4. Gli interrogatori di Melillo, Argiolas, Fiorito De Falco.

Di dubbia provenienza l'ordine della missione. Secondo Argiolas infatti, sarebbe stato Melillo a darlo, ma questi ha riferito che quell'ordine non fu da lui impartito "Il 4 luglio il 2° Reparto chiese di fare una ispezione per prendere visione dei resti del relitto che erano stati pescati dopo l'incidente... lui voleva vederli...il generale Tascio e lo chiese a me". Sempre secondo Melillo, si trattava di prender visione dei reperti senza dover chiedere l'autorizzazione del magistrato, perché, nonostante la "verifica" interna dello SMA si fosse chiusa il 2 luglio, continuavano a circolare ancora notizie stampa su una possibile collisione in volo.

Non sono state appurate le ragioni che indussero, Tascio o Melillo - nessuno dei due ha infatti assunto la paternità dell'ordine -, ad inviare i propri esperti presso l'hangar. In ogni caso Melillo esclude che si sia trattato di una sua iniziativa poichè "il tenente colonnello Lippolis, che era del soccorso aereo, aveva preso visione o stava prendendo visione dei relitti". Inoltre, confermando il suo dissenso a tale missione, così si esprime "fecero un rapporto al Gabinetto del Ministro per dire i risultati del tutto insignificanti di quella visita fatta all'aeroporto di Boccadifalco" (v. interrogatorio Melillo Corrado, GI 24.02.97).

L'invio della relazione con le risultanze del sopralluogo al Gabinetto del Ministro della Difesa, può aver origine anche da un "interessamento" parallelo; infatti il giorno 3 il Ministro Lagorio chiede al Capo di Stato Maggiore Difesa ammiraglio Torrisi di accertare presso gli enti competenti se tra i relitti fosse stato rinvenuto materiale non appartenente al velivolo. L'ammiraglio Torrisi rivolge la richiesta ad un ufficiale della nave Andrea Doria - che assunse il comando dei soccorsi - il quale a sua volta la gira al comandante della Capitaneria di Porto di Palermo Piantanida. Il giorno 4 il Ministro riceve dal Torrisi l'appunto sull'accertamento effettuato a Boccadifalco, mentre la relazione di Argiolas pervenne al generale Pugliese, vice capo di Gabinetto, solo il successivo 9 agosto. Si sottolinea che il giorno 10 luglio il Ministro della Difesa riferì in sede di commissione parlamentare che "i resti, presumibilmente di apparecchiature militari, rinvenuti in mare in prossimità del punto di caduta dell'aereo, sono attualmente all'esame della commissione d'inchiesta". In ogni caso, indipendentemente dalla paternità dell'ordine, il capo del 3° Reparto dichiara che l'iniziativa era certamente legata alla verifica immediata della notizia secondo cui erano presenti tra i relitti reperti non appartenenti al DC9, per eliminare ogni responsabilità del capo di Stato Maggiore.

Inoltre, come si evince dall'appunto sequestrato ad Argiolas nel 95, questi aveva annotato le seguenti circostanze: "3/7 tenente colonnello Guidi ITAV Ciampino informa che Comm. DC9 (ultima) arriverà a Ciampino 9.30 per interrogare controllori - deve metterli a disposizione? certamente sì! informato Melillo.

Melillo - Devo andare domani a Punta Raisi con uff. SIOS per verificare attendibilità notizie di possibile collisione con velivolo americano (trovato Segg.Eie di F4-Bomprezzi

4/7 CIA/PA/BF (macchina) rottami in hangar

PA/CIA riferito a generaleTascio - chiede relazione per AM- contatta l'S.C.S.M. - mi presento a Melillo - mi sembra incazzato non vuole capire niente perché ha fretta - per la relazione non la esaminerà né firmerà perché a lui interessa solo ciò che lui ordina di fare - se vorrò preparare relazione sarà a titolo personale - ha fretta.

5/7 mi rendo conto che dentro la macchina foto non c'è pellicola

7/7 preparato appunto e consegnato (richiesto da Giordo al quale ho riferito dell'antipatico contatto con Melillo) con foto ( avute dal 2° Reparto con rullino concordato con il maresciallo Zecchini.

1/7 avv. Pugliese - Nardini --> Melillo /Tascio Riservatezza ------ Giunchi". (v. appunto Argiolas sequestrato il 27.09.95).

Da questo documento, che ha formato oggetto dell'interrogatorio di Argiolas del 06.10.95, si evince che Melillo si rifiutò di firmare e far propria la relazione prodotta da Argiolas al suo rientro da Palermo. Vi sono sicuramente dei contrasti tra 2° e 3° Reparto. Non ne sono emerse le ragioni. Si deve comunque riconoscere che sono di una certa gravità, giacché inducono il capo del 3° Reparto a non firmare la Relazione di un suo ufficiale. Il 7 dicembre 95 nel corso dell'interrogatorio, in qualità di indiziato, Argiolas fa presente che gli appunti sequestrati nel corso della perquisizione domiciliare del 27.09.95, sono stati tratti dalla sua agenda del 1980 in occasione dell'esame testimoniale reso nel 91, e ciò al fine di poter riferire alcune notizie su quanto gli sarebbe stato chiesto sulla vicenda del DC9. Riferisce altresì che l'agenda è ancora in suo possesso e non era stata rinvenuta nel corso della citata perquisizione, perché l'aveva portata con sè in Sardegna. Consegna l'originale nel corso dell'interrogatorio. Quanto riportato negli appunti sequestrati sotto la data del 3, 4, 5 e 7 luglio 80, corrisponde integralmente a quanto scritto sull'agenda in pari data. Altresì sull'agenda, sotto la data del 4 luglio, sono riportati gli esiti del sopralluogo, non trascritti negli appunti, ma inseriti integralmente nella relazione da lui redatta il 9 luglio 80 per il Sottocapo di Stato Maggiore. Confrontando quanto riportato in forma abbreviata negli appunti sotto la data del 1° luglio, con quanto scritto in pari data sull'agenda ove si legge: "avvocato Pugliese - richiesta di colloquio (domani) probabilmente richiederà anche onorario (800) interpellato Nardini che metterà al corrente Melillo. Contatto con Tascio che ritiene dover tenere riservata tutta la faccenda. Affronterà discorso con SCSM e probabilmente colloquio sarà a tale livello con la presenza di De Luca". Riscontro in merito si trova anche nel brogliaccio del generale Melillo dove, in data 15.07.80, viene inserita una annotazione dalla quale si evince che l'avv. Pugliese è il difensore del Stato Maggiore Terrano, già in servizio a Punta Raisi, imputato nel procedimento relativo all'incidente aereo del 72 accaduto a Palermo.

Nel corso dell'interrogatorio gli viene contestato che in precedenza non aveva mai menzionato la motivazione del sopralluogo a Boccadifalco, che aveva invece annotato, sia nell'appunto che sull'agenda, riferendo ad ogni richiesta soltanto gli esiti del sopralluogo. La risposta di Argiolas è disarmante, lo aveva fatto giacchè le domande gli erano apparse tese a conoscere i particolari della visita a Boccadifalco. Si rammenta che la motivazione della visita non viene riportata neanche nella relazione redatta dall'Argiolas per il Sottocapo il 9 luglio 80. In relazione alla sua frase scritta in forma abbreviata sotto la data del 1° luglio 80, afferma che il Pugliese menzionato si riferisce a persona che esercitava l'attività di avvocato e non al noto generale Pugliese dell'Aeronautica Militare, all'epoca dei fatti vice capo di Gabinetto del Ministero della Difesa. Richiestogli il perché di questa annotazione collocata sotto la vicenda Ustica, ha dichiarato testualmente: " ... io ho fatto un estratto dell'agenda e non ho messo al posto giusto quella cosa perché in un primo momento ritenni che non aveva niente a che vedere con Ustica. Però, alla fine, l'ho messa per verificare, controllare, sforzarmi, sforzare la mia memoria ecc. ecc. ... quando lei mi chiamò per Ustica nel 91, mi pare fosse aprile, se non vado errato, io presi l'agenda e feci quest'affare qui, cercando di sforzarmi per raccontarle quello che mi avrebbe chiesto..." (v. interrogatorio Argiolas Giampaolo, GI Venezia 07.12.95).

Deve evidenziarsi che la missione a Boccadifalco dei due ufficiali dello SMA non risulta nel registro dei certificati di viaggio emessi in quel periodo.

Durante il sopralluogo i due ufficiali furono coadiuvati dal maresciallo Cesare Zecchini dei CC. del SIOS, il quale, escusso in data 11.03.91, ha dichiarato di essere stato interessato esclusivamente al fine di prestare assistenza ai due ufficiali dello SMA (v. esame Zecchini Cesare, GI 11.03.91); anche per lui non risulta l'emissione di un certificato di viaggio.

Il successivo 10 luglio la relazione di Argiolas, datata 09.07.80, viene controfirmata dal generale Melillo ed inviata al Sottocapo con una nota manoscritta nella quale viene suggerito di inviarla, previa modifica, al S.I.S.MI e al Gabinetto del Ministro.

Tra il 10 e l'11 luglio viene inviato dalla 3a R.A. al 3° Reparto il telex relativo al decreto di acquisizione delle intercettazioni dei radar comunque operanti sul mar Tirreno, emesso dalla Procura di Palermo. Ciò nonostante, quel Reparto dello SMA non pose in essere alcuna attività idonea all'esecuzione del decreto, non ritenendosi interessato dalla richiesta di quella AG. Per contro, nei giorni successivi intercorrono comunicazioni telefoniche tra il colonnello Brindisi del 5° Ufficio ed il colonnello Fiorito De Falco dell'ITAV relative all'autorizzazione alla consegna del materiale richiesto sia dall'AG di Palermo che dalla Commissione Luzzatti il 7 luglio limitatamente ai DAT della Difesa Aerea. (v. agenda Fiorito De Falco sequestrata il 06.10.95)

Il 15 luglio 80 detto Fiorito De Falco, cioè il capo del 2° Reparto ITAV, annota sulla sua agenda di aver contattato, dietro suggerimento del colonnello Brindisi Agostino, il capo Ufficio Operazioni della 3a R.A. colonnello Salvi Vinicio, al fine di aver conferma che i plottaggi di Licola dell'11 luglio 80 erano "stazionanti" a Trapani nonostante la nota fosse indirizzata ai CC. di Palermo e non al Comando Aeroporto Trapani. (v. agenda Fiorito De Falco Nicola, sequestrata il 06.10.95).

Deve rammentarsi che la documentazione richiesta con il decreto del 5 luglio 80 doveva essere concentrata, come stabilito dalla 3a R.A. con un telex del 10 luglio 80, presso il Comando Aeroporto di Trapani.

Né a Brindisi né a Salvi, escussi in tempi diversi per altre ragioni, è stata contestata detta annotazione, mentre Fiorito De Falco ha soltanto confermato di conoscere entrambi. (v. interrogatorio Fiorito De Falco Nicola, GI 04.12.96).

Il 19 luglio 80 nell'agenda di quest'ultimo compare una annotazione nella quale si legge: "SMA (Brindisi) conferma che attraverso il Gabinetto Ministro Difesa è stata chiesta autorizzazione a fornire tracciamenti radar a Commissione inchiesta IH-870. Sino a quando tale autorizzazione non sarà pervenuta non bisogna consegnare tale documentazione preparata la lettera ed il telex di trasmissione documentazione in attesa di conoscere ...". (v. agenda Fiorito De Falco Nicola, sequestrata il 06.10.95).

Fiorito De Falco, escusso in data 16.10.90 ha riferito che effettivamente la comunicazione, di cui all'annotazione, la ebbe dal colonnello Brindisi; quest'ultimo nell'esame testimoniale del 02.07.91 ha riferito: "...è possibile che io abbia fatto tale comunicazione, io facevo e ricevevo moltissime telefonate al giorno, così come mi sentivo diverse volte con il colonnello Fiorito." (v. interrogatorio Fiorito De Falco Nicola, GI 16.10.95 e esame Brindisi Agostino, GI 02.07.91).

Il 19 luglio 80, in risposta ad una interrogazione parlamentare dell'on. Cicciomessere, il generale Melillo annota che il documento preparato dell'AM è incompleto, giacchè fa riferimento ai soli velivoli militari AM e non ai velivoli militari in genere. Nella nota manoscritta Melillo dice: "...mi risulta che USA ha comunicato ufficialmente che tutti i suoi velivoli sono rientrati..." (v. cavalluccio interrogazione parlamentare on. Cicciomessere 30.06.80 - acq. 21.11.96).

Il 12 agosto 80, a seguito di una segnalazione della 3a Regione Aerea e su disposizione del Sottocapo generale Ferri, il colonnello Sidoti unitamente al colonnello Bomprezzi del 2° Reparto, effettua un sopralluogo presso l'aeroporto di Palermo Boccadifalco per esaminare un presunto casco di volo rinvenuto in prossimità di Isola delle Femmine. L'esito dell'accertamento porta all'identificazione di un casco protettivo ed antirumore, di produzione americana, in dotazione al personale USA. Tale oggetto venne riconsegnato alla Capitaneria di Porto di Palermo. Tanto si evince da un appunto diretto al Sottocapo generale Ferri, redatto dal colonnello Bomprezzi il 19.08.80 e siglato anche dal colonnello Sidoti. (v. sequestro 22.06.92).

Il 26 agosto 80, a seguito di un parere richiesto da Difesa Gabinetto sul nulla osta per la consegna del materiale indicato nel provvedimento della Procura di Palermo, il Reparto rende noto che la documentazione è stata consegnata alla G.d.F. in esecuzione di un provvedimento dell'AG.

In data 13 settembre 80 circa, nell'agenda di Fiorito De Falco si legge: "... Comunicato Stataereo 3° Sicurezza Volo richiesta di Procura Palermo attraverso prof. La Franca...di andar c/o CRAM Licola e Poggio Ballone per sequestro tracciati (non nostri in quanto questi fanno parte del Nadge ove applicabili). Suggerito Sidoti di fare richiesta at Aeroregione 2a Roma...".

Tale annotazione non è stata esibita al Sidoti, in quanto egli ha sempre affermato di non ricordare nulla, mentre Fiorito De Falco ha dichiarato in data 04.12.96 di aver ricevuto la richiesta dal prof. La Franca e di aver chiesto l'autorizzazione allo SMA - Sicurezza al Volo. Come confermato dall'annotazione apposta dal Fiorito stesso nella sua agenda in data 15 settembre 80. (v. interrogatorio Fiorito De Falco Nicola, GI 04.12.96).

E' da sottolineare la assoluta reticenza del colonnello Francesco Sidoti, all'epoca dei fatti come detto, capo del 4° Ufficio Sicurezza al Volo del 3° Reparto. L'ufficiale la prima volta viene sentito, nel giugno 92, sulla sua ispezione all'aeroporto di Palermo Boccadifalco a seguito di quel rinvenimento di casco NBC nell'agosto 80. Pur riconoscendo la sua firma nella relazione redatta per il Sottocapo, non ricorda alcunchè della visita né sa spiegare i motivi di questa ispezione, sicuramente di rilievo importante perché in quella missione viene inviato anche il capo del 2° Reparto, ad interim in quel periodo, colonnello Bomprezzi Bruno. Esclude di essersi mai interessato di questioni attinenti al disastro di Ustica (v. esame Sidoti Francesco, GI 23.06.92).

In data 2 ottobre 80 dall'agenda di Fiorito De Falco emerge che a proposito della consegna del materiale sequestrato alla Magistratura, lo stesso spiega a Sidoti che: "...quando, per ordine di Stataereo (colonnello Brindisi) ho consegnato il materiale richiesto da Magistratura, ho trovato una formula ambigua per dare tempo all'AM di pensarci su... Ciò è vero nel senso che il soft Nadge è peculiare per il Nadge e non può essere ... su altro elaboratore...".

Escusso in proposito in data 04.12.96, Fiorito De Falco ha dichiarato di aver annotato quella conversazione con Sidoti, perché si sentiva "rimproverato" per aver inserito nel verbale di sequestro del 22 luglio 80 quella formula ambigua: "... Mi fu contestato che io avessi autorizzato la magistratura ad andare a fare le decodifiche presso Marsala." (v. interrogatorio Fiorito De Falco Nicola, GI 04.12.96).

In effetti egli mostra, con quelle sue annotazioni, quale fosse lo spirito con il quale si ottemperava alle decretazioni dell'AG e come, contrariamente a quanto egli poi afferma dinanzi a questa AG, fossero posti ostacoli per guadagnare comunque tempo.

Il 2 ottobre 80 il colonnello Sidoti prepara una relazione da inoltrare al Sottocapo Ferri, nella quale viene comunicato che il giorno successivo il procuratore Santacroce si recherà presso il sito radar di Marsala per prelevare i nastri di registrazione del giorno dell'incidente. In proposito viene scritto "è stata impartita al vice comandante di quel sito radar Salmè, la direttiva di ...consegnare i nastri...facendosi rilasciare ricevuta contenente la specificazione che si tratta di materiale militare "riservato".

Il 15 ottobre 80 viene emesso un appunto a firma del colonnello Sidoti diretto al Sottocapo, nel quale si comunica che il sostituto ha richiesto di poter decifrare i nastri sequestrati presso il CTADA (Centro Tecnico Addestrativo Difesa Aerea) di Borgo Piave. In calce alla nota vi é un appunto manoscritto da Melillo, nel quale viene scritto che "...Sono state date "disposizioni" a Borgo Piave, ITAV ed al magistrato Santacroce, che conduce l'indagine sull'incidente del DC9". Anche qui il contenuto delle disposizioni appare illuminante; infatti esse prevedevano che le informazioni su dati radar potessero essere fornite solo, se esplicitamente richieste, al magistrato e in separata sede, non in presenza degli altri membri della Commissione d'inchiesta. In effetti a quel sostituto, che si recò a Borgo Piave l'11.11.80, furono consegnati, come s'è scritto, dei tabulati privi delle coordinate x e y in rispetto del segreto militare, dati senza i quali detti elaborati erano inutilizzabili.

Nella memoria consegnata in data 30.04.98, il generale Melillo asserisce di aver formulato delle disposizioni in senso lato, potendo dare disposizioni soltanto al personale del suo Reparto e non all'ITAV e a Borgo Piave, diretti da ufficiali più elevati in grado o di anzianità superiore alla sua. Alle contestazioni rivoltegli in data 24.02.97, relative ad una "non credibilità" di disposizioni limitate ad una raccomandazione generica di cortesia e di tutela del segreto, risponde che per lui era doveroso ricordare non il segreto, ma lo stato di documentazione sequestrata cui erano sottoposte le bobine, che non autorizzava la divulgazione dei dati contenuti, limitando "al solo giudice Santacroce la presenza alle operazioni di decodificazione". Inoltre riguardo alla decodificazione, della quale questo GI sottolineava l'incompletezza, precisa "che si trattò dell'operato di un Comando Periferico che non aveva alcuna relazione di dipendenza, nè gerarchica nè funzionale, con il 3° Reparto". Relativamente poi, alla consegna dei tabulati privi delle coordinate x e y, ne demanda la responsabilità all'operatore di Borgo Piave che effettuò gli elaborati, Di Natale, "il quale potrebbe illustrare come fece la decodificazione... perchè essa fu parziale e se si trattò di una sua iniziativa o ricevette ordini e, in questo caso, da chi".

Il 16.12.80 il 3° Reparto riferisce alla Procura della Repubblica di Roma, la disponibilità al trasporto dei reperti a titolo oneroso dall'aeroporto di Boccadifalco a Ciampino, operazione che avviene il 23.12.80 con velivolo G222 della 46a Aerobrigata di Pisa.

Nell'agenda sequestrata al generale Melillo in data 17.12.80, si legge una lunga annotazione che evidenzia l'elaborazione della missiva del 20 dicembre 80: "DC-9 Ustica 1) Fiorito ha i plotting dei radar - non risulta niente 2) ATCAS - radar traffico aereo + precisi ma non riprendono meno di 4 m2 radarabili certamente non vedono un missile. Il velivolo non c'era - la pizza è andata in USA. 3) la relazione USA in possesso del dott. Santacroce e del Presidente della Commissione di inchiesta - Presidente della Commissione di inchiesta ha anche lui la relazione USA la relazione dice solo "causa probabile dell'incidente è una esplosione interna o l'impatto con oggetto volante" - dott. Santacroce - chiesto lettera SMA con cui si afferma che al momento dell'incidente nessun velivolo militare AMI era nella zona coinvolta con l'incidente alla quota e luogo e come dichiarato da Autorità NATO nessun velivolo NATO lo era analogamente le tracce rilevate dai radar della Difesa Aerea erano tutte sotto controllo al momento incidente e ben distanti dal luogo e quota incidente e in nessun modo correlate con esse e, peraltro, nessuna di esse risulta mancante all'appello. 4) radiobersaglio trovato a Messina il 4° Reparto ha detto che è il relitto di un radiobersaglio Meteor in possesso anche E.I. e M.M.. Non é stato sparato da Perdas E.I. e M.M. hanno negato lanci nel 1979 - gennaio 1980 sono stati sparati 10 bersagli Meteor per il programma Helip - (Appunto 2° Rep.) 2 radiobersagli non avevano congegno autodistruzione. 5) vento sul luogo incidente: ore 21.55 del 27.6.80 a 25.000 su Ustica = 260°/90Kts (quindi verso Est, come le parti del relitto). 6) Interrogazione in Parlamento. Detto che velivoli militari AM niente nella zona a quell'ora ed a quella quota. Niente esercitazioni (nemmeno USA, essendo venerdì ed a tarda ora tutti USA fanno festa, salvo esercitaz o emergenza)" (v. brogliaccio Melillo Corrado).

In effetti qualunque forza armata, è lapalissiano, quando fa festa non fa esercitazioni, salvo che debba fare esercitazioni o sia in emergenza. E qui varrebbe ricordare che è stato sostenuto che il MiG libico il 18 luglio di quell'anno sarebbe stato in esercitazione, cioè venerdì, giorno di festa per i mussulmani.

Il 18.12.80 compare sull'agenda sequestrata al generale Melillo l'annotazione relativa al messaggio di Cincusnaveur: "... colonnello Bianchino ha ricevuto dalla 6a Flotta in cui dice che in zona non velivoli nè navi né ha perso velivoli. 31414Z luglio 80 dalla 6a Flotta a Cincusnaveur Londra info Ambasciata USA a Roma - Chiesto a Biankino --> manderà il messaggio -- questa sera o domani richiamare". Il messaggio cui fa riferimento Melillo non è lo stesso allegato alle missive del 20 e 23.12.80 indirizzate a Stamadifesa e al sostituto procuratore, poiché quel telex riporta il gruppo data orario 16.27Z.

Il problema della data del telex "per copia conforme" si è posto perché, secondo le dichiarazioni di Melillo, un suo collaboratore ha erroneamente inteso la data telegrafica del messaggio come 3 dicembre e non 3 luglio, come invece riportato nel telex originario.

Innanzitutto si deve dire che la data manoscritta 3.12.80 appare nella minuta conservata agli atti del 2° Reparto. L'assenza della data nella copia inviata a questo Ufficio il 23 dicembre 80, dal SIOS, ha due possibili spiegazioni: 1. è stata volutamente nascosta nella fotocopiatura del documento inviato all'AG; 2. non vi era nella copia originale inviata dallo Stato Maggiore al 2° Reparto il 20 dicembre 80, ma è stata apposta da quest'ultimo Reparto dopo la trasmissione al PM. Tascio esclude che sia stato il suo Reparto a scrivere quella data. Come si può ben vedere tra Melillo e Tascio è un vero e proprio scaricabarile, nel quale nessuno però riesce a dare una versione plausibile. E' stato invece riscontrato nella copia conforme, originale, custodita agli atti del 3° Reparto che v'è, apposta a matita, la data del 3 luglio 80. V'è da rilevare che lo Stato Maggiore nella trattazione di questo materiale documentale, riferito al documento di Cincusnaveur, ha ingenerato solo confusione ed ha condotto la ricerca con superficialità. Infatti nel luglio 91, come già s'è detto questo Ufficio richiedeva allo Stato Maggiore la documentazione relativa alla presenza di mezzi aeronavali statunitensi; a risposta veniva consegnata documetazione generica, senza specificare la natura degli atti, tra cui era compresa la copia conforme, originale, del telex di Cincusnaveur predisposta da Melillo il 20 dicembre 80 con la scritta a matita 3.7.80. Nell'ottobre 91 venivano richieste le copie originali delle lettere datate 20 e 23 dicembre 80 con relativi allegati; a risposta si consegnavano quegli originali. In quello del 2° Reparto era allegata la copia conforme con la scritta 3.12.80; in quella del 3° Reparto era allegata la copia originale del telex di Cincusnaveur nella sua interezza e non quindi la copia conforme che era stata già consegnata il 12 luglio 91 e di cui non si faceva menzione nella trasmissione della documentazione. Lo SMA, a specifica richiesta di questo Ufficio, riferisce in data 9 gennaio 92 che presso di esso non esiste l'originale del messaggio in questione perché lo SMA non appare tra gli enti destinatari, precisando che dagli atti non è emersa alcuna documentazione che indichi attraverso quali canali ed a seguito di quali richieste il 3° Reparto fosse venuto in possesso della copia del telex in argomento. Precisava altresì che gli unici presunti originali erano stati trasmessi nell'ottobre 91; anche in questa circostanza non s'è fatto riferimento al documento inviato nel luglio 91. Questa confusione documentale ha determinato la mancata individuazione e confronto dei messaggi con le date manoscritte discordanti, e quindi le relative contestazioni agli imputati.

Ci si chiede pertanto per quale ragione, pur essendo in possesso del documento delle 16.27Z, nel quale viene fatto riferimento all'attività anche della 6a Flotta, Biankino debba inviare o Melillo richiedere uno specifico documento su quel Comando militare in prossimità della redazione della nota del 20 dicembre, quando già dal 17 dicembre, come emerge nel brogliaccio di Melillo, la struttura della lettera era stata redatta. In mancanza di risposte precise da parte del generale Melillo e di riscontri per la morte di Biankino, possono formularsi solo ipotesi: a) Melillo il 18 dicembre potrebbe non avere avuto alcun telegramma di Cincusnaveur o 6a Flotta; dovendo preparare una lettera ufficiale intende supportare le notizie che Ferri avrebbe firmato con della documentazione, e perciò richiede a Biankino notizie che questi dapprima fornisce telefonicamente, e poi inviando non solo il messaggio del 3 luglio 14.14Z, ma anche quello del 3 luglio 16.27Z; b) Melillo è in possesso del messaggio delle 16.27Z di Cincusnaveur, nel quale viene fatto riferimento anche alla 6a Flotta; volendo aver certezza di quanto riportato, richiede a Biankino notizie sull'attività di quella Flotta; l'ufficiale americano dapprima comunica verbalmente il contenuto, poi invia copia del messaggio; c) nonostante Melillo abbia giustificato il contatto diretto con Biankino con una amicizia di vecchia data, non si comprende perché non si sia rivolto al 2° Reparto che era deputato ai contatti ufficiali con gli Addetti militari stranieri e poteva già essere in possesso della nota delle 16.27Z, come peraltro in un primo momento dichiarato dallo stesso Melillo.

Domanda quest'ultima che sembra porsi anche Melillo quando, nella memoria difensiva del 30.04.98, afferma: "potremmo domandarci il perché di quella comunicazione del 18 dicembre 80 da parte del colonnello Biankino... posso immaginare che ... abbia pensato di rivolgersi a me (invece che, come avrebbe dovuto, al 2° Reparto) perché mi considerava suo amico di vecchia data che in quel momento si trovava "al posto giusto..." (v. memoria difensiva Melillo Corrado, 30.04.98).

Singolare inoltre l'affermazione di Melillo secondo la quale il messaggio di Cincusnaveur giunse allo Stato Maggiore tramite l'Addetto militare statunitense Coe e non tramite l'Addetto aeronautico Biankino. - ovviamente errando su queste cariche; nde - (v. memoria difensiva Melillo Corrado, 30.04.98).

Secondo Melillo la nota del 20 dicembre venne realizzata per rispondere alle affermazioni rese alla stampa dal Presidente dell'Itavia avv. Davanzali: "La lettera del 20 dicembre venne fatta in funzione della stampa in effervescenza e venne dato l'ordine il giorno 18...lo stesso giorno 18 c'è una riga che vuol dire che è finito questo argomento...poi qualcuno mi chiama, per caso Biankino... immagino che lui abbia chiamato perché avevamo rapporti e dice "guarda che io ho il messaggio...", che noi già avevamo, ma probabilmente o l'avevamo come messaggio o l'avevamo come notizia trascritta con i dati ..." (v. interrogatorio Melillo Corrado, GI 24.01.97).

La bozza della missiva venne preparata dal 4° Ufficio Sicurezza al Volo e sottoposta alla visione del capo del 3° Reparto prima e del Sottocapo di SMA poi. Nella lettera vengono trattati i punti sui quali si concentrano maggiormente le illazioni della stampa nei confronti dell'Aeronautica. Vengono infatti fornite notizie sull'analisi dei tracciati radar dei siti di Licola, Marsala e Siracusa, confermando l'assenza di qualsiasi traccia sconosciuta in prossimità del DC9 Itavia, e riferendo inoltre che "tutte le tracce rilevate dai radar erano identificate e tutti i velivoli a cui si riferivano concludevano il volo senza inconvenienti". Da quanto riportato nella nota sembrerebbe che lo SMA fosse in possesso dei tracciati radar del 34° CRAM di Siracusa, circostanza mai confermata ed anzi smentita, quando l'AG richiede espressamente quei dati nel novembre 89. Deve ricordarsi, poi, che nel corso dell'inchiesta è emerso che "ufficialmente" i dati radar di cui era in possesso lo SMA erano quelli di Licola, Marsala, Poggio Ballone, Potenza Picena e capo Mele, ma non è mai risultato che vi fossero quelli di Siracusa. Inoltre la risposta che le tracce rilevate in prossimità del DC9 erano tutte identificate, non corrisponde a verità, poiché fin dal 28 giugno lo SMA era in possesso del telex inviato dal 3° SOC di Martina Franca, nel quale veniva fatto riferimento alla traccia "senza identificazione" proveniente da area free-plots con direzione Sud, la nota traccia LK477 correlata al DC9 fino al 1989, quando ben se ne conosceva la sua inesistenza sin dalla notte del 27.06.80.

Anche l'affermazione sulle tracce radar rilevate dal Centro di Marsala "detta registrazione è interrotta momentaneamente quattro minuti dopo l'incidente (interruzione registrazione effettuata da un operatore per dimostrare la procedura di cambio del nastro)...", non fa riferimento a quanto accaduto realmente, giacchè presso il 35° CRAM di Marsala non era in corso nessuna dimostrazione, e lo SMA ne era a conoscenza anche in virtù del "pro-memoria" datato 15.11.80 a firma del tenente colonnello Del Zoppo, nel quale vengono spiegate al maggiore Montinaro le ragioni del "buco" di registrazione e cioè che "...come normalmente avviene, il MIO ricevuto l'ordine dal capo controllore di iniziare le operazioni per lo svolgimento della Synadex, ha rimosso il nastro n.99 e lo ha sostituito con il nastro n.100... alle 19.22Z la registrazione sul nastro n.100 viene interrotta, perché per ordine del capo Controllore si sospende la Synadex...".

Relativamente al relitto rinvenuto in località Acquedolci "... del tipo Beechcraft AQM-37A... è stato utilizzato dalla Meteor sul Poligono di Salto di Quirra...in quell'occasione furono lanciati 10 bersagli nel periodo 7.6.1979-22.1.1980. Tutti i bersagli erano di color arancione e due di essi sicuramente "coccardati" (come il relitto)...", si deve precisare che lo SMA, il 20.09.80, prese visione, come detto, del relitto quando era già stato posto sotto sequestro dall'AG e si trovava presso la stazione CC. di Acquedolci (ME); e che il successivo 9 ottobre il generale Tascio ribadì l'interesse per quel reperto in un'annotazione apposta in calce ad una nota del 4° Reparto. Fino al 23 dicembre 80 l'Aeronautica non farà alcun riferimento al reperto di Acquedolci nonostante l'interesse dimostrato e nella missiva darà una indicazione generica del luogo del rinvenimento citando la provincia di Messina. Nella nota del 23.12.80 viene compiuto un errore sulla data dei lanci che avvennero nel periodo 7.6.78 - 22.1.80; non viene precisato infatti che gli unici due bersagli coccardati erano stati lanciati nel 78 e non erano soggetti all'autodistruzione, mentre lo erano i restanti otto che tra l'altro non recavano alcuna coccarda. Nonostante risulti che "ufficialmente" l'AM avesse preso visione del relitto solo quando lo visionò il tenente colonnello Vignola Domenico, che in merito redasse una relazione, non compare mai nelle note all'uopo stilate quanto descritto dal Vignola e cioè che si escludeva che il relitto potesse essere rimasto in mare per molto tempo "... perché non presentava tracce di corrosione o di flora marina" (v. decreto esibizione presso 2° Reparto, 08.10.91).

Quanto verrà affermato in seguito non tiene conto delle dichiarazioni di Vignola, il solo ad aver esaminato il reperto; e tutte le "analisi" verranno sviluppate solo sulla base delle fotografie scattate il 20.09 dallo stesso ufficiale ed allegate alla sua relazione. Pertanto la risposta data dall'Aeronautica il 20 e 23 dicembre 80 è generica, basata su riscontri fotografici che non vengono menzionati nelle due lettere, nelle quali non viene perciò riportato quel che invece era stato riscontrato il 20 settembre dal tenente colonnello Vignola.

Dal 1981 al 1984 l'attività del Reparto in merito alla vicenda si limita a fornire elementi di risposta alle interrogazioni parlamentari.

L'Ufficio Sicurezza al Volo in data 23.01.85 prepara un appunto per il Sottocapo generale Gargioli, nel quale indica, in esito alla richiesta dell'AG datata 09.01.85, relativa alla organizzazione di un esperimento giudiziale diretto alla ricostruzione della situazione aerea del 27.06.80, le condizioni di fattibilità di tale operazione; in particolare espone la necessità che le operazioni vengano effettuate entro il mese di giugno in quanto è prevista la disattivazione del vecchio radar di Marsala e indica l'Itav come l'ente più idoneo per organizzare e seguire l'esperimento congiuntamente al Comando della 2a Regione Aerea che fornirà uomini e mezzi.

In data 22.08.86 viene effettuata dal senatore Milani una interrogazione parlamentare sul nastro di registrazione di Marsala ed il "taglio" di otto minuti, su chi fosse il comandante del 35° CRAM nel 1980, se la registrazione fosse stata inviata a Borgo Piave, chi fosse il comandante di Borgo Piave nel 1980, se la registrazione dopo essere stata utilizzata per scopi addestrativi fosse stata distrutta.

Nella risposta del 6° Reparto, emessa in conformità alla nota del 3° Reparto, si legge: "La registrazione non è stata distrutta ma è stata consegnata sia al Sost. Proc. della Repubblica di Palermo dott. Guarino, che al dott. Santacroce in data 22.07.80...", "di conseguenza tutti gli altri quesiti in merito vengono a cadere", inciso questo presente nella nota del 3° Reparto datata 11.08.88 a firma del tenente colonnello Morpurgo (v. documentazione allegata nota CC. 22.11.96).

Nel settembre 86 il colonnello Gaudio del 4° Ufficio del 3° Reparto redige una "Relazione" per uso interno, presa in visione dal capo di SMA generale Pisano, dal Sottocapo generale Gargioli e dal capo del 3° Reparto generale Arpino, relazione in cui sono riportati gli eventi salienti relativi all'incidente estratti dalla Relazione della Commissione di inchiesta del Ministro dei Trasporti. Nella nota viene criticato il "tono" con il quale si fa riferimento ad una maggiore disponibilità dei responsabili del traffico civile rispetto a quelli militari, non tenendo conto che all'epoca dei fatti tutto il traffico aereo, civile e militare, dipendeva dall'AM. Relativamente al vuoto di otto minuti nella registrazione radar di Marsala, questo decorre da quattro minuti dopo l'incidente e viene definito irrilevante da Gaudio. L'ufficiale però avrebbe dovuto essere a conoscenza che il "buco" di otto minuti riguardava l'ultimo dato registrato in reale ed il primo dato del simulato e che in realtà il vuoto di registrazione, conseguente alla sostituzione dei nastri, era di ben trentaquattro minuti, interruzione considerevole che si prestava ad "illazioni" più che giustificate da parte della Commissione ministeriale.

In merito al segreto militare viene fatto riferimento all'accenno, riportato in Relazione, a tale segreto che coprirebbe il sistema radar; Gaudio riferisce che in una nota del 17.10.80, il 3° Reparto aveva chiarito che tali dati non erano coperti da alcun segreto militare, senza però precisare che in quella nota veniva chiaramente espresso una sorta di divieto a che altri membri della Commissione prendessero visione di quei dati, lasciando tale facoltà al solo magistrato; inoltre non menziona la circostanza che in occasione della riduzione dati di Borgo Piave dell'11.11.80, vennero "tagliati" i dati relativi alle coordinate, indispensabili per una lettura delle THR, perché coperti da segreto militare; dati, lo si ricordi, senza i quali le riduzioni dati non erano di alcuna utilità.

Il 29.09.86 il Sottocapo generale Gargioli unitamente ai generali Tascio ed Arpino, riferiva elementi di interesse all'allora Sottosegretario Amato in previsione, come già s'è scritto, della relazione che il medesimo avrebbe tenuto alla Camera il 30.09.86 e in una successiva intervista televisiva. Nell'intervento del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio vengono toccati vari argomenti, tra i quali il "buco" di registrazione sul nastro di Marsala ammettendo che esso era stato causato dalla sostituzione necessaria allo svolgimento della esercitazione Synadex e non da scopi didattici di un singolo operatore. E' in questa occasione che, per la prima volta, viene reso noto all'opinione pubblica che presso il sito radar di Marsala era in corso una esercitazione simulata. Il 30.09.86 durante la trasmissione televisiva "Speciale TG1" venivano forniti i nominativi dell'"equipaggio" operativo in servizio la sera del 27.06.80 presso i CRC di Licola e Marsala. Prima del mese di ottobre, allorchè l'AG richiede i nominativi degli equipaggi operativi, non vi era stata alcuna ricerca in tal senso.

I periti Blasi rinvengono tra i reperti un "radiobersaglio" con matricola n.1088, che non appariva tra quanto periziato dal collegio nominato dalla Procura di Palermo. Per questa ragione chiedono al magistrato notizie sulla provenienza del reperto ed è a seguito di tale richiesta che il 09.02.87 questa AG tramite il Nucleo di PG dei CC. richiede allo SMA la seguente documentazione:

a) l'originale della documentazione relativa alla fornitura all'Aeronautica Militare dell'aerobersaglio con numero di identificazione 1088 (fornitore e data d'acquisto);

b) l'originale della documentazione relativa alla utilizzazione di detto bersaglio (data di impiego, manovre in cui venne utilizzato, identificazione del mezzo usato per il lancio, nazionalità dello stesso);

c) documentazione in originale relativa al missile destinato a colpire detto bersaglio (tipo del missile usato, fornitore del missile, deposito munizioni ove esso era custodito) ovvero l'arma cui il missile apparteneva;

d) documentazione originale - anche fotografica - relativa al ritrovamento avvenuto in mare tra Messina e Lipari intorno all'agosto 80, dell'aerobersaglio che era stato consegnato al 41° Aerostormo di Catania;

e) documentazione originale del ritrovamento di altro aerobersaglio presso Licola (Baia Domizia) avvenuto il 02.08.80.

In data 30 marzo 87 il 3° Reparto evade tale richiesta con una nota a firma del capo Reparto generale Mario Arpino, rispondendo ai primi tre punti: "Costarmaereo ha comunicato che non le risulta di aver mai acquisito un aeromobile teleguidato con numero di identificazione (matricola militare) 1088. Peraltro, a titolo di collaborazione, ponendo attenzione alle possibili ipotesi di significato del numero 1088, si rappresenta che esso potrebbe corrispondere ad uno dei modelli del radiobersaglio del tipo AQM37-A. In relazione a tale ipotesi si rappresenta che: a) l'AM dispone di due AQM37-A (residuati dal programma di sviluppo F104/S svolto negli USA negli anni '60) che, tuttavia, non sono mai stati impiegati in Italia dalla Forza Armata; b) sul poligono di Salto di Quirra negli anni '70 sono stati lanciati dei radiobersagli del tipo in argomento nel quadro delle prove relativa al programma di qualificazione del missile Hawk migliorato, condotte a cura della NHPLO; c) l'ultimo lancio di AQM37-A sul predetto poligono é stato effettuato nel gennaio 80 a conclusione del citato programma di esercitazione."

A risposta della d) della richiesta viene inoltrata la documentazione relativa al ritrovamento di un rottame in prossimità di Acquedolci (ME), nonché quella del rinvenimento, avvenuto il 31.07.80, al largo dell'isola di Stromboli, di un pannello successivamente consegnato al 41° Stormo.

Per quanto riguarda il punto e): "non é stata rintracciata alcuna documentazione e/o notizie che riguardi il ritrovamento dell'aerobersaglio."

Analizzando questa risposta dello SMA, emerge innanzitutto una "correzione" sulla natura dell'aeromobile teleguidato, che viene definito come radiobersaglio, specificando nel contempo che il numero di riferimento 1088 non corrispondeva ad una matricola militare ma ad un modello predefinito di radiobersaglio. Nel prosieguo della risposta emerge una evidente contraddizione laddove viene prima affermato che in Italia quel tipo di radiobersaglio, l'AQM37-A, non è mai stato impiegato; e poi riferito invece che l'ultimo lancio è stato effettuato nel gennaio 80 a conclusione di un programma di esercitazione; riallacciandosi in questo modo alla risposta del 23.12.80 laddove si parlava dell'aerobersaglio rinvenuto nella zona di Acquedolci. Quella risposta traeva origine anche dai contatti che il capo del 3° Reparto Melillo aveva avuto con i Reparti interessati; infatti nel brogliaccio, come in precedenza riportato, si legge che nelle more della preparazione della nota, il 4° Reparto aveva riferito dettagliate notizie sull'aerobersaglio e sulle modalità di impiego. Per contro alla richiesta di Arpino sull'argomento, il 4° Reparto risponde negativamente in data 09.03.87.

Secondo quanto dichiarato dal generale Arpino, non esisterebbe contraddizione nonostante l'evidenza, perché dapprima lo SMA riferisce per quanto di competenza dell'Aeronautica, mentre quando fa riferimento all'ultimo lancio prende in considerazione altri enti, probabilmente l'Esercito. (v. esame Arpino Mario, GG.II. Roma e Venezia 24.01.97). Tuttavia, esaminando il carteggio dal quale sono state estratte notizie per la risposta, emerge che i punti b) e c) della nota del 30.03.87 sono parziali e non forniscono elementi di chiarimento sulle modalità di svolgimento delle prove presso il poligono di Salto di Quirra; sul punto infatti, lo SMA avrebbe dovuto essere più chiaro tenendo conto che nella nota del 23.12.80 l'argomento dell'aerobersaglio era già stato trattato.

All'allora Capo di Stato Maggiore è stato contestato questo punto e soprattutto la mancanza di chiarezza; in particolare è stato esposto che semplicemente controllando sul "Jane's" del 79, lo SMA avrebbe facilmente individuato che il modello 1088 era una fornitura per l'Italia realizzata dalla casa costruttrice Beechcraft per lanci con F104 dell'Aeronautica militare italiana e che solo nel quadro di quel programma potevano essere utilizzati. La risposta del generale Arpino è laconica: "...certo bastava che guardassero qui (riferito al Jane's) senza guardare in archivio...". Inoltre riferendo sul contenuto generale della risposta: "...io non trovo contraddizione, trovo una nostra cautela nel riportare però le affermazioni di Costarmaereo, che sembrano un po' lasche in termini di contenuto e questo è il motivo per cui molto probabilmente ho detto... qui riportiamo testualmente le dichiarazioni di Costarmaereo...". (v. esame Arpino Mario, GGII Roma e Venezia 24.01.97). A contraddire il Capo di Stato Maggiore la nota di Costarmaereo del 20.02.87, nella quale non viene fatto alcun riferimento al programma di lanci dell'AQM37-A, nè ad eventuali matricole militari.

In generale può dirsi che alle richieste specifiche del magistrato è stato risposto con molta sommarietà, e con questa nota si è colta l'occasione di trasmettere documentazione relativa al sopralluogo presso la stazione CC di Acquedolci (ME) non trasmessa in precedenza. Deve essere poi sottolineato che non viene effettuato in tale circostanza alcun accertamento, tant'è che nel novembre 88, si appurerà che il reperto di Stromboli era stato gettato nell'immondizia intorno al 1985, e che quello di Acquedolci, che comunque avrebbe dovuto essere in possesso della magistratura, era ancora giacente presso l'aeroporto di Boccadifalco, perché non trasportato insieme agli altri reperti presso i laboratori AM nel dicembre 80.

Per quanto riguarda il punto e), viene fornita una risposta negativa, nonostante la richiesta concerna il relitto analizzato dai Laboratori AM e su cui si riferisce nella relazione Luzzatti del 1981, perché il 4° Reparto, competente in materia, aveva dichiarato di non avere alcun documento in proposito.

L'AG invece, nei primi due punti della richiesta, intendeva ottenere risposte in merito al relitto rinvenuto in località Acquedolci al quale erroneamente era stato attribuito il numero 1088; d'altra parte l'Aeronautica, al corrente di tutti i rinvenimenti e munita di fotografie dei relitti, avrebbe dovuto accorgersi che la data del 02.08.80, giorno del rinvenimento del relitto di Baia Domizia, riguardava non un "altro" relitto, ma quello numero 1088 sul quale aveva fornito risposte in precedenza. In effetti nello stesso periodo, il 20 febbraio 87, l'AG convoca il perito d'Ufficio Cantoro al fine di accertare se il reperto di cui era in possesso la Commissione Blasi (il relitto 1088 di Baia Domizia), fosse lo stesso che era stato oggetto di analisi presso l'aeroporto di Boccadifalco e descritto nella relazione di quel perito; costui disconosceva tale reperto, che non poteva aver mai visto, dal momento che il reperto di Baia Domizia non era mai stato trasportato a Boccadifalco, ma consegnato direttamente alla Commissione Luzzatti che lo aveva fatto analizzare dai laboratori AM.

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