1.1. L'attività del Ministro della Difesa.

Lagorio assume la carica di Ministro il 4 aprile 80 e rimane in carica fino al 3 agosto 83, prima con il governo Cossiga 2, poi con il governo Forlani ed infine con il governo Spadolini.

Il primo intervento parlamentare di Lagorio sull'incidente al DC9 dell'Itavia si registra il 10 luglio 80 al Senato, al termine di una risposta concernente altro argomento. In quell'occasione il Ministro riferiva notizie tecniche sul volo, precisando che i radar "non hanno avvistato tracce che non fossero correlabili con traffico conosciuto e giunto regolarmente a destinazione, prima, durante e dopo il presumibile momento dell'incidente"; lo SMA aveva fornito notizie al Ministro dei Trasporti in cui si riferiva "che era da escludere una eventuale collisione tra il DC9 e un velivolo militare italiano. Analoga riposta ad analoga richiesta è stata fornita dalle Autorità militari alleate per quanto riguarda velivoli militari alleati"; il materiale, presumibilmente di appartenenza militare rinvenuto in mare, risultava all'esame della Commissione d'inchiesta.

Lagorio ritornava in argomento in data 31 luglio 80 nel corso del rapporto alla Commissione Difesa del Senato sulla vicenda del MiG libico. In quell'occasione il Ministro, in risposta ad una interrogazione parlamentare, dichiarava che non risultava giunta alla Commissione d'inchiesta alcuna richiesta dell'Autorità Giudiziaria competente per il disastro aereo dell'Itavia.

Dalla documentazione acquisita al Gabinetto della Difesa relativa all'evento non si riscontra un particolare attivismo sulla vicenda. Soltanto alla data del 3 luglio 80 si rileva una richiesta di informazioni per le vie brevi del Ministro della Difesa al Capo di Stato Maggiore della Difesa, ammiraglio Torrisi, relativa ai reperti non appartenenti al DC9 dell'Itavia recuperati in mare. Richiesta alla quale il Capo di Stato Maggiore farà seguito l'indomani, comunicando le informazioni ricevute sia dal comandante della nave Doria, il quale riferiva che da un primo esame i reperti mostravano i segni di una lunga permanenza in mare ed escludeva quindi un collegamento con l'incidente; che dal comandante della Capitaneria di porto di Palermo, il quale forniva l'elenco del materiale recuperato. A ciò seguirà il 9 agosto 80 un rapporto del SIOS/A, diretto all'attenzione del vice Gabinetto, generale Pugliese.

Un'ulteriore attività informativa si registra a dicembre dell'80. Il 22 dicembre verrà redatta una sintesi di notizie diretta all'attenzione del Presidente del Consiglio dei Ministri, on.le Forlani, tendente, soprattutto, ad escludere un'eventuale responsabilità militare nell'evento.

Il Gabinetto della Difesa in merito all'incidente appare attivo soprattutto nel fornire risposta alle interrogazioni parlamentari sull'incidente ed in questa funzione sembra che abbia avocato a sé tutte le notizie da diffondere all'esterno. Ciò si evince da un appunto del 3° Reparto dello SMA a firma del tenente colonnello Argiolas, ove quest'ultimo registra il disappunto del capo del 5° Reparto, generale Ripamonti, per essere stato "escluso" da qualsiasi tipo di informazione ufficiale da parte del Gabinetto della Difesa.

Il 5° Reparto dello SMA, lo si ricordi, ha tra le sue attribuzioni quelle della raccolta della stampa di interesse per l'AM e dei contatti con il Servizio Pubbliche Informazioni (SPI) del Gabinetto della Difesa. Nel già citato appunto di Argiolas questi annota il contenuto di una conversazione intercorsa con il generale Ripamonti, il quale aveva lamentato "di essere stato "escluso" da qualsiasi tipo di informazione ufficiale da parte di Difegabinetto e, pertanto, di non essere in grado di trasmetterne ad altri". Il colloquio tra i due ufficiali nasceva su richiesta del generale Melillo, capo del 3° Reparto, il quale non aveva condiviso una risposta a Legidife concernente l'interrogazione parlamentare del 30 giugno 80 a firma dell'on.le Cicciomessere ed altri, con la quale si chiedevano notizie sulla "consistenza dell'ipotesi avanzata ufficiosamente dall'Itavia di una collisione con un aereo militare". Il generale Melillo in un appunto manoscritto rileva "Para 2. E' incompleto Cicciomessere ha parlato di aerei militari e non di aerei AM. Bisogna dare chiarimenti anche per altri. Il 5° Reparto sa cosa si deve rispondere. Mi risulta che USA ha comunicato ufficialmente che tutti i suoi velivoli sono rientrati. Cosa altre nazioni? Chiedere 5° Reparto e coordinare con lui. Fare attenzione!!! 19/7 Melillo".

Ovviamente per ciò che riguarda l'evento del MiG libico, l'attività del Gabinetto della Difesa e dello stesso Ministro è stata più intensa. Si registrano più riunioni ad alto livello, tra cui una con la partecipazione dello stesso Ministro; corrispondenza tra la Difesa e gli Affari Esteri; ricezione di informazioni dal S.I.S.MI e dallo Stato Maggiore dell'Aeronautica. Soltanto per redigere il comunicato stampa verrà tenuta, il 20 luglio 80, una riunione ad hoc, alla quale partecipano il generale D'Ambrosio, vice direttore del S.I.S.MI, il generale Tascio del SIOS/A ed il generale Pugliese, vice capo di Gabinetto. Il comunicato dopo l'approvazione del generale Santovito, Direttore del S.I.S.MI, veniva riferito al Ministro che ne autorizzava la diramazione.

Tra la documentazione dello Stato Maggiore del S.I.S.MI si rileva in effetti un biglietto a firma del colonnello D'Eliseo, capo dell'Ufficio del Direttore della Direzione del S.I.S.MI, in cui annota che il comunicato stampa "è stato elaborato, su ordine del sig. Ministro (a generale D'Ambrosio), con la partecipazione dei generale Tascio, Pugliese e D'Ambrosio. Riferito al Sig. Ministro alle ore 13.25 circa, questi ne ha approvato la diramazione (anche per TG1). 20/7". D'Eliseo nella testimonianza resa in data 22.12.93 precisava che "Il contenuto del comunicato SPI fu redatto da Difesa-Gabinetto - il generale De Paolis o un suo incaricato -, sulla base delle comunicazioni pervenute dal Direttore del S.I.S.MI, che probabilmente - per la sua attività di ANS - e dal SIOS/A. Successivamente il comunicato, approvato da Santovito, fu definitivamente sancito dal Ministro che ne decise la conseguente divulgazione".

Da alcuni appunti manoscritti, conservati nella cartella relativa all'incidente al MiG libico del Gabinetto del Ministro della Difesa, concernenti la "Riunione del 22 luglio 80 - Incidente velivolo libico di venerdì 18/07/80 in Calabria - ore 12 Sig. Ministro riunione con Capi di SS.MM. dif. e Aeronautica" si rileva che sarebbero stati discussi gli aspetti principali della vicenda e cioè "Prosieguo recupero; Risposte richieste libiche; Risposta interrogazioni; Note stampa (eventuali)". Veniva peraltro indicato di "consentire nel modo più sollecito che i libici prendano contatto col relitto e con la salma".

Da un altro appunto manoscritto, all'oggetto "22 luglio 80 - Incidente velivolo libico di venerdì 18/07/80 in Calabria - Riunione con Sig. Ministro", si legge "2 punti per autopsia. - analisi del corpo per razza di appartenenza; - stato fisico per accertare, ai nostri fini, nazionalità". Il Ministro della Difesa, in quell'occasione, sottolineava la necessità di riferire la vicenda nella sede parlamentare più adatta "in quanto il comunicato stampa potrebbe sembrare elusivo", e indicava, all'uopo, le sedi: la Commissione Difesa o il Comitato Parlamentare dei Servizi di Sicurezza.

Ulteriore conferma sui contenuti delle riunioni che si svolsero per la circostanza si rilevano dal brogliaccio relativo all'anno 80 sequestrato al generale Melillo. Il 21 luglio 80 fa riferimento ad una riunione allo SMD con la partecipazione del Capo di Stato Maggiore della Difesa, ammiraglio Torrisi, del Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica, generale Bartolucci, del Sottocapo di Stato Maggiore dell'Aeronautica, generale Ferri, del Direttore del S.I.S.MI, generale Santovito, del Capo di gabinetto del Ministro della Difesa, generale De Paolis e dei generali Melillo e Tascio. Si ricorda in quell'occasione il singolare intervento del generale Santovito: "Se dicono del DC9? Quello era in quota e la copertura è totale". Il 22 luglio si rilevano altre due riunioni, la prima alle h.10.15 con il Capo di Gabinetto, la seconda alle h.12.15 con il Ministro della Difesa, alla quale partecipano, oltre al generale Melillo, il generale D'Ambrosio, l'ammiraglio Torrisi, i generali Bartolucci e Santovito.

Ulteriori riunioni a livello intermedio si svolgeranno nel mese di agosto sulle problematiche del recupero del relitto.

Sempre dalla documentazione acquisita al Gabinetto della Difesa si rilevano alcune missive del Ministero degli Affari Esteri relative all'incidente al MiG libico. Con la missiva del 21 luglio 80 il Ministero degli AA.EE. rappresentava al vice capo di Gabinetto, generale Pugliese, di ritenere "che si debba aderire con la massima sollecitudine alla richiesta libica di un sopralluogo da parte di tecnici libici nella zona dell'incidente" e che solo in un secondo tempo "si potrà esaminare il momento in cui la salma del pilota potrà essere restituita". Alla missiva veniva allegato un messaggio pervenuto dall'Ambasciata d'Italia a Tripoli concernente un colloquio con le Autorità libiche. Queste ultime fornivano delucidazioni sulla dinamica dell'incidente causato da malore al pilota, chiedendo restituzione della salma e dei resti del velivolo, sottolineando l'episodio "come incidente assolutamente non intenzionale senza attribuirgli alcun altro significato e contenendo ove possibile pubblicità sul caso". L'Ambasciata infine chiedeva di poter essere l'interlocutore della vicenda in quanto poteva utilizzare il suo interessamento per ribadire l'intervento libico alla soluzione di alcuni casi di italiani detenuti in Libia.

Si deve rammentare che all'interno del fascicolo relativo al MiG libico custodito allo Stato Maggiore del S.I.S.MI è stata rinvenuta una cartella contenente appunti sulla dissidenza libica in Italia e sull'attività dei Servizi libici in Italia come su quella di controspionaggio in direzione di tale attività.

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