16. Le dichiarazioni di Krizmancic e di Maioli.

Di rilievo sulla vicenda in questione anche le deposizioni del teste Krizmancic. Costui rende le prime dichiarazioni nell'ottobre del 90 dopo essere stato individuato grazie all'indicazione dell'allora colonnello Bozzo, comandante della Legione Carabinieri di Catanzaro. L'ufficiale, che aveva prestato servizio alle dipendenze del generale Dalla Chiesa, aveva ricevuto da questi incarico di parlare con il Krizmancic, definito come persona di nazionalità jugoslava, - in effetti è nato a Trieste ed ha la nazionalità italiana - che lavorando in Libia come capotecnico di una impresa edile specializzata nelle costruzioni di aeroporti militari, era in grado di acquisire utili notizie su presenze di terroristi nostrani in basi di addestramento in territorio libico.

Il Krizmancic riferì al Bozzo - così costui testimonia - dei fermenti che covavano negli ambienti dell'Aeronautica Militare libica contro Gheddafi. Tali notizie egli le acquisiva frequentando ambienti ove si ritrovavano ufficiali dell'Aviazione e ben comprendendo l'arabo al punto da capire anche accenni e battute. Al primo incontro - avvenuto tra il febbraio e il marzo dell'80 all'uscita del casello di Serravalle sull'autostrada Genova-Milano - ne seguì, a distanza di qualche mese, un altro, nel quale il Krizmancic riferì all'Ufficiale, tra l'altro, che "l'operazione contro Gheddafi si stava concludendo". L'operazione spiegò, sarebbe consistita nell'abbattimento dell'aereo, che il colonnello libico usava per i suoi spostamenti sia all'interno della Libia che all'esterno. L'operazione sarebbe stata compiuta da ufficiali dell'Aeronautica libica (v. esame Bozzo Nicolò, GI 02.10.90).

Il Krizmancic, escusso subito dopo, ha confermato sostanzialmente le risultanze riferite dal Bozzo, anche se per malcelati timori, ha evitato precisazioni. A parte che sul suo lavoro, egli ha confermato di aver sentito di più tentativi di colpi di Stato contro il regime di Gheddafi; confermando le sue conoscenze tra gli Ufficiali dell'Aeronautica, ha confermato anche l'esistenza del golpe di Tobruk, in cui erano rimasti coinvolti degli italiani, due dei quali geometri erano stati anche arrestati. Ha aggiunto di aver parlato del MiG23 caduto in Calabria con il fratello di un colonnello dell'Esercito, che lavorava nella sua stessa città. Questi diceva a proposito del MiG "Gheddafi è molto furbo; ha cambiato strada" spiegando che in quell'occasione il colonnello libico doveva recarsi in Polonia, ma, avvisato, aveva cambiato strada. Di più all'epoca non diceva probabilmente perché consapevole della gravità delle sue informazioni. "Non ricordo altri particolari - diceva a proposito dei progetti di golpe - almeno per il momento" (v. esame Krizmancic, GI il 17.10.90).

Costui che aveva reso tali dichiarazioni preziose sugli eventi libici, è stato ascoltato nuovamente alla fine del 96 sempre su indicazione del generale Bozzo, l'alto ufficiale dei Carabinieri - all'epoca della deposizione era comandante della Divisione Pastrengo - che, come già detto, aveva riferito sulla personale sua esperienza delle esercitazioni di Solenzara nel tardo pomeriggio-sera del 27 giugno 80. Il Bozzo, in esame testimoniale dell'autunno 96, aveva affermato che il Krizmancic, in precarie condizioni di salute, era disponibile a completare le sue deposizioni sui fatti avvenuti in Libia nella primavera-estate dell'80. Costui avrebbe detto al Bozzo di aver appreso, durante una sua permanenza nella primavera dell'80 per ragioni di lavoro in una base segreta dell'Aeronautica libica, che erano in corso in quel tempo dei preparativi di colpo di Stato da parte di alti ufficiali della Forza aerea al fine di estromettere il colonnello Gheddafi dal potere. Le voci erano state raccolte presso gli ufficiali di quella base, che esso Krizmancic frequentava godendone stima e fiducia probabilmente perché introdottovi dai Servizi di informazione della Bulgaria e comprendendone i discorsi per la sua perfetta conoscenza della lingua araba. Gheddafi venne a conoscenza dei preparativi di "golpe" - cui avrebbe dovuto partecipare anche il maggiore Jalloud - durante un suo viaggio di Stato in Polonia. Sulla via da Tripoli a Varsavia il Colonnello fu informato della congiura e così interruppe la missione facendo rotta su Malta, ove rimase ospite del Primo Ministro Dom Mintoff, suo amico, per circa una settimana (v. esame Bozzo Nicolò, GI 29.11.96).

Fin qui il ricordo de relato del generale Bozzo. Più dettagliato ancora il ricordo diretto del Krizmancic. Costui, affetto da un tumore al fegato, già in coma qualche settimana prima dell'esame, politrasfuso e per questo ascoltato a futura memoria, ma lucidissimo nel ricordo e nei comportamenti, ha riferito di essere stato in Libia per circa quattro anni dal maggio 79 all'83 - in tal senso passaporti e documenti di viaggio esibiti - come coordinatore e referente di fiducia di più imprese operanti in quel Paese - in tal senso la documentazione di imprese mostrata. Ha riferito inoltre di aver "ascoltato" - e quindi in prima persona - "voci, dichiarazioni, discorsi sull'aereo che cadde in Italia in quel 1980. Ciò accadeva in un albergo che io frequentavo la sera ed ove era possibile bere bibite non alcoliche di produzione occidentale come la coca-cola. Questo albergo era una nuova costruzione, sita proprio di fronte al porto di Tripoli. Ricordo che una parte dell'albergo era destinata a cinesi ed altri asiatici. Io frequentavo la parte ove si intrattenevano i libici, in particolare gli ufficiali delle forze armate di quel Paese. Ci si fermava in genere nel salone ove c'era l'angolo del bar". Come ben si nota un ricordo preciso , dettagliato, scrupoloso, che così continua: "In una sera di un giorno che non so precisare, io ebbi ad ascoltare i discorsi di alcuni ufficiali che indossavano la divisa dell'Aeronautica Militare libica. Essi parlavano in arabo, ma io, specie a quel tempo, parlavo e comprendevo molto bene quella lingua. Essi dicevano: "È stato abbattuto un aereo, credevano che fosse Gheddafi, invece lui era diretto in Polonia, è stato avvisato ed ha cambiato rotta." Questa era la sostanza dei loro discorsi che io ben percepivo stando in piedi vicino a loro allo stesso bancone del bar". Il Krizmancic rammenta ancora ed ancor più specificatamente, sottolineando che dell'intero episodio conserva un ricordo molto preciso e nitido, che il gruppo era composto da quattro o cinque militari, di cui uno da lui ben conosciuto, gli aveva fatto un leggero cenno come di saluto. Che quella sera nulla si sapeva di aerei caduti in Italia. Che solo nei giorni successivi venne a sapere da giornali italiani che erano stati portati con qualche giorno di ritardo da amici provenienti dal nostro Paese - giacchè in Libia non vi era distribuzione regolare della stampa italiana - che era caduto un aereo civile nel mar Tirreno.

A tutti questi ricordi, con precisi e diretti particolari sull'evento, lo si ripete, egli infine aggiunge le sue memorie sul complotto in Cirenaica. Si sovviene infatti che in quello stesso periodo era stato ordito anche altro golpe militare sempre contro Gheddafi. Questo complotto muoveva dalla guarnigione di Bengasi. Fu però sventato anch'esso dal Colonnello, che dopo aver soffocato la rivolta fece fucilare su una piazza del capoluogo cirenaico diversi ufficiali ribelli. (v. esame Krizmancic, GI 05.12.96.)

Il Krizmancic nel corso della sua prima deposizione indica altra persona, tale Maioli Onorato da Reggio Emilia, come a conoscenza di fatti e circostanze, relativi ai tentativi di colpi di Stato contro Gheddafi per aver vissuto e lavorato come importatore in quel periodo in Libia.

Identificato, questo Maioli viene ascoltato in quello stesso ottobre 90. Egli riconosce di aver lavorato per vent'anni in Libia, dal 64 all'84. Ammette di aver sentito parlare del golpe di Tobruk; sa che fu organizzato da giovani ufficiali e che secondo voci costoro si appoggiavano al Primo Ministro Jalloud. Riferisce che i libici affermavano in continuazione che i Servizi - ovviamente di informazione e sicurezza italiani - proteggevano la Libia e che i libici acquistavano le armi in Europa attraverso un centro a Parigi alla via Keplero. Di Ustica ha sentito parlare dall'Ambasciatore libico nel Mali, che frequentava la sua casa, perché amante degli spaghetti. Costui asseriva che a torto si dava la colpa di quella sciagura ai libici; erano invece stati gli americani. Questa però era una sua fissazione, giacchè egli di qualsiasi evento dava la colpa agli Stati Uniti (v. esame Maioli Onorato, GI 16.10.90).

Del teste Krizmancic tutto milita a favore della sua attendibilità. Egli è introdotto dal generale dei Carabinieri Bozzo, che ha più che utilmente collaborato con sue deposizioni testimoniali in questo processo come in altri. Ne è stato fonte di fiducia per anni, a far tempo dalle inchieste del generale Dalla Chiesa sul terrorismo. Bozzo ne ha raccolto dichiarazioni e poi le ha riversate all'inchiesta. Nè può incrinarne il valore il fatto che alcune, quelle di maggior rilievo, siano state rese solo da ultimo. In vero il Krimancic ha sempre temuto vendette e ritorsioni da parte dei libici e solo quando le sue condizioni di salute erano peggiorate si era deciso a completare la sua testimonianza.

Testimonianza quindi che per le ragioni sopra dette deve ritenersi credibile. Tanto più che in essa emergono circostanze - quelle sull'improvviso dirottamento dell'aereo libico verso Malta - che troveranno coincidenza in dichiarazioni rese da operatori di Marsala su improvvisa deviazione verso Est, la sera del disastro di Ustica a breve distanza di tempo da esso, di velivolo proveniente da Tripoli, e già diretto verso l'Europa centrale.

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