19. Conclusioni.

Come in tutte le inchieste per stragi - quelle stragi che hanno connotato la breve vita della Repubblica, ma che ben potrebbero essere la continuazione di quelle derivanti dalla guerra civile europea che ha segnato il secolo che volge al termine, in particolare negli anni quaranta e nelle penisole europee sul Mediterraneo. Guerra di violenza asprissima come quelle di scontro di culture, sulle linee, per continuare con terminologia huntingtoniana, di faglia tra di esse. Specie in un Paese come l'Italia, ove, come s'è detto, ne corrono più d'una. Non solo di scontro tra classi, ma tra l'Occidente e l'Oriente, al tempo, e il Sud, al giorno d'oggi; e con l'intervento pesante di antiche potenze come di homines novi e recenti jamahirije. Violenze acerrime che sono generate, nel nostro Paese più che altrove, come di recente ha affermato uno che di tutto può essere accusato, meno che non si intenda, il ben noto Carlos (già sospettato di essere a bordo del MiG di Castelsilano) da forze che solo ciechi possono dire oscure - anche in questo processo, l'apporto dei Servizi, per lunghi anni, ed in particolare al tempo della gestione di Santovito è apparso nullo, quando non è stato negativo, giacchè ci si è adoprati più per occultare che per svelare; si è conosciuta la reale evoluzione dei fatti - e con ogni probabilità sin dal loro inizio, anzi dalla loro programmazione e si è data una o più mani perchè gli accertamenti prendessero una piega piuttosto che l'altra; si è ben saputo che le cadute nel mar Tirreno e nella Sila fossero collegate; si è temuto che gli eventi avessero lasciato tracce nelle registrazioni radaristiche, e quindi si è posto in essere quel più che zelante attivismo di fine luglio; s'è immediatamente diffusa quella cappa di omertà che a tutt'oggi tiene. Che ha raggiunto per lunga tratta di tempo e su circostanze essenziali il suo scopo, che cioè non si accertassero le reali modalità dei fatti.

Il Servizio di certo conosceva le voci intorno alle tracce registrate su Ponza, diffusesi agli alti livelli, ovvero presso Ministri; sapeva quali fossero questi Ministri e come commentassero o reagissero; come in particolare Lagorio, Formica, Rognoni, Colombo, Bisaglia e fors'anche il Presidente dell'allora Consiglio cioè Cossiga. E se conosceva le voci, ne avrà conosciuto anche le fonti e gli sviluppi. Il Servizio conosceva il progetto Notarnicola-Tascio sul MiG23, carcassa e cadavere - è sufficiente ricordare come Santovito in persona ne segua persino le caratteristiche razziali. Progetto che non poteva muovere dall'ignoranza della realtà - ovvero che quel caccia era caduto diversi giorni prima della scoperta ufficiale. Progetto così ben studiato e tenuto, che se ne conserva il segreto da quasi vent'anni. Progetto elaborato nel cuore del Servizio, cioè nella 1a Divisione, che nonostante al tempo presentasse laceranti spaccature, sulle cose serie ha avuto una tenuta stagna senza alcuna perdita.

1a Divisione che attraverso suoi funzionari direttamente e per il tramite dei Centri dipendenti è venuta a conoscenza dei particolari di Calabria e della reale data di caduta del velivolo come di tutte le vicende a monte - dei buchi della difesa radar, dei corridoi dalla Libia alla Jugoslavia, dei movimenti dell'Aeronautica militare libica e dei servizi che ad essa venivano prestati nel nostro come in altri Paesi europei. 1a Divisione che però efficacemente si muove per distruggere le carte veronesi e alla quale "fortunatamente" muoiono le fonti principali.

In effetti il Servizio di quegli anni s'è condotto per verificare se le posizioni assunte dagli Stati Maggiori tenessero, tenesse cioè la ipotesi del cedimento strutturale, la più anodina per le istituzioni; che non ne emergessero altre con responsabilità di omesse prevenzioni o per passive cognizioni; o che si squarciasse il velo su quella più grave di tutte, di compartecipazioni sui fronti delle diverse fazioni, atlantica o filo-araba e pro-libica.

E così, principalmente per impedire che le informazioni su eventuali connessioni tra DC9 e MiG venissero diramate, ma restassero nel circuito interno della 1a Divisione e dell'ufficio del Direttore del Servizio, furono distrutte le preziose carte di Verona, tra le altre quelle sulla caduta del velivolo libico a giugno e sul secondo velivolo che avrebbe viaggiato nascosto sotto quello civile. E che la vicenda nascondesse cognizioni di cui il S.I.S.MI era sicuramente in possesso ai tempi dei fatti è provato, tra l'altro, dalla controversia nata tra l'ammiraglio Martini e l'allora Sottosegretario con delega ai Servizi, on.le Mazzola. Costui aveva infatti negato di essere stato messo al corrente dal Servizio di Santovito dell'andamento delle indagini e sulle ipotesi sul disastro. Al contrario non solo Mazzola era stato informato a dicembre dell'80 con appunto in cui si riferiva che il SIOS/A supponeva come causa più probabile il cedimento strutturale, ma nella sua cassaforte, a Palazzo Chigi, aperta dopo ché egli aveva lasciato l'incarico, sono stati rinvenuti, oltre che detto appunto, anche altri documenti concernenti sempre il DC9 e sempre originati dal S.I.S.MI in data anteriore al dicembre dell'80. Ovviamente, conseguenti a queste grandi linee del Servizio nel suo complesso, i comportamenti di chiusura, quando non di sviamento, dei funzionari, in particolare quelli della 1a Divisione.

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