15. Le "dichiarazioni" di Hindawi.

Per effetto delle dichiarazioni del Di Carlo e dell'attività istruttoria conseguente, questa AG formulava rogatoria all'Autorità del Regno Unito per l'interrogatorio dell'Hindawi fonte di Di Carlo, ancora detenuto in Inghilterra in espiazione della pena per l'attentato, non portato a compimento, a danni dell'aeromobile El Al (v. rogatoria verso il Regno Unito, 30.04.97).

Superate non poche difficoltà burocratiche si procedeva all'interrogatorio dell'Hindawi il giorno 21 maggio 97 nel carcere di March nel Cambridgeshire. Il giordano - come dettagliatamente risulta dal verbale della polizia britannica e dalla relazione dell'Ufficio in atti - assumeva immediatamente atteggiamento ostile nei confronti dell'Autorità rogante e a seguito di lungo e quasi ossessivo discorso di vilipendio per l'Italia e le sue istituzioni, di fatto si rifiutava di rispondere. Il suo assunto, che partiva dall'asserzione che il verbale che ci si apprestava a redigere, di lì a due giorni sarebbe stato nelle mani dei Servizi siriani, libici, CIA e Mossad, si incentrava poi sull'affermazione che l'Italia è dominata dalla Mafia, che la Mafia è tutto e tutti corrompe, che tutte le istituzioni dai primi ministri ai magistrati, ai funzionari - come ben si poteva leggere, spiegava agli inglesi, su qualunque giornale - sono al servizio della Mafia e talmente corrotti, che italiano equivale a mafioso; e di qui il suo rozzo, ma ostile modo di ragionare giungeva alla conclusione che egli, proprio perchè Di Carlo era italiano e quindi mafioso, non avrebbe mai potuto contrarre rapporti con lui nè tantomeno rivelargli alcunchè, e che a maggior ragione, essendo questo GI e il PM presenti istituzioni italiane, egli mai e poi mai avrebbe risposto alle domande e comunque collaborato (v. nota della polizia inglese 21.05.97 e relazione GI per gli atti del 23.05.97).

Diverso l'atteggiamento con la polizia britannica. Collaborativo, con chiari atteggiamenti di piaggeria a dimostrare i suoi moti di stima verso le istituzioni britanniche al cospetto di rappresentanti italiani, ammetteva di essere stato reclutato mentre portava un generale siriano in Libano con l'auto; di essere stato addestrato in Siria, Giordania, Libano ed altri Paesi che non ha specificato; di aver incontrato il colonnello Gheddafi varie volte e di aver passato nove mesi con il capo dei servizi di intelligence di Gheddafi, un certo Jaloop (Yelob); di aver lavorato per l'OLP e per il Movimento Rivoluzionario della Giordania dopo essere stato addestrato in Siria; di aver interrotto da due anni i contatti con i Servizi di intelligence siriani; di sperare di venire scambiato con le infermiere britanniche attualmente detenute in Arabia Saudita per omicidio. (v. dichiarazioni dell'agente investigativo Dillaway Stuart e del sovrintendente investigativo Paul Adams, datate 30.05.97).

Di Carlo, messo a conoscenza del fatto che Hindawi aveva negato di aver parlato con lui di Ustica e del MiG23, conferma le sue dichiarazioni e riferisce un episodio che potrebbe condursi ad una sorta di reazione del giordano. Qualche mese prima si erano presentati nei pressi della sua abitazione di Londra due sconosciuti, che dopo aver parcheggiato piuttosto lontano dalla casa di un suo amico, avevano chiesto a costui se egli si facesse vivo in zona. Di Carlo esclude che fossero siciliani appartenenti a Cosa Nostra, perchè costoro lo avrebbero ricercato in Italia. I due, egli presume, erano certamente vicini a Hindawi, perchè il suo indirizzo in carcere lo aveva dato soltanto al giordano e ad un colombiano, di cui non aveva mai parlato né con esso aveva fatto affari (v. interrogatorio Di Carlo, GI 20.12.97).

Infine veniva raccolta la testimonianza, su rogatoria dalla polizia britannica, di Filippo Monteleone. Costui ha escluso di essere a conoscenza di circostanze relative al disastro del DC9, e di dettagli di conversazione tra Di Carlo e Hindawi. Conferma però che Hindawi aveva sempre ammesso di aver lavorato per i Servizi siriani e quelli libici. Conferma che Di Carlo e Hindawi erano legati da stretta amicizia e che parlavano tra di loro di molti argomenti. Conferma che egli diverse volte ebbe ad aiutarli nella traduzione, ovviamente di frasi e parole che si scambiavano. Conferma infine - ma la verbalizzazione non è tra le migliori, perchè vi appare che esso Monteleone, aveva udito nel periodo in cui cadde l'aereo di Ustica, Hindawi affermare che il caccia precipitato sulle montagne della Sicilia era libico; mentre questi discorsi si collocano ovviamente in un periodo di gran lunga successivo - che al tempo del disastro del DC9, questo è l'unico senso che può darsi al verbale inglese, era caduto anche un intercettore e che questo intercettore era libico. Non sono esattamente i discorsi di Hindawi uditi da Di Carlo, ma pur tuttavia v'è una parte di essi e non quella di minore importanza. E v'è comunque la conferma che Ustica e il MiG, furono argomenti di conversazione tra Di Carlo e il giordano (v. interrogatorio Monteleone, rogatoria Gran Bretagna 30.12.97).

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