1. L'arma dei Carabinieri.

L'attività svolta dai Comandi dell'Arma in relazione agli incidenti del DC9 Itavia e del MiG23 libico, nell'80, è stata esperita precipuamente dal Comando Gruppo Carabinieri di Palermo per il disastro del DC9 e dal Comando Gruppo di Catanzaro per la caduta del MiG23 libico.

Alle ore 23.30 del 27 giugno 80, il colonnello Antonio Subranni del Comando Legione Carabinieri di Palermo informava il Magistrato di turno della Procura della Repubblica di Palermo che con il volo DC9 Itavia IH870, decollato da Bologna ad h.20.08L ed in previsto atterraggio a Punta Raisi ad h.21.13L, si erano persi i contatti radio sin dalle h.20.55.

Nel corso della notte il personale in servizio alla centrale operativa dei Carabinieri di Palermo collabora con l'RCC di Martina Franca per fornire assistenza ai velivoli del soccorso.

Dalle conversazioni telefoniche registrate presso l'aeroporto di Napoli Capodichino e il 3° ROC di Martina Franca del 27 giugno, risulta che: - alle ore 23.46 locali, il maresciallo AM Di Micco della sala operativa di Licola comunica al capitano AM Patroni Griffi del SOC di Martina Franca che i Carabinieri di Pozzuoli avevano avuto notizia di un velivolo al largo di Ponza con direzione verso Licola, poi perso di vista. Il fatto sarebbe accaduto intorno alle 20.37 locali.

- Alle h.23.54 locali, il capitano Ciro Esposito dei Carabinieri presso l'aeroporto di Capodichino chiede informazioni, alla torre di controllo, sulla scomparsa del DC9 Itavia in quanto richiestegli dal Comando Gruppo Carabinieri di Palermo.

- Alle h.00.04 locali, il maresciallo AM Sebastiano Malfa dell'aeroporto di Crotone aveva chiesto notizie del DC9 all'RCC di Martina Franca, così come richiestegli dal comandante della Compagnia CC. di Crotone, capitano Vincenzo Inzolia.

V'è poi la vicenda dell'esecuzione da parte dei Carabinieri del noto provvedimento sulle registrazioni delle intercettazioni radar emesso dalla Procura di Palermo, vicenda su cui già s'è detto nel capitolo dedicato alla 3ª R.A..

In vari episodi di recupero di relitti hanno operato i Carabinieri.

In data 9 luglio 80 viene consegnato alla Squadra di PG di Latina, un frammento di lamiera ripescato al largo di San Felice Circeo il 6 precedente. Il relitto veniva indicato come presumibilmente appartenente al DC9 Itavia. Veniva trasmesso dalla Procura della Repubblica di Latina a quella di Roma il 19 luglio 80. E da questa consegnato alla Commissione Luzzatti nella persona del membro Antonini, il 10 settembre dello stesso anno.

In data 2 agosto 80, viene segnalato da alcuni bagnanti, sulla spiaggia di Baia Domizia, la presenza di un relitto apparentemente di aerobersaglio. L'oggetto viene prelevato dai CC. della locale Stazione e in data 15 agosto consegnato al direttore dell'aeroporto di Napoli Capodichino, dr. Carignano. Da Capodichino è stato trasferito insieme agli altri reperti a Pratica di Mare e tenuto presente dai periti.

In data 20 settembre 80, sabato, alle ore 12.00, la Procura della Repubblica di Palermo, trasmette un messaggio telex al Comando Stazione Carabinieri di Acquedolci per l'esecuzione di un provvedimento di sequestro emesso dal sostituto Guarino, concernente un relitto rinvenuto e consegnato al comando Arma il 18 settembre. Lo stesso messaggio veniva trasmesso, alle ore 14.00 dello stesso giorno, anche al comando Compagnia di Mistretta. Nel telex veniva disposto, altresì, che il reperto dovesse essere trasportato all'aeroporto di Boccadifalco con la massima urgenza. In effetti il 22 successivo, lunedì, il reperto veniva consegnato all'aeroporto di Palermo-Boccadifalco dai CC. di Acquedolci.

In data 23 dicembre 80, personale del posto fisso Carabinieri di Boccadifalco presenziava al carico su un velivolo G222 dei reperti che dovevano essere trasportati dall'aeroporto palermitano a Ciampino. Al suo arrivo, a Ciampino, il personale dell'Arma del Comando Compagnia presso l'aeroporto controllava le operazioni di scarico dei reperti che venivano depositati in un hangar. Su questo argomento già s'è detto e ai relativi capitoli si rinvia.

Su due di queste vicende di quei primi mesi dell'inchiesta permangono forti perplessità sugli operanti di PG. La prima è quella relativa all'esecuzione del decreto di acquisizione del 5 luglio 80 emesso dall'AG di Palermo e consegnato al Comando Gruppo Carabinieri di Palermo. Non è inutile riportare l'iter del decreto attraverso la documentazione sequestrata al Gruppo Carabinieri di Palermo e le dichiarazioni rese dal comandante del Gruppo e del Nucleo Operativo.

Il 5 luglio 80, sabato, al maresciallo dei CC. Carchidi, distaccato presso la Sezione di PG della Procura della Repubblica di Palermo, viene consegnato il decreto di acquisizione emesso lo stesso giorno dal sostituto Guarino. L'oggetto del provvedimento concerne "le registrazioni delle intercettazioni dei radar militari comunque operanti sul mar Tirreno tra le ore 20.00 e le 23.15 del 27 giugno 80". Sempre il 5 luglio, il comandante del Gruppo, tenente colonnello Valentini, riferisce al Comando Legione CC. di Palermo del provvedimento emesso ed al punto 3 della lettera precisa: "riserva di notizie, anche in ordine alle indicazioni, che saranno richieste dal dott. Guarino, circa la delimitazione dell'area e l'indicazione dei radar dei quali acquisire le chieste registrazioni". Lo stesso giorno di ricezione del provvedimento, il 5 luglio, il Comando Gruppo informa la linea gerarchica, e cioè il Comando Legione, precisando che saranno richiesti all'AG la delimitazione dell'area nonché i radar interessati. Il 7 luglio alle ore 12.30, il tenente colonnello Valentini fa inoltrare un messaggio cifrato a sua firma al Comando della 3 Regione Aerea di Bari in cui trascrive il decreto emesso il 5 luglio con l'aggiunta della seguente dicitura: "... con particolare riferimento at allineamento Latina-Ponza-Palermo". Lo stesso messaggio viene trasmesso per conoscenza all'AG di Palermo.

Nella cartella nr.1083 del Comando Gruppo, che raccoglie tutta la corrispondenza inerente sull'incidente, sequestrata in originale il 25 maggio 96, non risultano disposizioni o appunti che giustifichino la frase aggiunta nel telex cifrato del 7 luglio. In proposito il Valentini, all'epoca comandante del Gruppo ha dichiarato nel settembre del 90: "Prima del fonogramma del 7 luglio non ho parlato con nessuno della 3ª Regione Aerea. Per quanto concerne la dizione - allineamento di particolare riferimento Latina-Ponza-Palermo- non posso ricordare da dove sia stata da me tratta. E' possibile che le cose siano andate nel seguente modo. Nei primi giorni si riteneva molto probabile che l'aereo, al di là della zona di ritrovamento, potesse essere caduto nella tratta di percorrenza Latina-Ponza-Palermo e pertanto si è pensato di dover chiedere le intercettazioni dei radar militari comunque operanti sul Tirreno con particolare riferimento alla tratta di percorrenza. Escludo di aver avuto contatti con ufficiali dell'Aeronautica prima della emissione del fonogramma e nemmeno dopo. Preciso: dopo sono avvenuti tutti per iscritto. Può darsi che la dizione mi sia stata suggerita da qualche mio collaboratore, che ha anche materialmente compilato il messaggio o da altri collaboratori del Nucleo Operativo che assistevano il magistrato". L'ufficiale in data 21.05.96, in merito alla frase aggiunta ha specificato: "Dopo aver ricevuto la richiesta del magistrato di Palermo ci rivolgemmo subito all'aeroporto di Trapani Birgi; successivamente ci siamo rivolti alla 3 Regione Aerea. Uno dei primi interrogativi da sciogliere era quello di capire il punto di impatto del velivolo in mare, ciò poteva infatti variare la competenza della Magistratura. La frase della quale mi viene richiesta spiegazione riguarda quanto da me sopra riferito circa l'esigenza di ricercare il punto di impatto sul mare del velivolo". (v. esame Valentini Francesco, GI 08.09.90).

Nel maggio 96 il capitano Honorati Tito Baldo, comandante del Nucleo Operativo del Gruppo, sulla frase aggiunta ha dichiarato: "ritengo si tratti di un messaggio predisposto da me o da altro ufficiale, credo infatti sia stato preparato dal Nucleo Operativo CC. e non dal Gruppo. Sul contenuto del messaggio non posso però essere preciso, non sono in grado di ricordare chi collaborò alla sua formazione, nè come o chi suggerì la frase "...con particolare riferimento at allineamento Latina-Ponza-Palermo". Ritengo comunque che tale frase sia stata inserita d'intesa con il magistrato. Io ho il ricordo del maresciallo Messineo che di ritorno da Trapani Birgi mi riferì che i nastri non erano a disposizione perché già inviati a Bari; probabilmente il messaggio mostratomi venne inviato alla 3a R.A. di Bari in base alla circostanza riportata dal Messineo". (v. esame Honorati Tito Baldo, G.I 21.05.96).

Già si sono commentate tali affermazioni. Esse non consentono assolutamente di accertare come si siano svolti i fatti. Si è anche detto quali possano essere stati i suggeritori e i tramiti di quella aggiunta. Di certo essa è stata arbitraria ed ha cagionato danni gravissimi ed irreparabili all'inchiesta.

E' da sottolineare che il presidente della Commissione Ministeriale, dr. Carlo Luzzatti, in quei giorni cioè tra il 6 e il 7 luglio inviò due telegrammi all'ITAV e al dr. Guarino in cui richiedeva le registrazioni dei tracciamenti radar della Difesa Aerea (DAT) operanti in zona compresa tra Latina-Ponza-Palermo. Escusso nell'ottobre del 96, in relazione al fatto se fosse stato lui a suggerire la nota frase ai CC. od al magistrato, Luzzatti ha dichiarato: "Un paio di giorni dopo l'incidente contattai il Magistrato di Palermo competente per quell'evento; ricordo che parlammo principalmente degli esami cui andavano sottoposte le salme, ma non credo di aver mai parlato con lui dell'area alla quale andavano richiesti i dati e le registrazioni radar. Escludo di aver suggerito io di raccogliere il materiale relativo all'allineamento Latina-Ponza-Palermo". (v. esame Luzzatti Carlo, GI 17.10.96).

In data 11 luglio, perviene al Comando Gruppo, all'attenzione del tenente colonnello Valentini, il telex della 3 Regione Aerea, datato 10 luglio, con il quale viene trascritto integralmente quanto indicato dai Carabinieri nel telex del 7 luglio, cioè l'oggetto del decreto e la frase aggiunta. Il messaggio viene vistato dal detto ufficiale. Sopra il suo visto risulta scritto a matita quanto di seguito: "Richiesta a Gab. Ministro". In merito il Valentini in atto del maggio 96, ha dichiarato di riconoscere come propria la grafia della sigla apposta sul timbro recante il suo nominativo, ma non quella dello scritto. (v. esame Valentini Francesco, GI 21.05.96). Il capitano Honorati Tito Baldo, lo stesso giorno, in merito ha dichiarato che tale scritto potrebbe essere a grafia del maggiore CC. Rizzo; escludendo che potesse essere di suo pugno. Non era in grado di precisare chi avesse richiesto l'autorizzazione del Gabinetto della Difesa. (v. esame Honorati Tito Baldo, GI 21.05.96).

Nel telex della 3 Regione Aerea, si osservi, non era riportata alcuna limitazione per la consegna della documentazione, che doveva essere ritirata presso il Comando Aeroporto di Trapani Birgi da un ufficiale dei CC. di Palermo.

In data 12 luglio, sabato, il tenente colonnello Valentini comunica alla Procura della Repubblica di Palermo che il Comando della 3 Regione Aerea ha disposto il concentramento della documentazione presso l'aeroporto di Trapani Birgi, ma che per la consegna è necessaria l'autorizzazione del Gabinetto della Difesa. In nessun documento ufficiale né in appunti dei Comandi dell'AM, in particolare della 3 Regione Aerea, risulta questa limitazione. L'ufficiale dei CC., nell'esame già specificato del settembre 90, in merito ha dichiarato: "la notificazione del provvedimento del magistrato fu sospesa perché l'AM ci disse che prima della consegna era necessario informare il Ministro della Difesa. Non ricordo da chi mi fu data questa comunicazione. Non ricordo se fu una comunicazione scritta od orale. Non ricordo nemmeno se fu data a me personalmente o tramite un mio collaboratore". Anche in questo caso la memoria dell'ufficiale di PG appare totalmente carente e proprio su circostanze di massimo valore, difficilmente dimenticabili. Anche qui un'"aggiunta" arbitraria, che cagionò mesi di ritardo nell'esecuzione del provvedimento e consentì alla parte destinataria di esso di conservare presso di sé per quel periodo di tempo gli oggetti, di somma importanza per l'inchiesta, in obbligo di consegnare.

Il colonnello AM Vinicio Salvi, nell'80 capo Ufficio Operazioni della 3ª Regione Aerea, ha dichiarato di non aver mai avuto contatti telefonici con il tenente colonnello Valentini né di aver mai disposto limitazioni per la consegna della documentazione. Tra il materiale sequestrato presso la 3 Regione Aerea nel novembre 95, precisamente in un documento datato 11 luglio 80 concernente l'avvenuta consegna della documentazione a Trapani Birgi da parte del sito di Marsala, risulta una annotazione manoscritta del detto Salvi in cui viene riportato il nome dell'ufficiale dei CC. ed il recapito telefonico del Comando Gruppo di Palermo. Il tenente colonnello Valentini - ma tali dichiarazioni non appaiono di certo sostenibili - ha escluso di aver avuto contatti con personale dell'AM sia prima che dopo l'emissione del decreto.

Sempre in data 12 luglio, il Comando del Gruppo comunica all'AG che la 3 Regione Aerea ha fatto presente che per ritirare la documentazione concentrata a Trapani occorreva una autorizzazione del Gabinetto della Difesa. Anche in questo caso non risultano atti ufficiali in particolare da parte dell'AM che attestino questa disposizione. Il tenente colonnello Valentini ha asserito che questa disposizione gli era stata riferita dai suoi collaboratori che si erano recati a Trapani Birgi per il ritiro, e che di seguito a questa notizia aveva preparato un'informativa per il magistrato. Nessuno dei testi dell'AM di Trapani ha ricordato di aver avuto contatti con personale dell'Arma.

In data 28 agosto il sostituto procuratore di Palermo ordina al Comando Gruppo CC. di dare esecuzione al suo decreto dal momento che è stata inviata la richiesta comunicazione al Gabinetto della Difesa in data 4 agosto. Sempre in data 28 agosto l'AG di Palermo dà nuovamente disposizione al Comando del Gruppo di eseguire il decreto del 5 luglio. Anche in questo caso i Carabinieri procedono alla richiesta, a mezzo messaggio telex, sia al Comando Aeroporto di Trapani che all'ITAV di Roma, ricevendo come risposta che la documentazione è stata già consegnata all'AG di Roma e che pertanto, non si procede alla formale notifica del provvedimento ai citati Comandi dell'AM. Notificazione che, se effettuata, avrebbe potuto avere risvolti positivi per il sequestro della documentazione dei siti di Poggio Ballone, Potenza Picena, Poggio Renatico e Capo Mele, contemplati nel provvedimento dell'AG di Palermo e non in quello dell'AG di Roma. In effetti la documentazione predisposta dal 1° ROC di Monte Venda e pronta per la spedizione a Trapani fin dall'11 luglio 80, non venne mai più ritirata da alcuno.

In data 6 e 10 settembre sia il Comando aeroporto di Trapani Birgi che l'ITAV di Roma comunicano, al Comando Gruppo CC., che la documentazione è stata trasmessa all'AG di Roma in ottemperanza ad un decreto emesso in data 16 luglio. In data 10 settembre i CC. di Palermo restituiscono ineseguito il decreto di acquisizione alla locale AG, significando che la documentazione è stata consegnata all'AG di Roma il 22 luglio 80.

E' da rilevarsi che l'AG viene a conoscenza della frase aggiunta dal Comando Gruppo, solo in occasione della trasmissione del messaggio il 7 luglio 80, mentre nella lettera del 12 luglio e del 10 settembre viene riportata la trascrizione del decreto senza la frase aggiunta. La lettera dell'11 luglio 80 - si ricordi da ultimo - trasmessa dal 22° CRAM di Licola al Comando Gruppo CC. di Palermo, con allegati i plottaggi del 27 giugno 80 dalle ore 18.00Z alle ore 21.34Z non risulta esser mai pervenuta, come emerge dalla verifica effettuata sia sui registri di protocollo che da ricerche in archivio, al Comando Gruppo CC..

Altra vicenda alquanto singolare, come detto, è il rinvenimento del reperto di Acquedolci. Il reperto viene consegnato ai CC. della Stazione di Acquedolci il 18 settembre 80. Lo stesso giorno il Comando Compagnia di Mistretta segnala ai Comandi Superiori il rinvenimento del relitto. Alle ore 12.00 del 20 settembre, sabato, al Comando Stazione CC. di Acquedolci perviene, come detto, un fonogramma della Procura della Repubblica di Palermo a firma del sostituto Guarino, che ne dispone l'acquisizione, in relazione all'incidente del DC9 Itavia, e la consegna presso l'aeroporto di Palermo Boccadifalco. Alle ore 14.00 circa del 20 settembre, si presentano al Comando Stazione CC. di Acquedolci il tenente colonnello AM Vignola Domenico del 41° Stormo di Catania Sigonella e il maresciallo dei CC. Lollino Salvatore del 31° Sottonucleo SIOS di Catania che esaminano e fotografano il reperto. L'ufficiale dell'AM redige una dettagliata relazione che viene trasmessa al 2° Reparto SIOS ed allo Stato Maggiore dell'AM. Di questa ispezione non viene riferito alcunché, nemmeno all'AG.

E' da sottolinearsi che il tenente colonnello Vignola, escusso nel maggio del 95, ha affermato che egli aveva operato a seguito di una richiesta del comandante dello Stormo, richiesta di recarsi, con mezzo del SIOS, in un paese vicino a Messina per prendere visione ed esaminare dei pezzi probabilmente di un aeroplano caduto, rinvenuti da pescatori del luogo. Raggiunse il posto verso le 14.00 circa. Quel giorno l'ufficiale doveva partecipare al matrimonio della figlia di un collega e ricorda appunto di essere arrivato per l'incombente in ritardo alla cerimonia in chiesa. (v. esame Vignola Domenico, GI 27.05.95). Dal tenore di queste dichiarazioni ben si può desumere l'urgenza dell'esame del reperto per l'AM; che esso cioè avvenisse prima della consegna all'AG. L'AM di certo è venuta tempestivamente a conoscenza dell'acquisizione del reperto da parte della magistratura; acquisizione, si badi, notificata via telex ai Carabinieri alle 12.00 di quel sabato, ed ispezione compiuta alle 14.00 sempre di quel sabato, quindi disposta con ogni celerità dal SIOS.

Il 22 settembre, lunedì, il reperto viene consegnato dai CC. di Acquedolci all'aeroporto di Boccadifalco. Lo stesso giorno il magistrato incarica i periti di esaminare il reperto. Il 23 dicembre 80 i reperti custoditi a Boccadifalco, come s'è detto, vengono trasportati a Ciampino per essere successivamente trasferiti presso i laboratori dell'AM. Il reperto di Acquedolci però non viene inviato a Ciampino. Presente all'operazione era il comandante dell'Aeroporto, tenente colonnello Furci e personale del posto fisso dei CC.. Non era invece presente alcun perito di Ufficio, nonostante fossero stati incaricati dall'AG di assistere alle operazioni di carico dei reperti. Nel febbraio 87 viene mostrato al prof. Giulio Cantoro, perito d'Ufficio nominato dall'AG di Palermo nell'80, un reperto che doveva essere quello di Acquedolci. Ma il perito non riconosce il reperto in quello da lui esaminato nell'80, di cui consegna le foto scattate all'epoca.

Nel novembre 88 vengono effettuate le ricerche del reperto presso l'aeroporto di Boccadifalco. Il 23 di quel mese il comandante dell'aeroporto comunica che in esso non è giacente il reperto richiesto. A distanza di due giorni, il 25, viene comunicato, sempre dal citato Comando AM, al Gruppo Carabinieri di Palermo incaricato dall'AG alle ricerche, che invece il reperto è stato rinvenuto nei locali del posto fisso Carabinieri dell'aeroporto. Il comandante della Stazione CC. presso l'aeroporto di Punta Raisi da cui dipendeva il posto fisso CC. di Boccadifalco, maresciallo Lazzarino Vincenzo, in data 10.02.92, ha dichiarato di aver ricevuto il reperto di Acquedolci, dal tenente colonnello AM Furci Rocco - comandante dell'aeroporto nell'80 -, per motivi di maggior sicurezza nella custodia. Anche l'appuntato dei CC. Zizolfi Rosario, comandante del posto fisso CC. di Boccadifalco, escusso lo stesso giorno confermava tale versione. Ricorda che l'ufficiale gli consegnò il reperto senza redigere alcun documento di avvenuta consegna; così come ricorda che il reperto rimase in caserma anche dopo il suo trasferimento nell'82. Non ricorda invece di essere stato presente alle operazioni di trasferimento dei reperti da Boccadifalco a Ciampino nel dicembre 80. (v. esame Lazzarino Vincenzo e Zizolfi Rosario, GI 10.02.92).

Nell'Arma dei Carabinieri - si può affermare in esito e anticipando anche le risultanze della vicenda del MiG23 - esiste di certo una catena precipuamente di ufficiali, coadiuvati però da un buon numero di sottufficiali, che sin dal 27 di quel giugno 80 si è mossa per finalità di occultamento dei fatti e sviamento d'ogni indagine; una catena che conosce una serie di eventi di primaria importanza ed ha avuto, anche per il limitato grado all'epoca degli operanti, impulso di certo da livelli molto più alti; catena che ha agito principalmente nell'area di caduta del MiG23 in Calabria, ma ha avuto referenti anche a Roma.

In Calabria ufficiali e sottufficiali, che sono venuti a conoscenza di eventi accaduti in Sila quella sera del 27 giugno 80; che conoscono quando effettivamente precipitò quel velivolo libico; come se ne scoprì la carcassa e quando realmente la si raggiunse; come furono vigilati quei resti e conservata la salma; le operazioni di messinscena.

Questa catena ha come anelli principali in quella regione il capitano Inzolia e il tenente Santoliquido e sottufficiali dei Comandi Compagnie di Crotone e Cirò Marina, del Nucleo Operativo di Catanzaro e del Nucleo elicotteri di Vibo Valentia oltre alcuni militari della allora Legione di Catanzaro.

Ma anche qui a Roma, presso la sala operativa del Comando Generale, ove non s'è rinvenuto alcun messaggio, anche quelli più innocui che riferivano voci correnti. Indipendentemente dalle disposizioni che avranno riguardato le operazioni, prima della data ufficiale del rinvenimento, di Crotone, Vibo Valentia e Catanzaro, che di certo non saranno mai state messe per iscritto. Disposizioni che saranno state prese a un livello alto di una scala che seppure inserita nell'Arma, era parallela a quella ufficiale, agiva di concerto con altre Armi, ed anche Servizi coagulo formatosi al fine di proteggere un segreto mai ufficialmente definito di Stato, ma che con ogni probabilità di fatto lo è, e di cui non s'è scoperto il referente politico.

Realtà, il cui bandolo s'è scorto solo per caso fortuito, perchè inaspettatamente erano rimaste le registrazioni su cui appariva la chiamata di Malfa e per le spontanee dichiarazioni di un teste attendibile. Bandolo che però s'è subito spezzato a causa dell'ermetica, quanto irridente, chiusura di Inzolia, come di quella analoga ma semplicistica e ingiustificabile di Santoliquido.

Dietro