2. Le dichiarazioni del personale in
servizio la notte del 27.06.80.

In servizio al COP nel turno notturno del 27 giugno 80 erano il tenente colonnello Giangrande Riccardo ed i marescialli Berardi Antonio e Pompeo Alessandro. L'ufficiale di servizio al COP in caso di incidenti di volo a velivoli sia militari che civili con morti o ferimenti, danneggiamenti gravi o distruzioni di velivoli, gravi danni a terzi, doveva immediatamente segnalare, per telefono, i fatti alla catena gerarchica che al momento dell'incidente era così composta: Sottocapo di Stato Maggiore, generale S.A. Luigi Ferri; capo del 3° Reparto, generale B.A. Corrado Melillo; capo Ufficio Sicurezza al Volo del 3° Reparto, colonnello Francesco Sidoti; capo Ufficio Investigazioni Sicurezza al Volo, tenente colonnello Giampaolo Argiolas.

E' da porre in evidenza la contraddizione sorta nelle dichiarazioni rese dal colonnello Arpino e dal generale Melillo in relazione all'inoltro della notizia ricevuta dall'ufficiale del COP. Il primo ha dichiarato, una prima volta (v. esame Arpino Mario, GI 22.07.91), di aver ricevuto la notizia dall'ufficiale di servizio e di averla comunicata sia a Melillo che al generale Ferri; una seconda volta (v. esame Arpino Mario, GI 24.01.97), di aver parlato sicuramente con il generale Ferri ma non con Melillo e che la sua precedente dichiarazione scaturiva dal fatto che egli si riferiva alla procedura, cioè all'obbligo di avvisare prima Melillo e, se non rintracciato costui, chiamare direttamente il Sottocapo. Il secondo ha sempre dichiarato di aver ricevuto la notizia dal tenente colonnello Giangrande e non dal colonnello Arpino.

Alle ore 21.30 locali il COSMA o Centro Operativo SMA- ufficio che ha il compito di monitorizzare quotidianamente lo stato delle Forze Aeree con particolare riferimento all'efficienza dei velivoli e dei radar, riceve e sollecita i dati collegandosi direttamente con le diverse strutture periferiche senza avere compiti di comando e controllo per la Difesa Aerea o per il Soccorso - informa il COP che Roma-Ciampino ha perduto il contatto radio con il volo IH870 da Bologna a Palermo. Il tenente colonnello Giangrande annota nel registro giornaliero in uso all'"ufficiale di turno" di aver effettuato "le comunicazioni di rito", intendendo così di aver informato la scala gerarchica dell'evento, senza specificare né il grado, né il nominativo o l'incarico ricoperto dai suoi interlocutori. Nel corso della nottata non viene riportata sul registro alcuna ulteriore comunicazione, se non quella della mattina del 28 giugno, alle ore 07.30 locali, in cui il COSMA (nel registro non è annotato chi fornisce tale informazione), segnala che un elicottero addetto alle ricerche ha avvistato una grossa macchia d'olio e materiale galleggiante in coordinate 39°49'N - 12°55'E.

In taluni casi, come è accaduto la sera del 27 giugno, il COSMA faceva da tramite tra SOC e COP, solo perché tale ente era l'unico ad avere linee dirette con il SOC.

Il generale Melillo, capo del 3° Reparto, secondo quanto emerge dal registro, viene avvisato alle ore 07.30.

Dalle conversazioni telefoniche registrate sulle bobine di Martina Franca e Palermo risulta che sia il Giangrande (conversazione telefonica canale 12 della bobina D Martina Franca - h.21.32Z) che il Berardi (conversazioni telefoniche canale 18 della bobina 3 di Palermo - h.19.37; canale 12 della bobina D Martina Franca - h.21.19Z; canale 10 della bobina B Martina Franca - h.20.25Z), si sono interessati alla vicenda; come in particolare emerge nella telefonata delle 20.25Z - bobina B, canale 10 - intercorsa tra il Berardi ed il capitano Smelzo ufficiale del Soccorso di Martina Franca, in cui si parla di traffico "americano" nella zona. Di queste comunicazioni non viene annotato alcunchè sul registro in uso all'ufficiale. Il tenente colonnello Giangrande sentito da una commissione dello Stato Maggiore, sulla sua presenza in servizio la sera del 27.06.80 nella sala operativa del COP, come risulta dai fogli di servizio, risponde di non aver lavorato quel giorno, di aver espletato il turno qualche giorno dopo, di essere stato sostituito da altro collega ufficiale di cui non ricorda il nome (v. esame Giangrande Riccardo, GI 14.01.91). Lo scopo di questa dichiarazione era quello di soddisfare una richiesta della Commissione Stragi che aveva richiesto a sua volta allo Stato Maggiore i nominativi del personale in servizio alla sala operativa del COP la sera dell'incidente. Infatti il 24.01.91 il capo di Stato Maggiore, generale Nardini, riferiva alla citata Commissione quanto dichiarato dall'ufficiale, mentre comunicava solo il nominativo di uno dei due sottufficiali in servizio, quello del maresciallo Berardi, poiché l'altro non ricordava, pur essendo inserito nel turno di servizio di quel giorno, di esserlo stato effettivamente. Il sottufficiale era il sergente maggiore Pompeo Alessandro.

Rinvenuto nel frattempo il registro dell'ufficiale di servizio al COP, da cui si evince che il Giangrande era in servizio la notte tra il 27 e 28 giugno 80, questi in data 11.04.91 dichiarava, in sede di audizione alla Commissione Stragi, di aver espletato in effetti il turno di servizio la sera dell'incidente, contrariamente a quanto affermato nel gennaio 91. A specifica contestazione giustificava la prima dichiarazione asserendo che, quando gli fu riferita la sua presenza alla sala operativa del COP, non ricordava nulla di quella sera. E' vero però che nella dichiarazione del 14 gennaio egli dà una versione differente, e cioè di essere stato in servizio qualche giorno dopo l'incidente, perché era stato incuriosito, entrando nella sala operativa, dalla localizzazione evidenziata su una carta geografica del punto ove esso era avvenuto; per questo motivo aveva desunto di essere stato sostituito nel servizio del 27 giugno 80 da altro ufficiale, nonostante i turni di servizio del mese di giugno 80, la giornata del 27, riportassero in turno il suo nome.

Nel corso degli esami testimoniali resi il 22 luglio 91 e 14 gennaio 92, Giangrande ha escluso di essere stato avvisato dal sottufficiale di servizio, maresciallo Berardi, dell'intenso traffico americano, della richiesta all'Ambasciata americana, della presenza di portaerei - telefonata delle 20.25 RCC e COP - affermando che le notizie trascritte sul brogliaccio erano le uniche personalmente ricevute. Invece come risulta dalle conversazioni telefoniche l'ufficiale del COP quella sera ha richiesto notizie al CRAM di Licola, al SOC di Martina Franca e ha ricevuto notizie dall'ACC di Ciampino.

Come ben si nota, sin dall'immediatezza si lasciò cadere la memoria scritta di circostanze di rilievo: il traffico americano, la richiesta d'intervento degli americani, la presenza di portaerei.

Nella nota conversazione Martina Franca - COP delle 20.25Z, già più volte riferita, al tenente Smelzo del SOC di Martina Franca, risponde il maresciallo Berardi dell'ACC di Roma, che immediatamente mostra il suo carattere. Al tenente che chiede dell'ufficiale risponde "eh, guardi dica a me per cortesia, non cerchiamo sempre l'ufficiale" e alla seguente battuta di Smelzo "cioè no è una cosa abbastanza seria", ribatte "E perchè io mica mi metto a ridere quando mi dite ...". Dopo questo non simpatico inizio si ha la conferma che il COP è già stato avvisato, ed è tempestato di chiamate: "un attimo che chiamano da 700 posti" esclama infatti Berardi. Segue una sorta di dialogo tra sordi, giacché mentre Smelzo tenta di comunicare l'ultimo punto noto, l'altro richiede più volte chi abbia detto che l'aereo è caduto, preoccupandosi dell'enorme numero di telefonate che sarebbe costretto a fare se fosse certo che è caduto. Quindi il punto che concerne l'oggetto di questa parte. Smelzo, sulla base della notizia del traffico militare americano, chiede se il COP sa di presenza di portaerei. Ma Berardi ribatte più volte, interrompendo anche il discorso del suo interlocutore, che una notizia del genere deve essere a conoscenza di Martina Franca: "deve saperlo Martina Franca perché ha i radar nella zona" e "più di loro non lo sa nessuno". Smelzo, accogliendo l'invito, dopo aver detto che Martina Franca non lo sa, verifica nuovamente in modo piuttosto semplicistico la conoscenza del suo sito, girando il quesito non si sa a chi, ma con ogni probabilità alla "vasca" ove si trovavano anche le postazioni della Difesa, come è presumibile anche in base a una risposta che dà ad un successivo "invito" di Berardi. All'affermazione di Smelzo secondo cui Martina Franca non sa nulla, Berardi aveva già esclamato, nel tono che appare a lui solito, "e figuriamoci se lo sa lo Stato Maggiore!". Segue l'invito da parte di costui ad informarsi presso la sala operativa del SOC, cui Smelzo risponde "non lo sa, non lo sa, non ha controllato niente" "qui non lo sanno...". Poi diretto verso l'interno - e cioè sempre nella "vasca" ove ha, o aveva al tempo, sede la sala operativa del SOC di Martina Franca - chiede "(inc.) sai se c'è la portaerei in quella zona?". Quindi di nuovo a Berardi "no, non sa niente...". Continua la serie di dir poco penosa di battute di Berardi, che val la pena di riportare integralmente "e nemmeno noi"; Smelzo "voi non lo sapete?"; Berardi "come facciamo a sapere se c'è la portaerei lì?"; Smelzo "vabbè, che ne so, voi siete lo Stato Maggiore, centro operativo"; Berardi "eh..."; Smelzo "vabbè, non lo sapete...?"; Berardi "no". Conclude la telefonata una insistente serie di richieste del maresciallo per sapere chi ha detto che l'aereo è caduto.

Costui, esaminato, ammette di essere stato in servizio, la sera del disastro, al COP. Asserisce di ricordare vagamente le comunicazioni di quella sera. La prima comunicazione sull'incidente gli pervenne dai carabinieri o dal COSMA; a sua volta provvide ad informare l'ufficiale di servizio; questi, con il suo aiuto, informò tutti gli enti previsti dalla direttiva al tempo vigente. Afferma che quella sera e durante la notte non ci fu nulla di strano, e di ricordarsi del fatto solo per averne parlato con la moglie. Ammonito, ribadisce di non ricordare altro, perché sono passati undici anni. Al che l'esame viene sospeso (v. esame Berardi Antonio GI 15.07.91).

Alla ripresa non muta atteggiamento e comincia confermando di non ricordare altro oltre quello già dichiarato. Non ricorda con chi ha parlato per telefono quella sera; non ricorda se ha parlato con Martina Franca; non ricorda se ha parlato con Smelzo, nome che non gli è nuovo. Lettagli la telefonata in questione esclama non interrogato "chi gliel'ha detto che sono io che parlo?". A questo punto viene invitato a non mostrarsi indisponente come nella telefonata, e ammonito più volte al punto tale da rendere necessaria, nel luogo dell'atto, la presenza di un ufficiale di PG. Nonostante l'ammonizione persiste nell'usuale comportamento "non so assolutamente di cosa si sta parlando. Non mi ricordo niente" "al COP c'è un solo Berardi. Quella sera ero di servizio..." "ribadisco anche adesso che l'ho sentita tutta, la telefonata non me la ricordo...". Afferma che durante il servizio prendeva appunti su un brogliaccio, anzi su un vero e proprio registro, che però sarebbe andato smarrito come dettogli dallo Stato Maggiore, quando fu convocato prima di comparire dinanzi alla Commissione Parlamentare per le stragi. In effetti presso la Commissione gli fu mostrato una sorta di brogliaccio, che egli non riconobbe per quello da lui compilato.

Sospeso nuovamente l'esame per consentire l'audizione della registrazione della telefonata, dopo l'ascolto dichiara "riconosco per mia la voce della persona che comunica con il tenente Smelzo. Ricordo ora anche questa telefonata". Aggiunge che la notizia della scomparsa poteva essere pervenuta solo da tre enti: o il ROC di Martina Franca o l'RCC di Monte Cavo o i carabinieri. Il COP a sua volta doveva girarla a una serie di indirizzi contenuti in un elenco delle direttive dell'ufficiale di servizio, tra cui il Gabinetto del Ministro della Difesa, il capo di Stato Maggiore, il Ministero dell'Interno. Non ricorda però se riferì il contenuto della telefonata al predetto ufficiale e cioè all'ufficiale di servizio che quella sera era Giangrande. Spontaneamente afferma che nell'ambito dell'Aeronautica - non può altrimenti essere interpretato il noi usato - si sapeva, attraverso quanto si costatava con i radar, che nella zona c'era sempre traffico americano. Al punto tale che sovente si era costretti a far levare gli intercettori, giacché gli americani si alzavano senza piani di volo sia da Sigonella che dalla portaerei. In ciò confermando quanto già dichiarato alla Commissione parlamentare predetta lì ove riferiva che poteva esserci stata attività della 6a Flotta americana, di cui però con ogni probabilità non si era a conoscenza, giacché gli americani delle portaerei al largo di Napoli non comunicavano mai i loro voli. Mostratagli la copia del brogliaccio COP nella parte relativa alle ore 09.00 del 27 giugno - 07.30 del 28 giugno 80, riconosce in esso la copia di quella che era in mano al colonnello Giangrande, allorché entrambi erano stati convocati dalla Commissione Stragi. Non riconosce in esso alcuna sua annotazione, giacché detto brogliaccio era quello redatto dall'ufficiale mentre egli con altri sottufficiali ne compilava uno diverso, simile ma non eguale nelle dimensioni (v. esame Berardi Antonio, GI 17.07.91).

In effetti in questo brogliaccio la prima annotazione concernente il disastro è registrata alle ore 21.30 ovviamente locali, e quindi prima della telefonata in questione. Proviene dal COSMA e ne conseguono le comunicazioni di rito. In seguito nessuna annotazione che riporti il testo, o parte di esso, della conversazione Smelzo - Berardi. Conferma alla telefonata delle 21.30, per inciso, si ha nella telefonata delle 19.31Z, nella quale Berardi per il 3° Reparto dello Stato Maggiore chiede a Palermo informazioni sull'Itavia.

Il Berardi, in successivo di esame, ha confermato che i sottufficiali addetti al COP redigevano un brogliaccio diverso da quello compilato dall'ufficiale (v. esame Berardi Antonio, GI 17.07.91). Il colonnello Pastorino Maurizio, capo della 5a Sezione del 2° Ufficio, da cui dipendeva il COP, dichiarava invece che all'epoca esisteva un unico registro (trasmesso dallo SMA con foglio SMA-0/3624/0.2 in data 30.05.91) che era compilato dall'ufficiale di servizio. Non esistevano registri dei sottufficiali; al più potevano essere tenuti dei brogliacci, quaderni e appunti volanti. (v. esame Pastorino Maurizio, GI 22.07.91).

Lo SMA, il 7 maggio 91 comunica che il brogliaccio del sottufficiale in servizio al COP non era formalmente previsto e che si trattava di un quaderno-registro dove venivano annotati, a volte, per memoria degli stessi sottufficiali, alcuni elementi (comunicazioni ricevute o trasmesse, azioni svolte ecc.) senza una precisa sequenza metodologica; che, una volta esaurito nella sua compilazione, veniva accantonato e successivamente distrutto senza alcuna procedura formale. Pertanto le comunicazioni ricevute dal sottufficiale dovevano essere riferite e trascritte nel registro compilato dall'ufficiale in quanto i brogliacci o appunti redatti dai sottufficiali non costituivano documenti formali.

La normativa di F.A. prevedeva, nel 1980, che sia l'ufficiale smontante che quello montante dovessero presentarsi dal capo della Segreteria di S.M. per il visto sul registro e riferire sugli accadimenti della notte.

La mattina del 28 giugno il registro venne vistato dal colonnello Carlo Palleschi, capo Segreteria dell'epoca, il quale, escusso in data 24.03.97, pur riconoscendo come propria la firma, non ha ricordato alcuna comunicazione verbale da parte dell'ufficiale. (v. esame Palleschi Carlo, GI 24.03.97).

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