8. Le dichiarazioni dei funzionari
del Centro CS di Verona.

Al tempo dei fatti il Centro di Verona era diretto dal maggiore Vitaliano Di Carlo. Questi ha dichiarato che le notizie sull'accordo segreto tra la Libia e la Jugoslavia giungevano da fonte occasionale, curata dal segretario operativo del Centro, Vito Di Donna, deceduto. Il medesimo si dice certo che al Centro CS di Verona risulta conservato un promemoria interno (v. esame Di Carlo Vitaliano, GI 21.02.91).

Di Carlo precisava che il riferimento al velivolo MiG23 partito dell'aeroporto di El Labrar nel giugno 80 è stato inserito nell'appunto sempre sulla base delle notizie acquisite dal Di Donna, e di non aver rilevato, al tempo, l'incongruenza. Di Carlo aggiunge anche un particolare rilevante: "Toccava alla Divisione analizzare i contenuti ed eventualmente segnalare eventuali incongruenze. Ciò - aggiunge - mi sembra che non avvenne, in quanto non ricordo eventuali richieste di precisazioni della 1ª Divisione sulla data del rinvenimento del MiG" (v. esame Di Carlo Vitaliano, GI 07.09.95).

Le dichiarazioni di Di Carlo hanno trovato puntuale conferma in quelle del segretario del Centro di Verona, Sergio Cinotti. Questi ha riferito che dopo il disastro al DC9 Itavia la 1ª Divisione informò il Centro dell'accaduto, chiedendo di acquisire eventuali notizie di interesse. Venne attivato, pertanto, il settore operativo. Da questo settore giunse una informativa in cui venivano evidenziate alcune lacune della nostra Difesa Aerea. Nel medesimo appunto veniva messo in connessione l'episodio del MiG libico con la vicenda del DC9 Itavia. L'appunto - aggiunge - venne stilato direttamente dal sottufficiale che aveva appreso la notizia dalla fonte, cioè Di Donna, e portato in salita fino al Direttore del Centro che, senz'altro, rielaborò l'appunto.

Ma Cinotti aggiunge anche un ricordo del colloquio che ebbe proprio con Di Donna sui contenuti di quanto aveva appreso: "Io ebbi a parlare direttamente con il maresciallo della valenza dell'appunto che aveva fatto ed egli confermò che si trattava di una notizia eclatante ricevuta dalla fonte. La notizia era eclatante in quanto metteva in relazione la caduta del MiG libico con quella del DC9 dell'Itavia". Altro particolare di rilevante interesse: "Il maresciallo (Di Donna) in particolare mi rivelò che la fonte gli aveva detto che per violare lo spazio aereo italiano il MiG aveva sfruttato la copertura della rotta del DC9 Itavia collocandosi sotto la fusoliera di questo secondo velivolo".

Invero nessun riferimento a questo scenario si rileva dagli atti trasmessi dal Centro CS di Verona alla 1ª Divisione ed acquisiti in questo processo. Chiesto al Cinotti se nel corso della conversazione con Di Donna questi gli avesse fatto cenno ad interventi censori sul contenuto delle notizie apprese, chiarisce "sulla base della mia esperienza che verosimilmente sono intervenuti Organi Centrali del Servizio...Non posso dire se intervenne nella vicenda il Capo Centro se non nelle modalità che ho già detto, cioè attraverso gli Organi Centrali".

Quanto al maresciallo Di Donna riferisce che era una persona molto riservata, ma che "il tenore della conversazione tra me ed il povero Di Donna quando mi ha parlato del MiG e del DC9 Itavia era una sorta di sfogo personale" (v. esame Cinotti Sergio, GI 23.01.97).

Posto a confronto con il suo ex Capo Centro, Di Carlo, l'atto non raggiunge effetti positivi. Cinotti conferma le dichiarazioni rese, Di Carlo nega invece di aver mai letto di alcuna connessione tra il DC9 dell'Itavia e il MiG libico. Aggiunge che se fosse venuto a conoscenza di notizie di tal genere, non avrebbe mancato di segnalarle alla 1ª Divisione. Escludeva interventi censori sull'appunto di Di Donna (v. confronto Di Carlo-Cinotti, GI 18.04.97).

Deve stimarsi che sia Di Carlo che Cinotti, riguardo alla conoscenza del nome della fonte del solo Di Donna, non sono credibili. Come é stato già rilevato, il Centro CS di Verona nell'89 si preoccupa, nel comunicare il proprio nulla osta alla declassifica del documento del 25 ottobre 80, della necessità di tutelare la fonte delle notizie. E' perciò evidente che il Centro di Verona fosse a conoscenza del nome della fonte, come é chiaro che abbia ritenuto di non segnalarla né comunicarla a quest'Ufficio. Si tratta di iniziativa gravissima. In questo modo il Servizio pur non opponendo alcun segreto, ma distruggendo gli atti - se mai sono stati distrutti - e non comunicando il nome della fonte, ha di fatto, in forma alquanto anomala, reso impossibile l'accertamento della verità su questi punti.

Notarnicola, anch'egli non apporta alcun contributo nella vicenda. Nulla di rilevante dice sui documenti elaborati dal Centro CS di Verona. Dichiara di non ricordare alcun documento proveniente da Verona, che avesse indicato come data di caduta del MiG il mese di giugno 80 anziché luglio. Osserva che aveva molta fiducia nel Capo Centro di Verona, Di Carlo. Solo dopo aver preso visione delle informative del Centro di Verona, le riconosce asserendo -ma non è credibile - che potrebbe non aver notato la nota che fa riferimento al giugno del 1980 come mese di caduta del MiG libico (v. interrogatorio Notarnicola Pasquale, GI 10.04.97).

Tra i vari tentativi di impedire la trasmissione della documentazione del Servizio a questo Ufficio va ricordato quello del Direttore della Direzione Consulenza Giuridica del S.I.S.MI, Giorgio Lehmann. Questi redige un appunto per il Direttore del Servizio in data 20 luglio 87, in cui dopo aver richiamato le richieste avanzate da quest'Ufficio, e premettendo che dall'esame del carteggio in possesso al Servizio sulla vicenda del DC9 e del MiG libico "non emergono notizie di effettivo interesse per il magistrato procedente, in quanto l'attività informativa svolta dal S.I.S.MI non ha sinora consentito di acquisire elementi idonei alla determinazione delle cause del disastro, anche se si rilevano informative sull'esistenza, verificata solo parzialmente, di un'attività di volo di aerei militari libici nell'area del Mediterraneo Centrale contigua a quella dell'incidente", afferma che "non sembra tuttavia opportuna l'eventuale comunicazione all'AG dell'informativa a suo tempo originata dal Servizio sul presunto accordo seguito tra Libia e Iugoslavia, attese le possibili complicazioni di carattere internazionale".

Il documento continua precisando che, per quanto concerne l'incidente al MiG libico, le notizie in possesso del Servizio "escluderebbero eventuali connessioni tra detto episodio e il disastro di Ustica". Lehmann conclude suggerendo di "evitare di esibire documentazione attinente attività informativa propria del Servizio". In calce al documento si rileva di pugno del Direttore del Servizio la seguente annotazione: "Sì".

Questi comportamenti hanno portato grave nocumento all'inchiesta. Al giudice non sono stati trasmessi documenti di grande interesse per l'inchiesta, che se tempestivamente inviati avrebbero sicuramente attirato l'attenzione dell'inquirente e di certo ne sarebbe derivata l'acquisizione presso il Centro CS di Verona di quegli originali dai quali - non é da escludere - si sarebbe potuto giungere alla identificazione della fonte della notizia che aveva messo in relazione i due episodi.

Lehmann, che per il suo ruolo di filtro delle informazioni richieste dall'Autorità Giudiziaria, riceverà comunicazione giudiziaria dal GI di Venezia nell'ambito del procedimento penale cosiddetto "Argo 16", sentito da quest'Ufficio si giustifica asserendo di aver ritenuto non opportuno inviare le informative sul presunto accordo tra Libia e Iugoslavia in quanto l'accordo non risultava accertato. Osserva che l'appunto, prima della visione al Direttore del Servizio era stato letto dal Capo di Stato Maggiore, generale Rosa, che lo aveva approvato.

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