6. Conclusioni sulle articolazioni
AM coinvolte e in genere sulla Forza Armata.

A conclusione di questa parte su quelle articolazioni dell'AM, che hanno seguito o comunque si sono interessate al disastro di Ustica, può affermarsi che quanto è emerso non necessita di osservazioni. Tutte queste articolazioni hanno mostrato un atteggiamento comune, dettato sicuramente dall'intento di allontanare dall'Arma qualsiasi responsabilità. Tale atteggiamento si è estrinsecato in fortissima resistenza - e in alcuni casi dinieghi - nella consegna di materiali e documentazioni necessari all'inchiesta; nella formulazione di analisi inquinate da finalità di parte; nella chiusura sulla partecipazione al patrimonio, di cui solo la F.A. era in possesso, delle conoscenze specifiche nelle materie radaristiche ed aeronautiche in genere; nelle condotte di quasi tutti coloro che sono stati esaminati od interrogati; nella prossimità e negli aiuti - in particolare mediante consulenti di parte dell'Arma, particolarmente esperti - a tutti coloro che sono divenuti imputati.

Sono state abbracciate le più diverse ipotesi, dal cedimento strutturale all'esplosione interna, al fine di escludere quelle che presupponevano uno "scenario esterno". E questo è accaduto anche in articolazioni del massimo livello come l'ITAV e i responsabili dello SMA di cui s'è scritto. così da ricavarne che questa fosse quasi la linea ufficiale dell'Arma.

Emblematica da questo punto di vista la posizione del generale Nardini. Egli si è sempre particolarmente "interessato" alla vicenda di Ustica anche quando, con ogni probabilità, non ne aveva alcuna veste, cioè quando era Consigliere Militare alla Presidenza della Repubblica. Allorchè assume l'incarico di Capo di Stato Maggiore nel 90 l'"interessamento" diviene ancora più forte. Mentre da un lato si proclama ogni più aperta collaborazione con l'AG, dall'altro si segue con continui contatti con i consulenti di parte - ufficiali dell'AM nominati da imputati dell'AM - lo svolgimento delle perizie, di quella perizia tecnico-scientifica cioè da cui dipendono le risposte ai quesiti sulle cause del disastro. Con informazioni che riguardano periti dell'Ufficio e consulenti di parte civile. Addirittura si consente agli imputati di accedere nei locali del Palazzo dell'Aeronautica per consultare documentazione d'interesse.

Da ultimo deve affermarsi che nonostante la sua mole e la vastità delle indagini, questa inchiesta resta un procedimento penale e quindi ha come fine l'accertamento di responsabilità personali. Certo nel corso di essa sono emerse anche responsabilità di altra specie su cui altri giudici dovranno pronunciarsi; di gruppi, di organi, di cordate con presenze in più istituzioni e con ogni probabilità anche fuori dal Paese. Questo però non significa, nè può essere interpretato come inchiesta sull'Arma Aeronautica nè altra Arma o istituzione. Anche se tutti coloro che hanno attraversato l'inchiesta hanno mostrato quasi sempre analoghi comportamenti di chiusura specialmente nei livelli più alti, l'AM e le altre istituzioni sono composte da migliaia e migliaia di persone, che non si sono mai proposte di osteggiare le indagini, hanno sofferto per il sospetto diffuso sul proprio servizio e gli attacchi ai propri valori e si sono augurate che si giungesse alla verità. Questi sentimenti hanno preso quota in particolare negli ultimi anni e sono stati percepiti anche dai nuovi Stati Maggiori, che hanno preso le distanze dalle direttive e dallo spirito di quelle gerarchie in carica al tempo dei fatti e a seguire per anni.

In conseguenza dei fatti e dell'inchiesta, è ovvio, l'Arma ha subito danni enormi. Ha perduto in credibilità, peso ed incarichi, ed anche in finanziamenti. Al punto che gli effetti tuttora di sentono proprio in occasione di impegni bellici quali quelli odierni. Ma di questi effetti non si può, come si tenta con infido quanto maldestro proposito, far ricadere la responsabilità sugli inquirenti e sulla durata dell'inchiesta. Questa è dipesa soltanto dalle chiusure e dagli inquinamenti degli inquisiti e da una ristretta cerchia di testi, che teneva loro bordone, a far tempo sin dai primi passi dell'istruttoria, per allontanare od ostacolare ogni comprensione dei fatti. Durata dell'inchiesta che non ha impedito che essa giungesse a risultati notevoli e attingesse verità di valore.

Certo, sovente nell'inchiesta è stato usato il termine AM. Ma il suo uso, il più delle volte, è una chiara sineddoche. Non ci si riferisce, è ovvio, all'Arma nel suo complesso o nella sua storia. Ma ai suoi vertici ed ambienti collegati in determinati periodi - anche se lunghi in proporzione all'ancor giovane età dell'Aeronautica. Arma, che nonostante la sua breve storia e il macigno della vicenda di Ustica ha tanto dato - a parte i primati prebellici - e sta dando in questa era democratica; da Kindu alla guerra d'Iraq a quella di pochi giorni orsono nei Balcani.

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