9. Il "corridoio".

Anche al fine di accertare la possibilità che velivoli libici avessero potuto aver effettuato voli da e verso la Jugoslavia è stata posta particolare attenzione al "corridoio" di cui più a lungo e in dettaglio nella parte dedicata alle attività del Servizio informazioni militare. A ottobre del 1980 il Centro CS di Verona segnalava alla 1ª Divisione che una fonte definita "attendibile" e da "cautelare al massimo" - fonte di cui non è stato possibile accertare l'identità, in quanto, a dire dell'allora responsabile del Centro, Vitaliano Di Carlo, e del suo segretario, Cinotti, era manipolata dal segretario Di Donna, deceduto nel 90, e i cui atti sono stati inspiegabilmente distrutti - aveva segnalato l'esistenza di un accordo segreto che prevedeva la utilizzazione di aeroporti jugoslavi da parte di velivoli militari libici per addestramento e riparazioni. Aeroporti jugoslavi che erano raggiungibili attraverso una rotta interessante il Mediterraneo centrale, lo Ionio ed il basso Adriatico, sfruttando alcune carenze del sistema di avvistamento aereo italiano. Il Centro - e qui l'importanza del documento - poneva in relazione le notizie acquisite con l'ipotesi di collisione formulata a seguito della sciagura del DC9 Itavia; alla vicenda della caduta del MiG libico che veniva indicata come avvenuta nel "giugno 80", ed alle conoscenze, da parte dei libici, delle "zone critiche" nella rete di difesa aerea nazionale.

Il S.I.S.MI in un documento interno redatto in tempi successivi - 1986 - rappresenta al Direttore del Servizio che all'epoca non fu presa in considerazione l'ipotesi di relazioni tra le rotte e l'incidente al DC9 Itavia in ragione delle distanze intercorse tra le due zone. Considerazione - va subito rilevato - che non risulta in alcun documento e che pertanto deve essere stata formulata al tempo della redazione dell'atto da parte della 1a Divisione - sempre che non si prenda in considerazione l'ipotesi che non siano stati consegnati a questa AG eventuali ulteriori documenti sulla vicenda. E' certo, tuttavia, che proprio su questa vicenda il direttore dell'Ufficio Legislativo e Giuridico del S.I.S.MI, dr. Lehmann, filtro tra le Divisioni del S.I.S.MI e quest'Ufficio, suggerì al Direttore del Servizio, ammiraglio Martini, l'inopportunità di fornire a questa AG i documenti relativi al "corridoio".

Va anche rilevato che le notizie sul "corridoio" formavano oggetto, insieme ad altre notizie nel frattempo acquisite dal S.I.S.MI, dell'appunto del 31 luglio 81 (quello in cui la data di caduta del MiG libico viene indicata nel 14 luglio 80) sulle carenze della nostra difesa aerea, trasmesso alle autorità politiche.

Il 2° Reparto in una nota datata 21 agosto 81, in risposta all'appunto del S.I.S.MI, proprio in relazione al "corridoio" precisava che "la segnalazione del S.I.S.MI di un presunto movimento irregolare di velivoli libici attraverso il canale di Otranto, nel febbraio u.s. ha formato oggetto di un'opera di sensibilizzazione della Difesa Aerea, in considerazione dell'incidente del MiG23 libico e della ridda di illazioni della stampa sulle capacità di scoperta della rete radar. A tutt'oggi non ci sono state segnalazioni da parte della Difesa Aerea o ulteriori notifiche dalle abituali fonti di informazione, per cui si ritiene improbabile che i velivoli in argomento possano aver interessato lo spazio aereo nazionale senza notificare l'attraversamento".

Non è stato possibile accertare oltre sulla ipotesi di impiego da parte libica del cosiddetto "corridoio".

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