1.2. Le dichiarazioni del Ministro della Difesa.

Dalle dichiarazioni rese sia a questa AG che alla Commissione Stragi emerge che Lagorio fornisce una panoramica dell'attività svolta sull'evento, ponendo in evidenza, come si vedrà più innanzi: la preoccupazione che si fosse trattato di una collisione con aerei militari; la disposizione data agli Stati Maggiori, in particolare a quello dell'AM, di verificare eventuali responsabilità militari, da cui i ripetuti ordini di "rivoltare la Difesa come un guanto"; la inefficienza del S.I.S.MI tanto da ritenere opportuno di non investire questo Servizio della vicenda.

Le dichiarazioni di Lagorio venivano raccolte da questo GI, una prima volta, in data 28 giugno 88. Nell'occasione egli riferiva: che dopo esser venuto a conoscenza della caduta del DC9 dell'Itavia, era stato informato dallo SMA sulla "assenza di velivoli militari italiani e alleati in zona e di esercitazioni aeronavali"; che ai nastri di Marsala fu imposta la riservatezza soltanto al riguardo del funzionamento del sistema radaristico perchè "coperto dal segreto militare", imposto dal collegamento dell'impianto al sistema di difesa NATO, e che comunque lo Stato Maggiore dell'Aeronautica - a seguito della richiesta di autorizzazione dell'AG rivolta al Ministro della Difesa e ancor prima che il Ministro formulasse la relativa autorizzazione - aveva già autorizzato la consegna del nastro; di avere appreso che nella zona di caduta dell'aereo erano stati rinvenuti "una serie di indumenti ed oggetti la cui appartenenza all'aereo non era certa"; che dispose al riguardo accertamenti a cura dello SMD, il quale aveva precisato "attraverso la Marina che gli oggetti erano stati recuperati e trasportati a Palermo e che comunque dal loro stato si desumeva un lungo periodo di immersione, il che faceva escludere il loro coinvolgimento con il sinistro"; di aver appreso, nei primi giorni di luglio 80 in occasione di un suo intervento in Senato per rispondere alle interrogazioni sull'argomento, dall'allora Ministro dei Trasporti, Formica, della "esistenza della tesi del missile" senza però che costui gli fornisse riferimenti più precisi; di escludere che il S.I.S.MI gli trasmise "rapporti o relazioni sull'incidente di Ustica", in quanto, se ciò fosse accaduto, "la circostanza avrebbe destato in me allarme e la cosa mi sarebbe rimasta impressa" e che il generale Santovito, Direttore del S.I.S.MI, nel corso degli incontri, non ebbe mai a riferirgli nulla sulla vicenda di Ustica.

Il 6 luglio 89 Lagorio nel corso delle dichiarazioni rese alla Commissione Stragi dichiarava di aver immediatamente sospettato che l'evento potesse essere stato causato da una collisione con "un nostro velivolo militare", giustificando tale sospetto con le denunce di mancate collisioni riferite dai piloti civili; di ricordare che il Ministro Formica, mentre usciva da un'audizione in Senato, gli avesse detto: "Forse bisognerà mettere in conto anche l'ipotesi di un missile", ma che, avendogli richiesto di eventuali riscontri all'ipotesi, quegli avesse risposto che si trattava soltanto di una voce; e che l'ipotesi, comunque, "non trovava presso di noi alcun riscontro"; di avere appreso alla fine di giugno che "nella zona della sciagura erano stati trovati in mare resti di un aereo sconosciuto" e che gli accertamenti disposti dal capo di Stato Maggiore della Difesa avevano verificato che resti di velivolo erano stati raccolti dall'incrociatore Andrea Doria, ma che ad un primo esame quei materiali mostravano segni di una lunga permanenza in mare; di avere immediatamente risolto il problema del "segreto militare", in quanto quest'ultimo concerneva soltanto il funzionamento complessivo del sistema radaristico, collegato al sistema Nadge della NATO.

Relativamente ai Servizi di sicurezza dichiarava di non averli allertati, in primo luogo, perché stimati "deboli, male organizzati, privi di tecnologie, dispersi in modo incoerente sul territorio d'azione, senza autorità e senza credibilità negli affari internazionali, perché ripetutamente devastati dagli scandali. Tenni perciò con i loro capi un atteggiamento di rapporto gerarchico stretto e formale", e di essersi trovato meglio dopo l'epurazione dei militari appartenenti alla P2; in secondo luogo, perché le direttive di indirizzo politico ai Servizi spettano al Presidente del Consiglio e non al Ministro della Difesa che ha il compito di sovrintendere alla buona organizzazione delle strutture di controspionaggio; ed infine, in quanto "mentre è in corso l'azione della Magistratura un'azione parallela dei Servizi, autonoma e indipendente dalla Magistratura, guidata o ispirata dai politici rischia di ingenerare il sospetto - e altre volte è accaduto - che i Servizi inquinino il lavoro della Magistratura". Con riferimento ai Paesi alleati ricordava di aver richiesto "informazioni alle autorità militari dei paesi vicini per poter accertare se nella zona di Ustica, in mare o in cielo, si erano svolte esercitazioni militari o, comunque, attività militari. La risposta fu negativa". Precisava, inoltre, che le notizie erano state richieste tramite la "Difesa e non attraverso il S.I.S.MI, almeno questo è quello che mi risulta. Le posso assicurare che è stato meglio così, perché se tali notizie le avesse richieste il S.I.S.MI non ci avrebbero neanche risposto", aggiungendo che "considerando le condizioni in cui si trovava il Servizio, un Ministro doveva usare cautela nell'affidare ad un tale organismo un compito così importante, perché i risultati rischiavano di essere nulli o modesti". Specificava di non essere a conoscenza "di un rapporto dei Servizi sulla responsabilità di Affatigato", chiarendo che i Servizi, riferendosi al S.I.S.MI, nulla gli riferirono su Ustica né su richiesta né di iniziativa; di aver trasmesso al Presidente del Consiglio, a seguito delle dichiarazioni del Presidente dell'Itavia che segnalava che l'aereo era stato colpito da un missile, e dopo aver fatto rovesciare la Difesa come un "guanto", un circostanziato rapporto; che il Consiglio dei Ministri, almeno durante le riunioni a cui prese parte, non discusse mai della vicenda di Ustica, la quale venne incidentalmente trattata solo in una riunione del CIIS del dicembre 80.

Ma si deve però notare che l'ammiraglio Torrisi, nel corso della audizione in Commissione Stragi resa in data 23 novembre 89, escluse però di aver avuto disposizioni dal Ministro Lagorio di "rivoltare" lo Stato Maggiore Difesa.

Sulla caduta del MiG libico il Ministro dichiarava di confermare l'intervento reso in Parlamento il 31 luglio 80, precisando di non essere stato informato, in vista del dibattito parlamentare, che il giorno della caduta del MiG libico era in corso una esercitazione militare; precisava, inoltre, che la vicenda era stata chiusa con molta celerità al fine di evitare di far nascere un "casus" con la Libia.

Quel 31 luglio 80 il Ministro della Difesa in effetti si era presentato alla Camera per riferire sulla vicenda della caduta del MiG libico, ed aveva affermato che "il sistema di difesa aerea al momento dell'incidente era efficiente e in normale stato di allerta in tutte le sue componenti", ma che ciò nonostante "la presenza del MiG libico non era stata rilevata".

Lagorio veniva nuovamente riascoltato dalla Commissione Stragi nella seduta del 15 ottobre 91. Nell'occasione rendeva dichiarazioni in linea con quanto in precedenza reso. Riaffermava che era stata sua preoccupazione che il disastro potesse essere stato causato dalla collisione con un velivolo militare, e da ciò la necessità di rivoltare come un guanto la Difesa; precisava di aver ricevuto dai Comandi alleati e dall'Aeronautica risposte negative su eventuali attività volative nella zona del disastro; escludeva di aver ricevuto rapporti dal S.I.S.MI, eccetto eventuali note di "routine", tra cui un appunto diretto alla sua attenzione (documento che gli viene contestato da un commissario), in cui erano contenute notizie che "erano già in mio possesso sulla base dei rapporti della Difesa Aerea"; affermava di aver ricevuto richieste di notizie su Ustica dal Presidente del Consiglio Forlani, in occasione di una riunione del CIIS nel dicembre 80, in quanto cominciavano a circolare le voci sulle ipotesi del missile; escludeva che l'AM avesse compiuto l'analisi dei nastri di registrazione radar; confermava di non aver appreso la notizia sulla falsa rivendicazione di Affatigato attraverso i canali ministeriali.

Alle contestazioni di un commissario che evidenziava che il 3° Reparto dell'AM in data 20 dicembre 80 aveva trasmesso allo Stato Maggiore della Difesa "un rapporto violentissimo" sul fatto che venisse ventilata sui giornali l'ipotesi del missile e che ciò venisse "dichiarato anche esplicitamente dal Ministro Formica in Parlamento", e che in quel rapporto per dissipare questa ipotesi si affermava che non c'era stata alcuna esercitazione di navi e velivoli della 6ª Flotta USA come dichiarato da un messaggio allegato al rapporto, Lagorio dichiarava che si trattava di uno "sfogo di un reparto dello Stato Maggiore, che rimaneva carta interna agli uffici e non diventavano atti politici del Ministro della Difesa". Il medesimo, preso atto che quel rapporto era stato trasmesso dal SIOS al magistrato inquirente, chiariva che "il 2° Reparto non è stato certamente autorizzato a trasmettere queste carte al magistrato".

Lagorio, preso atto delle osservazioni di un commissario, secondo cui il 17 dicembre 80 il Governo attraverso il rappresentante ai Trasporti, on.le Formica, aveva trasmesso al Parlamento alcune risposte ad interrogazioni, anticipando quelle che sarebbero state le conclusioni della Commissione Luzzatti, ed affermando testualmente: "Credo che quella del missile resti un'ipotesi più probabile delle altre, della collisione e del cedimento strutturale"; che il 18 dicembre 80 il Servizio aveva trasmesso un appunto in cui si sottolineava che l'Aeronautica riteneva che si fosse trattato di un cedimento strutturale; che il 20 dicembre era stata prodotta la lettera di indirizzo del 3° Reparto: preso atto, si diceva, di quanto sopra dichiarava che il Governo nella sua collegialità aveva affrontato il problema nella riunione del CIIS a dicembre e che la "bilateralità di rapporti e questa convergenza di opinioni tra il S.I.S.MI. ed il SIOS sono cose sulle quali conviene ancora oggi puntare l'attenzione".

In effetti così in estratto del resoconto della riunione del CIIS del 19.02.80: "In una parentesi della discussione l'on.le Lagorio, in ordine alle recenti notizie comparse anche sulla stampa, relative alle possibili cause dell'incidente occorso al DC9 dell'Itavia nel giugno scorso, ha escluso che un missile delle Forze Armate italiane o della NATO abbia potuto provocare il disastro".

Lagorio, relativamente alla vicenda del MiG libico dichiarava che la gestione politica dell'affare fu assunta dal Ministero degli Esteri, che "non faceva altro che darmi delle direttive; quando alla fine il Ministero degli Affari Esteri decise di restituire il velivolo - due mesi dopo, quando la Commissione mista aveva terminato il suo lavoro - mi comunicò che il velivolo sarebbe stato restituito"; il caso del MiG libico "fu chiuso in 2 mesi, parte dell'aereo fu restituito e il pilota fu restituito per ragion politica" e per la stessa "ragion politica" le argomentazioni libiche sulla caduta del MiG vennero rese credibili dalla Commissione d'Inchiesta.

Ma l'on.le Colombo, sentito dalla commissione stragi in data 24 ottobre 91, smentiva le dichiarazioni di Lagorio, precisando che "questa ragione politica non esiste e se qualcuno lo dice fuori di qui lo smentirò personalmente: non c'è alcuna ragione politica che abbia determinato queste mie iniziative. Possono esserci state comprensioni di specifici problemi, ma questo è ben diverso dall'esistenza di una ragione politica tale da determinare un atteggiamento particolare. Lo smentisco categoricamente".

Tra le carte sequestrate al generale Nardini è stato rinvenuto un prospetto concernente gli aspetti positivi e negativi delle dichiarazioni rese da Lagorio alla Commissione Stragi nella seduta del 15 ottobre 91.

Tra gli aspetti negativi vengono riportate innanzitutto le affermazioni del Commissario Macis, secondo cui l'orientamento del SIOS/A portava ad indicare nelle carenze strutturali del velivolo la probabile responsabilità dell'evento (di ciò è stata trovata conferma nell'appunto del S.I.S.MI datato 18.12.80 trasmesso all'on.le Mazzola, in cui al punto "b" si legge "l'orientamento del SIOS Aeronautica, avanzato in via riservata, che portava ad individuare nelle carenze strutturali del velivolo la causa del disastro). Quindi le dichiarazioni di Lagorio valutate come negative dalla Forza Armata: 1 - la richiesta del Ministro, avanzata all'AM, che non si facesse alcun commento sulle possibili cause del disastro; 2 - la convergenza di opinioni e la bilateralità dei rapporti tra il S.I.S.MI ed il SIOS che "sono cose sulle quali conviene ancora oggi puntare l'attenzione"; 3- le riunioni del Ministro con gli Stati Maggiori, che a seguito della caduta del MiG libico, furono tempestose "perché era il colmo che un velivolo militare straniero potesse entrare nel nostro spazio aereo e si dicesse candidamente che non si era visto" e giustificando l'intrusione del velivolo, in primo luogo a causa dell'obiettivo dell'apparato difensivo che era rivolto verso Est e non verso Sud, cosa che mandò in bestia il Ministro, che ribatté dicendo che la guerra dei sei giorni tra Israele ed i Paesi arabi nulla aveva insegnato, in secondo luogo "che non c'erano soldi per coprire il paese, specialmente al Sud, con un'adeguata rete radar e che i macchinari erano obsoleti"; 4 - "se il MiG non è caduto il 18 luglio ma il 27 giugno, è chiaro che siamo di fronte ad un enorme complotto non solo delle autorità militari italiane ma anche di strutture militari di altri paesi a struttura aperta"; 5 - "Mi fu anche detto (ma bisognerebbe trovarne conferma) che dall'analisi della cosiddetta scatola nera si ricavavano dei segnali, dei rumori, come se questo velivolo fosse stato coinvolto, diciamo, per semplificare, in una sparatoria. Queste furono le prime notizie che arrivarono dalle autorità militari. Successivamente la commissione italo-libica, che ha condotto i suoi lavori per due mesi, è arrivata alla conclusione di avallare quanto veniva raccontato dalle autorità libiche"; 6 - il caso fu chiuso in due mesi, parte dell'aereo fu restituito e il pilota fu restituito "per ragion politica".

Da ciò si può ben notare che all'Aeronautica non furono gradite le dichiarazioni rese all'ex Ministro della Difesa alla Commissione Stragi.

Il 16.01.92 Lagorio veniva nuovamente sentito da questo GI. In tale occasione il teste rendeva dichiarazioni che nulla aggiungevano rispetto a ciò che aveva dichiarato in precedenza.

Queste in sintesi le dichiarazioni rese dal Ministro Lelio Lagorio fino al 92. Alcune di queste prime dichiarazioni non hanno trovato conferma dalla documentazione acquisita.

In particolare: - il Ministro Lagorio afferma che il problema del segreto militare sui nastri della Difesa aerea emerso nel luglio 80 venne risolto in quanto si doveva ritenere classificato solo il sistema e non le registrazioni, ma che comunque questa sua decisione fu ininfluente in quanto lo SMA aveva "già in precedenza consegnato al Procuratore della Repubblica di Roma i nastri di Marsala e lo aveva fatto sulla base della mia iniziale direttiva di mettere tutto a disposizione del magistrato".

Quanto riferisce il Ministro non è esattamente quello che è accaduto. Per meglio chiarire il punto si deve ricostruire, anche se per l'ennesima volta, la cronologia della vicenda sulla base sia degli atti processuali che di quelli acquisiti al Gabinetto della Difesa.

Il 5 luglio 80 il PM di Palermo emette un decreto di sequestro, con delega di esecuzione al Gruppo dei CC. di Palermo comandato dal tenente colonnello Francesco Valentini, concernente le registrazioni delle intercettazioni dei radar militari comunque operanti sul Tirreno dalle ore 20.00 alle ore 23.15 del 27 giugno; il 7 luglio 80 il Gruppo Carabinieri di Palermo trasmette un telegramma al comando della 3Regione Aerea di Bari, informandolo della richiesta dell'AG, aggiungendo, rispetto al testo della richiesta dell'AG le parole "con particolare riferimento at allineamento Latina-Ponza-Palermo", e chiedendo, infine, di accentrare il materiale presso il Comando di Bari; il 12 luglio 80 il tenente colonnello Valentini trasmette un'informativa al PM di Palermo sulla necessità di una comunicazione da parte dell'AG al Ministero della Difesa in ordine al sequestro delle registrazioni radar; il 16 luglio 80 il PM di Roma emette un provvedimento di sequestro delle registrazioni su nastro magnetico dei tracciati del radar della Difesa Aerea operante nella zona compresa tra Latina-Ponza-Palermo; il 21 luglio 80 il decreto di sequestro viene notificato dalla Guardia di Finanza al colonnello Fiorito De Falco dell'ITAV; il 22 luglio 80 il colonnello Fiorito De Falco consegna alla Guardia di Finanza, tra l'altro, lo stralcio delle registrazioni dei tracciati radar della Difesa aerea di Licola e Marsala; il 4 agosto 80 il PM di Palermo comunica al Gabinetto della Difesa - su delega del PM di Roma - di aver disposto il 5 luglio il sequestro delle registrazioni radar; il 16 agosto 80 il Gabinetto della Difesa chiede allo SMA ed all'Ufficio legislativo un parere sulla eseguibilità del decreto di sequestro della Procura di Palermo; il 18 agosto 80 l'Ufficio legislativo della Difesa risponde che non ravvisava motivi di opposizione alla esecuzione del decreto di sequestro; il 26 agosto 80 lo SMA - 3° Reparto comunica che il materiale richiesto dal sostituto procuratore di Palermo risultava già consegnato alla Guardia di Finanza delegata dal sostituto procuratore di Roma, in data 22 luglio 80; il 28 agosto 80 il sostituto di Palermo informa il Comando Gruppo dei CC. di Palermo di avere informato il Gabinetto della Difesa sollecitando l'esecuzione del provvedimento; il 6 settembre 80 il comando del Gruppo CC. di Palermo trasmette all'ITAV una nota con la quale sollecita l'acquisizione delle registrazioni radar chiedendo presso quale ufficio avrebbe dovuto ritirarli, avendo il comando dell'Aeroporto di Trapani Birgi informato che il materiale richiesto era stato trasmesso all'ITAV; il 9 settembre 80 l'ITAV comunica al Comando Gruppo di Palermo che la documentazione inviata da Trapani-Birgi era stata consegnata in data 22 luglio alla Guardia di Finanza delegata dalla Procura di Roma; il 3 ottobre 80 il sostituto procuratore di Roma si reca direttamente nella sede del 35° CRAM di Marsala ed acquisisce materialmente i nastri magnetici contenenti le registrazioni del radar di Marsala. La consegna veniva effettuata dal comandante del 35° CRAM, maggiore Montinaro, il quale nel verbale di consegna dichiara di consegnare il materiale richiesto dopo avere avuto autorizzazione telefonica del colonnello Sidoti del 3° reparto dello SMA, prevenendo "inoltre il comparente che il materiale assegnato contiene notizie ed informazioni coperte da segreto militare". Nell'appunto interno dello SMA - 3° Reparto datato 3 ottobre 80, diretto al Sottocapo di Stato Maggiore, generale Ferri, si precisa che la richiesta del sostituto procuratore di Roma era stata portata a conoscenza del Ministro della Difesa dal sostituto procuratore di Palermo; che al primo erano state già consegnate dall'ITAV gli stralci delle registrazioni radar di Licola e Marsala; che il 2° Reparto aveva espresso - probabilmente per le vie brevi - nulla osta alla consegna dei nastri delle registrazioni radar di Marsala richiesti; che al vice comandante del 35° CRAM di Marsala erano state date direttamente dallo SMA le seguenti istruzioni: "Consegnare i nastri richiesti, facendosi rilasciare ricevuta contenente la specificazione che si tratta di materiale militare "riservato" e che pertanto deve essere trattato come tale, secondo le norme in vigore".

Da quanto sopra si può pertanto affermare che i nastri di registrazione del radar militare di Marsala sono stati consegnati all'AG di Roma in data 3 ottobre 80 (le richieste risalivano al 5 e 16 luglio 80) cioè dopo che lo stesso magistrato per il tramite del Sostituto di Palermo li aveva sollecitati, dopo che il Gabinetto del Ministero della Difesa aveva ricevuto espresso benestare sia dallo SMA che dall'Ufficio legislativo della Difesa (agosto 80), dopo che nella stessa data del 3 ottobre il vice comandante del 35° CRAM ricevette le opportune autorizzazioni e ciò a significare che prima di quella data il 35° CRAM nessun input di comportamento aveva ricevuto dallo SMA. Solo in data 15 ottobre 80 - dopo 12 giorni dall'acquisizione dei nastri - il sostituto procuratore di Roma richiede allo SMA se i contenuti dei nastri contenessero materiale coperto da "segreto militare". Lo SMA risponde alla richiesta del magistrato precisando che sono da considerare coperte dal "segreto militare" tutte le informazioni di carattere tecnico, le coordinate geografiche relative alla posizione del radar e parte del software di sistema.

Alla luce di questa cronologia si può pertanto affermare che la dichiarazione del Ministro Lagorio non è esatta, in quanto non corrisponde alla realtà dei fatti che lo SMA avesse consegnato i nastri ancor prima che giungessero le autorizzazioni del Ministero alla consegna. I nastri vennero consegnati il 3 ottobre 80 e prima di quella data nessuna comunicazione venne fornita al magistrato. Pertanto fino a quella data i nastri di registrazioni di Marsala, già richiesti prima dall'AG di Palermo e poi da quella di Roma, sono rimasti nella disponibilità del 35° CRAM di Marsala.

A ciò va anche aggiunto che in una nota classificata "Segreto" del Segretariato generale della NATO, trasmessa alla Presidenza del Consiglio dei Ministri nel gennaio 89 e acquisita dagli atti della Commissione Pratis, si rileva "che tutte le registrazioni che sarebbero state normalmente trattenute al Centro Operazioni di Settore (SOC) sono state consegnate alle Forze Aeree italiane nel luglio 80, e successivamente consegnate al magistrato italiano". Pertanto, a seconda di quanto precisato in questa nota, le registrazioni della Difesa NATO sarebbero state consegnate soltanto a luglio dell'80. Di questa circostanza nessuno ha mai fatto riferimento tantomeno il Ministro della Difesa.

Il Ministro Lagorio afferma di non avere interessato il S.I.S.MI in quanto ritenuto inefficiente. Nel corso nella prima audizione in Commissione Stragi, si mostra categorico in tale affermazione, mentre nel corso della seconda audizione modifica il senso delle sue parole, riferendo di non escludere che il Servizio gli abbia potuto fornire notizie di routine. In vero il S.I.S.MI sull'evento non è stato inattivo; anzi tutt'altro. E' sufficiente rammentare, come già s'è scritto, che il S.I.S.MI alla data del 10 luglio trasmetteva al Ministro un appunto sull'evento, quasi una sorta di punto di situazione; a fine luglio si verificava quell'attivismo che porterà il S.I.S.MI ad acquisire direttamente a Martina Franca i dati radaristici sull'evento e sul MiG libico; ad agosto i dati radaristici venivano analizzati - su richiesta dello stesso S.I.S.MI - dal SIOS/A; e con appunto al Direttore del Servizio, datato 28 agosto, si precisava che "le risultanze informative finora acquisite e l'analisi dei dati di plottaggio fanno categoricamente escludere l'ipotesi di possibili collisioni del DC9 in questione con altro velivolo, ancorché non identificato, per cui restano da vagliare altre ipotesi diverse da quella suddetta"; a dicembre dell'80 trasmetteva al Sottosegretario con delega ai Servizi, Mazzola, un appunto riepilogativo sulla vicenda in cui, tra l'altro, si evidenziavano "le valutazioni del SIOS/A avanzate in via riservata che portano ad individuare nelle carenze strutturali del velivolo le cause del disastro" e si concludeva precisando che "tutte le ipotesi appaiono verosimili anche se trova maggior credito quella che addebita l'incidente al cedimento strutturale del velivolo".

Da ciò si rileva, pertanto, che il Ministro Lagorio attivò il S.I.S.MI o quantomeno venne informato dal Servizio sull'attività svolta in direzione dell'evento di Ustica; e che non si trattava di notizie di routine, ma bensì di un insieme di specifiche attività informative, che terminavano con l'esclusione dell'ipotesi della collisione con altro velivolo.

Dalle dichiarazioni rese dal Ministro sembra evincersi una certa presa di distanza dall'attività svolta dal Servizio, la cui inefficienza riferita da Lagorio non ha trovato alcuna conferma nelle relazioni del Governo presentate al Parlamento sulla attività dei Servizi di informazione. Tra l'altro, il Ministro nella audizione alla Commissione P2 resa in data 27.04.82 non fa alcun riferimento a questa inefficienza, anzi precisa - in merito agli ufficiali risultati iscritti alla P2 - che "una valutazione complessiva del comportamento degli ufficiali compresi nella lista Gelli mi porta alla conclusione che non vi sia stata da parte di questi ufficiali un'attività estranea deviata rispetto ai doveri propri dello status militare di questi appartenenti alle forze armate".

Perplessità analoghe si rilevano anche nella relazione del Presidente della Commissione Stragi comunicata alle Camere in data 1° ottobre 90, ove si legge: "L'audizione di Lagorio creò un altro problema. Richiesto se per assumere informazioni e per approfondire la conoscenza dei fatti fossero stati attivati i Servizi, il Ministro della Difesa, che pure aveva detto di avere dato ordine di "rivoltare la Difesa come un guanto" per sapere cosa poteva essere successo, rispose di non averli attivati perché "deboli, male organizzati, privi di tecnologie, dispersi in modo incoerente sul territorio di azione, senza autorità e senza credibilità negli affari internazionali".

La dichiarazione creò la necessità di approfondire questo aspetto. Fu solo un anno dopo la sciagura del DC9 che i Servizi furono investiti dallo scandalo della P2. All'epoca i Servizi erano stati appena riformati. Perché Lagorio colpiva il S.I.S.MI, proprio il Servizio che dipendeva dal suo Dicastero, con un giudizio così devastante? Di un giudizio così critico non c'è traccia nei documenti ufficiali dell'epoca (in particolare nelle relazioni semestrali inviate dalla Presidenza del Consiglio al Parlamento), né nei ricordi di chi aveva il compito di vigilare sui Servizi.

Il senatore Mazzola, il sottosegretario all'epoca addetto ai Servizi, ha dichiarato di non avere mai sentito esprimere nell'80 valutazioni di questo tipo e di questa portata. Ci si domanda di conseguenza quale fosse il significato della presa di distanza a posteriori di Lagorio dai Servizi. Lagorio non poteva non sapere che il S.I.S.MI non solo era stato attivato, ma che aveva un ruolo assai rilevante nella vicenda. S'è vista in precedenza l'attenzione portata dal S.I.S.MI addirittura alla lettura dei dati radar e alla loro interpretazione. E s'è accertato che non tenne per sé le risultanze.

Quella di Lagorio apparve alla Commissione una posizione difficile da sostenere. Quando gliene fu richiesta ragione, Lagorio rispose: "Io ho lavorato solo con gli Stati Maggiori". Tale frase non poteva che essere interpretata nel senso che il Ministro non intendeva discostarsi in alcun modo dalla linea ufficiale dell'Aeronautica e della Difesa. Questa linea non "portava" i dubbi e le incertezze che i Servizi (quelli d'informazione e d'arma) avevano fatto affluire agli Stati Maggiori. Quindi ci fu la necessità di minimizzare il ruolo dei Servizi, fino a farli scomparire o dichiararli inaffidabili".

Il senatore Mazzola in una missiva datata 26.07.89 diretta al Presidente della Commissione Stragi scrive "Ho appreso dai giornali nei giorni scorsi e poi dalla tua lettera, che la decisione di non attivare il S.I.S.MI sarebbe stata presa dal Ministro Lagorio in quanto riteneva "il Servizio debole, male organizzato, tecnologicamente assai arretrato, privo di autorità e di credibilità a livello internazionale". Debbo dire che la cosa mi sorprende in quanto all'epoca dei fatti in questione il Ministro Lagorio non avvertì di questa sua decisione la Presidenza del Consiglio, non esternò queste sue convinzioni sull'inefficienza del S.I.S.MI e tantomeno propose avvicendamenti al vertice del Servizio o provvedimenti cautelari". Analoga risposta viene fornita alla Commissione Stragi dal CESIS con missiva del 29 luglio 89.

Il Ministro Lagorio riferisce che Santovito non ebbe mai a riferirgli nulla su Ustica in occasione delle sue visite. Invece, dagli atti acquisiti dal S.I.S.MI si rileva in calce all'appunto datato 28 agosto 80 concernente l'evento e di cui sopra si è fatto cenno, una annotazione apposta dal generale Santovito, in cui dava atto di aver parlato con il Ministro.

Il Ministro Lagorio afferma di aver tenuto un "rapporto gerarchico stretto e formale" con i capi dei Servizi. Dalla agenda sequestrata alla vedova del generale Santovito si rilevano alle date del 19 agosto, 7 ottobre e 18 dicembre tre incontri conviviali dei coniugi Santovito con il Ministro Lagorio. Al primo - a casa dei Santovito - con la presenza di altro ospite, l'ammiraglio Torrisi; il secondo - sempre a casa dei Santovito - con la presenza dei generali Cappuzzo, Poli e Giannini; l'ultimo con i collaboratori del generale Santovito e l'on.le Mazzola. Indicativa risulta, peraltro, la deposizione resa dal teste Pelaia al GI di Venezia in data 10.02.86: "il Santovito era in ottimi rapporti con Ruffini e Lagorio nonché con Mazzola. Fu il Lagorio che intervenne presso il Lugaresi al fine di far desistere costui da provvedimenti restrittivi nei confronti del Santovito riguardanti il ritiro dell'autovettura e dell'appartamento privato di via Flaminia".

Il Ministro Lagorio afferma di essersi trovato meglio alla Difesa dopo l'allontanamento dei militari appartenenti alla P2.

Al fine di valutare meglio questa affermazione dell'on.le Lagorio torna utile riportare quanto rilevato dal PM di Bologna nella requisitoria del procedimento penale sulla strage del 2 agosto. Quella Procura segnalava la testimonianza della Maestra della Gran Loggia tradizionale femminile d'Italia secondo cui sarebbero esistiti numerosi riscontri sui rapporti Salvini-Lagorio e Gelli-Lagorio; evidenziava i rapporti Pazienza-Lagorio riportando le dichiarazioni di Alvaro Giardili al PM di Roma laddove riferiva che Lagorio "molto doveva" a Pazienza, in quanto quest'ultimo "lo aveva servito e non aveva mai parlato". Il PM inquadrava questo legame nella spartizione della somma di un miliardo e mezzo prelevato dal generale Santovito dal riscatto Cirillo a seguito della trattativa BR-S.I.S.MI-Camorra. Evidenziava, infine, la nomina di Luigi Tommasuolo - massone appartenente ad una Loggia di La Spezia che aveva presentato per l'affiliazione l'ammiraglio Torrisi - a presiedere la Commissione di Inchiesta Ministeriale incaricata di accertare le responsabilità disciplinari dei militari iscritti alla P2, numerosi dei quali sarebbero stati "assolti" anche della semplice negazione di appartenenza. Ma tali indicazioni non hanno trovato sostegni di prove, cosicchè non ne è derivato alcun rinvio per ipotesi di reato.

Riferimenti al Ministro Lagorio si rilevano nelle parti secretate del rapporto del S.I.S.MI su Pazienza datato 24.11.81 e redatto dal colonnello Cogliandro, laddove veniva evidenziato che "Sono stati ventilati, infine, rapporti di natura imprecisata tra Pazienza ed il Ministro della Difesa Lagorio; le voci, se attendibili, non meraviglierebbero eccessivamente in quanto il Pazienza è in rapporti con Craxi e sono noti in pubblico i rapporti intercorsi ed accertati tra Calvi ed il PSI". E' lo stesso Pazienza che in una memoria a sua firma dal titolo "Funzionamento e struttura del Supersismi. (Superesse)" a precisare che le informazioni e le indagini effettuate dalla struttura venivano dal generale Santovito poi passate alle Divisioni interne del S.I.S.MI ed al Ministro della Difesa. Pazienza, inoltre, dichiarava nel corso della deposizione resa in data 11.04.94 a questo GI che i suoi rapporti con il Ministro della Difesa, Lagorio, erano mediati attraverso il suo collaboratore diretto di Firenze, Giovanni Signori conosciuto tramite Ferdinando Mach di Palmstein.

Infine vi è da rilevare che nell'agenda di Mannucci Benincasa sequestrata dal GI di Bologna risulta registrata, alla data del 19 febbraio 93, un incontro tra Mannucci Benincasa e l'on.le Lagorio, durante il quale l'ufficiale del S.I.S.MI chiede consigli in relazione alla interrogazione parlamentare presentata nei suoi confronti dall'on.le Cipriani: "... Poi sopraggiunge l'on. mentre sto raccontando le vicende note. E proseguiamo. Mi dice fra l'altro che, sebbene l'interrogazione sia con risposta scritta, è possibile che AN. non risponda affatto: il 50% delle interrogazioni rimane inevaso! Poi potrà farlo chissà fra quanto tempo. Volendo che sia data, dovrebbe richiederlo l'ammiraglio. Poi mi consiglia di starmene più tranquillo e defilato, mirando ad ogni costo a rimanere nella struttura. Non ritiene che ci siano motivi, stando così le cose, per un serio movimento di sede. Tra i possibili movimenti che possono aver mosso NOT ad attaccarmi, prima ancora che io gli spieghi il ruolo di NOT nella questione Montorzi e quindi il favore del PCI, è lui che accenna ad una possibile promessa di un seggio al Parlamento. Non esclude neppure il falso scopo (colpire me X colpire in effetti Orazio), ma non da parte del PCI, perché non hanno nulla contro di lui, sta bene con quasi tutti, forse solo con una parte della DC, perché vedono in lui soprattutto il benvoluto da Craxi ... Comunque la cosa più importante, anche per il modo in cui me l'ha detto, con convinta partecipazione, è stata l'affermata necessità, opportunità di rimanere nella struttura, stare attento all'emarginazione. Di Cipriani dice che sarebbe subito da arrestare, è un soggetto che avrebbe suscitato il max interesse del Lombroso! Bisogna vederlo in faccia! Per tutta la vicenda, bisogna saper ingozzare, assorbire - anche lui ha ricevuto accuse infamanti e poi rivelatesi infondatissime, come quella del miliardo "preso" nel contesto del processo Cirillo".

L'on.le Lagorio veniva nuovamente esaminato da questo Ufficio in data 10 dicembre 97. L'atto si rendeva necessario, tra l'altro, in quanto dalla documentazione acquisita al Gabinetto della Difesa si rilevava un biglietto manoscritto del Capo di Gabinetto, generale De Paolis, in cui questi registrava, alla data del 19 luglio 80, le prime informazioni sulla caduta del MiG libico e sul pilota di questo velivolo. In particolare il Capo di Gabinetto annotava sul primo foglio: "Pilota distaccato - casco di marca russa - calzari italiani - documenti molto interessanti - una specie di testamento/dichiarazione". Il documento, esibito al generale De Paolis in occasione della testimonianza resa in data 14.01.97, veniva riconosciuto come proprio e le notizie contenute "sicuramente" comunicate al Ministro. Circostanza, quest'ultima, che nel corso di una nuova testimonianza resa sempre a questo Ufficio in data 26.11.97 - in cui l'ufficiale dichiarava, tra l'altro, che "nel contenuto del testamento dichiarazione potrebbe esserci stata una richiesta di perdono", e, a domanda specifica, che ciò rappresentava una sua "pura, generica illazione" - veniva modificata con l'affermazione di "non ricordare se le notizie contenute negli appunti siano state riferite al Ministro", e giustificando tale eventuale negligenza con un "errore di valutazione".

Il riferimento al documento-testamento ha trovato conferma nelle dichiarazioni rese dal teste Milani Enrico, colonnello dell'AM in congedo che nell'80 era in servizio al S.I.S.MI. Questi riferiva prima al GI di Venezia e poi a questo GI che nei giorni immediatamente successivi alla caduta del MiG libico si era recato su ordini superiori, dal generale Tascio nella sede del SIOS/A al fine di tradurre la documentazione in arabo trovata al pilota. Milani riferiva di aver visto un piccolo pezzo di carta bruciacchiato "che recava delle diciture vergate a mano che recitavano una sorta di dichiarazione: "Io sottoscritto pilota ... colpevole dell'abbattimento e della morte di tanti ... Si trattava di una dichiarazione di responsabilità". Milani nella testimonianza resa a questo GI in data 02.12.97 aggiungeva che quando lesse nella sede del SIOS il biglietto associò la dichiarazione di responsabilità all'abbattimento di un velivolo civile cioè all'incidente occorso il mese prima all'aereo dell'Itavia. Della circostanza informò soltanto il generale Terzani - al quale consegnò, tra l'altro, il biglietto asportato dalla sede del SIOS - nulla disse, invece, ai suoi superiori. E' indubbia l'importanza della circostanza riferita da Milani che ha trovato, lo si sottolinea ancora, una parziale conferma nell'appunto del Capo di Gabinetto.

L'on.le Lagorio, preso atto dei contenuti dell'appunto del Capo di Gabinetto, riferiva che "le notizie riportate negli appunti mi sono state riportate ad esclusione del "testamento-dichiarazione" la cui importanza non poteva e non può essere sottovalutata". Il medesimo, preso altresì atto che il documento "testamento-dichiarazione" non risultava essere stato mai esibito e che l'unico riscontro documentale risultava costituito dall'annotazione del Capo di Gabinetto, dichiarava che "Se il documento della cui esistenza dà prova l'appunto del generale De Paolis non è più reperibile, si deve concludere che può essere stato trafugato". Rilevava altresì la gravità del comportamento omissivo del suo Capo di Gabinetto che non gli aveva riferito una circostanza che poteva essere considerata la più importante, in quanto avrebbe spiegato i motivi del volo del pilota del MiG libico.

L'on.le Lagorio riferiva altresì di essere incline a ritenere che l'informazione ricevuta sul recupero di relitti in mare non appartenenti al DC9 dell'Itavia potesse essergli pervenuta dall'on.le Corallo, deputato siciliano, particolarmente attento alla vicenda; che la versione "permanente" dei militari - che lamentavano di non avere a disposizione tutti gli elementi di rilevazione perché sequestrati dalla Magistratura - era l'esclusione della collisione con aerei italiani ed allo stesso modo dell'abbattimento con missile, in quanto non ne risultava alcuno mancante, e che gli alleati ad analoghe domande avevano risposto che anche presso di loro non mancavano aerei o missili; che quando ai primi di luglio dovette riferire alle Camere, lo Stato Maggiore dell'Aeronautica gli trasmise un rapporto in cui si affermava che l'attività volativa al momento dell'incidente era "rarefatta"; che la circostanza riferita dal generale Pisano alla Commissione Pratis, secondo cui i tre plots sconosciuti del radar di Ciampino potessero corrispondere ad un aereo in manovra per colpire il DC9, non gli era stata mai riferita; di non avere mai preso visione dell'informativa del SIOS/A del 9 agosto diretta all'attenzione del vice capo di Gabinetto, generale Pugliese, relativa alla missione di due ufficiali dell'AM a Boccadifalco per la visione dei reperti recuperati in mare non appartenenti al DC9 Itavia; di non essere a conoscenza di un progetto Notarnicola-Tascio relativo alla vicenda del MiG libico, di cui si è trovato riscontro in un'annotazione manoscritta apposta in un documento custodito allo Stato Maggiore del S.I.S.MI relativo all'autopsia del pilota libico, di cui un esemplare era stato portato il 23 luglio 80 all'attenzione dello stesso Ministro; di non essere a conoscenza di un particolare attivismo a fine luglio dell'80, concernente l'acquisizione a Martina Franca delle registrazioni radar relative al MiG libico ed al DC9 dell'Itavia.

Escludeva infine che l'annotazione del generale Tascio, apposta alla data del 28 luglio 80 sul brogliaccio sequestratogli, concernente la voce sparsa ad "alti livelli" sulle tracce registrate all'altezza di Ponza potesse esser mai pervenuta al suo livello di Ministro.

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