18. Conclusioni.

Sulla Libia non vi sono parole. E' un Paese così distante dalle democrazie occidentali che qualsiasi colloquio appare difficile se non impossibile. E infatti oltre le chiamate in reità degli Stati Uniti da parte del colonnello Gheddafi, l'assoluta incredibilità della versione sulla caduta del MiG e la costituzione di una improbabile commissione sull'affare, venuta in Italia per chiedere informazioni e non per darle, nessuna altra voce.

La storia dei nostri rapporti con questo Paese al tempo del disastro è stata descritta. Rapporti tormentati e tormentosi, sia sul versante interno ove provocavano spaccature in qualsiasi ambiente, che su quello esterno ove precipuamente inquietavano l'alleato maggiore, gli Stati Uniti, e irritavano quello prossimo, cioè la Francia. Ma questi rapporti verso la Libia ed il mondo arabo esistevano al tempo e permangono oggi, indipendentemente dalle simpatie e dai torti, come costante storica nella politica estera italiana, basata su interessi fondamentali, assolutamente non legati ai regimi che si sono succeduti, dall'Unità in poi, quelli liberale, fascista, democratico.

Qui però, a parte tali considerazioni, resta il relitto del MiG, resta il cadavere del pilota. Su cui molto s'è appreso e quel che più è strano, in virtù, come s'è detto, della CIA ovvero del capo stazione all'epoca, quasi ci fossero dei centri interessati a smascherare imbrogli e furberie dei nostri militari e politici - e che comunque hanno palesato le menzogne e le messinscene. Su cui quasi l'intera strada s'è percorsa verso la prova della connessione tra Ustica e Castelsilano; mancando solo gli ultimi passi, ma già discernendo il termine che ben si delinea.

Qui su questi fatti quindi, lo si ribadisce, non poco si sa negli Stati Uniti; tutto nell'ambito di determinati ambienti in Italia e in Libia. Ma questi secondi non possono, seguendo le accuse del colonnello, parlare chè altrimenti svelerebbero gli intrecci perversi con i primi.

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