7. Il Centro CS di Verona.

Di somma rilevanza la documentazione originata dal Centro CS di Verona. Proprio da essa nasce l'interesse per la vicenda del piloti istruttori provenienti dall'AM in Libia. Questo Centro con missiva classificata "Segreto" datata 25 ottobre 80, a firma del comandante del Centro, Vitaliano Di Carlo, trasmette un appunto, contenente notizie fornite da "fonte attendibile da cautelare al massimo". Nell'appunto si fa riferimento all'utilizzazione - da parte di velivoli militari libici per addestramento e ricognizione che partivano dall'aeroporto militare libico di "El Labrar" - di aeroporti jugoslavi raggiungibili attraverso una rotta interessante il Mediterraneo centrale, lo Ionio ed il basso Adriatico. Tale aerovia - si aggiunge - non sarebbe interamente coperta dalla rete radar italiana a causa di alcune zone cieche dovute alla particolare orografia. L'appunto continua precisando che "Nel giugno 80 dal citato aeroporto di El Labrar era partito - per missione imprecisata - il MiG23 libico pilotato dal capitano Azzdin Fdal Kalil i cui rottami vennero rinvenuti sul costone roccioso di Castelsilano (CZ)".

Le informazioni contenute nell'appunto vengono messe in relazione, sempre dal Centro CS di Verona: 1 - alla ipotesi di collisione, a suo tempo formulata, in occasione dell'incidente di Ustica; 2 - alla attendibilità della fonte che, seppur occasionale, é da ritenere molto qualificata (ufficiali piloti della base di "El Labrar"); 3 - al fatto che in Libia risultavano impiegati numerosi Ufficiali piloti dell'Aeronautica Militare italiana dimissionari, certamente a conoscenza della consistenza e ubicazione delle "zone cieche" della Difesa aerea nazionale; 4 - alle carenze funzionali della Difesa Aerea "di ordine strutturale, prevalentemente organiche, e di risposta operativa che, se dovessero protrarsi nel tempo, potrebbero indurre una perdita di efficacia della "difesa aerea" difficilmente sanabile" così come risulta evidenziato in una precedente informativa del medesimo Centro.

L'ipotesi formulata dal Centro CS di Verona di una eventuale relazione tra la citata rotta e l'incidente al DC9 dell'Itavia, non fu presa in considerazione dalla Direzione del Servizio (così si legge in un appunto interno datato 25.11.86 sull'analisi dell'attività svolta dal Servizio in direzione dell'evento) a causa della distanza intercorrente tra le zone interessate. Furono soltanto informati la 2ª Divisione, la 3ª Divisione e il 2° Reparto del SIOS/A.

Va precisato che, sia alla 2ª Divisione che al SIOS/A, le informazioni del Centro CS di Verona sono state trasmesse dal Servizio depurate dalle considerazioni e connessioni con la caduta del DC9 dell'Itavia e con quella del MiG libico. Tale depurazione costituisce un'ulteriore prova che le connessioni tra i due eventi, già ipotizzate dal Servizio a luglio del 1980, non dovessero uscire fuori del circuito della 1ª Divisione e della Direzione del Servizio.

Si deve rilevare che in un biglietto senza data, allegato alla missiva di Verona, si legge "originale - 1ª - Ap.to data successiva a trasmiss. - togliere promemoria". L'ignoto autore dell'annotazione dispone che venisse tolto il promemoria, cioè proprio la parte che riferisce della connessione con il DC9 dell'Itavia. Non é stato possibile, tuttavia, risalire nè all'autore dell'annotazione nè alla data in cui essa é stata apposta.

Questa anomala gestione della notizia pervenuta dal Centro CS di Verona è di somma gravità. Una notizia così rilevante sotto il profilo informativo e della sicurezza del Paese, che metteva in relazione il MiG libico con il DC9 Itavia, doveva assolutamente esser portata a conoscenza della Magistratura che indagava sul disastro del DC9 Itavia.

Deve poi osservarsi che anche in questa vicenda si rileva la presenza di Masci. Infatti sull'appunto di Verona ben si rileva innanzitutto l'annotazione a matita di pugno di Notarnicola "p.p." (prego parlarmene). Immediatamente sotto si rileva altra annotazione sempre a matita: "Masci-Ferraro parliamone prima noi". Nella parte destra della missiva si rileva un'altra annotazione a matita di pugno di Masci "Classificare e ridarmi".

Va da ultimo anche rilevato che copia della nota di Verona è inserita nel fascicolo relativo al MiG libico, evento espressamente richiamato nell'appunto, mentre viene omesso di inserirne ulteriore copia in quello relativo al DC9 Itavia, evento anche questo citato nel promemoria allegato alla missiva.

Ma l'attività informativa del Centro CS di Verona non termina con l'appunto del 25 ottobre. Il Centro - che deve disporre di ottime fonti - ritorna in argomento con missiva del 21 novembre 80. In essa si precisa che nell'accordo tra la Libia e la Jugoslavia l'uso di basi per velivoli militari libici sarebbe il corrispettivo jugoslavo alla concessione da parte libica di particolari agevolazioni per una penetrazione economica in quel mercato.

Le notizie giunte da Verona verranno portate all'attenzione del Direttore del Servizio soltanto il 3 febbraio 81 con un sintetico appunto in cui, dopo aver sottolineato che le notizie sull'"accordo segreto libico-jugoslavo" erano state già diramate sia al SIOS/A che alla 2ª Divisione, si chiede di valutare l'opportunità di trasmettere le notizie nel frattempo giunte ad ulteriore conferma dell'esistenza dell'accordo, al Ministro della Difesa, al CESIS, al Capo di SMD ed ai SIOS di Forza Armata. Anche questo appunto viene redatto come usualmente da Masci, firmato da Notarnicola e siglato dal Direttore del Servizio, Santovito.

Il 6 febbraio 81, pertanto, le notizie fornite dal Centro CS di Verona - nel frattempo confermate dalla 2ª Divisione nella parte relativa all'esistenza dell'accordo libico-jugoslavo - con missiva a firma del Direttore del Servizio vengono trasmesse - anche queste depurate dalle considerazioni e dalle connessioni con il disastro di Ustica e con il MiG libico - al Ministro della Difesa, al Capo di Stato maggiore della Difesa ed ai SIOS delle tre Forze Armate.

Si deve immediatamente osservare che le considerazioni espresse e i collegamenti con i due eventi dovevano suggerire alla 1ª Divisione - ed in particolare al Masci che aveva seguito la vicenda in prima persona - la coincidenza tra l'attivismo di fine luglio, in cui i due eventi erano stati collegati, e le notizie fornite dalla fonte del Centro CS di Verona. Ma su ciò nulla, invece, scrive Masci, né tantomeno riferisce a quest'Ufficio nel corso degli esami testimoniali prima, degli interrogatori poi.

Va anche rilevato che nell'appunto di settembre 86 - come é stato già messo in evidenza sopra - viene precisato che al tempo dei fatti la connessione tra il corridoio e l'evento di Ustica non venne presa in considerazione a causa della distanza intercorrente tra le zone interessate. Questa considerazione non compare in nessun documento del Servizio. Pertanto si deve supporre o che sia stata omessa la trasmissione di ulteriori documenti sulla vicenda, o che la considerazione sia stata fatta a posteriori da chi ha redatto l'appunto analitico del settembre 86. Una considerazione del genere, comunque, non poteva non provenire da chi, al tempo dei fatti, aveva seguito la vicenda e che nel 1986 risultava ancora in organico alla 1ª Divisione. Tra costoro, Masci o Lombardo.

Ma altra significativa informativa giunge dal Centro CS di Verona con missiva datata 8 aprile 81. Anche in questa missiva la caduta del MiG libico viene ricondotta al mese di giugno 80. La missiva nasce nel quadro di una non meglio indicata "operazione Assan", diretta a controllare le attività di un cittadino italiano sospettato di intrattenere non chiari contatti con cittadini libici.

In un appunto allegato alla missiva, diretto soltanto all'attenzione del Direttore della Divisione, viene fatto riferimento ad un non meglio indicato tenente colonnello dell'AM italiana, già in servizio a Villafranca. A dire del Centro di Verona gli incarichi ricoperti da quest'ultimo gli consentirebbero di conoscere "le maglie del sistema di difesa e di avvistamento radar nazionale e forse anche NATO" e "approntare i piani di volo per i piloti libici e siriani le cui azioni possono prevedere l'eventuale violazione dello spazio aereo italiano". Quanto sopra - conclude l'appunto - viene messo in connessione con la caduta del MiG libico, che viene collocata, ancora una volta, "nel giugno 1980". Il velivolo avrebbe avuto il compito di controllare il "corridoio aereo" del Tirreno dove esisterebbe uno dei più grossi "buchi" di sorveglianza radar.

Lo stesso Centro, nel medesimo appunto, adombra sospetti nei confronti di due ufficiali dell'AM, Gianstefani e Cugola, entrambi tenenti colonnelli che prestavano servizio in Libia.

Gianstefani, dopo aver premesso di non essere a conoscenza dei "buchi" della Difesa Aerea, ha escluso categoricamente di aver fornito notizie ai libici, ritenendosi fiero di ciò. Esclude che anche gli altri suoi colleghi di Villafranca, Cugola e Petrini, anch'essi presenti in Libia, possano aver fornito informazioni ai libici. Aggiunge anche di essersi meravigliato di non essere stato avvicinato dai militari del SIOS/A e del S.I.S.MI, osservando anche di non aver mai avuto sentore che qualcuno dei suoi colleghi presenti in Libia fosse stato avvicinato (v. esame Gianstefani Ivo, GI 18.04.97).

Nel frattempo altra informativa era stata trasmessa dal Centro CS di Verona alla 1ª Divisione con missiva del 18 novembre 80. L'informativa concerneva notizie fornite "da fonte qualificata d'ambiente, da cautelare al massimo" e forniva uno spaccato preoccupante sulle carenze della Difesa aerea nazionale. Sulla base delle notizie comunicate, la 1ª Divisione redigeva un appunto per il Direttore del Servizio all'oggetto "Incidenze negative sulla sicurezza militare", datato 20 luglio 81, in cui la data di caduta del velivolo libico sulla Sila veniva indicata nel 14 luglio 80 ed il modello del velivolo in un MiG 25. L'appunto, come sempre risulta redatto da Masci e firmato per l'inoltro in salita da Lombardo. Ma su questa particolare vicenda si rimanda alla parte dedicata alla vicenda del MiG libico.

A seguito di quanto sopra si é ritenuto necessario acquisire direttamente nella sede del Centro CS di Verona la documentazione sopracitata. Purtroppo il provvedimento non ha sortito alcun effetto. Proprio in questa occasione é stato possibile constatare che alla data del 6.12.89 erano stati distrutti 226.913 atti relativi a 21.875 pratiche concernenti la documentazione informativa prodotta dal Centro CS di Verona fino al 75. Un'ulteriore distruzione avvenuta il 17.03.94 portava alla distruzione di altre 2004 pratiche, relative agli anni dal 1975 al 1989.

Deve essere rilevato che nell'occasione é stata acquisita la documentazione concernente la richiesta di declassifica della missiva del Centro CS di Verona del 25 ottobre 80. Il Centro CS di Verona con foglio del 25 ottobre 89 esprime il proprio parere formulando "nulla osta" alla declassifica, ma sottolineando la necessità di cautelare la fonte della notizia "cui posizione rispetto at modalità ricezione notizia est delicata". Se ne può perciò facilmente dedurre che a quella data il documento era ancora agli atti del Centro di Controspionaggio, e poiché era stato ritenuto di interesse per l'AG non doveva essere distrutto. Deve inoltre sottolinearsi come il Centro di Verona nel 1989 fosse ancora a conoscenza del nome della fonte. La necessità di cautelare la fonte non può trovare altra giustificazione.

Il responsabile del Centro CS di Verona, Fabio Polzot, ha dichiarato che il documento del 25 ottobre 80 costituiva l'atto 72 della pratica "12-12-10-1974". I documenti contenuti in detta pratica prodotti dal Centro fino al 31.12.75 erano stati distrutti, così come risultava dal verbale del 6.12.89, mentre i rimanenti documenti avevano costituito l'atto 1 della pratica 312/10 anno 86 - fasc. 10/02767"; ciò nel quadro di una ristrutturazione dell'archivio disposta dalla Direzione del Servizio. La visione della pratica, però non portava al rinvenimento di alcuna documentazione. Tuttavia all'atto 1 di essa effettivamente annotata la seguente scritta "12-12-10-1974", cioè gli estremi della pratica in cui era stato custodito il documento di cui sopra.

Il Capo Centro ha cercato di giustificare l'assenza della documentazione adducendo che si trattava, presumibilmente, di documentazione di notevoli dimensioni e che pertanto potesse essere stata tenuta, come é prassi, all'esterno della pratica. Ipotizza che la pratica "possa essere stata distrutta erroneamente, unitamente al resto della pratica 312 contenuta in un'unica copertina come risulta dal verbale di distruzione n. 12 datato 17.3.94". Deve, invece, rilevarsi che la pratica 312/10 non ha trovato riscontro tra le pratiche distrutte e citate nel verbale di cui sopra. Medesime considerazioni sono state espresse dal Capo Centro, in relazione al foglio del 18 novembre 80 ed a quello del 6 aprile 81. Anche questi "presumibilmente", dichiara Polzot, sono stati distrutti (v. rapporto DCPP del 16.09.95).

Deve anche rilevarsi che oltre a non essere stato compilato nessun elenco dettagliato della documentazione distrutta, in special modo per i documenti classificati "segreto", gli stessi dall'esame dei registri di protocollo non risultano distrutti (la normativa prevede che ad ogni documento distrutto venga apposta sul registro di protocollo la relativa timbratura "Distrutto in data"). L'anomala, anzi gravissima situazione riscontrata presso quel Centro è stata portata a conoscenza del Comitato Parlamentare di Controllo dei Servizi di Informazione con missiva del 10.01.96.

Dalle dichiarazioni di Luigi Foglia, funzionario del Centro CS di Verona dal 90 al 96, emerge che la distruzione della documentazione negli anni 90 venne decisa dal Capo Centro, Polzot, e dal segretario Cinotti. Foglia aggiunge di aver diretto le operazioni di distruzione. Ricorda di aver distrutto pratiche relative alla questione Alto-Atesina, alle Brigate Rosse, ai visti di ingresso, alle segnalazioni di agenti sospetti ed altro. Esclude di aver letto, distrutto o fatto distruggere pratiche relative a questioni collegate alla vicenda di Ustica. Osserva che a seguito della visita al Centro di questo GI, la struttura é stata sottoposta a ispezione da parte della Direzione del S.I.S.MI. Alla fine dell'ispezione Foglia ha dichiarato di aver ricevuto un "richiamo" da parte del Direttore del Centro, per non avere osservato le disposizioni sulle metodologie di distruzione (v. esame Foglia Luigi, GI 06.12.96).

In relazione alla vicenda dei "buchi" della nostra Difesa Aerea deve rammentarsi che il Centro CS di Padova con missiva del 10 marzo 81 trasmise alla 1ª Divisione una informativa datata 5 marzo 81 in cui segnalava: "1. Fonte occasionale di cui non si é in grado di valutare l'attendibilità, ha casualmente ascoltato una conversazione tra un ufficiale della aeronautica tedesca ed altra persona, durante la quale l'ufficiale asseriva che l'aereo libico precipitato in Calabria era riuscito ad eludere i radar italiani in quanto era a conoscenza delle zone italiane scoperte.

2. Tali "zone scoperte" sarebbero segnate su carte segretissime in dotazione alla NATO e sarebbero state fornite ai libici da un non meglio identificato Buono, capitano dell'Aeronautica Italiana che si trovava in Libia per motivi non noti."

Il 2° Reparto dello SMA interessato al riguardo, risponde con missiva del 28 aprile successivo, comunicando alla 1ª Divisione del S.I.S.MI che non esiste alcun capitano Buono, Buoni, o Buona. All'uopo fornisce indicazioni su alcuni ufficiali aventi come casato, Buono, due ancora in servizio e tre in congedo.

Gli accertamenti disposti, da una parte dalla 1ª Divisione, e dall'altra dal SIOS, sono stati a dir poco superficiali. Sarebbe bastato consultare l'elenco dei piloti che si erano recati in Libia come istruttori per conto dell'ALI, per riscontrare la presenza del capitano Bono che, per assonanza, avrebbe dovuto quanto meno portare ad un controllo di sicurezza. Nulla, invece, è stato fatto.

Deve anche rilevarsi che dagli atti dello Stato Maggiore del S.I.S.MI Bono Gianfrancesco, cioè il pilota che nel 79 risulta essere stato in Libia per conto dell'ALI, era stata una fonte della 2ª Divisione del S.I.S.MI.

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