Generale del Quai d'Orsay nei termini di cui alla richiesta e che quest'ultimo aveva assicurato la disponibilità del proprio Paese, non mancando però di informarsi se la medesima richiesta fosse stata avanzata anche ad altri Paesi. Il 6 aprile 89 l'Ambasciata d'Italia a Parigi comunicava le risposte francesi alle richieste: "Dalle verifiche che sono state effettuate dal Ministero della Difesa, emerge che nessuna unità francese si trovava il 27 giugno 80 nella zona fra Ponza ed Ustica, o nelle sue prossimità. Non è stato dunque possibile raccogliere alcuna informazione per questa via. Inoltre, per ciò che concerne il traffico aereo civile, gli organismi francesi non hanno competenza per quella zona (poiché l'Italia è l'unico Paese competente incaricato della fornitura dei servizi) e, tenuto conto della distanza compresa fra il limite geografico della zona francese e la regione compresa fra Ponza ed Ustica, non possono disporre di informazioni radar al riguardo. Infine, dalle informazioni raccolte presso le compagnie marittime francesi dal Ministero competente dell'equipaggiamento, dei trasporti e del mare, emerge che nessuna nave francese si trovava in quella zona. Tuttavia, tenuto conto della lentezza e delle difficoltà materiali di verifica, l'inchiesta continua, sia presso le compagnie marittime che presso le compagnie aeree."

A questo punto è necessario rammentare l'attività di indagine svolta dalla Commissione Stragi realizzata con l'ausilio del Ministero della Difesa, incaricato nell'estate 90 di richiedere, per il tramite dello SMA, all'Ambasciata francese ogni utile notizia disponibile sulla portata dell'apparecchiatura radar dislocata nell'80, nella Corsica meridionale. L'Addetto militare di quell'Ambasciata colonnello Varizat in data 28.11.90 rispondeva che l'incidente era avvenuto fuori delle normali ore di lavoro dell'aerobase di Solenzara situata in Corsica meridionale. I radar di detezione avevano interrotto la loro attività operativa e comunque la portata del radar di Solenzara era limitata ai dintorni del litorale orientale della Corsica. Nessun velivolo dell'Armée de l'Air era presente nella zona quando è avvenuto l'incidente. Tale risposta in vero non può essere assolutamente accettata sia per considerazioni d'ordine razionale che per quanto di fatto accertato. Probabilmente si è equivocato sul significato del quesito. La Commissione voleva sapere di radar di difesa o traffico aereo, che proprio per le loro funzioni non possono essere spenti seguendo un ordinario orario di lavoro, ma devono essere in attività ventiquattro ore su ventiquattro; specie quei radar di difesa sull'area più calda, quella del Tirreno, per la Francia - non certo come quelli verso la Spagna o la Gran Bretagna. E l'addetto militare invece ha capito i radar di approach control; cioè quelli in funzione di guida di avvicinamento, che devono essere accesi tanto quanto resta in funzione l'aeroporto. Aeroporto che peraltro quel giorno non fece proprio orario fino alle 17.00. In effetti in virtù delle deposizioni rese dai fratelli Santo e Nicolò Bozzo, quest'ultimo generale dei CC., i quali entrambi riferivano di essersi trovati quel 27.06.80 in villeggiatura in Corsica proprio a Solenzara. Già nella mattinata avevano notato un'attività aerea che col passare delle ore era divenuta sempre più intensa fino a raggiungere il culmine nel tardo pomeriggio, per poi terminare verso le ore 22.00/23.00 locali; si trattava di Mirage francesi e F-104 tedeschi e belgi. (v. esami Bozzo Santo e Bozzo Nicolò, GI 25.10.91 e 15.11.91).

D'altra parte la richiesta della Commissione non si limitava ad un particolare sito, tanto meno a Solenzara, bensì a quegli impianti radar della Corsica, ovviamente di Difesa Aerea con funzioni di monitoraggio del Tirreno.

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