12. Gli accertamenti su un apparecchio di
misurazione meteorologica rinvenuto
dopo il disastro nell'area di caduta del velivolo.

Nel successivo luglio 92 si chiedeva con altra rogatoria di acquisire dati sulla costruzione, l'eventuale vendita a paesi terzi e occasione di utilizzo di un apparecchio di misurazione meteorologica apparentemente prodotto in Francia o in un paese francofono, rinvenuto nel tratto di mare della caduta del DC9 e nelle ore immediatamente successive al disastro. Questa richiesta ha avuto un'esecuzione meticolosa. Questo dimostra che quando vi è la volontà, il lavoro si fa con la dovuta precisione e non perchè, come da alcuni si è sospettato, con malanimo, era assolutamente incontroverso che quell'oggetto nulla aveva a che fare con il disastro.

L'inchiesta permetteva, tramite la presenza di due etichette commerciali, di risalire alle Società Cipel e Mesural. La "Cipel" (Compagnia Industriale di Pile Elettriche) era stata rilevata da diversi anni dalla società "Ralston - Energy -Systems", di Chatou (Yvelines). Le Dunff Philippe, direttore del Servizio Generale della ditta citata, forniva, nel corso del suo esame, le seguenti precisazioni: "Le diciture trovate sull'apparecchio indicano che si trattava di una pila al cloruro di rame e magnesio, per lo più destinate all'alimentazione delle radio-sonde meteorologiche". Tra i clienti della società "Cipel" figurava la ditta Mesural le cui referenze appaiono su una delle fotografie. A sostegno delle sue affermazioni, il sig. Le Dunff consegnava una documentazione tecnica relativa a questo tipo di pile. Un accesso nella sede della soc. "Mesural", a Chelles (Seine et Marne) e l'escussione del suo direttore, permettevano di acquisire la certezza che l'apparecchio riprodotto nella foto era senz'altro una sonda meteorologica fabbricata dalla citata ditta. Il Valentin André, direttore generale, indicava che questo tipo d'apparecchio destinato a rilevazioni meteorologiche, una volta partito da terra, poteva raggiungere 20.000/30.000 metri, altezza oltre la quale il pallone scoppiava. Da questo momento la sonda ridiscendeva al suolo attaccata ad un piccolo paracadute.

Queste radio-sonde fabbricate dalla Mesural erano esclusivamente vendute alla Meteorologia Nazionale. Il Valentin, in base alle fotografie, precisava che l'apparecchio non aveva riportato danni e che quindi era disceso in modo normale e non sembrava essere rimasto a lungo nell'acqua del mare. Aggiungeva che, secondo quanto a sua conoscenza, una radio-sonda non era mai stata causa di incidenti aerei. Consegnava il depliant descrittivo relativo alla radio-sonda tipo MH73A corrispondente a quella raffigurata nella fotografia. La risposta alla richiesta indirizzata alla Meteorologia Nazionale specificava che le due sole stazioni che potevano essere interessate erano quelle di Nimes e Ajaccio. Ciascuna di queste stazioni effettuava due sondaggi al giorno, alle ore 00.00 e alle ore 12.00, con questo tipo di materiale. La ricerca aveva accertato che i sondaggi realizzati il 27 e il 28 giugno 80 non avevano raggiunto zone vicine all'isola di Ustica. Solo lo studio delle correnti marine al largo delle coste italiane avrebbe potuto eventualmente fornire una risposta sulla presenza di una sonda sui luoghi del disastro. Questa risposta di Payen Marc, ingegnere capo della Meteorologia Nazionale, direttore della Divisione Climatologia e Banca Dati, era accompagnata da rilevante documentazione contenente i parametri tecnici relativi ai sondaggi effettuati il 27 ed il 28 giugno 80 ed in particolare una carta riproducente le tracce al suolo di questa sonda (v. rogatoria autorità francesi del 21.07.92).

In effetti questa radiosonda nulla aveva a che fare con la caduta del DC9; in effetti questa indagine è stata accurata e tempestiva. Si sarebbero auspicate tali qualità anche per le altre, ma subito dopo di essa si ritornava all'atteggiamento di sempre.

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