2. L'attivismo della 1ª Divisione di fine luglio.

La Divisione del S.I.S.MI che più si é interessata della vicenda di Ustica é stata la 1ª Divisione - Contro Spionaggio, diretta dal colonnello Pasquale Notarnicola. L'analisi della documentazione concernente l'incidente di Ustica acquisita da questa Divisione ha messo in luce - nei giorni 29 e 30 luglio 80 - un particolare attivismo a fronte, invece, di una carenza di informazioni e di attività riscontrata fino a quella data, fatta salva la solita rassegna stampa.

Il 29 luglio, quindi a distanza di tempo dall'evento di Ustica e del MiG23 libico, si registra l'interesse del S.I.S.MI ad acquisire, contemporaneamente attraverso il Centro CS di Bari, i tracciamenti radar concernenti la caduta del DC9 Itavia e quelli relativi al MiG23 libico caduto sulla Sila 21 giorni dopo il primo evento. La documentazione che veniva prelevata direttamente dal maresciallo Maraglino del Nucleo di Taranto, dipendente dal Centro CS di Bari, era trasmessa dal CS di Bari con missiva nr.5305 datata 29 luglio e nr.5333 datata 30 luglio, entrambe di risposta a richieste telefoniche della 1ª Divisione.

Con la prima missiva, venivano trasmesse copie delle registrazioni dei tracciamenti radar delle stazioni radar di Marsala e Licola sotto forma alfanumerica e copia della carta concernente i ritrovamenti dei relitti relativi all'incidente del DC9 Itavia. Con la seconda, invece, veniva trasmessa copia dei tracciamenti radar concernenti il giorno della caduta del MiG libico sulla Sila, e nella quale veniva anche riferito che la stessa documentazione era stata acquisita anche dal SIOS/A, e che la Guardia di Finanza aveva acquisito la carte dei ritrovamenti dei relitti relativi all'incidente del DC9 Itavia.

Entrambi i documenti costituiscono esiti a richieste in via breve. Questa appare, già di per sé, una procedura anomala e inconsueta. Normalmente i vari reparti del S.I.S.MI corrispondono tra di loro, ai vari livelli, con regolare carteggio formale. L'uso del telefono è sì praticato in certe occasioni, ma solo per acquisire dati di conoscenza marginale, chiarire eventuali punti interpretativi, ottenere particolari conferme. Nei casi urgenti, poi, si fa ricorso - ci si riferisce al tempo - a messaggi via telex, la cui trasmissione, oltre ad essere normalmente più sicura, consente la certificazione in atti precisa ed incontrovertibile dei termini, dei tempi e dei modi della richiesta in maniera da eliminare ogni possibilità d'equivoco. Entrambi i documenti poi recano un'annotazione attestante che le copie delle registrazioni sono state acquisite in "veste ufficiale". Questa precisazione può trovare giustificazione solo nel fatto che fosse stata prospettata o comunque si fosse parlato di una possibilità o di una più conveniente acquisizione in una "veste" per così dire riservata od anche confidenziale o, comunque, non ufficiale. Portano infine, questi due documenti, come oggetto della missiva "Incidente DC9-Itavia". Anche questo particolare rivela quindi che pure i tracciamenti radar concernenti la caduta del MiG libico venivano richiesti nel quadro di un accertamento o di una verifica concernente la vicenda del DC9 Itavia.

L'improvviso interesse e la frenetica acquisizione dei tracciamenti radar si deve collegare ad un documento emerso agli atti della 1ª Divisione, documento che manifesta l'uso dei materiali ottenuti dal 3° ROC di Martina Franca. Si tratta dell'"Appunto per il Signor Direttore del S.I.S.MI" nr.04/263/3^ datato 29 luglio 80, originato dalla 3a sezione della 1ª Divisione. Il documento - che sembrerebbe un punto di situazione sull'evento Ustica - inizia senza alcun riferimento a richieste superiori o a nuovi sviluppi sulla vicenda. Dopo un richiamo ad un precedente appunto sulla vicenda, dell'11 luglio precedente, si giustifica il ritorno in argomento con illazioni apparse sulla stampa concernenti le reali cause dell'incidente, con particolare riferimento all'ipotesi di una collisione con altro aereo. Quindi si espone l'ulteriore attività informativa, in tre distinte direzioni - Ministero dei Trasporti, SIOS/A, Magistratura - di cui vengono descritti gli esiti.

Per quanto concerne il Ministero dei Trasporti, si riferisce che il Raggruppamento Centri CS di Roma ha effettuato una "verifica" che ha fornito esito assolutamente negativo sull'eventuale esistenza di documentazione grafica o fotografica conseguente il rilevamento radar da cui potessero evidenziarsi indizi di collisione. Va subito rilevato che all'interno della pratica del Raggruppamento nessun riferimento é stato riscontrato alla verifica di cui sopra.

Per il SIOS/A, si riferisce che il Capo Reparto "interessato direttamente", in merito ai tracciamenti radar, ha confermato l'esistenza della documentazione in argomento, aggiungendo una serie di notizie e precisazioni e acconsentendo a "ricercare copia delle registrazioni citate presso il 3° ROC di Martina Franca"; così che ne sarebbe derivato l'incarico al Centro CS di Bari di reperire la documentazione medesima.

Il generale Tascio ha cercato sin dalla sua prima testimonianza in Commissione Stragi di prendere le distanze dall'attività svolta dal S.I.S.MI. Egli, riferendosi in particolare all'appunto del 29 luglio 80 ed al successivo del 6 agosto, scrive in un appunto sequestratogli: "il modo sciatto e la leggerezza dimostrati nelle analisi e nelle conclusioni, gettano una luce di pressappochismo sulla intera stesura dei due documenti, pressoché concomitanti, e li privano di qualsiasi probante significato". Il medesimo nello stesso appunto scrive, falsamente, di non aver avuto mai modo di trattare con il S.I.S.MI nel corso di riunioni, incontri o contatti telefonici "specifici sull'argomento". Verrà smentito su tutte le sue affermazioni. Verrà anche dimostrato che i due Servizi hanno lavorato in sintonia con un continuo scambio di informazioni sia ufficiale che informale.

Infine, per quanto riguarda la Magistratura, si riferisce che si è avuta un'ulteriore conferma dell'esistenza della documentazione relativa alle tracce radar; che al momento gli accertamenti non hanno rivelato alcun indizio concreto per sostenere l'ipotesi di collisione o quella dell'esplosione in volo; che sulla interpretazione delle tracce, "la Magistratura è d'avviso che non disponga in ambito nazionale di tecnici o strumenti idonei alla loro analisi e per tale motivo probabilmente si rivolgerà a Stato estero (USA); non è orientata a scartare anche l'ipotesi di "interferenze in volo"".

Tutta la ricerca informativa contenuta nel documento non ha trovato riscontro alcuno negli atti acquisiti dal S.I.S.MI; di conseguenza, è da ritenere che si sia trattato di acquisizione di notizie ricevute per le vie informali, o, ancor più grave, che siano sparite le cosiddette "pezze d'appoggio". In proposito si deve rilevare che la copertina indice del fascicolo di Ustica relativa al 1980 risulta redatta, o più verosimilmente ricopiata, dalla stessa mano a cominciare dall'atto nr.556 del 1° luglio 80 e a finire all'atto 609 del 21 luglio 81 all'interno del "cavalluccio" n.556 della pratica 1971 - 3 - 54 - 1 all'oggetto "Incidente aereo DC9 - Ustica - giugno 1980".

A chiusura del documento viene preannunciato l'invio "entro le 17 all'Ufficio di V.E. di due documenti relativi all'incidente, che non sono stati esaminati da questa Divisione in quanto non ancora pervenuti all'atto della compilazione dell'appunto".

La compilazione di questo documento con tale incredibile urgenza, sì da farlo seguire "a parte" da documenti pervenuti dal Centro CS di Bari, appare incomprensibile e inspiegabile. L'evento di Ustica si era verificato da più di un mese e quello del MiG23 da undici giorni. Nel tempo trascorso non si erano verificati sviluppi notevoli di particolare rilevanza, nè tantomeno si era ipotizzata una relazione tra i due episodi, tali da giustificare una così repentina ripresa dell'attività informativa.

Fino a quella data la 1ª Divisione non aveva fatto altro che limitarsi a trasmettere superiormente, l'11 luglio - come già sottolineato sopra - un insieme di notizie slegate e confuse, tanto che il tenente colonnello Alloro, funzionario della 1ª Divisione, di cui si riferirà diffusamente infra, appone sul foglio la seguente annotazione "Ad onor del vero i giornali sono stati più dettagliati"; notizie riprese - tali e quali - da un'informativa del Raggruppamento Centri CS di Roma. E tutto ciò diciotto giorni prima. Il 29 luglio, invece, si verifica la ripresa dell'attività informativa e l'unica motivazione addotta per questa ripresa - con simili modalità di straordinaria urgenza - è indicata in talune notizie riportate dalla stampa.

Questa spiegazione appare senza alcun valore. Potrebbe trovarne, invece, una fondata qualora fosse dimostrato che l'affrettata raccolta di notizie - che non trova alcun riscontro in atti - rispondesse ad una spinta di inderogabile urgenza conseguente a richieste superiori di approfondimento.

L'elemento più inquietante e incomprensibile nell'esagerata sollecitudine con la quale sono stati acquisiti copia dei tracciamenti radar dal 3° ROC di Martina Franca sta nel fatto che, nella stessa giornata, quindi a distanza di tempo dai due eventi di Ustica e del MiG libico, viene chiesta contemporaneamente, da parte del S.I.S.MI, l'acquisizione dei tracciamenti radar relativi all'incidente di Ustica e quelli relativi al velivolo libico, entrambi, trasmessi dal Centro CS di Bari con missiva ad oggetto "Incidente DC9 Itavia". A rendere ancora più inspiegabile il fatto, sta la circostanza che nella medesima giornata, come s'è detto, si registra contemporaneamente l'interesse del S.I.S.MI da una parte, del SIOS/A dall'altra e, infine, della Guardia di Finanza.

Poichè, al riguardo, non sembra ipotizzabile una fortuita casualità, non rimane che formulare l'ipotesi che si sia verificato in certi ambienti un evento che ha reso necessarie queste iniziative multiple e differenziate. Quello che è certo è che questo evento non è confessabile o comunque ammissibile.

Gli ufficiali della 1ª Divisione del S.I.S.MI sentiti al riguardo non hanno fornito giustificazioni plausibili al cd. "attivismo del 29 e 30 luglio 1980". Essi lo riconducono alla pubblicazione sul quotidiano "Il Messaggero", nell'edizione del 29 luglio di un articolo in cui, in relazione all'incidente del DC9 Itavia, venivano espresse considerazioni e valutazioni sulla possibilità, come causa della sciagura, di una collisione in volo. Questa giustificazione addotta appare quantomeno pretestuosa, tenuto conto che l'ipotesi di una collisione non era nuova e che già aveva attirato, e da tempo, l'attenzione della stampa. Resta pertanto inspiegato il motivo dell'improvviso interesse, soprattutto perché il Servizio non aggiungeva nulla di nuovo a quanto già era stato riportato precedentemente dalla stampa.

Il tenente colonnello Alloro in un quadro di generale reticenza - di cui si dirà più innanzi - ammetteva di essere stato il compilatore dell'appunto, ma soltanto sotto dettatura del colonnello Notarnicola. Osservava che egli in relazione al DC9 non aveva svolto alcuna attività informativa né tantomeno di esserne a conoscenza. Verrà smentito su tutto. Aggiungeva che prima dell'inoltro, l'appunto era stato corretto da Masci in quanto nel frattempo egli era stato inviato da Tascio a consegnare o a prelevare un documento. Di ciò si dirà più innanzi (v. esame Alloro Umberto, GI 15.07.93).

In relazione a questo documento il generale Notarnicola riferiva, nel corso della audizione in Commissione Stragi, un episodio di oggettiva gravità, dichiarando di non riconoscere come propria la firma che era stata apposta sull'"Appunto per il Direttore del Servizio" nr.04/263/3^ del 29 luglio 80, esprimendo il dubbio che con tale falsificazione si fosse voluto eliminare qualche scrittura del generale Santovito - Direttore del S.I.S.MI - di cui in effetti non risulta la decretazione, che, di norma, egli apponeva su ogni atto alla sua visione.

L'assenza delle annotazioni di Santovito viene notata anche da Masci che dichiara "In effetti la cosa che più stupisce é che sul documento non c'è alcuna determinazione del Direttore del Servizio. Di solito quanto meno egli apponeva una sigla di visto. Non so spiegare questa mancanza" (v. esame Masci Claudio, GI 23.03.93).

Deve però essere rilevato che sul primo foglio del documento risulta una annotazione del capitano Masci datata 1ª agosto 80 in cui questi attesta la visione l'appunto da parte del Direttore del Servizio.

Il colonnello D'Eliseo ha osservato che l'assenza della sigla da parte del generale Santovito può trovare giustificazione solo nel fatto che il documento era urgente a tal punto che non vi sia stato nemmeno il tempo per siglarlo. Premettendo di non conoscere i motivi che hanno portato all'attivismo, ha dichiarato, comunque, che "gli unici che avrebbero potuto fargli richieste di questo genere erano il Ministro della Difesa e il Presidente del Consiglio" (v. esame D'Eliseo Secondo, GI 16.09.93).

Su questa vicenda il fatto che ha più colpito è che nessun interesse o reazione abbia suscitato presso la Direzione del S.I.S.MI il disconoscimento della firma da parte di Notarnicola, tra l'altro ampiamente pubblicizzato dalla stampa.

Gli ufficiali del S.I.S.MI, nel corso delle testimonianze rese a questo Ufficio, hanno sdrammatizzato e minimizzato la circostanza. Il capitano Masci dichiarava "Nessuno al Servizio mi ha chiesto valutazioni al riguardo" (v. esame Masci Claudio, GI 23.03.93); il colonnello Lombardo osservava che "Al Servizio si andò a vedere il documento e l'affermazione fu ritenuta strana" (v. esame Lombardo Bartolomeo, GI 26.03.93); il tenente colonnello Alloro affermava "Ho sentito dire che Notarnicola aveva disconosciuto la sua firma sull'appunto. Non mi è stata chiesta dal Servizio nessuna relazione sulla vicenda" (v. esame Alloro Umberto, GI 15.07.93).

Al contrario l'attivismo relativo all'acquisizione dei dati di plottaggio dal 3° ROC di Martina Franca ha provocato, nel 1989, da parte della Direzione del S.I.S.MI, la richiesta di dichiarazioni da parte di Salvatore Curci - nel 1980 Vice Capo Centro del CS di Bari - e di Cosimo Maraglino - responsabile del Nucleo di Taranto, dipendente del Centro CS di Bari. Dichiarazioni che in un primo momento venivano richieste anche a Matteo Antonicelli - Capo Centro CS di Bari - non più redatte però perché costui non più convocato.

Curci dichiarava di avere avuto disposizioni dalla 1ª Divisione di ottenere - dal 3° ROC di Martina Franca - i plottaggi radar relativi all'incidente del DC9 Itavia e a tale scopo di avere inviato presso l'Ente il maresciallo Maraglino del Nucleo di Taranto; il quale nello stesso giorno rientrava da Martina Franca in possesso del materiale richiesto. Il medesimo ricordava di aver approntato la lettera di trasmissione che consegnava, l'indomani, al Capo Centro, nel frattempo rientrato dalle ferie.

Maraglino dichiarava di essere stato interessato telefonicamente dalla Direzione del Centro CS di Bari di reperire copie delle rilevazioni radar al Comando del 3° ROC di Martina Franca; disposizione che egli eseguì recapitando il pomeriggio dello stesso giorno il materiale raccolto al Direttore del Centro CS di Bari. Ricordava, inoltre, che il mattino successivo era stato nuovamente attivato telefonicamente dalla Direzione del Centro CS di Bari affinché ritornasse presso il 3° ROC per chiedere copie delle trascrizioni in chiaro della documentazione acquisita il giorno precedente. Era ritornato il pomeriggio a prendere in consegna la documentazione, previa firma di una ricevuta che includeva anche un modulo in bianco da far firmare al Reparto destinatario. Ricevuta che alcuni giorni dopo ricordava di aver ricevuto dal Centro CS di Bari con l'ordine di recapitarla al 3° ROC.

Entrambi - nelle loro dichiarazioni testimoniali - non fanno alcun cenno all'acquisizione dei tracciamenti radar relativi al 18 luglio, giorno in cui risulta caduto il MiG23 libico, che furono invece acquisiti e inviati alla 1ª Divisione. Anzi precisavano di non aver richiesto a Martina Franca i plottaggi relativi al MiG Libico ma soltanto quelli del DC9.

Solamente in data 15 luglio 93 Curci - a seguito della testimonianza resa il giorno precedente, nel corso della quale era stato ammonito - si presentava spontaneamente riferendo che, nella seconda missione al maresciallo Maraglino al 3° ROC, era stata richiesta copia dei plottaggi del MiG Libico. Precisava, inoltre, che la richiesta gli era stata rivolta dal dr. Angeli della 1ª Divisione, il quale era stato, per questa vicenda, il suo unico interlocutore.

Il riferimento al dr. Angeli non appare convincente, tenuto conto che tale ricordo avveniva soltanto - come già evidenziato - a seguito del formale ammonimento. Lo stesso Curci, nel corso dell'interrogatorio reso in data 4 dicembre 96, riferiva che a seguito della testimonianza resa in data 14 luglio 93 si era recato dal proprio Direttore di Divisione - colonnello Lombardo - al quale aveva segnalato la "situazione nella quale si era venuto a trovare, giuridicamente parlando".

Il dr. Angeli, al tempo dei fatti, fungeva da Direttore della 4a sezione della Divisione ed affiancava, in quei giorni, il dr. Follo in quanto lo avrebbe sostituito dal 1° agosto 80 nelle funzioni di Direttore della Segreteria del Direttore della 1° Divisione, colonnello Notarnicola.

Angeli - sentito sulla vicenda - dichiarava di escludere di aver effettuato la richiesta al Centro CS di Bari, evidenziando che la vicenda era stata seguita direttamente dai funzionari della 3a sezione e che comunque, in quel momento, non avrebbe avuto né l'autorità né il potere per avanzarla. (v. esame Angeli Giorgio, GI 01.10.97).

Deve però essere ricordato che in una fotocopia della missiva di Bari del 29 luglio si rileva un'annotazione di pugno di Angeli che attesta che il documento é stato visto dal Direttore di Divisione il 29 luglio. Altra annotazione, invece, di Alloro evidenzia "capitano Masci sa tutto - 29/7". Si può pertanto desumere che il punto di riferimento di tutta la vicenda é stato piuttosto il capitano Masci che Angeli.

Nel prosieguo dell'attività istruttoria emergeva, tra l'altro, che le dichiarazioni richieste nel 1989, dalla 1ª Divisione al Centro CS di Bari, e redatte da Curci e Maraglino, venivano da questi ultimi concordate e non redatte, come invece gli stessi avevano dichiarato, in piena autonomia. (v. interrogatori Maraglino Cosimo, GI 25.10.96 e Curci Salvatore, GI 04.12.96).

Maraglino nella dichiarazione ad uso interno pone in evidenza che nella seconda missione al 3° ROC dovette firmare un modulo di ricevuta che "includeva anche una parte in bianco da far firmare al Reparto destinatario con carico di successiva restituzione al 3° ROC", disposizione che egli effettivamente eseguì dopo alcuni giorni.

Anche la vicenda relativa a questa ricevuta appare significativa. La prima anomalia è costituita dalla mancanza, presso la 1ª Divisione del S.I.S.MI, della parte del modulo di ricevuta su cui veniva registrata la firma del funzionario del S.I.S.MI che aveva ricevuto il plico. Il modulo, firmato per ricevuta, risulta trasmesso con regolare lettera al Centro CS di Bari e da questo, attraverso il dipendente Nucleo di Taranto, fatto pervenire al 3° ROC. La mancata conservazione agli atti del Servizio di questa parte del modulo ingenera il sospetto che il documento fosse stato deliberatamente fatto sparire al fine di nascondere la firma della persona che lo aveva sottoscritto o per la presenza di una qualche annotazione significativa.

Sulla consegna della documentazione a Roma, il maresciallo Lollino del Centro CS di Bari, riferiva di aver consegnato nel 1980 una busta con corriere eccezionale a mezzo aereo. Ricordava di essere stato prelevato a Fiumicino dal capitano Masci della 1ª Divisione, al quale aveva consegnato la busta, ignorandone il contenuto (v. esame Lollino Giuseppe, GI 23.04.93). Masci afferma di non ricordare la circostanza, pur rammentando di aver consegnato l'appunto personalmente al colonnello D'Eliseo. Quest'ultimo non ha ricordato il fatto, pur non escludendolo (v. esame D'Eliseo Secondo, GI 16.09.93).

Allo scopo di verificare le generalità del funzionario del S.I.S.MI che aveva ricevuto la documentazione è stata disposta l'acquisizione della minuta della documentazione presso il 3° ROC di Martina Franca nella quale avrebbe dovuto esser compreso il modulo di ricevuta. E' però risultato che la documentazione stessa era stata da tempo distrutta con verbale datato 17 marzo 88, in ottemperanza alle norme che regolano l'eliminazione della documentazione. La distruzione di questa documentazione da parte del 3° ROC costituisce motivo di riflessione, tenuto conto che in quell'anno le circostanze della caduta del MiG libico avevano già attirato l'attenzione della Magistratura e dell'opinione pubblica.

Allo stato perciò, anche se non è possibile giungere all'identificazione, attraverso documenti, dell'Ufficiale del S.I.S.MI che ha firmato il modulo di ricevuta del 3° ROC, relativo alla presa in consegna dei tracciamenti radar del 18 luglio 80, si ha motivo di ritenere che l'ufficiale possa identificarsi in Masci. In primo luogo in quanto é l'ufficiale che preleva il maresciallo Lollino del CS di Bari all'aeroporto e lo accompagna a Palazzo Baracchini. In secondo luogo il plico doveva essere firmato da ufficiale della 1ª Divisione, alla quale il plico era diretto. In terzo luogo Masci é l'ufficiale della 3a sezione che ha seguito tutta la vicenda così come risulta attestato da Alloro.

Come si è già accennato sopra, dichiarazioni su tali circostanze, in un primo momento, venivano richieste anche ad Antonicelli che si era dichiarato disponibile a fornirle. Dichiarazioni che, invece, non gli furono ulteriormente più richieste. Non emerge il motivo formale per il quale il Servizio non ha registrato - come per il Curci e il Maraglino - anche le dichiarazioni di Antonicelli. Ma ben può intravvedersi il voluto proposito di non acquisirle al fine di evitare eventuali asserzioni per lo meno scomode, o peggio, compromettenti.

In questo contesto torna utile evidenziare - come già accennato - che il foglio di trasmissione originato dal Centro CS di Bari nr.5333 del 30 luglio a firma Antonicelli, relativo ai dati di plottaggio del 18 luglio, reca all'oggetto il riferimento a "Incidente DC9-Itavia". Oggetto, questo, che risulta essere stato modificato nell'esemplare della 1ª Divisione in "Incidente aereo libico". La modifica veniva "notificata" dall'apposizione nel foglio da una annotazione di pugno di Masci in cui quest'ultimo attesta di avere parlato con il Capo Centro CS di Bari sulla difformità dell'oggetto con il contenuto del foglio. Correzione che, invece, non è stata apposta sull'esemplare agli atti del Centro CS di Bari né tanto meno sul registro di protocollo dello stesso Centro.

L'annotazione risulta sovrapposta ad altra cancellata. La perizia disposta dall'Ufficio é riuscita ad interpretare soltanto la parte iniziale: "Richiamata sua attenzione sulle diversità orario dei dati rilevati rispetto a quelli citati nella lettera" (v. perizia grafica 10.04.92). Ciò, pertanto, rivela che la richiesta di informazioni a Bari non era motivata dall'errore dell'oggetto, quanto, invece, dalla difformità degli orari riportati sulla missiva che risultavano espressi in ora locale e quelli riportati nei tracciamenti in allegato che erano espressi in orario zulu.

Antonicelli ha tra l'altro affermato - così smentendo quanto asserito da Masci - che se avesse effettivamente ricevuto la segnalazione di Masci concernente l'errore sull'oggetto della missiva del 30 luglio, avrebbe di certo apposto la correzione sull'esemplare di Bari così come sul protocollo. La testimonianza di Antonicelli ha trovato conforto sia nella minuta che nel protocollo, in cui non é stata riscontrata alcuna correzione di cambio dell'oggetto.

Deve esser poi rilevato che nell'84 Antonicelli veniva trasferito dal Centro CS di Bari e inviato in "parcheggio" alla scuola del Servizio. Non ha mai saputo la ragione del suo improvviso allontanamento. Il colonnello Lombardo ha asserito di non conoscere i motivi del trasferimento di Antonicelli, precisando comunque che la decisione era stata presa dal Capo del Servizio, ammiraglio Martini (v. esami Lombardo Bartolomeo, GI 26.03.93 e 05.10.93). Quest'ultimo, invece, ha affermato, in difformità di quanto invece dichiarato da Lombardo, che fu proprio quest'ultimo a chiedergli di sollevare il Capo Centro CS di Bari, Antonicelli, e il Capo Centro CS di Bologna, Ferretti. L'iniziativa di Lombardo potrebbe trovare giustificazione solo nel fatto che l'allontanamento di Antonicelli fu richiesto a Martini, insieme a quello di Ferretti, Capo Centro di Bologna, che si era opposto, insieme a Notarnicola, alle interferenze del Capo Centro Cs di Firenze Mannucci Benincasa nelle indagini sulla strage del 2 agosto 80.

In questo contesto può trovare spiegazione anche il fatto che, pur essendo Antonicelli colui che aveva sottoscritto la nota del 30 luglio e pur essendo il superiore di Curci, nell'inchiesta interna originata dalle dichiarazioni di Tascio il 24 ottobre 89 (che aveva negato che il SIOS avesse mai consegnato copia dei tracciati radar al S.I.S.MI) in Commissione Stragi, nessuno sentì il bisogno di acquisirne la relazione, pur essendo egli stato preavvisato, come s'è detto, da una telefonata della 1ª Divisione di una richiesta in tal senso.

Sulla vicenda é stata espletata attività istruttoria tendente ad accertare le reali cause della mancata dichiarazione di Antonicelli. Sono state raccolte le testimonianze di Umberto Saccone, che nel 1989 ricopriva l'incarico di Direttore della Segreteria della 1ª Divisione, e dei funzionari dello Stato Maggiore del S.I.S.MI, Pipitone e Pollastri.

Saccone asseriva di non conoscere le motivazioni dello Stato Maggiore sulla mancata richiesta di dichiarazioni ad Antonicelli. Soltanto a seguito della contestazione delle dichiarazioni in senso contrario di costui, ammette di non poter escluderlo. Ad ulteriore contestazione delle dichiarazioni di Antonicelli, che afferma di aver richiesto di consultare gli atti dal suo Centro originati, Saccone afferma che una richiesta del genere necessariamente deve essere stata rivolta o al colonnello Lombardo, o al colonnello Ausiliari (v. esame Saccone Umberto, GI 24.09.97).

Saccone si presentava nuovamente l'indomani e rendeva spontanee dichiarazioni a precisazione di quanto riferito il giorno precedente. In particolare riferiva di ritenere che la richiesta delle dichiarazioni avanzata dallo Stato Maggiore in data 26 ottobre 89 prendesse spunto dalle difformità delle missive del Centro CS di Bari datate 29 e 30 luglio 80, la prima riguardante l'acquisizione dei dati del DC9 Itavia, la seconda quelli del MiG libico. Ammetteva, cautamente, di ritenere verosimile di aver chiamato Antonicelli allertandolo per una eventuale richiesta di dichiarazioni, ma ciò soltanto per "un atto di riguardo nei suoi confronti" (v. esame Saccone Umberto, GI 25.09.97).

Saccone riferisce soltanto delle mezze verità. E' ufficiale ancora in servizio presso il S.I.S.MI. Fornisce, comunque, uno spaccato non proprio edificante sulle diatribe interne al Servizio che danno conferma degli schieramenti interni, in ispecie nella Divisione del Contro Spionaggio.

In particolare Saccone afferma: "Per quanto é a mia conoscenza i rapporti tra il colonnello Lombardo e il dr. Antonicelli non dovevano essere eccellenti, atteso che il dr. Antonicelli aveva evitato di avere qualsiasi rapporto con la 1ª Divisione dopo l'insediamento del colonnello Lombardo a Direttore della stessa. La tensione dei loro rapporti risale al periodo in cui il colonnello Notarnicola era direttore della 1ª Divisione. Antonicelli era ritenuto - vox populi - vicino anzi troppo vicino al Notarnicola, il quale invece non aveva avuto buoni rapporti con Lombardo. Anzi nel periodo della sua gestione lo aveva "emarginato"".

Anche Angeli fa riferimento a questi schieramenti: "Effettivamente esisteva all'epoca dei fatti una situazione di stima e fiducia reciproca tra un gruppo di ufficiali della Divisione in rapporto con il colonnello Lombardo. Per converso, altro gruppo di ufficiali veniva considerato "vicino" all'allora colonnello Notarnicola. Non mi risulta che tale situazione trovasse origine in una motivazione di carattere specifico e collegata ad intese negative tra gli uni e gli altri soggetti" (v. esame Angeli Giorgio, GI 01.10.97).

Ritornando alla vicenda delle dichiarazioni dei funzionari del Centro CS di Bari, Pipitone, funzionario dello Stato Maggiore del S.I.S.MI, pur ammettendo di essersene interessato - ma solo dopo aver visto la sua sigla sul foglio agli atti dello Stato Maggiore - dichiara comunque di non ricordare la vicenda. Aggiunge di non conoscere i motivi che hanno portato alla richiesta delle dichiarazioni, osservando però di ricordare di averle lette, ma di non avere riscontrato contraddizioni di sorta. Pollastri, altro funzionario dello Stato Maggiore, invece, asserisce di non ricordare alcunché sulla vicenda.

Sulle dichiarazioni di Pipitone e Pollastri, palesemente reticenti, comunque, si ritornerà più innanzi.

Dopo aver delineato la vicenda del cd. "attivismo di fine luglio" si deve dire che per tempo ne è rimasta oscura la motivazione. Una prima spiegazione tentava di darla il generale Notarnicola, il quale s'è chiesto per quale motivo la documentazione radar relativa al MiG23 fosse stata richiesta contemporaneamente dal S.I.S.MI, dal SIOS/A e dalla Guardia di Finanza. Egli esprimeva il dubbio che "doveva essere successo qualcosa ad alto livello tale da spiegare più organi contemporaneamente ad interessarsi della vicenda". Questo dubbio - continua Notarnicola - veniva condiviso anche da Antonicelli nel corso di un colloquio successivo alla sua audizione in Commissione Stragi (v. esame Notarnicola Pasquale, GI 24.03.93).

Il riferimento all'"alto livello" come possibile input dell'attivismo dei giorni 29 e 30 luglio 80 ha trovato conferma in una annotazione apposta su un brogliaccio relativo al 1980 sequestrato al generale Tascio. In questa annotazione viene scritto quanto segue:

"NOT 28 11.00

un suo ufficiale qui

Sparsa la voce ad alti livelli

DC9 PONZA, tracce registrate

un uff/le si è mosso subito e testimonia

10.30-11.00 il velivolo volava sulla spiaggia

la posizione era tale da dover manovrare".

Questa annotazione appare illuminante sulla genesi del cd. attivismo e, in particolare, sulla connessione che veniva fatta - già il 28 luglio 80 - tra l'incidente di Ustica e la caduta del MiG libico, e fornisce la spiegazione all'acquisizione contemporanea dei tracciamenti radar relativi ai due eventi.

L'annotazione che si riferisce ovviamente ad una conversazione tra Tascio, Capo del SIOS/A e Notarnicola, Capo della 1ª Divisione del S.I.S.MI, attesta, nella prima parte - relativamente al DC9 - la diffusione di una voce "sparsa ad alti livelli" che indicava la presenza di tracce registrate all'altezza dell'isola di Ponza; mentre, nella seconda parte, riporta il riferimento palese al MiG23 concernente notizie di un ufficiale che "testimonia" che il velivolo volava sulla spiaggia alle h 10.30-11.00. Ufficiale che sarà accertato essere il capitano Masci.

Questa annotazione, quindi, rivela un contatto tra il Capo centro del Controspionaggio ed il Capo del SIOS/A il giorno precedente l'attivismo del 29 luglio; la presenza di un Ufficiale del Controspionaggio presso il SIOS/A in data 28 luglio 80; la connessione tra i due episodi fatta già il 28 luglio 80.

Ma non può non suscitare interesse il fatto che alla fine di luglio sia il S.I.S.MI che il SIOS prestano particolare attenzione alla zona di Ponza che è quella in cui il DC9 transita pochissimo tempo prima della caduta e sulla quale alcuni controllori di volo di Ciampino avevano individuato presenze di traffico militare appunto proprio in orario di poco antecedente la caduta dell'aereo; così come il fatto che quei due Servizi stabiliscono un possibile collegamento tra la caduta del DC9 e quella del MiG Libico.

L'annotazione del generale Tascio va messa quindi in relazione: alla riunione presso il Capo di Stato Maggiore della Difesa, ammiraglio Torrisi, il 21 luglio 80 (il cui contenuto è annotato nell'agenda del generale Melillo) nel corso della quale il Direttore del S.I.S.MI Santovito, presente il generale Tascio, fa un chiaro accostamento tra il DC9 e il MiG libico osservando "Se chiedono del DC9? Quello era in quota e la copertura è totale"; nonché all'appunto relativo all'autopsia del pilota libico, acquisito presso lo Stato Maggiore del S.I.S.MI, in cui risulta annotata alle ore 19.00 del 23 luglio 80 dal colonnello D'Eliseo, Capo dell'Ufficio del Direttore del S.I.S.MI, la seguente scritta: "Sì per SIOS per progetto Notarnicola-Tascio"; e infine all'annotazione rinvenuta nell'agenda di Santovito ed apposta alla data del 23 luglio 80 del seguente tenore: "Ustica: qualche dubbio: Ministro dei Trasporti sentire i servizi-". A matita, subito a lato "Notarnicola".

Deve essere immediatamente rilevato che dell'attività promossa da Santovito e Notarnicola sui non meglio indicati dubbi espressi da Formica sulla vicenda di Ustica, nulla é stato rinvenuto agli atti del Servizio. Questi "dubbi" non possono non essere collegati alla ipotesi del missile come causa del disastro del DC9 Itavia, che Formica riferì al Ministro della Difesa Lagorio nella prima decade di luglio.

Quanto sopra dà ulteriore conferma della sintonia dei rapporti tra i due Servizi di informazioni. Rapporti questi che erano finalizzati non all'accertamento dei fatti, ma ad escludere l'eventuale connessione con il MiG libico o con eventuali collisioni con altri velivoli o, ancora, con l'ipotesi del missile avanzata dal Ministro Formica.

Il generale Tascio, interrogato, ha dichiarato di non ricordare la visita di un ufficiale del S.I.S.MI, ma ammette "certamente se l'ho scritta c'è stata". Riconduceva le notizie contenute nell'annotazione come apprese dall'Ufficiale del S.I.S.MI, precisando che la connessione era stata evidentemente formulata dallo stesso ufficiale e confermando un probabile contatto telefonico con Notarnicola. Ciò dichiarava però non come ricordo diretto, ma come interpretazione - a posteriori - della propria annotazione. Sottolineava poi che per "alti livelli" intendeva riferirsi al "livello ministeriale", più precisamente al "livello Ministro". Tentava, inoltre, di ricondurre il riferimento al volo di un velivolo a bassa quota sulla spiaggia, a quello di un G91 di Brindisi. Tale affermazione non è però credibile. E' chiaro il riferimento al MiG23 di cui all'appunto della 1ª Divisione redatto da Masci; Masci che non può che essere l'ufficiale che "testimonia" e con molta probabilità anche l'ufficiale che si reca il 28 da Tascio.

Sia Notarnicola che Tascio escludevano un loro contatto per questa vicenda. Solo Tascio a seguito della contestazione della propria annotazione finiva per ammetterlo.

Un'ulteriore conferma che il giorno 28 luglio era intercorso un contatto tra il S.I.S.MI ed il SIOS/A emerge dalla "Nota per il Signor Direttore della Divisione" relativa al MiG libico e datata 28 luglio 80, a firma Masci. In questo documento allegato all'Appunto per il Signor Direttore del Servizio datato 28 luglio 80 concernente le notizie acquisite dal capitano Masci in Calabria, si precisa che "il contributo fornito al SIOS/A è stato dato per le vie brevi e non risulta da atti scritti". Questa nota costituisce, pertanto, un'ulteriore prova dei contatti tenutisi, nel periodo di interesse, tra il S.I.S.MI ed il SIOS/A.

Come già rilevato sopra, di rilevante interesse su detti contatti l'annotazione rinvenuta in un documento del S.I.S.MI acquisito allo Stato Maggiore del S.I.S.MI. In questo documento concernente l'autopsia eseguita sul corpo del pilota libico - veniva annotato, come già detto, dal colonnello D'Eliseo, Capo dell'Ufficio del direttore del S.I.S.MI, la seguente frase: "Sì per SIOS/A per progetto Notarnicola-Tascio h.19.00 del 23 luglio 80". Il documento era stato trasmesso a monte dalla 1ª Divisione come allegato all'Appunto 04/250/3^del 23 luglio 80. Il documento dopo essere stato visto dal Ministro della Difesa, così come attesta l'annotazione di D'Eliseo "Visto dal sig. Ministro il 23/7/80 (dr. Fiaschi)", ritorna in Divisione con l'aggiunta, in calce all'appunto, di un annotazione di pugno di Santovito del seguente tenore: "Non é morto per infarto: si tratta di soggetto di razza indoeuropea (Libico) - Santovito".

L'esemplare in cui é stata apposta l'annotazione sul "progetto" risulta identico all'appunto del 23 luglio 80 in salita, ma manca dell'annotazione di Santovito, al cui posto, invece, risultano battute con macchina da scrivere con caratteri diversi le generalità del pilota libico "Il nome del pilota del MiG23 risulta essere Ezzedine Fadel Kalil (capitano) nato a Tripoli il 1950".

Deve essere rilevato, infine, che il documento con l'aggiunta del nome del pilota era stato già trasmesso dal Servizio con la spedizione del 2 luglio 89, privo però dell'annotazione sul "progetto" (v. documento 47 allegato al foglio nr.956/921/01 del 2 luglio 89). Se ne deve dedurre che quest'ultima parte non doveva essere portata a conoscenza dell'Ufficio e pertanto é stata scientemente omessa.

Entrambi gli ufficiali, nelle loro dichiarazioni, escludevano di avere avuto in comune un qualche progetto che avesse come oggetto il pilota del MiG libico o vicende connesse all'evento.

Deve anche essere ricordato che il 29 luglio 80, cioè dopo la conversazione tra Notarnicola e Tascio sulla voce sparsa ad alti livelli, pure il SIOS/A richiede la "situazione riepilogativa plottaggio tracce a tutte le quote avvistate in data 18 cormes orario compreso tra 10.30/B et 11.30/B", precisando che la documentazione avrebbe dovuto essere disponibile entro le ore 9 del giorno successivo.

In relazione alla detta sintonia di rapporti tra il S.I.S.MI ed il SIOS/A, va rilevato - come si è già scritto - che con missiva datata 9 agosto 80, il SIOS/A trasmise al S.I.S.MI l'appunto nel quale si affermava che il 4 luglio 80 esperti aeronautici avevano visionato - in forma riservata - presso l'aeroporto di Boccadifalco gli oggetti e i rottami ivi accantonati, recuperati nel Tirreno in relazione all'incivolo occorso al DC9 dell'Itavia. Il documento risulterà essere molto più dettagliato e circostanziato di quello ufficialmente rimesso all'attenzione del Ministro della Difesa in data 4 luglio 80, dal Capo di Stato Maggiore della Difesa, ammiraglio Torrisi.

Come si é già rilevato il SIOS/A trasmette il documento anche all'attenzione del Vice Capo di Gabinetto, generale Pugliese. La missione, come s'è scritto, venne espletata da Vice Capo del SIOS, Bomprezzi, e dal tenente colonnello Argiolas del 3° Reparto - Ufficio Sicurezza al Volo. Scopo della missione: accertare se tra gli oggetti recuperati vi fossero reperti ascrivibili a velivoli militari ed in particolare se il seggiolino rinvenuto appartenesse ad un F104. Sull'importanza di questo accertamento si rimanda a quanto già osservato in altra parte di questo provvedimento.

Come si é già fatto cenno, altro elemento di rilevante interesse, emerso dalla documentazione acquisita dal S.I.S.MI, risulta costituito dall'"Appunto per il Signor Direttore del Servizio" nr.04/260/3^ del 28 luglio 80 all'oggetto "Incidente aereo presso Castelsilano (CZ)".

Con questo documento si riferivano - superiormente - alcune notizie raccolte da "Ufficiale di questa Divisione in licenza in Calabria", poi identificato per il capitano Masci della 3a sezione. In particolare si riferivano testimonianze raccolte sul posto apprese da una donna - testimone oculare - e da altra persona. La prima riferiva di aver visto verso le ore 11 circa del 18 luglio un solo aereo proveniente dall'abitato di Cerenzia a bassa quota, che volava senza eccessivo rumore e "barcollava". Dopo qualche secondo l'aereo spariva dietro un costone; a distanza di qualche altro secondo udiva un boato; non vedeva più riapparire l'aereo, ma scorgeva il fumo di un incendio in direzione del luogo ove era scomparso il velivolo. Il secondo "testimone oculare" definito - questa volta - "attendibile" riferiva di aver avvistato la stessa mattina verso le h.10.30-11.00 in località "Le Castella", in prossimità di Capo Rizzuto un velivolo che viaggiava a bassa quota e a bassa velocità; l'aereo proveniva dal mare e si dirigeva verso l'interno senza mostrare difficoltà.

L'ufficiale, dopo avere considerato la possibilità che l'aereo caduto a Castelsilano potesse essere lo stesso di quello avvistato a Capo Rizzuto, conclude escludendo che i motivi che hanno indotto il pilota a fare rotta sull'Italia fossero di natura spionistica, accreditando, invece, "l'ipotesi di fuga in Italia per motivi vari" e ipotizzando che il pilota potesse essere stato un pilota della Spa ALI.

La presenza del capitano Masci - ufficiale della 3a sezione della 1ª Divisione del S.I.S.MI - sul luogo ove si verificava la caduta del velivolo libico ha sollevato non poche perplessità, tenuto conto che il soggetto, successivamente, sarà uno degli ufficiali che si occuperà dei due eventi. Il medesimo ha sempre dichiarato di essere stato a Cirò Marina sin dal 3 luglio 80 per un periodo di vacanza, e di essere stato inviato sul posto ove era caduto il velivolo libico su richiesta di funzionario della 1ª Divisione che indicava con molta probabilità nel capitano Di Feo, anch'esso in organico alla 3a Sezione.

L'istruttoria ha evidenziato, invece, che sarebbe stato Masci a chiamare l'ufficio per avvertire dell'incidente avvenuto sulla Sila. Ma la circostanza più inquietante è che la chiamata di Masci viene collocata in un periodo precedente alla data "ufficiale" della caduta del MiG libico a Castelsilano. Come riferito dal colonnello Conforti, al tempo dei fatti capitano in servizio presso la 3a sezione della 1ª Divisione. Da sottolineare che nessuno degli ufficiali della 3a sezione della 1ª Divisione, interrogati sulla vicenda, ha mai fatto riferimento al Conforti come ufficiale in organico a quella sezione.

Conforti nel corso delle dichiarazioni rese riferiva circostanze relative ad una telefonata ricevuta dal Masci mentre costui si trovava in ferie in Calabria. Masci chiedeva al Conforti di essere messo in contatto con il colonnello Lombardo in quanto doveva riferirgli notizie concernenti la caduta di un velivolo in Calabria. Chiestogli di riferire il periodo esatto in cui avvenne la telefonata, Conforti affermava che era avvenuta nel mese di luglio del 1980. Il medesimo preso atto che dal 15 luglio 80 risultava assente per un periodo di cure termali ad Acireale, dichiarava che la telefonata, quindi, era avvenuta prima del 15 luglio 80.

Conforti, peraltro, preso atto che il Masci nel corso di dichiarazioni rese a questa AG non lo aveva citato come Ufficiale nell'organico della 3a sezione - riteneva che ciò fosse riconducibile al suo timore che esso Conforti fosse sentito dall'AG e rapportasse circostanze difformi a quelle da lui riferite. E, alla luce di ciò, riferiva altra significativa conversazione telefonica intercorsa con il Masci, avvenuta nel 94. Anche in questa occasione è quest'ultimo a chiamarlo, chiedendogli se ricordava una telefonata che gli aveva fatto, in Calabria, nel 1980, relativa alla caduta del MiG libico. Conforti dichiarava di aver subito precisato all'interlocutore di ricordare la circostanza, ma che era stato esso Masci a chiamarlo ed a chiedergli di essere messo in contatto con il colonnello Lombardo; notando così nel Masci un certo imbarazzo nell'apprendere le reali modalità della telefonata.

Masci, invece, nel prosieguo delle dichiarazioni riconduceva la disposizione di svolgere accertamenti sul posto al capitano Di Feo, il quale lo avrebbe chiamato in Calabria. Ma Di Feo dichiarava di ricordare di aver ricevuto una telefonata dal Masci, mentre questi si trovava in ferie in Calabria; telefonata che aveva ricevuto nel corso - a luglio - di un turno festivo in Divisione, ed escludendo, quindi, che potesse essere stato lui a chiamare il Masci. Ricordava anche che la chiamata di Masci lo aveva tranquillizzato, in quanto se gli fossero stati chiesti dettagli sull'accaduto, avrebbe potuto rispondere che sul posto si trovava un ufficiale del Servizio; aggiungeva che la telefonata ricevuta dal Masci sicuramente era stata annotata sul registro delle novità. Dal registro delle novità dell'ufficiale di servizio presso la 1ª Divisione - acquisito in copia al S.I.S.MI - emergeva che il capitano Di Feo aveva svolto servizio festivo nei giorni 6 luglio e 19 luglio 80. In entrambi i giorni non risultavano però registrate telefonate concernenti il capitano Masci.

Di conseguenza la presenza di Masci in Calabria induce a considerazioni di rilievo. Egli si trovava in ferie in Calabria dal 3 luglio e sarebbe ritornato in ufficio il 23 dello stesso mese; soltanto dopo 5 giorni dal suo rientro, cioè il 28 luglio la sua relazione, concernente le notizie acquisite sulla caduta del MiG - trasfusa in un appunto per il Direttore del Servizio - sarà portata a quest'ultimo ed in coincidenza con la visita di un ufficiale della 1ª Divisione del S.I.S.MI presso il generale Tascio, così come risulta dall'annotazione del generale Tascio sul suo diario e con l'attivismo del 29 e 30 luglio 80. Deve sottolinearsi che il capitano Masci, quell'anno aveva programmato le ferie dal 1° luglio al 31 luglio.

Si è cercato di identificare l'ufficiale che si era recato presso il SIOS/A nella giornata del 28 luglio 80, attraverso l'acquisizione al SIOS del registro degli ingressi al Reparto. Acquisizione che purtroppo ha avuto esito negativo, in quanto il registro fu istituito solo a partire dal 1° febbraio 83 e nel 1980 era il carabiniere di servizio all'ingresso, che, dopo essersi accertato dell'identità del visitatore, lo accompagnava negli uffici del Reparto.

Poiché la visita di questo ufficiale presso il SIOS/A non trovava riscontro alcuno, né agli atti del SIOS/A né in quelli del S.I.S.MI, si riteneva necessario acquisire i registri di ingresso e di uscita presso la 1ª Divisione del S.I.S.MI, relativi al periodo di interesse. Da tener presente che le registrazioni del personale in entrata o in uscita dalla palazzina della 1ª Divisione non sempre risultano precise, in quanto alcuni elementi risultano nella giornata in uscita senza, invece, alcuna registrazione degli orari di ingresso.

Per quanto concerne la giornata del 28 luglio 80 - dal registro del personale della 1ª Divisione - si registra l'entrata - alle h.12.10 del colonnello Lombardo e la successiva uscita alle h.13.45; l'uscita alle h.17.45 del capitano Masci, di cui, però, non viene registrata la precedente entrata.

Infine - in considerazione dell'orario riportato nell'annotazione del generale Tascio - si ritiene opportuno evidenziare l'uscita alle h.10.10 del colonnello Cornacchia, rientrato poi alle 13.30 dello stesso giorno.

Allo stato, pertanto, nonostante il notevole sforzo investigativo, rimane ignota l'identità dell'ufficiale che si recò alla data del 28 luglio 80 presso l'ufficio del generale Tascio.

L'unica visita a fine luglio dell'80, di un ufficiale del S.I.S.MI, presso l'ufficio di Tascio emersa è quella riferita dal tenente colonnello Alloro, al tempo dei fatti in servizio presso la 3a sezione della 1ª Divisione. Egli risulta essere l'ufficiale che dette disposizione a Masci di redigere l'appunto del 28 luglio sulle notizie acquisite in Calabria (anche se lo ha negato fino al confronto con Masci); e che minutò - per primo - l'appunto del 29 luglio concernente il DC9 Itavia, a suo dire su dettatura del colonnello Notarnicola. Documento che successivamente fu corretto dal capitano Masci in quanto l'Alloro si era assentato dall'ufficio.

Questi giustifica quell'assenza "giacché ero stato inviato dal colonnello Notarnicola presso il generale Tascio al SIOS Aeronautica, a ritirare un plico o a consegnare un plico, giacché si trattava di una busta chiusa, di cui egli non ha mai conosciuto il contenuto" (v. esame Alloro Umberto, GI 15.07.93).

La conferma di questa visita è stata rinvenuta tra gli atti, acquisiti al SIOS/A, concernenti la caduta del MiG libico. Infatti, tra questi documenti, risultava conservata una copia della minuta dell'appunto interno del Servizio all'oggetto "Incidente aereo presso Castelsilano (CZ)", di cui appare tranciata la parte relativa agli estremi identificativi dell'ente dal quale il documento perveniva. In questo documento è apposta, sul primo foglio, la seguente annotazione: "da t.colonnello Alloro 1ª Divisione (consegnata in data 29/7/80)".

Il documento risulta identico, nella forma e nei contenuti, alla minuta dell'appunto nr.04/260/3^ del 28 luglio 80 concernente le notizie acquisite dal Masci e contenente quei riferimenti registrati nell'annotazione del generale Tascio. Pertanto si può affermare che questo documento, concernente le notizie acquisite dal capitano Masci, giunge brevi manu al generale Tascio il giorno dopo il colloquio con Notarnicola e la visita dell'ignoto ufficiale del S.I.S.MI presso il SIOS. E pertanto si può affermare che da qui muove l'attivismo di quei giorni.

Anche in questa occasione Notarnicola esclude di avere dato incarico ad Alloro di consegnare rapporti al generale Tascio, peraltro originati dal Masci. Ma Notarnicola su questa circostanza, come in altre, non é credibile. Infatti è lo stesso Notarnicola a firmare - nella sua qualità di Direttore della 1ª Divisione l'appunto che sarà portato alla visione del Direttore ed in cui aggiunge - a penna - "Qualora V.E. approvi, informerò il SIOS/A". Pertanto, all'origine, in Notarnicola vi era l'intenzione di fornire le notizie contenute nell'appunto che Alloro consegnava il 29 luglio a Tascio.

Alloro nel corso del confronto con Masci, relativamente al colonnello Cornacchia, riferiva spontaneamente quanto segue: "Alloro: Siccome si parla dell'appunto del 29, che io non l'ho siglato perché ero fuori quella mattina, io di quello ne escludo proprio la paternità, perché non so nemmeno da dove veniva, né il contenuto o cosa. Ai tempi in cui è successo il guaio - non è una calunnia o un'insinuazione - c'era il colonnello Cornacchia, già comandante del nucleo di polizia giudiziaria, che spesso veniva alla Divisione. Ti ricordi Claudio? Masci: non credo che venisse alla Divisione, credo che fosse nella Divisione" (v. confronto Masci-Alloro, GI 12.12.96).

Questo sibillino riferimento al Cornacchia può assumere un certo significato, se si tien conto che questi nella giornata del 28 luglio si assentava dall'ufficio con l'autovettura della Divisione dalle h.10.10 alle h.13.30; e che tra la documentazione sequestrata a Masci è stata rinvenuta copia di un foglio del registro delle uscite dalla Palazzina della 1ª Divisione concernente la giornata del 28 luglio 80, e che oltre alle uscite di Alloro e Masci vi risultava evidenziata quella concernente il colonnello Cornacchia.

Cornacchia, in servizio al S.I.S.MI dalla primavera del 1980, dichiarava di non essersi mai occupato della vicenda dell'incidente di Ustica né di quella relativa al MiG libico, precisando di non conoscere il generale Tascio e di non essersi mai recato presso la sede del SIOS/A (v. esame Cornacchia Antonio, GI 24.09.97).

Continuando nell'esame dei documenti della 1ª Divisione relativi all'attivismo, si rileva che il 6 agosto 80 veniva elaborato - sempre dal Masci - l'appunto per il Direttore del Servizio nr.04/274/3ª all'oggetto "Disastro aereo per la caduta di un DC9 dell'Itavia sulla rotta Bologna Palermo". Il documento faceva seguito a quello del 29 luglio 80 e riferiva che "un primo sommario esame condotto con l'ausilio del personale del SIOS/A conoscitore dell'interpretazione dei dati riguardanti i plottaggi radar, ma non tecnico qualificato, ha permesso di ricostruire la rotta percorsa dal DC9 dell'Itavia dalle ore 20.50 alle ore 20.54 del 27.06.80 nonché quella di altro aviogetto percorrente la rotta più prossima a quella del suddetto aereo" e che "la sommaria e approssimativa interpretazione dei dati radar acquisiti porta ad escludere una possibile collisione del DC9 con l'altro velivolo identificato con la sigla A3F". Il documento conclude con la richiesta di interessare "i competenti organi tecnici dell'AM per una interpretazione ufficiale dei dati di plottaggio". A seguito di ciò, pertanto, veniva con missiva dell'8 agosto successivo interessato il SIOS/A.

Un primo esame del contenuto di questo appunto determina più interrogativi: per quale motivo il S.I.S.MI non si rivolge subito in forma ufficiale al SIOS/A che ben poteva disporre di tecnici qualificati ed invece si aspetta l'8 agosto successivo? Esisteva forse qualche motivo che potesse rendere necessario o consigliabile ottenere gli elementi di chiarimento o di conoscenza al di fuori e all'insaputa degli organi ufficiali del SIOS/A? Quale spiegazione può giustificare il trascorrere di una decina di giorni tra il momento dell'acquisizione dei dati (dall'esame dei quali, evidentemente, le persone non esperte che li hanno visionati non hanno potuto trarre alcuna conclusione certa) e il momento in cui ci si decide a ricorrere a fonte qualificata per ottenere elementi concreti? Una decina di giorni - probabilmente - non rappresentano in assoluto un lungo periodo, ma lo diventano in rapporto alla straordinaria urgenza con la quale erano stati acquisiti i tracciamenti radar nei giorni 29 e 30 luglio 80.

Il capitano Masci, sulla vicenda, riferiva che l'appunto era stato stilato su disposizione del Direttore della Divisione, Notarnicola, "al rientro di una visita presso il SIOS Aeronautica... ove ero stato inviato per chiedere ai colleghi del SIOS un'interpretazione artigianale dei numeri riguardanti i dati di plottaggio", visita che sarebbe avvenuta nei primi di agosto, uno o due giorni prima della redazione dell'appunto. Il medesimo non forniva spiegazioni sul motivo per il quale non erano stati richiesti dati ufficiali, precisando che furono disposizioni di Notarnicola, come sarebbe stata disposizione di costui la successiva richiesta al SIOS dell'8 agosto 80 dei dati ufficiali, la cui risposta giungeva al S.I.S.MI con foglio del SIOS/A nr.SMA/220/1752 datato 14 agosto 80.

E' dalla lettura della documentazione allegata a questa lettera che il Masci si accorge dell'errore incorso nella redazione dell'appunto del 6 agosto, in quanto era stata confusa l'ora zulu con quella locale, alterando in questo modo l'intero quadro conoscitivo dei movimenti di due ore. Ma l'elemento più rilevante in questo appunto è il riferimento all'utilizzazione delle notizie contenute nell'appunto del 6 agosto, le quali "possono essere utilizzate in direzioni delle SS.AA solo per aggiornamento". Questo diretto riferimento alle "SS.AA" - cioè al livello politico - può interpretarsi come una conferma all'input dell'attivismo dei giorni 29 e 30 luglio 80, che Notarnicola dichiarava a livello di ipotesi, e Tascio confermava prendendo atto della propria annotazione apposta sul diario.

Il 28 agosto il S.I.S.MI chiudeva la vicenda con l'elaborazione dell'appunto per il Direttore del Servizio nr.04/293/3^ - questa volta a firma del colonnello Lombardo - in cui si precisava che "i dati esplicitati" nell'appunto del 6 agosto non erano corretti in quanto "all'ora iniziale e finale di ogni singolo plottaggio vanno aggiunte due ore in più, una per differenza di fuso orario, l'altra per l'ora legale in vigore". Il documento concludeva affermando che "le risultanze informative finora acquisite e l'analisi dei dati di plottaggio fanno categoricamente escludere l'ipotesi di possibili collisioni del DC9 in questione con altro velivolo ancorchè non identificato, per cui restano da vagliare altre ipotesi diverse da quella suddetta, a meno che le commissioni di inchiesta e gli organi di PG inquirenti non abbiano potuto acquisire elementi di valutazione diversi, non emersi sinora da alcuna fonte informativa. Cosa che appare estremamente improbabile".

In calce al secondo foglio si legge la seguente annotazione del generale Santovito apposta alla data del 6 settembre "Va bene - Parlato con Sig. M.o - per ora atti". Questa è un'ulteriore conferma dell'input riferito all'alto livello, che si concludeva con l'informazione del Ministro della Difesa sulla infondatezza di una possibile collisione con altro velivolo.

Il Ministro della Difesa al tempo, l'on.le Lelio Lagorio, riferiva di essere rimasto molto preoccupato - a seguito dell'evento occorso al DC9 dell'Itavia - dal fatto che l'incidente potesse essere stato causato da una collisione, in quanto aveva registrato un diffuso malcontento tra i piloti civili, che accusavano l'aviazione militare di volare troppo spesso nelle aerovie civili (v. esame Lagorio Lelio, GI 16.01.92).

Da rilevare infine che un esemplare dell'appunto relativo all'autopsia del pilota libico, laddove era stato annotato l'assenso da parte di Santovito al progetto Notarnicola/Tascio, era stato portato lo stesso giorno, cioè il 23 luglio 80, alla visione del Ministro Lagorio.

Con questo appunto termina l'attività informativa del S.I.S.MI in direzione dell'ipotesi di una collisione con altro velivolo.

Deve tuttavia essere rilevato che un'ulteriore attività informativa si riscontra in data 18 dicembre 80; attività tendente, come al solito, a sgombrare il campo dalle ipotesi della collisione e dell'impatto con missile. Non c'è dubbio che questa attività prendesse spunto dalle dichiarazioni rese il 16 dicembre, da un lato dal presidente dell'Itavia Davanzali, che aveva fatto espressamente riferimento nella lettera al Ministro Formica dell'ipotesi dell'impatto con missile; dall'altro dalle stesse dichiarazioni del Ministro Formica alla Camera, in cui dopo aver ribadito "la ragionevole convinzione di poter escludere le ipotesi del cedimento strutturale e della collisione in volo con altro velivolo", aveva osservato che "dalla relazione (Luzzatti) si ricava che é stata una esplosione, e non é ancora certo che sia stata una esplosione a bordo o dovuta ad un corpo estraneo", concludendo l'intervento con l'affermazione: "credo che quella del missile resti una ipotesi più probabile delle altre, della collisione e del cedimento strutturale".

La Direzione del S.I.S.MI, pertanto, ancora una volta si attiva e riceve dalla 1ª Divisione, a seguito di richiesta per le vie brevi, una "Nota per il colonnello D'Eliseo", datata 18 dicembre 80 ed a firma di Notarnicola, con allegata "una cartella contenente il riepilogo dell'attività informativa svolta dalla Divisione in merito al noto incidente del DC9", dalla quale é stato possibile escludere l'ipotesi di possibili collisioni con altri velivoli, ma si lascia aperta l'eventualità di vagliare altre ipotesi diverse da quella citata. In calce al documento si legge un scritta a matita "Visione Masci a rientro" e subito sotto "Atti" di pugno di Masci.

Sulla base della documentazione trasmessa da Notarnicola, la Direzione del S.I.S.MI redige un appunto con protocollo n.5880/Y3/01 datato 18 dicembre 80 a firma di D'Eliseo e controfirmato dal Direttore del Servizio, generale Santovito, che costituisce una sorta di punto di situazione sull'incidente di Ustica. L'appunto viene inviato all'on.le Mazzola (Sottosegretario, come detto, del Presidente del Consiglio dei Ministri con delega ai servizi di informazione) ed all'ammiraglio Pescatori dello Stato Maggiore della Difesa.

Il documento, dopo aver premesso che l'attività informativa svolta dal Servizio ha portato ad escludere categoricamente la possibilità di impatto del DC9 con altro velivolo, segnala l'orientamento della magistratura che stava vagliando due distinte ipotesi: quella della esplosione in volo e l'altra della collisione con oggetti esterni (tra i quali il missile); e "le valutazioni del SIOS/A avanzate in via riservata che portano ad individuare nelle carenze strutturali del velivolo le cause del disastro".

Non manca la valutazione sull'ipotesi del missile avanzata dall'Itavia che - si legge nell'appunto - "non trova sufficiente credito sotto l'aspetto tecnico, in quanto la "rosa di caduta" dei resti del velivolo appare disposta secondo la direttrice di volo e nell'alveo del vento. Fenomeno che non si sarebbe verificato nel caso di impatto con un missile che avrebbe spostato dalla linea di volo sia il velivolo sia i suoi resti. Peraltro nella zona dell'incidente non risultano siano transitati velivoli militari armati di missili ovvero esercitazioni militari in corso. Si ritiene che la tesi sostenuta dall'Itavia supportata anche dalla Douglas che si avvale del risultato delle perizie fatte in America, tende a scagionare la società da eventuali più gravi responsabilità che potrebbero derivare qualora si accertasse che l'incidente sia stato causato da carenze strutturali. In tal senso l'Itavia trova anche il conforto del Registro Aeronautico Italiano (RAI) che, quale responsabile dei controlli strutturali del velivolo, dichiara la regolarità delle manutenzioni e la perfetta efficienza dell'aereo.

In definitiva, poiché non si é riusciti a recuperare la "scatola nera" posta a bordo del DC9, che potrebbe dare dati tecnici importanti ai fini della determinazione delle cause del disastro, tutte le ipotesi appaiono verosimili anche se trova maggior credito quella che addebita l'incidente al cedimento strutturale del velivolo.

Appare significativo, al riguardo, l'atteggiamento che avrebbero assunto i familiari delle vittime intenzionati a non riscuotere il premio di assicurazione (relativamente più basso rispetto ad un risarcimento danni) ed a costituirsi parte civile contro la Douglas".

Una copia dell'appunto priva del protocollo e delle firme di D'Eliseo e di Santovito é stata rinvenuta all'interno della pratica di Ustica della 1ª Divisione. In calce all'appunto risulta apposta la data 23 dicembre 80. Va rilevata la solita visione di Masci del 30 dicembre successivo.

Va anche osservato che nell'agenda sequestrata in altro procedimento penale al colonnello D'Eliseo, si rileva alla data del 19 dicembre 80 la seguente annotazione: "Riunione a casa con vertici del Servizio presenti Min. Lagorio e on. Mazzola". Mentre, dall'agenda sequestrata alla vedova Santovito si rileva, invece, alla data del 18 dicembre 80 "20,30 cena collaboratori di Peppino - 60 persone - (Lagorio-Mazzola)". Il giorno successivo - 19 dicembre 80 - si legge l'annotazione "21 - un momento da Clarridge".

Queste annotazioni sono importanti per due motivi: in primo luogo perché mostrano come sussistessero rapporti tra Lagorio ed il Servizio contrariamente a quanto sostenuto dall'ex Ministro; in secondo luogo perché consente di affermare che la sera stessa dell'appunto il Servizio ebbe una riunione con il Ministro della Difesa e con il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega ai servizi di informazione.

Su questo documento negli anni successivi si scatenerà uno scontro verbale tra l'ammiraglio Martini e l'on.le Mazzola. Il primo aveva affermato in Commissione Stragi che il documento in questione era stato inviato a Mazzola; questi, invece, ha negato la circostanza attraverso un comunicato stampa diffuso attraverso l'AGI del 28 giugno 90, affermando di non aver mai avuto alcuna informativa che riferisse l'ipotesi concernente la vicenda di Ustica. Il parlamentare anzi considerava inquietante il ritrovamento di queste carte a distanza di tanti anni dall'evento.

E' stato possibile invece accertare, a seguito della visione dei documenti concernenti l'evento agli atti della Segreteria Speciale della Presidenza del Consiglio dei Ministri, che il documento del 18 luglio era custodito "all'atto della sua apertura il 21 luglio 81 - nella cassaforte sita nell'ufficio di Palazzo Chigi che era stato occupato dal Sottosegretario on.le Mazzola". Pertanto l'on.le Mazzola ha ricevuto le valutazioni del S.I.S.MI sull'incidente e le ha ricevute proprio nei giorni seguenti alle ipotesi avanzate da Davanzali e Formica.

E' certo che se anche i rappresentanti governativi preposti al coordinamento delle attività dei servizi di informazioni negano una loro partecipazione alle conoscenze informative sull'evento, non può presumersi che siano accaduti fatti irrilevanti la sera del 27 giugno 80; deve anzi iniziarsi a presumere che ne siano accaduti di gravi.

Comunque da tutto quanto sopra é possibile affermare che l'attività del S.I.S.MI, di concerto con quella del SIOS/A, appare più finalizzata ad accertare se vi fossero nelle registrazioni elementi per indirizzare le indagini in determinate direzioni, che avrebbero potuto essere in contraddizione con le versioni ufficiali, che ad accertare la reale causa dell'incidente. Difatti delle valutazioni, considerazioni, ipotesi, accertamenti, nessun rapporto o semplice eco giunge all'AG, né da parte dei due organismi di informazioni né da parte delle autorità politiche. Non può non sostenersi, di conseguenza, che questo comportamento ha causato gravissimi e irreparabili danni all'inchiesta giudiziaria.

E' stato accertato nel prosieguo dell'istruttoria e solo a seguito della acquisizione in toto di tutta la documentazione concernente l'evento agli atti del Servizio, che i documenti relativi all'attivismo di fine luglio hanno attirato l'attenzione dello Stato Maggiore del S.I.S.MI già a dicembre del 1988.

Infatti a richiesta dello Stato Maggiore, degli atti da trasmettere alla Commissione Pratis, la 1ª Divisione nel far confluire gli atti richiesti sull'evento ne invia soltanto una serie con cancellazioni, ai quali farà seguito, su ulteriore richiesta sempre dello Stato Maggiore, una ulteriore copia in forma integrale.

Con foglio del 5 dicembre 88 il colonnello Lombardo, nel frattempo divenuto Direttore della Divisione, trasmette copia dei documenti concernenti l'attivismo di fine luglio. Pertanto lo Stato Maggiore del S.I.S.MI fu in grado di notare la singolarità delle acquisizioni contestuali dei tracciamenti radar del DC9 e del MiG libico. Ma su ciò nessun commento, considerazione, valutazione o altro si rileva, sia agli atti dello Stato Maggiore che in quelli della 1ª Divisione.

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