14. Le dichiarazioni di Mannucci Benincasa.

Il Mannucci veniva sentito una prima volta nel dicembre 90. Nell'occasione egli affermava di aver appreso la notizia della telefonata anonima su Affatigato dalla stampa o la domenica o il lunedì dopo il disastro e che comunque il lunedì stesso conobbe, sempre dalla stampa, le dichiarazioni della madre dell'Affatigato. Relativamente alla conversazione avuta sull'argomento con il colonnello Notarnicola, egli ammetteva la circostanza, ma negava che il colloquio fosse avvenuto nei giorni immediatamente successivi al disastro; bensì dopo un intervallo di tempo più lungo che credeva di poter stimate in un mese circa.

Mannucci Benincasa negava, peraltro, di aver parlato contestualmente, in quell'occasione, della vicenda del mancato viaggio del giudice Tricomi a bordo dell'aereo dell'Itavia. Ciò in quanto egli sostiene che la notizia l'aveva appresa molto più tardi, cioè verso la fine dell'anno - tra ottobre e novembre dell'80 - dallo stesso magistrato. Ricordava, peraltro, di aver parlato dell'ipotesi Tricomi con il giudice Gentile e con il colonnello Nobili. Sempre in relazione al colloquio con Notarnicola, affermava che questi non fece commenti al riguardo, precisando di non ricordare se il suo superiore lo avesse inviato presso una sezione della Divisione per prospettare il caso. (v. esame Mannucci Benincasa Federigo, GI 28.12.90).

Con richiesta datata 21.12.91 l'ufficio del Pubblico Ministero chiedeva a questo Ufficio che si procedesse nei confronti di Mannucci Benincasa: - quale indiziato del delitto di cui agli art.61 n.2, 479 in relazione all'art.323 e 326 c.p. "per avere falsamente attestato, in una nota inviata alla Direzione del S.I.S.MI, che tale nota era stata redatta in data 18 luglio 81 e ciò al fine di conseguire l'impunità del delitto per il delitto di rivelazione di ufficio e per conseguire il profitto del delitto di abuso innominato d'atto di ufficio". Spiegava il PM che "l'atto apparentemente datato 18 luglio 81 e concernente la vicenda Tricomi è stato inviato in data 21 luglio 81, come è risultato a seguito dell'acquisizione dei registri di protocollo in partenza e in arrivo. Ciò implica che la comunicazione alla 1ª Divisione fu in realtà inviata successivamente alla comparizione di articoli di stampa riportanti tali notizie e - prima ancora - alla perquisizione dei locali del periodico "Critica Sociale", disposta nell'ambito del processo per la strage di Bologna. Già la coincidenza temporale tra la comunicazione delle informazioni agli Organi superiori (notizia in possesso del Centro CS di Firenze da molto tempo) e la pubblicazione delle notizie é indicativa di una gestione distorta dell'attività di ufficio. Va però accertato se - oltre a ciò - l'atto non sia stato appositamente retrodatato". Aggiungeva inoltre che "sulla base delle dichiarazioni rese da diversi soggetti nel procedimento penale per la strage del 2 agosto 80, può affermarsi che il Capo Centro di Firenze non si limitò a trasmettere in ritardo le informazioni in suo possesso, ma fu fonte dei giornalisti Pamparana e Giovine, per la redazione degli articoli apparsi su "Critica Sociale"; - quale indiziato del delitto di cui all'art.476 in relazione all'art.490 e 351 c.p. (soppressione ed occultamento di atti veri). Il PM spiegava che "appare di rilievo la mancanza del fascicolo di cui é stata ordinata l'esibizione presso il Centro S.I.S.MI di Firenze di atti, che pure avrebbero avuto necessariamente dovuto esservi archiviati; in particolare, manca la nota in data 11 agosto 77 dei Carabinieri, alla quale si fa riferimento nell'atto 26 settembre 77 (n.31); manca qualsiasi atto concernente la telefonata relativa alla presenza di Affatigato a bordo del DC9 e quelle successive di smentita; mancano tutti gli atti presupposti dalla nota 30 settembre 80; la risposta al doc. 64 (richiesta di notizie su partecipazione di Affatigato ad addestramento militare in Camp Derby) risulta archiviata in altra pratica (2.18.3291/984)".

Di conseguenza il 30 dicembre 91 questo Ufficio emetteva comunicazione giudiziaria nei confronti di Mannucci Benincasa. Egli veniva interrogato quale indiziato una prima volta nel seguente ottobre. Sulla vicenda Tricomi riferiva: "Sono venuto a conoscenza della prenotazione da parte del giudice Tricomi sull'aereo Bologna-Palermo caduto il 27.6.80, nell'aprile-maggio 81. Prendo atto che nel verbale precedente dissi che tal fatto avvenne nell'ottobre-novembre 80. Io ricordo solo che era freddo, avvenne cioè in una giornata fredda. Tricomi me ne parlò di sicuro nell'81 in una giornata fredda. Avvenne in occasione di un incontro casuale per strada, nei pressi della stazione di Santa Maria Novella. In questa occasione mi disse che era sfuggito due volte alla morte, una prima per un mancato attentato di Prima Linea, la seconda perché doveva prendere l'aereo di Ustica. Ne ho riparlato poi con Tricomi, non ricordo con esattezza quando, ma sicuramente prima di riferirne per iscritto alla Centrale. Prima di parlare con Tricomi, ne ho parlato con un mio collega Capo Centro. Si trattava del Capo Centro di Perugia, il tenente colonnello Russo. Costui disse di avere una conoscenza l'Itavia e quindi avrebbe potuto procurare la lista d'imbarco.

Quando parlo con Russo, avevo già parlato con Notarnicola. Ricordo che costui ebbe a riferire alla Commissione Stragi che io gli avrei riferito della vicenda Tricomi a brevissima distanza dall'evento di Ustica. Ciò non é assolutamente possibile. Escludo di aver saputo per altra strada la vicenda Tricomi. Ne é dimostrazione la sorpresa che ebbi quando il giudice me ne parlò. Non ho mai incontrato il giudice Tricomi tra il 27 giugno 80 ed il giorno in cui mi raccontò la vicenda. Questo giorno, lo ribadisco, deve collocarsi nell'inverno 80-81; non posso essere più preciso; si può andare dall'ottobre-novembre 80, come dissi la precedente volta, all'aprile-maggio che ho detto oggi ... . Quanto ho riportato al paragrafo 2 della nota del 18 luglio 81, l'ho appreso direttamente da Tricomi, che ebbe a riferirmelo, mi sembra, la prima volta che mi parlò della vicenda ... . Il fatto della prenotazione e della disdetta ad opera del maresciallo Mercaldo lo appresi da Tricomi. Tutto ciò che concerne questa vicenda io l'ho appreso solo da Tricomi e da nessun altro. Nel testo io riferisco di aver ricevuto la lista d'imbarco dal Centro di Perugia. Prendo atto che la specificazione Perugia è cassata. Comunque si tratta di Perugia, come ho già detto ... . Non ho preso un tempo eccessivo per riferire la vicenda alla Centrale. Inizialmente non c'è nessun elemento per pensare che l'aereo sia stato intenzionalmente abbattuto. Ma comunque io ne riferisco a voce. Lo riferisco al Direttore della Divisione, cioè a Notarnicola e solo a lui. Egli non dette giudizi sull'ipotesi. Non dette consigli né direttive. Non ricordo esattamente quale fu la sua risposta; il concetto comunque era il seguente, che si trattava di una vicenda che non rientrava nella nostra competenza e che comunque, dato che l'ipotesi più credibile era quella del cedimento, non c'era nessuna altra ragione per seguire il fatto. Con Notarnicola della vicenda ho parlato solo in questa occasione ... . Dopo averne parlato con Notarnicola in più occasioni ho ritenuto di concretizzare in un documento la vicenda del mancato viaggio di Tricomi. Prendo atto che in precedenza avevo dichiarato di averne parlato una sola volta. Ciò non é possibile. Sicuramente l'ho visto più volte; siamo nell'81. Lo vedevo qui a Roma. Quantificare é impossibile... . Anche in queste altre occasioni Notarnicola si mostrava incredulo. Non dava credito all'ipotesi dell'attentato e alla necessità che l'ipotesi entrasse nell'inchiesta."

Per quanto concerne gli incontri con il giudice Gentile, aggiungeva: "Della vicenda Tricomi ne ho parlato, oltre che con Notarnicola e Russo, ovviamente con i miei collaboratori e con il giudice Gentile. Con ogni probabilità nella primavera 81. Lo avevo conosciuto all'inizio dell'anno; mi era stato presentato dal capitano Pandolfi; io fui presentato per quello che ero, come Capo Centro cioè del S.I.S.MI in Toscana; con il mio nome reale e senza alcun nome di copertura. Quel nome di copertura famoso e famigerato, Manfredi cioè, fu inventato da Gentile in occasione di un incontro conviviale, per la presentazione a due persone con le quali Gentile aveva un incontro. Io venni a conoscenza dei nomi e della qualità dei due nell'immediatezza e conoscendo uno dei due per alcune sue vicende - in Francia aveva sequestrato un aereo contro il Governo greco e una sua operazione contro la CIA - non volevo incontrarli. Gentile mi assicurò dicendo che mi avrebbe presentato come un ricercatore universitario suo amico. I due erano i giornalisti Giovine e Pamparana. A questo incontro c'era anche Pandolfi e uno o due collaboratori. Non c'era nessun avvocato di Bologna. L'incontro avvenne in un ristorante di quest'ultima città, ristorante che si trovava ad un primo piano. Scambiandoci con Gentile delle impressioni sulla possibilità di identificare i responsabili della strage di Bologna, emerse che una delle loro fonti - per loro intendo giudice Gentile e capitano Pandolfi - riferiva di attività di gruppi terroristici di sinistra che si rifornivano di armi e di supporto logistico da emissari libici. Queste vicende si sovrapponevano in larga parte con l'indagine di Tricomi. Questo avveniva nei mesi di aprile-maggio... . A giugno si concluse questo filone di indagine con il contatto di Gentile con il Comando Generale dell'Arma per un'operazione di riscontro sul territorio, tra cui Pantelleria. Il discorso con Gentile durò diverso tempo da aprile a giugno. Durante il corso di questi colloqui riferii a Gentile la vicenda Tricomi." (v. interrogatorio Mannucci Benincasa Federigo, GI 14.10.92).

L'indiziato veniva nuovamente interrogato nel successivo novembre. Così negava di "aver rivelato alcun segreto d'ufficio concernente la vicenda Tricomi" in quanto la circostanza era nota sia alla Centrale di Roma che al Capo Centro di Perugia Russo e soprattutto negli ambienti della Questura; precisava di non essere vincolato al segreto d'ufficio e di non aver rivelato ai giornalisti la vicenda in quanto, in caso contrario, non avrebbe fatto il rapporto alla Centrale. Ribadiva di averne parlato con il giudice Gentile, in quanto quest'ultimo era orientato a collegare la strage di Bologna con la Libia. Con lui si esaminò l'ipotesi che Ustica fosse attribuibile ai libici, sia perché l'aereo era partito da Bologna, sia perchè su di esso viaggiava un magistrato che indagava sui libici. Presero in considerazione anche l'ipotesi che il MiG libico caduto sulla Sila potesse essere penetrato la sera del 27 giugno 80. Confermava che sulla vicenda Tricomi aveva riferito molteplici volte a Notarnicola, che gli aveva sempre risposto che l'ipotesi non era credibile e di non poter mettere per iscritto la vicenda per una sorta di riguardo nei suoi confronti; cosa che invece fece dopo che Notarnicola aveva lasciato la Divisione. Precisava di non avere informato il capo Centro di Bologna, dei suoi rapporti con il capitano Pandolfi e con il giudice Gentile, in quanto non era tenuto a farlo. Chiariva che il Centro CS di Firenze non svolse alcuna attività nei confronti di Affatigato dal momento che della vicenda si stavano interessando la Magistratura e gli organi di PG e, inoltre, per la inesistenza sia di una competenza diretta del suo Centro dato che il fatto non era accaduto in Toscana, sia di "competenza primaria" in quanto l'Affatigato era considerato un terrorista. Dichiarava di non avere mai saputo di collegamenti di Affatigato con i Servizi francesi e quelli americani, nè che in occasione dell'arresto a Nizza gli fosse stata sequestrata un'agenda; ciò in contrasto, rileva il PM, con quanto invece egli stesso riferiva nel rapporto alla Centrale del 28.08.81, in cui faceva espresso riferimento alla raccolta di informazioni sui contatti di Affatigato in Francia e la collaborazione con Autorità italiane. (v interrogatorio Mannucci Benincasa Federigo, GI 06.11.92).

L'ufficiale veniva nuovamente interrogato il 18 di quel novembre. In questa occasione ribadiva che l'incontro con il giornalista Pamparana era stato uno solo e non tre come affermato dal giornalista e confermava che tale incontro era stato oggetto di una sua missiva alla 1ª Divisione. (v. interrogatorio Mannucci Benincasa Federigo, GI 18.11.92).

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