2. L'on.le Rino Formica.

Nel giugno dell'80 al vertice del Ministero dei Trasporti si trovava il deputato socialista Rino Formica, che aveva assunto l'incarico il 4 aprile con il secondo governo Cossiga, rimanendo in carica fino a giugno dell'81 con il governo Forlani, mese in cui lasciava l'incarico ai Trasporti per assumere il Dicastero delle Finanze con il governo Spadolini.

Il primo atto ufficiale compiuto dal Ministro porta la data del 28 giugno 80 ed è la costituzione di una Commissione d'inchiesta presieduta dal dottor Carlo Luzzatti della Direzione Generale dell'Aviazione Civile.

L'8 luglio 80 il Ministro Formica si presenta una prima volta al Senato per rispondere alle interrogazioni e interpellanze parlamentari concernenti la sciagura aerea occorsa al DC9 e la situazione della società Itavia. Il Ministro pronuncia parole di cordoglio per le famiglie delle vittime, promette di rilanciare l'impegno politico per migliorare le strutture di controllo dei voli, redige la cronistoria del volo fino alla scomparsa e si sofferma sulle possibili cause del disastro: "Le ipotesi sinora formulate sulle cause dell'incidente, apparse anche sulla stampa, dell'avaria, della collisione in volo e della esplosione sono attualmente valutate della Commissione d'inchiesta, alla quale vengono rimessi tutti gli atti e le informazioni che pervengono al mio Ministero. Sono pervenute una serie di indicazioni, alcune anche fantasiose, ma per scrupolo e per dovere noi le abbiamo tutte trasmesse alla Commissione d'inchiesta". Riguardo all'ipotesi di avaria afferma che dalla documentazione tecnica sullo stato di navigazione del velivolo fornita dal Registro Aeronautico Italiano (RAI) risultava che il DC9 era stato sottoposto normalmente al programma di manutenzione approvato e svolto sotto la sorveglianza del RAI stesso.

Afferma inoltre: "Per quanto riguarda l'ipotesi di collisione gli elementi sono stati raccolti presso il Ministero della Difesa il quale ha dichiarato la propria disponibilità a fornire i dati di cui è a conoscenza ed ha escluso qualsiasi collisione con aerei dell'Aeronautica Militare. Inoltre sono stati rimessi alla Commissione d'inchiesta i dati e le informazioni che a tal fine sono pervenuti al mio Ministero. Circa l'ipotesi di sabotaggio sono stati interessati gli organi di sicurezza ed il Ministro dell'Interno".

Dopo un acceso dibattito sulla situazione della società Itavia il Formica conclude informando il Senato di aver sollecitato la Commissione d'inchiesta amministrativa perché gli comunicasse gli sviluppi della indagine a mano a mano che si fosse pervenuti a singoli risultati, anche parziali, ed impegnandosi a trasmetterli al Parlamento.

Infatti il 6 agosto 80 il Ministro Formica trasmette al Parlamento ed al Presidente del Consiglio, Cossiga, una prima relazione preliminare sullo stato delle indagini della Commissione d'inchiesta, aggiornata al 31 luglio, in cui vengono elencate le ipotesi sulle quali la Commissione stava lavorando, ponendo in evidenza che per ovvii fini preventivi "l'ipotesi di danneggiamento strutturale è stata seguita con particolare riguardo".

Il 13 dicembre 80 trasmette al Presidente del Consiglio, Forlani, al Ministro della Difesa, Lagorio, e ai Presidenti dei due rami del Parlamento una seconda relazione preliminare della Commissione Luzzatti aggiornata al 5 dicembre 80, in cui si afferma che "allo stato attuale delle indagini la Commissione ha raggiunto la ragionevole convinzione di poter escludere le ipotesi del cedimento strutturale spontaneo e della collisione con altro velivolo". Nella relazione viene inoltre evidenziato che l'analisi effettuata su un frammento di metallo rinvenuto nel cadavere di una passeggera ha evidenziato la presenza, non facilmente giustificabile, di fosforo e che è stato accertato che tale frammento proveniva da una struttura situata nel vano carrello.

Il 16 dicembre 80 con decreto del Ministro Formica vengono revocate le concessioni all'Itavia. Lo stesso giorno il Presidente della Compagnia, Aldo Davanzali, trasmette al Ministro una lunga lettera, nella quale afferma "la certezza della distruzione, ad opera di un missile, di un aereo, mentre percorreva in perfette condizioni meteorologiche e di crociera una aerovia riservata dallo Stato Italiano all'Aviazione civile". Lo stesso giorno il Ministro Formica risponde alle interrogazioni al Senato sulla situazione della società Itavia. Il Ministro nel dare lettura della lettera al medesimo indirizzata dal Presidente dell'Itavia, richiama la 2 prerelazione della Commissione d'inchiesta - dando notizia che era stata trasmessa al Presidente del Consiglio, al Ministro della Difesa e ai Presidenti dei due rami del Parlamento - che aveva raggiunto "la ragionevole convinzione di poter escludere le ipotesi del cedimento strutturale e della collisione in volo con altro velivolo", osservando che "dalla relazione si ricava che è stata una esplosione, e non è ancora certo che sia stata una esplosione a bordo o dovuta ad un corpo estraneo"; concludeva l'intervento affermando: "credo che quella del missile resti una ipotesi più probabile delle altre, della collisione e del cedimento strutturale".

Il 16 marzo 82 la Commissione d'inchiesta presenta al Ministro dei Trasporti, Balsamo, che aveva sostituito l'on.le Formica, una relazione, le cui conclusioni mettono in evidenza che: "causa dell'incidente è stata la deflagrazione di un ordigno esplosivo. Al momento non si è in grado di affermare se l'ordigno fosse stato collocato a bordo prima della partenza ovvero provenisse dall'esterno dell'aeromobile".

L'on.le Formica, oramai non più Ministro dei Trasporti - ritornava sulla vicenda di Ustica nel corso di un'intervista al giornalista Mario Scialoja, poi pubblicata sul settimanale "L'Espresso" del 26 aprile 88, all'interno di un articolo dal suggestivo titolo "Segreto di strage". Le dichiarazioni di Formica, virgolettate, precisavano: "poche ore dopo l'incidente telefonai al generale Rana, allora Presidente del Registro Aeronautico Italiano e quindi massimo responsabile della sicurezza degli aerei civili: mi diede subito un'informazione precisa: disse che al DC9 Itavia esploso in volo 60 miglia a Nord di Ustica si era avvicinato un oggetto volante non identificato e che subito dopo l'aereo di linea era stato colpito da un missile". Il deputato aggiungeva di aver sempre avuto piena fiducia nel generale Rana e che, proprio per questa ragione, "rispondendo in Parlamento alle interrogazioni dei partiti aveva affermato che l'ipotesi del missile rimaneva più forte delle altre"; il generale Rana gli aveva chiarito che le "sue tempestive informazioni gli derivavano da un'analisi dei tracciati radar e da sue fonti precise all'interno degli ambienti militari che conosceva bene. Ebbi l'impressione che volesse mantenere una certa riservatezza su quello che lui poteva considerare un segreto militare".

Le affermazioni dell'on.le Formica non suscitarono molto clamore. Soltanto l'on.le Rodotà il 26 aprile 88 presenta un'interrogazione parlamentare al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro della Difesa e dei Trasporti, per conoscere se le affermazioni di Formica al settimanale "L'Espresso" corrispondessero al vero, chiedendo di conoscere quali fossero "le ragioni per cui queste informazioni non sono state comunicate né alla Magistratura inquirente né al Parlamento".

Su "L'Espresso" del 15 maggio veniva pubblicata la precisazione dell'on.le Formica, in cui il medesimo osservava che la virgolettatura pubblicata sull'articolo dell'edizione del 26 aprile rappresentava una "forzatura" del suo pensiero: il generale Rana, dopo avergli assicurato che i controlli RAI erano stati positivi, aveva formulato l'ipotesi che non fosse da escludere l'impatto con un missile e di questa valutazione era stato informato il Ministero della Difesa. In calce alla precisazione il giornalista Scialoja aggiungeva che nell'intervista il ministro Formica non aveva attribuito al generale Rana delle ipotesi, bensì l'indicazione di fatti: "Rana con determinazione mi disse che il DC9 era caduto per un fatto esterno e che dal tracciato radar e da sue fonti risultava che al momento dell'incidente vicino all'aereo di linea si trovava un oggetto esterno che lo colpiva": queste le parole di Formica appuntate sul mio bloc-notes durante l'incontro".

Il 29 giugno 89 la Commissione Stragi procedeva all'audizione dell'on.le Formica, il quale forniva alla Commissione tutti gli elementi a sua conoscenza ed a sua disposizione concernenti la vicenda di Ustica. Nella qualità di Ministro dei trasporti aveva provveduto il 28 giugno 80 a nominare una Commissione tecnico amministrativa di inchiesta, presieduta dal dottor Luzzatti, la cui attività si era svolta in parallelo ed in perfetto accordo con l'inchiesta dell'autorità giudiziaria; all'indomani dell'incidente, ragioni di carattere emotivo avevano condotto molti ad identificare nel cedimento strutturale dell'aereo la causa del disastro e ad imputare al Registro Aeronautico Italiano, di cui era Presidente il generale Rana, ufficiale di grande serietà e preparazione professionale, la responsabilità di carenze nei controlli prescritti; per tale motivo aveva convocato il generale Rana, suggerendogli di dare le dimissioni ove fossero emerse inadempienze da parte del RAI; egli aveva risposto tuttavia che, proprio perché la società Itavia si trovava in condizioni di difficoltà, i controlli effettuati erano stati semmai più rigorosi. Qualche giorno dopo in un successivo incontro, il generale gli aveva consegnato la documentazione attestante la regolarità dei controlli eseguiti sul velivolo, mostrandogli inoltre la trascrizione di un tracciato radar dal quale, secondo l'interpretazione dello stesso Rana, poteva desumersi la presenza di un altro aereo in prossimità del DC9, di modo che, "non si doveva perseguire la strada del cedimento strutturale del velivolo, poiché vi erano tutti gli elementi per considerare anche la possibilità della presenza di un missile". Il Parlamento era stato informato dei risultati interlocutori raggiunti dalla Commissione Luzzatti, la cui relazione preliminare del 5 dicembre 80 era sta trasmessa dall'on.le Formica in quello stesso dicembre; aveva scoraggiato la discussione sulla mozione sottoscritta da tutti i gruppi (tranne il MSI-DN), il cui primo firmatario era stato il Presidente Gualtieri, che attribuiva al difetto di manutenzione dell'aereo la causa dell'incidente; la sua prima preoccupazione era stata quella "di evitare la strada che portava ad un depistaggio obiettivo, cioè la strada del cedimento strutturale dell'aereo e ciò sulla base della documentazione fornita dal generale Rana e dalle valutazioni dal medesimo espresse"; giacchè il generale Rana aveva tratto determinate conclusioni - "avrà anche parlato con i militari o altre persone (non è pensabile che egli non avesse parlato con i responsabili dei vari Servizi)" - egli aveva avvertito tempestivamente il Ministro della Difesa, Lagorio, sull'opportunità di tenere in seria considerazione l'ipotesi del missile, precisando che i colloqui con Lagorio erano successivi all'8 luglio.

Il Presidente della Commissione nel corso della seduta richiamava la dichiarazione redatta dal generale Santucci, datata 20 aprile 89 - allegata alla relazione Pisano - nella quale l'ufficiale riferiva di avere accompagnato, nella sua qualità di Addetto aeronautico dell'Ambasciata italiana a Washington, il generale Rana ed un altro funzionario del RAI presso la Federal Aviation Agency (FAA), perché vi fosse esaminato il nastro delle registrazioni radar dell'incidente; il generale Santucci riferiva inoltre che, essendosi prestato come interprete nel colloquio tra i tecnici americani e i funzionari italiani, aveva udito distintamente gli esperti della FAA affermare che dalle registrazioni non era possibile intravedere nemmeno la traccia del DC9 dell'Itavia. Il Presidente, infine, osservava che il punto di maggior rilievo emergente da questi fatti era la disinvoltura con cui registrazioni tanto importanti ai fini dell'inchiesta erano state utilizzate dal generale Rana e portate addirittura all'estero, chiedendo al Ministro Formica se il generale Rana disponesse di una specifica autorizzazione.

L'on.le Formica affermava innanzitutto di non avere mai interferito con i lavori della Commissione d'inchiesta da lui nominata, e questa non lo aveva mai informato della sua attività d'indagine, né era tenuta a farlo. Osservava che il RAI è un ente autonomo il cui presidente non è un funzionario del Ministro e che quindi in tal veste non è obbligato a richiedere autorizzazioni per le sue iniziative. Non poteva perciò sapere per quale motivo il generale Rana si fosse recato negli Stati Uniti; ma supponeva che il tracciato che egli vide "in quei giorni", fosse quello che era stato portato in America nell'agosto dell'80; ciò che poteva affermare era che egli aveva invitato il generale Rana a mettersi a disposizione della Commissione ministeriale d'inchiesta.

Alla domanda del Presidente se avesse informato, all'epoca dei fatti, la Commissione Luzzatti dei sospetti esternatigli dal generale Rana intorno alla probabilità che fosse stato un missile ad abbattere il DC9 ed anche su quelle ipotesi che, nella seduta dell'8 luglio 80 al Senato, aveva riferito esser pervenute al Ministero, definendole peraltro fantasiose, il Ministro Formica rispondeva, sottolineando che suo dovere era trasmettere alla Commissione d'inchiesta non i sospetti, le opinioni e le ipotesi, ma soltanto le certezze documentali.

Formica, infine, rispondendo a domande poste dai commissari, affermava: il problema del recupero del relitto si era posto effettivamente, ed lo si sarebbe dovuto affrontare, subito dopo la consegna da parte della Commissione Luzzatti nell'82 delle proprie conclusioni, chiedendo tra l'altro che si procedesse al recupero; all'epoca egli però non era più Ministro dei Trasporti. Escludeva comunque che il Governo, nella sua collegialità, avesse mai discusso della questione, almeno fino al dicembre dell'81, momento in cui egli cessò di far parte della compagine ministeriale; il Consiglio dei Ministri non affrontò la questione poiché non vi erano elementi sufficientemente certi per svolgere una discussione dotata di qualche serietà. Riteneva che i Servizi si fossero attivati, perché con ogni probabilità le risposte rese al Parlamento dovevano fondarsi su informazioni provenienti dai Servizi stessi. Come riteneva accettabile una ricostruzione della vicenda che attribuiva a responsabilità sia dell'AG che del Governo per il mancato chiarimento - a distanza di molti anni - delle cause del disastro; qualora comunque si fosse supposto che, all'epoca, la volontà dei responsabili politici e delle strutture amministrative fossero in perfetta sintonia. Stimava demenziale la connessione tra Affatigato ed i servizi francesi. Aggiungeva poi di non aver mai ricevuto, nel mentre si trovava in Calabria, una telefonata da un ufficiale dell'AM - così come riportato in un articolo del "Corriere della Sera" a firma del giornalista Purgatori - in cui costui avrebbe riferito al suo segretario che "i primi elementi a disposizione, sembravano indicare che il DC9 Itavia era stato abbattuto da un missile", rappresentando di essersi recato in Calabria, come Ministro dei Trasporti, una sola volta, in occasione di un riunione compartimentale delle ferrovie. Specificava di non avere mai parlato con il Ministro della Difesa, Lagorio, della vicenda del MiG libico.

Il Ministro concludeva l'audizione affermando che, una volta esclusa l'ipotesi del cedimento strutturale e della collisione con altro velivolo, solo i Servizi potevano essere in grado di fornire risposte ad interrogativi sugli autori di un attentato o sui responsabili del lancio di un missile; i Servizi tuttavia "non sono stati capaci di darci delle indicazioni o non hanno voluto darle, o a suo tempo hanno depistato". A tal riguardo Formica faceva notare che quando si lascia trascorrere un lungo tratto di tempo senza accertare la verità, è molto più facile "sopprimere prove e uomini".

Il 20 luglio 89 - a seguito di nota del PM del 7 luglio, in cui tra l'altro quell'Ufficio avanzava richiesta di esaminare gli onorevoli Formica e Lagorio "sulle notizie acquisite nell'immediatezza del disastro e sui contatti avuti tra loro in merito ad esso" - il parlamentare veniva esaminato per la prima volta da questo Ufficio. L'on.le Formica, preliminarmente dichiarava di aver esposto quanto a sua conoscenza nel corso della seduta alla Commissione stragi del 29 giugno 89; ribadiva che nella immediatezza del fatto aveva provveduto a nominare la Commissione d'inchiesta tecnico-formale cui chiamò come presidente il dottor Luzzatti; osservava che prima dell'8 luglio 80 aveva avuto un colloquio con il generale Rana, Presidente del RAI "il quale mi mostrò una fotocopia di un foglio sul quale erano riportati dei tracciati: il generale Rana mi fece presente che non era opportuno abbracciare sic e sempliciter la tesi del cedimento strutturale dell'aeromobile, che allora era la più accreditata stante le difficoltà finanziarie in cui si dibatteva la società Itavia, ma che dall'esame del tracciato poteva pensarsi anche ad altra causa, quale l'impatto esterno con un missile o un meteorite"; precisava, in relazione all'articolo del giornalista Purgatori apparso sul "Corriere della Sera" del 27 aprile 88, relativo ad una presunta telefonata ricevuta da un suo segretario mentre si sarebbe trovato in Calabria, pochi giorni dopo l'incidente di Ustica, di essere stato in Calabria nel marzo dell'81 e non nell'80 e che pertanto l'episodio riferito dal giornalista doveva stimarsi frutto di pura invenzione.

L'on.le Formica, nell'occasione, consegnava al GI una sua lettera datata 27.04.88 indirizzata al Direttore del "L'Espresso" in cui segnalava che le parti virgolettate nell'articolo a firma del giornalista Scialoja erano "la forzatura del mio pensiero" e che il riferimento del generale Rana sulla possibilità che non potesse essere esclusa l'ipotesi dell'impatto con un missile, non era altro che la formulazione di una ipotesi, di cui aveva informato il Ministro della Difesa.

Va osservato che tra la documentazione della Commissione Luzzatti è stato rinvenuto un biglietto manoscritto a firma del Presidente Luzzatti in cui questi registrava, alla data del 3 luglio 80, di aver comunicato all'ing. Fiorini del RAI ed al comandante Chiappelli dell'Itavia i risultati radar, che così venivano sintetizzati: "1°) Cessa segnale transponder; 2°) Appaiono ulteriori tracce sul primario divise in due maggiori ed altre".

Il 24 ottobre 89 la Commissione Stragi procedeva ad una nuova audizione dell'on.le Formica. Il parlamentare preliminarmente, dopo avere esposto, in linea generale, le competenze del Ministro dei Trasporti, precisava che "in accordo con il Presidente del Consiglio dell'epoca, il Presidente Cossiga, molto sensibile a questo evento - decisi di invitare la Commissione tecnico-amministrativa a redigere una prerelazione non appena avesse acquisito gli elementi". La prerelazione presentata al Parlamento alla fine dell'anno 80 "espresse un giudizio iniziale molto importante: escluse di fatto l'ipotesi del cedimento strutturale, cioè quello che all'inizio sembrava essere un convincimento molto diffuso al punto che venne indicata la possibilità che a causare la caduta fosse stato un corpo estraneo o anche un missile", precisando che tale affermazione non aveva suscitato un grande interesse nell'opinione pubblica, nella stampa e nel Parlamento, al quale interessava più l'aspetto relativo alle condizioni finanziarie e gestionali dell'Itavia che non le cause che avevano determinato la caduta dell'aereo; osservava che la scarsa attenzione mostrata sia dall'opinione pubblica che dal Parlamento era causata dal drammatico periodo che attraversava l'Italia, gravemente colpita da tre eventi straordinari, "della caduta dell'aereo, della strage alla stazione di Bologna del mese di agosto, del terremoto dell'Irpinia del mese di novembre"; rilevava che la revoca delle concessioni all'Itavia scaturiva dalla rinuncia all'esercizio dell'attività da parte della stessa compagnia a partire dal 12 dicembre 80.

Dopo aver ribadito di non essere mai intervenuto sui lavori della Commissione presieduta da Luzzatti, con il quale mai aveva avuto occasione di interloquire, chiariva, in risposta ad un quesito posto dal Presidente, che la tesi del cedimento strutturale avanzata da apparati dello Stato doveva essere fondata o "su grandi prove e convinzioni (che mi pare non siano emerse neanche dopo 10 anni) oppure serviva a coprire"; ricordava che tale posizione sostenuta sia dalle autorità militari che dai Servizi, era propugnata anche dal generale Fazzino.

Relativamente alle dichiarazioni del generale Santucci alla Commissione Pisano - che a parere di un commissario rientravano nel tentativo di screditamento del generale Rana - osservava che in questa vicenda si trovavano, da una parte, il generale Rana "persona di grande valore, di grande serietà, di grande scrupolosità ed onestà", dall'altra, "la fonte che lo accusa, invece è, non dico sospetta, ma sicuramente una fonte che si inseriva all'interno di una solidarietà, che certo non ha dato un grande contributo all'accertamento della verità".

Rispondendo alla domanda di un commissario che ricordava un intervento dell'on.le Formica in occasione di un convegno tenutosi a Firenze l'8.03.86 sul tema "Stragi: le ragioni e l'impunità", in cui aveva addebitato la genesi delle stragi alla limitata sovranità dell'Italia rispetto agli alleati, facendo altresì esplicito riferimento alle scorribande dei servizi segreti arabi e israeliani in Italia, dichiarava la propria convinzione che ad alcune questioni "di strategia della tensione nel nostro paese non erano estranee forze di carattere internazionale".

Relativamente alla ipotesi prospettatagli dal generale Rana, ribadiva di averla comunicata al Ministro della Difesa Lagorio, rilevando però che, nonostante la sua prospettazione in Parlamento ed i contenuti della prerelazione della Commissione Luzzatti, la posizione dei Servizi e dell'amministrazione militare era stata sempre "categorica", tantochè lo Stato Maggiore dell'Aeronautica aveva trasmesso una comunicazione ufficiale in cui si "escludeva categoricamente l'ipotesi del missile".

Come per Lagorio, anche per l'audizione di Formica in Commissione Stragi, del 24.10.91 lo SMA redigeva una nota elencando gli aspetti positivi e negativi per la Forza Armata emersi dall'atto. Tra gli aspetti negativi venivano indicati, tra l'altro: la posizione del cedimento strutturale sostenuta dalle autorità militari e giudiziarie "la quale era fondata su gravi prove e convinzioni (che mi pare non siano emerse neanche dopo 10 anni) oppure serviva a coprire" le affermazioni del generale Rana, persona ritenuta seria, onesta e corretta che riferisce di non scartare l'ipotesi dell'impatto con un missile a fronte delle dichiarazioni di un ufficiale che invece è in qualche modo coinvolto nella vicenda (il riferimento è al generale Santucci); la posizione dei Servizi e delle Autorità militari che indicavano nel cedimento strutturale la causa dell'incidente; il categorico atteggiamento delle autorità militari che fecero giungere anche una comunicazione ufficiale in cui escludevano l'ipotesi del missile.

Formica veniva sentito nuovamente anche da questo giudice Istruttore il 28 febbraio 95 in relazione all'intervento di Bisaglia in occasione della riunione del CIIS svoltasi il 5 agosto 80 a seguito dell'attentato alla stazione ferroviaria di Bologna del 2 agosto precedente. Bisaglia aveva sostenuto, come noto, la possibilità di un collegamento tra l'incidente aereo al DC9 e l'attentato alla stazione ferroviaria di Bologna. Nella minuta del verbale del CIIS redatta dal Segretario Generale del CESIS, prefetto Pelosi, veniva registrato, dopo l'intervento di Bisaglia che "colleg. fra incidente aereo DC9 e esplosione a Bologna", l'intervento dell'on.le Formica: "per l'aereo i primi accertamenti ipotizzano una forte esplosione o una collisione - c'è già un primo rapporto".

Formica dichiarava di non ricordare l'intervento precisando che "di certo non era suffragato da elementi concreti, ché altrimenti avrebbero suscitato l'attenzione dei Ministri dell'Interno e della Difesa e dei responsabili dei Servizi e delle Polizie".

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