19. Il coinvolgimento francese nelle
dichiarazioni di Sinigaglia.

Come si è fatto cenno sopra, più persone a vario titolo hanno accusato la Francia di responsabilità nell'evento di cui è processo. Tra gli altri Sinigaglia Guglielmo, ex militare della Legione Straniera. Questi ha affermato, più volte e in più sedi, di aver partecipato ad un'operazione militare avente come obiettivo l'abbattimento di un aereo libico, a bordo del quale avrebbe viaggiato il leader libico Gheddafi. Costui - sempre a dire del Sinigaglia - sarebbe stato avvertito all'ultimo momento, ma nella concitazione di quell'ultima fase dell'azione per errore venne abbattuto il DC9 dell'Itavia. La vicenda sarà più compiutamente esposta infra; qui basti dire che, enumerando Paesi partecipanti all'azione bellica, Sinigaglia inserisce oltre alle Forze Armate francesi e italiane, anche quelle tedesche e inglesi.

La Francia avrebbe partecipato al complotto con elementi del GOLE (Groupement Opérational Legion Etrangère), del REP (Règiment Etrangère Parachutiste), del REI (Reggimento di frontiera della Legione Straniera) del GIRLE (Gruppo d'intervento rapido della Legione straniera) e con una squadra navale, composta dalla portaerei Foch e da due sottomarini, da uno dei quali sarebbe partito il missile che aveva colpito il DC9 dell'Itavia. L'operazione si sarebbe dovuta svolgere in due distinte fasi: la prima denominata "Operazione Tobruk 1", nella quale si sarebbe provveduto al rifornimento di armi ai dissidenti libici da una base in Sicilia. A tal fine egli, Sinigaglia cioè, era stato inviato a Mazara del Vallo per pianificare l'operazione ed a tal fine aveva preso contatto, tra l'altro, con il Presidente dell'"Associazione degli italiani combattenti della Legione Straniera francese" a Trapani, l'avvocato Francesco Panitteri.

Da accertamenti esperiti è risultata effettivamente esistere a Trapani tale associazione, il cui titolare era deceduto il 27 marzo del 90. Un provvedimento di sequestro emesso nei confronti dell'Associazione, che aveva la sede presso la residenza del Panitteri, ha portato al sequestro di una rubrica contenente i nominativi degli aderenti all'Associazione. In tale elenco non vi è alcun riferimento al Sinigaglia né tantomeno al nome che aveva adoprato nel breve periodo di militanza nella Legione Straniera, e cioè Girotto. La moglie del Panitteri ha dichiarato di non ricordare alcuna visita di tal Sinigaglia o Girotto. L'esame del resto della documentazione sequestrata non ha portato ad alcun riscontro delle dichiarazioni di Sinigaglia.

Sulla figura del Panitteri si dilunga il notaio Barresi che aveva rogato l'atto costitutivo dell'Associazione. Il Panitteri - dichiara - era deceduto a causa di una malattia cardiaca. Egli aveva perso una gamba ed un braccio nella battaglia di Dien Bien Fu in Indocina. Aveva lasciato l'Italia per raggiungere la Legione Straniera nel 46. Era stato ufficiale pilota e dopo l'8 settembre aveva aderito alla Repubblica Sociale. Dopo la guerra d'Indocina era ritornato a Trapani. Fruiva di una pensione dal Governo francese ed era decorato dalla "Legion d'Honneur". Il Panitteri - aggiunge il Barresi - aveva avuto l'onore, in occasione di una festa della Legione Straniera in Tunisia, di portare un cimelio consistente nella mano mummificata di un legionario caduto nel battesimo del fuoco della Legione, in Messico, all'epoca dell'imperatore Massimiliano (v. esame Barresi Giovanni, GI 21.11.90).

Veniva pure raccolta la testimonianza di Diego Valenza, anch'egli dal 44 al 52 nella Legione Straniera, dalla quale aveva disertato per non andare a combattere in Indocina. Era stato poi catturato e condannato. Costui ha dichiarato di aver costituito il 14.11.79 su invito del Panitteri l'Associazione degli ex legionari. Ha precisato inoltre di non conoscere il Sinigaglia (v. esame Valenza Diego, PG 03.11.90 e GI 21.11.90).

Deve essere pure rilevato che il Sinigaglia le prime "rivelazioni" sullo scenario da lui "vissuto" le aveva rese a maggio dell'89 ai Carabinieri di Milano, con i quali aveva chiesto di parlare a seguito di una aggressione subita, a suo dire, da parte di agenti del Servizio francese. Di questa vicenda si farà cenno più diffusamente nel capitolo dedicato alla ricostruzione delle vicende narrate da Sinigaglia. Qui si vuole soltanto precisare che il Sinigaglia nelle dichiarazioni rese ai Carabinieri aveva anche fatto riferimento a due indirizzi presso i quali avrebbero operato articolazioni informative dei Servizi segreti della Francia. Queste informazioni furono fornite dall'Arma di Milano al Centro CS del S.I.S.MI. Gli accertamenti esperiti da quel Centro sono risultati però assolutamente non incisivi. Si condividono in tal senso le valutazioni dell'Ufficio del Pubblico Ministero: "Gli accertamenti sugli indirizzi comunicati dal Sinigaglia sono condotti in maniera talmente superficiale da sfiorare il ridicolo; in particolare, l'esclusione che negli stabili indicati possa aver luogo attività informativa occulta da parte di un Servizio straniero avviene in considerazione del fatto che non vi abitino persone con cognome francese. L'unico accertamento viene compiuto su di un cittadino il cui nome è di origine francese. Non risponde inoltre a verità quanto dichiarato dal Castaldo e dal Parisi circa la inattendibilità e non verificabilità del Sinigaglia a ragione del fatto che in uno degli indirizzi forniti risultava avere sede il Consolato francese. In realtà il Sinigaglia aveva indicato un numero civico diverso.

La singolarità di questa condotta va posta in relazione anche con il fatto che questi, sia pure approssimativi, accertamenti consentivano comunque di stabilire delle relazioni con quanto già emerso dalle attività informative compiute dal S.I.S.MI sul Sinigaglia. Infatti il Centro di Milano, su incarico di quello di Cagliari, aveva investigato sulle telefonate fatte e ricevute dal Sinigaglia quando si trovava a Cagliari, ed era risultato che uno dei numeri chiamati era intestato a una industria farmaceutica, così come impiegato in tal ramo di industrie risultava il "cittadino di nome francese". Nessuna curiosità anima il Centro S.I.S.MI per verificare se tra i due soggetti potessero esservi relazioni. E pure la richiesta di accertamenti del Centro di Cagliari è del 16 luglio 80 e si riferisce ai fatti del 5 luglio antecedente. In sostanza, risulta una attivazione del Servizio su Sinigaglia ad appena otto giorni dalla strage. Eppure, nessuna correlazione viene effettuata e il Centro di Milano blocca qualsiasi possibilità di tramitazione delle informazione, sia in orizzontale che in verticale".

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