18. Le dichiarazioni di Francesco Pazienza.

Non poteva mancare in quest'inchiesta la testimonianza di chi - anche se con ruoli mai del tutto esattamente chiariti - frequentava proprio in quell'80 la Direzione del S.I.S.MI, a Palazzo Baracchini, il noto Francesco Pazienza. I rapporti tra Pazienza ed i vertici del Servizio - in particolare con Santovito e Musumeci - sono stati ricostruiti in altri carteggi giudiziari e in particolare nel cosiddetto processo "Super S.I.S.MI".

Pazienza, sentito dall'Ufficio, nulla di utile riferisce sulla vicenda di cui é processo. Egli afferma di aver presentato a gennaio del 1981 Santovito al Direttore dello SDECE, De Marenches, e che a seguito di quest'incontro venne autorizzata l'apertura di un Centro del S.I.S.MI a Parigi, sotto copertura, alla quale venne inviato il colonnello Orazio Di Napoli. Fino a quel momento - a dire di Pazienza - non vi erano stati rapporti diretti tra i due Capi-Servizio. La causa dell'inesistenza di questi rapporti andava ricercata nella non comune visione del "problema Libia". Sempre a dire di Pazienza i due direttori conversarono da soli per circa un'ora e mezza. Egli ha dichiarato di non conoscere il tema del colloquio e pertanto di non essere in grado di riferire se in quell'occasione venne affrontato anche il tema della caduta dell'aereo di Ustica e quello del MiG libico di Castelsilano.

Ancora in relazione al problema Libia riferisce di un accordo segreto appreso direttamente dal Capo dell'OLP, Arafat. Questi gli spiegò che era stato stipulato un accordo segreto tra il miliardario americano Hammer, presidente della "Occidental Oil Company", collegata al Cremlino, e la Libia. L'accordo prevedeva che se i libici fossero riusciti a conquistare la fascia di Tizi Auzou - su cui vi era un contenzioso risalente all'epoca del colonialismo, risolto nel 36 da un accordo Mussolini-Laval, per effetto del quale quella banda veniva considerata come facente parte della Libia. Secondo diritto internazionale perciò essa sarebbe stata di pertinenza della Jamahirija, quale Stato successore dell'Italia; ma l'Aja deciderà nel 93 in modo difforme - a discapito del Ciad, i diritti di sfruttamento soprattutto dei giacimenti di uranio in quel territorio, che erano considerati dalla Francia strategici, sarebbero passati alla Occidental Oil Company e quindi in un'area di influenza americana.

Pazienza ha ricordato - senza riuscire a specificare se prima o dopo il viaggio di Santovito a Parigi - di aver visto uscire dalla stanza del Direttore del S.I.S.MI, l'ingegner Romiti e di aver quindi collegato quell'incontro alle notizie amplificate dalla stampa sull'interessamento della FIAT alla riconsegna dei resti del velivolo libico alla Libia - ma se questo fatto si colloca dopo la missione a Parigi, a quel tempo la questione era già risolta.

Egli osserva che non seguì la vicenda di Ustica nè quella del MiG libico, perché "la cosa non mi interessava". Aggiunge: "Per quanto riguarda Ustica non ci fu nessun commento, perché all'epoca era dato per pacifico che fosse un incidente aereo di tipo tradizionale . Quindi non ci fu un commento. Per quanto riguarda il MiG invece il commento che io ho sentito al di dentro da parte di Notarnicola, é che semplicemente fosse un pilota che voleva ad un certo momento sottrarsi alla Libia e che era scappato e non aveva fatto in tempo ad atterrare dove voleva atterrare, e che quindi si era sfracellato contro le montagne della Sila" (v. interrogatorio Pazienza Francesco, GI 11.04.94).

Riferisce ancora sui rapporti del Servizio con la Libia, collegando tra loro la scomparsa dell'Imam sciita Mousa Sadr, il disastro di Ustica e la caduta del MiG libico. Egli tiene ad aggiungere che secondo il giudice Sica la concatenazione tra Ustica e MiG é nell'invio di un messaggio non recepito, Ustica, e Bologna, "secondo messaggio" recepito. Aggiunge che secondo Sica dietro di tutto vi é la sparizione-rapimento dell'Imam. Questi - sempre a detta di Pazienza - secondo Sica fu fatto sparire in Italia per fare un piacere a Gheddafi (v. interrogatorio Pazienza Francesco, GI 15.04.94). Invero é stato accertato che l'Imam Mousa Sadr non é mai entrato in Italia. Sul punto si richiama il decreto di archiviazione del relativo procedimento penale, acquisito in copia agli atti. E' pur vero, comunque, che il S.I.S.MI fornì al regime libico utili informazioni per la riapertura del processo, che poi, comunque, questo Ufficio Istruzione concluse con una nuova archiviazione.

Sempre in relazione alla Francia va rilevato che nell'85 la 2ª Divisione acquisì informazioni che confermavano la responsabilità degli uomini del Controspionaggio francese SDECE, nell'attentato alla emittente di "Radio Corse International", che aveva i ripetitori su Monte Capanna nell'isola d'Elba (v. cartella 22 dello Stato Maggiore S.I.S.MI).

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