13. Le dichiarazioni del tenente
colonnello Umberto Nobili.

E' indubbio che se talune iniziative "informative" di Mannucci Benincasa sono oggi note, lo si deve alle dichiarazioni che il colonnello Nobili rendeva nel 1988 al PM di Firenze, da un lato per ragioni di risentimento che l'ufficiale aveva verso l'Arma di appartenenza, dall'altro dalla delusione della collaborazione che per molti anni aveva offerto a Mannucci Benincasa. Numerose sono state le dichiarazioni che Nobili rilasciava a seguito dell'invio - a dicembre del 1987 - di un lungo memoriale al PM di Firenze, nel quale riepilogava alcuni oscuri episodi avvenuti nel corso della sua carriera militare e la collaborazione con il Capo Centro del S.I.S.MI di Firenze.

Il colonnello dell'AM, in particolare sulla vicenda di cui é processo e in relazione a Mannucci Benincasa, dichiarava: "Nell'estate precipitò ad Ustica un velivolo italiano, un DC9, e il fatto fu ricondotto ad un incidente. Ricordo che alcuni organi di stampa prospettarono l'ipotesi che l'abbattimento fosse dovuto ad un missile lanciato da un velivolo e che il generale Tascio fece fare delle smentite a queste ipotesi. Dopo non molto tempo precipitò un MiG libico sulla Sila ... Dopo la strage di Bologna (02.08.80) Mannucci, facendo riferimento anche a queste due precipitazioni di velivoli, mi accennò alla possibilità che Semerari potesse aver preso contatti per conto di Gelli con persone libiche con riferimento alla preparazione della strage: ricordo che Mannucci accennò ad una agenda di Semerari con un appunto che doveva costituire un possibile riferimento a Gelli. Mannucci parlò anche della possibilità che sull'aereo italiano dovesse viaggiare una persona che potesse essere informata della strage e che non vi aveva più viaggiato. Mannucci mi chiese anche se mi risultava l'epoca della morte di quell'ufficiale libico che pilotava il MiG ..." (v. esame Nobili Umberto, PM Firenze 25.01.88).

Nobili riferiva sul conto di Mannucci Benincasa anche nel corso della deposizione resa a questo Ufficio nel dicembre 90, precisando: "Parlai di Ustica e Castelsilano con Mannucci del Centro S.I.S.MI di Firenze. Ad un mio riferimento ad Affatigato, Mannucci rispose facendo un breve riferimento al legame tra Ustica ed il MiG ... in una successiva occasione Mannucci disse di aver copia di un'agenda di Semerari e che questi era coinvolto con un traffico con la Libia ... . Ricordo che Mannucci mi parlò del suicidio di Manrico Ducceschi, avvenuto nel 48, e che egli sosteneva essere stato in realtà un omicidio; Mannucci era convinto che il mandante fosse stato Licio Gelli". (v. esame Nobili Umberto, GI 01.12.90).

Nobili ritornava in argomento nel corso della successiva deposizione, specificando che Mannucci Benincasa, con il quale collaborava, aveva adombrato l'ipotesi che tra la caduta del DC9 di Ustica ed il MiG libico ci fosse una stretta relazione, precisando che tale conversazione avveniva nell'autunno del 1980. (v. esame Nobili Umberto, GI 05.12.90).

Sulla collaborazione tra Nobili e Mannucci Benincasa appare utile richiamare le valutazioni formulate nel suo provvedimento dal GI di Bologna: "Per concludere, va osservato che non si riesce a comprendere come possa ritenersi legittimo un tipo di collaborazione così anomala tra un capocentro S.I.S.MI e un ufficiale dell'Aeronautica - collaborazione durata anni, asseritamente tutta orientata su un unico tema e improduttiva di qualsiasi esito, se non i due anonimi inviati all'AG di Roma e a quella di Roma ...".

Sentito ancora una volta nel 96 Nobili dichiarava: "Per quanto riguarda la connessione tra la vicenda del DC9 Itavia e la caduta del MiG libico non posso altro che confermare che il primo che fece questa connessione é stato Mannucci"..."Io non fui arruolato al S.I.S.MI in quanto la mia forza armata rispose a richiesta del S.I.S.MI che non erano ancora noti i motivi del mio incontro con Licio Gelli. Mannucci non mi ha mai detto il motivo del mio mancato arruolamento. Preso atto che risulta che é stata anche la 1ª Divisione del S.I.S.MI, cioè la Divisione dalla quale dipendeva organicamente Mannucci, ad esprimere parere sfavorevole alla mia assunzione al S.I.S.MI, dichiaro di venirne a conoscenza in questa sede per la prima volta. Ciò mi lascia molto perplesso e non capisco il gioco di Mannucci." (v. esame Nobili Umberto, GI 06.11.96).

Come si é già detto, Nobili aveva reso dichiarazioni al PM di Firenze. A tal riguardo si ritiene utile rammentare un'annotazione manoscritta di Mannucci Benincasa relativa ad una conversazione avuta con Nobili rinvenuta nel corso della già citata perquisizione domiciliare, eseguita sul soggetto per disposizione dell'AG di Bologna: "Ci siamo intrattenuti sull'interrogazione di Cipriani, che riguarda anche lui...gli spiego le varie risposte, punto per punto, e rimane sorpreso e oltremodo grato per come l'ho trattato, con assoluta precisione e obiettività... Di fronte al ruolo svolto nella vicenda da Notar, mi dice che Pinto, che in atto si trova al Servizio - dovrebbe essere in Marocco (è della 2ª Divisione) gli riferì di avere avuto uno scontro con NOT, che accusò, a ragion veduta, di essere occultamente un massone di una loggia che ora NOB non ricorda - Appena potrà lo sentirà in proposito!...".

Alla fine della memoria scrive: "N.B. Lo devo flemmatizzare perchè approfittando dell'audizione vorrebbe scatenarsi e ribattere tutte le accuse. Speriamo bene...!".

Ovviamente una delle prime acquisizioni al Centro S.I.S.MI di Firenze è stata la pratica di Affatigato Marco, e ciò in relazione alla già più volte detta telefonata al Corriere della Sera l'indomani della caduta del DC9 dell'Itavia, in quanto si presumeva che una qualche attività fosse stata svolta dal Controspionaggio. In verità l'esame della documentazione acquisita non ha portato al conseguimento di alcun utile risultato.

Il fascicolo di Affatigato comprendeva complessivamente 86 atti, di cui 37 costituiti da ritagli stampa; 10 da informative dei Comandi dei Carabinieri; 3 da brevi note di trasmissione di altri ritagli stampa o di segnalazione di trasmissioni televisive; 2 foto del soggetto; un bollettino di segnalazione per ricerche sempre relativo al soggetto; 8 comunicazioni provenienti dalla 1ª Divisione; 9 comunicazioni provenienti da altri Centri; 16 comunicazioni elaborate dal Centro.

Da rilevare che a seguito della telefonata anonima relativa ad Affatigato, né all'epoca nè in periodi successivi, risultano essere stati promossi accertamenti o indagini; il Centro non s'è mosso di iniziativa nè la Direzione ne ha richiesti.

Il fascicolo concernente la vicenda di Ustica conteneva anch'esso per lo più ritagli stampa. Gli atti contenuti erano infatti 53 di cui 45 ritagli stampa. Gli atti che vanno dal nr.1 al nr.5 si riferiscono all'informativa del 18 luglio ed alle risposte dei centri e della 1ª Divisione; l'atto nr.11 concerne il rapporto del maresciallo Mercaldo della Digos di Firenze; l'atto nr.52 é una missiva della 1ª Divisione datata 31 gennaio 91, con la quale si dà notizia dell'esibizione all'AG romana di un documento del 74 relativo a Marco Affatigato; l'atto nr.53 é un appunto concernente una conferenza tenuta il 20 febbraio 92 a Grosseto sul tema "L'Italia dei Misteri + Ustica Gladio caso Moro". Infine una missiva senza data concernente l'invio degli elenchi dei prenotati sul volo del DC9 Itavia, di cui si è già fatto cenno.

Nessun documento sul MiG libico veniva esibito dal Centro CS di Firenze. Il dott. Morandi di questo Centro riferiva, all'atto della esecuzione del decreto di esibizione, che "Non esistono in archivio di questo Centro atti relativi alla caduta del MiG23 libico se non articoli di stampa raccolti nel fascicolo relativo al disastro di Ustica". Anche qui stranamente la stampa sul MiG viene inserita negli atti del DC9. Comunque non si riesce a comprendere dove siano finiti, o finissero, i risultati dell'attività informativa del Capo Centro CS di Firenze.

Il giudice di Bologna, nella già citata sentenza-ordinanza, s'è proposto, nella valutazione sull'operato di Mannucci Benincasa, di mettere a fuoco la figura del capocentro in rapporto con la Direzione del Servizio ed in particolare con il gruppo che operava intorno al Direttore del Servizio, generale Santovito, ed al Direttore dell'Ufficio Controllo e Sicurezza, generale Musumeci. E si è, tra l'altro, basato su alcune dichiarazioni del generale Notarnicola al PM di Bologna in data 08.03.90. "Ho sempre avuto la sensazione che ci fosse un rapporto diretto fra il Capo Centro di Firenze e la Direzione del Servizio, con particolare riguardo sia al generale Santovito che al generale Musumeci. In una specifica occasione ebbi la riprova di tale contatto allorché il Capo Centro di Firenze mi rappresentò di avere ricevuto generiche pressioni per l'assunzione alle sue dipendenze di un collaboratore, tale Casalone, di Firenze, quasi facendo intendere una certa sua riluttanza al riguardo. Dissi in merito di respingere ogni pressione ma passato qualche giorno, mi giunse un ordine informale del generale Santovito per concretare la predetta collaborazione. Il Casalone nel quadro degli accertamenti che successivamente svolsi sullo scandalo P2, risultò esser compreso in una lista di una loggia massonica che nel 76 circa lo stesso Gelli avrebbe consegnato alla magistratura fiorentina.

Qualche tempo dopo, nelle mie funzioni di Capo Reparto, all'atto di un controllo amministrativo sulle spese degli Organi Periferici Amministrativi rilevai che il Centro di Firenze spesava ancora la predetta fonte per cui mossi dei rilievi verbali al Direttore della Divisione, ribadendo l'immediata esecuzione delle disposizioni a suo tempo impartite.

Ricordo addirittura che sempre durante la gestione del generale Santovito conobbi il predetto Casalone, presso la Direzione centrale alla quale aveva evidentemente diretto accesso. Ciò non poteva avvenire se non con il consenso di Mannucci, il quale evidentemente verso di me aveva assunto un atteggiamento ambiguo".

Casalone, sentito dal GI di Bologna in data 09.02.94, confermava la collaborazione al S.I.S.MI e la frequentazione della Direzione del Servizio ove vi si recava unitamente al generale Palumbo a trovare il generale Musumeci e Santovito. Riguardo alla collaborazione con il Mannucci precisava che "in teoria avrei dovuto lavorare alle dipendenze del Mannucci, ma come ho già detto, la mia attività si risolse in ben poco. Ho frequentato il Mannucci e siamo diventati amici".

Altre gravi considerazioni su costui si rilevano dalla requisitoria del PM di Bologna relativa al procedimento penale sulle stragi dell'Italicus e della stazione di Bologna, datata 05.05.94: "Altra prova dell'illecito ed occulto rapporto che legava Mannucci Benincasa alla cordata piduista del vertice S.I.S.MI é costituita dalla presenza del Mannucci in Bologna il giorno del rinvenimento sul treno Taranto-Milano dell'esplosivo che poco prima aveva provveduto a far collocare sul treno personalmente il colonnello Belmonte, massone di palazzo Giustiniani all'orecchio del gran Maestro, su disposizione del generale piduista Pietro Musumeci. Si tenga conto che quella operazione era segretissima e che l'esplosivo avrebbe dovuto essere rinvenuto ad Ancona, ma, per un banale disguido, fu scambiata la carrozza ed il treno proseguì con il carico di esplosivo fino a Bologna, dove venne finalmente rinvenuto.

Firenze dunque non aveva nulla a che fare nè col percorso del treno, nè con i destinatari delle notizie che riguardavano la presenza di esso. Se Mannucci fu presente quel giorno "all'arrivo del treno" (così si esprime Ferretti l'8.05.92) fu solo perchè il "Super S.I.S.MI" di Musumeci non si fidava del Ferretti, come si è visto, e richiese la presenza sul posto di un loro uomo e cioè del Mannucci Benincasa, nonostante la sua incompetenza, poichè vi era bisogno, in quel frangente, di coperture per quella gravissima condotta di depistaggio".

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