11. La morte di Ducceschi Manrico.

Per quanto riguarda la vicenda Ducceschi sono stati analizzati sia gli atti del procedimento penale relativo al decesso di Manrico Ducceschi detto "Pippo", sia la documentazione trasmessa dalla 1ª Divisione del S.I.S.MI, relativa alla pratica Ducceschi Manrico e Mustur Vassilie, sia la documentazione acquisita dalla DCPP sul conto di detto Ducceschi.

Il GI di Bologna aveva ritenuto utile acquisire la sopracitata documentazione in quanto Mannucci Benincasa attraverso l'anonimo inviato in concorso con Nobili nell'aprile dell'81 al giudice Gentile aveva adombrato responsabilità di Licio Gelli nel decesso di Ducceschi, da lui ricollegato alla morte del comandante partigiano Silvano Fedi. Il colonnello Nobili, tra l'altro, aveva fornito ampia testimonianza al PM di Firenze sulle convinzioni di Mannucci Benincasa al riguardo della morte del partigiano Ducceschi, richiamando, in proposito, le ricerche fatte dal giornalista fiorentino Marcello Coppetti. In particolare, sulla vicenda, il Nobili riferiva a questo GI in data che "Mannucci mi parlò del suicidio di Manrico Ducceschi, avvenuto nel 48, e che egli sosteneva essere stato in realtà un omicidio; Mannucci era convinto che il mandante fosse stato Licio Gelli". (v. esame Nobili Umberto, GI 01.12.90)

Si ritiene utile ricostruire la vicenda della morte di Ducceschi utilizzando il lavoro di analisi svolto dalla Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione. Manrico Ducceschi, detto "Pippo", fu comandante dell'XI formazione partigiana, composta soprattutto da elementi di fede monarchica, democratica e repubblicana e che, per ovvii motivi, alla fine della guerra, entrò in conflitto con le formazioni di fede "socialcomunista". Ed è proprio per questa particolare componente ideologica anticomunista che l'XI zona, nell'ottobre del 44 prendeva contatto con il Comando dell'OSS del IV Corpo d'Armata americano e fino al giugno del 45 prestò servizio come truppa inquadrata in forma di regolare reparto organico.

Ducceschi veniva rinvenuto impiccato il 26 agosto 48 nella propria abitazione di Lucca. Il medico legale accertava che la morte risaliva a non più di 48 ore e che il decesso doveva prospettarsi come dovuto effettivamente ad impiccagione. Dopo più di una settimana veniva rinvenuto l'archivio segreto di Ducceschi nonchè alcune armi e munizioni. Più in là saranno rinvenuti altri documenti concernenti un altro archivio segreto riferibile alle attività dell'XI zona partigiana.

Deve essere osservato che dalla documentazione acquisita dalla DCPP é stato possibile rilevare che nel corso della perquisizione all'appartamento dove era stato rinvenuto il cadavere di Ducceschi era stata sequestrata altra documentazione dalla Questura di Lucca, in un cassetto segreto dell'armadio del Ducceschi. La documentazione - che comprendeva tra l'altro informazioni su organizzazioni clandestine militari comuniste armate e cifrari - veniva sottratta all'insaputa dell'AG e trasmessa al Capo della Polizia dell'epoca.

Il 16 dicembre 49 il PM riteneva che la morte di Ducceschi fosse avvenuta a seguito di suicidio e chiedeva al GI l'archiviazione, che decideva in conformità. Ma già da alcune dichiarazioni e da quanto era stato rinvenuto e sequestrato dopo la sua morte appariva palese che Ducceschi svolgeva compiti che - allo stato delle conoscenze di quel tempo - si potevano ben definire "singolari" e avrebbero potuto attrarre l'"attenzione" di varie entità politiche.

Nel 72 avveniva la riapertura del procedimento penale sulla morte di Ducceschi per effetto di dichiarazioni informali rese da un graduato dei CC. al comandante della Stazione CC di Castelnuovo di Garfagnana. Questi riferiva di avere appreso da certo Asara che Ducceschi era stato impiccato dallo slavo Mustur con la complicità della moglie Santini Mirella e di Del Chiaro Gino; mandante del delitto l'ing. De Rico da Lucca. Il motivo era da ricercare in una denuncia, che Ducceschi voleva rendere pubblica, sull'attività svolta dai partigiani nel periodo della Resistenza.

Il procedimento penale al termine dell'attività istruttoria si concludeva nel 79 col proscioglimento di tutti gli indiziati.

Sia nel primo che nel secondo procedimento nessun riferimento emergeva sul conto di Licio Gelli. Nel secondo procedimento il GI chiedeva al S.I.S.MI accertamenti sulla morte di Ducceschi, accertamenti che venivano girati per la parte di competenza al Centro CS di Firenze, al quale veniva richiesto di far conoscere, tra l'altro, gli "interessi palesi ed occulti a riaprire un caso, da anni archiviato". Questo centro trasmetteva dopo più solleciti un rapporto datato 15 settembre 78 in cui si poneva in evidenza la complessa figura del Mustur, definito "ampiamente noto in atti", ma non si dava alcuna risposta alla richiesta sulle motivazioni della riapertura del procedimento penale.

Mentre presso la 1ª Divisione veniva rinvenuto e trasmesso il carteggio del Ducceschi e del Mustur, nessun documento veniva esibito dal Centro CS di Firenze. Difatti nel corso di un accesso congiunto della AAGG di Bologna e di Roma, sono state richiesti dall'AG di Bologna le pratiche sia del Ducceschi che del Mustur. Mentre della prima veniva dichiarato che era stata distrutta, della seconda veniva riferito che il Mustur era sconosciuto agli atti di quel Centro. Non si spiega di conseguenza perchè Mannucci Benincasa nel rapporto alla Centrale sul conto del Mustur riferisse che costui era "ampiamente noto in atti".

Il GI di Bologna, dopo aver preso atto che il fascicolo relativo a Ducceschi Manrico del Centro CS di Firenze risultava distrutto e premettendo che la distruzione del carteggio non era certamente da attribuire al successore del Mannucci Benincasa, nella già citata sentenza, così commenta: "resta da comprendere per quale motivo il colonnello Mannucci Benincasa abbia disposto la distruzione di un incartamento relativo a persona cui - lo si vede dall'anonimo inviato a Bologna - annetteva una importanza così particolare nella ricostruzione del passato di Licio Gelli".

A ciò si deve aggiungere che appare molto dubbia anche l'inesistenza di atti relativi al Mustur, che invece avrebbero dovuto trovarsi presso il Centro, in quanto nella pratica del Mustur della 1ª Divisione risultano ben nove documenti trasmessi dal Centro CS di Firenze e copie di due trasmessi al Centro di Firenze dalla 1ª Divisione.

Infine deve rilevarsi che dall'esame della pratica di Mustur della 1ª Divisione emergeva che il Centro di Roma con foglio datato 8 giugno 49 aveva riferito sul conto della Santini, coniuge del Mustur, quanto segue: "D'altra parte sembra che la Santini abbia fatto parte delle bande partigiane e che abbia avuto ingerenza nell'impiccagione di un capo partigiano, avvenuta a Lucca".

Tale importante riferimento - che la 1ª Divisione del S.I.S.MI ometteva di riferire all'AG di Lucca - portava alla luce una notizia che già a quasi un anno di distanza dalla morte di Ducceschi era circolata e che trovava conforto, dopo quasi trent'anni, pertanto, nelle dichiarazioni informali che l'appuntato Lelli spontaneamente aveva rilasciato al comandante della Stazione CC di Castelnuovo di Garfagnana (v. relazione al GI in data 21.06.93).

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