4. La vicenda Denes.

Proseguendo nelle "attività" del S.I.S.DE, é bene rilevare la vicenda relativa al contatto di un organo periferico del Servizio con tale Roberto Denes. Il soggetto, secondo quanto si rileva dall'informativa del S.I.S.DE del 6 dicembre 88, sarebbe venuto in contatto con l'organo periferico agli inizi di settembre, riferendo di essere in possesso di notizie relative al disastro di Ustica.

Nell'occasione il Denes consegnava un appunto chiarendo che solo dopo aver ricevuto un adeguato compenso e contestualmente essersi messo in contatto con altra non meglio indicata persona, avrebbe fornito ulteriori notizie. Teneva a precisare - si legge nell'appunto - che qualora la sua richiesta non fosse stata accolta, avrebbe esaminato la possibilità di vendere le notizie alla rappresentanza libica a Roma o alla stampa nazionale.

L'appunto prosegue osservando che seppur le notizie apparissero "tutt'altro che inedite e prive di elementi di vero interesse", si era ritenuto di prendere nuovamente contatto con il Denes che, invece, nel frattempo si era reso irreperibile. In allegato all'appunto la nota consegnata dal Denes nel corso del primo e unico contatto, del seguente tenore: "Ustica. Esistono precise testimonianze circa: A) la precipitosa "correzione" del certificato medico stilato al momento del ritrovamento del cadavere del pilota libico; B) il volo di un elicottero militare (di tipo a doppia pala, stesso modello in dotazione alle FF.AA. italiane, americane e NATO) che avrebbe sganciato un bidone contenente (presumibilmente) esplosivo, il giorno prima del ritrovamento "ufficiale" del MiG libico; C) la facilità di accesso in territorio italiano attraverso canali aeronautici non controllati; D) varie.

Tali testimonianze possono essere raccolte direttamente ed hanno valore in quanto: A) provano un coinvolgimento di servizi di sicurezza (italiani o alleati) tanto nell'abbattimento del MiG libico (il coinvolgimento é limitato alla copertura del fatto: l'inchiesta parlamentare non é riuscita a dimostrare praticamente nulla); B) giusto il punto di cui sopra , sarebbe possibile sfruttare le informazioni per destabilizzare il governo italiano, inficiare la credibilità dei singoli membri della Commissione Parlamentare d'inchiesta e, infine, richiedere - prove alla mano - esorbitanti indennizzi".

La vicenda presenta punti oscuri o quanto meno poco chiari. Innanzitutto il primo contatto, sempre che sia stato effettivamente il primo. Si stima infatti che la presa di contatto con operatori di un servizio segreto come il S.I.S.DE non sia semplice, sempre che non sia avvenuto il contrario, cioè che l'operatore del S.I.S.DE abbia contattato un potenziale informatore. Se ne deve pertanto dedurre o che ci sia stato un tramite o che l'operatore del S.I.S.DE o l'"organo periferico", così come viene definito nella nota, conoscesse già la fonte Denes.

Il secondo punto sta nell'informativa consegnata dal Denes. La nota del S.I.S.DE afferma che si trattava di notizie note e prive di "elementi di vero interesse". Su tale giudizio si deve obbiettare che la ipotesi di messinscena riferita dal soggetto - almeno per l'attività istruttoria in corso fino al 1988 - era totalmente sconosciuta all'inchiesta e avrebbe sicuramente meritato l'attenzione sia del Servizio che di questa AG.

Il terzo punto é la lentezza - ancorché non se ne conoscano esattamente le date - con la quale la vicenda é stata gestita: il primo contatto risalirebbe a settembre del 1988; solo ai primi di dicembre la notizia viene comunicata alla Digos di Trento. Non é nota, invece, la data del tentativo di ristabilire il contatto con Denes.

Nella prima parte della relazione al Ministro Maroni di cui si é già fatto cenno, si legge: "presunte rivelazioni di "Roberto Denes". Al riguardo, organo periferico che aveva segnalato che una fonte, già attivata in passato, era in grado di fornire notizie su Ustica. L'informatore, poi identificato in Roberto Denes, si era reso irreperibile. A seguito di tale situazione, l'intera documentazione era stata consegnata ad ufficio della PS. Infine, la Questura di Roma aveva comunicato che il Denes "era già noto per la sua instabilità psichica e per la tossicodipendenza". Pertanto già prima del contatto relativo alla vicenda di Ustica l'organo periferico del S.I.S.DE conosceva il Denes, che viene definito una fonte del Servizio.

Incomprensibile, infine, l'ignoranza del Servizio delle informazioni di polizia sul conto del Denes, che viene definito noto per la sua instabilità psichica e per la tossicodipendenza. Se ne deve dedurre che il S.I.S.DE tenesse contatti informativi con una fonte psichicamente instabile e tossicodipendente. Nuovamente si deve dire che tale condotta del Servizio appare a dir poco singolare. Un fatto comunque è certo, che il Denes dopo aver parlato di Ustica ha fatto perdere le sue tracce o, forse, ne sono state fatte perdere le tracce. Vano il tentativo di raccoglierne la testimonianza; il Denes, nel frattempo raggiunto da un ordine restrittivo dell'AG di Trento, si era reso irreperibile ed appariva essersi rifugiato in Colombia (v. rapporto Digos Trento, 26.05.97). Anche su questa vicenda si deve concludere, pertanto, che l'operato del S.I.S.DE é stato superficiale e che la documentazione trasmessa da Malpica é stata, anche in questo caso, incompleta. Infatti non risulta trasmessa la corrispondenza tra la Direzione ed il Centro di Bolzano, così come é stato possibile rilevare dalla elencazione degli atti trasmessa dal Ministro Maroni.

Dalla documentazione trasmessa dal prefetto Stelo - a istruttoria oramai conclusa - concernente la produzione informativa di Denes, al quale era stato attribuito il nome in codice "Monte Cevedale", si rileva che questi aveva fornito per quasi tutto l'82 informazioni concernenti soprattutto l'ambiente dell'estrema destra. Con la stessa missiva venivano trasmessi quattro documenti concernenti la vicenda del MiG libico. Si poteva pertanto rilevare che il Servizio in data 22.08.80 aveva chiesto a "Emilio" informazioni sulle notizie stampa di provenienza egiziana in cui veniva ipotizzato che il MiG23 fosse stato abbattuto da un missile mare-aria lanciato da una nave della flotta sovietica. La risposta giungeva con nota del 4 dicembre successivo in cui si precisava che "il rappresentante egiziano a Roma ha informato che secondo le notizie in possesso del suo Servizio, l'aereo appartenente all'aviazione libica schiantatosi al suolo in provincia di Catanzaro sarebbe caduto per un guasto ai motori".

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