Premessa.

Per la seconda fase dell'istruzione formale, quella che inizia a fine luglio 90 e finisce a fine dicembre 97, non è possibile osservare, a causa del numero degli atti e della mole dei documenti che ne è conseguita, l'ordine cronologico delle attività seguito per l'istruzione sommaria e la prima fase di quella formale.

Si prenderanno in esame, a partire dalla base per terminare ove possibile ai vertici, tutti gli enti, a qualunque amministrazione appartenessero, e le persone che dovevano seguire l'evento, o di fatto lo abbiano seguito, nonchè gli accertamenti compiuti via via nel tempo. Si tenterà in tal modo di perseguire due obbiettivi: la ricostruzione del fatto e l'identificazione degli impedimenti che l'hanno ostacolata.

Si procederà come hanno proceduto coloro che agirono sin dalla prima notizia del disastro, coloro che miravano al primo dei due accennati obbiettivi e cioè la comprensione dell'evento ovvero come e perché era successo il disastro. Così si sono comportate amministrazioni militari e civili, nazionali e di altri Paesi sin dalla notte tra il 27 e il 28 di quel giugno 80. Così si tenterà in questa sede, ripercorrendo conoscenze e reazioni delle principali entità che in tal modo si mossero.

A partire dai Centri radar dell'AM che dovevano vedere la traiettoria di quel DC9 e l'eventuale intorno. I Centri radar sia della Difesa Aerea che del Controllo del Traffico Aereo, all'epoca ancora gestiti dal personale militare dell'AM, come provato nella particolare situazione dei radar che facevano capo all'ACC di Ciampino.

Già s'è scritto del gravissimo ed irreparabile danno cagionato dalla errata esecuzione del decreto Guarino relativo alla documentazione radaristica. Il "restringimento" della portata del provvedimento di certo non è stato casuale ed ha avuto con ogni probabilità un suggeritore. Se quel decreto avesse assicurato tutta la documentazione prescrittavi, l'inchiesta avrebbe disposto di nastri e registri, che avrebbero condotto a una ricostruzione completa del cielo non solo di Ustica, ma dell'intera traiettoria e di tutto il circostante d'utilità.

E dire che di quell'ordine dell'AG ne era stata iniziata una corretta esecuzione; sarebbe sufficiente al riguardo rammentare quel volo speciale a brevissima distanza del fatto da Grosseto e Birgi, con il quale furono portati nel luogo designato di concentrazione i nastri magnetici di Poggio Ballone. Ma proprio dal fatto che questi nastri, nonostante la concentrazione, e gli originali, conservati di certo presso il sito, ed altre copie, di certo diffuse superiormente (ITAV e forse anche SMA), siano in seguito scomparsi - non si tratterebbe per le copie di Birgi e dell'ITAV o SMA dell'ordinario reimpiego - induce a ritenere che il "restringimento" non fu casuale, e le sparizioni successive preordinate. Specie se si aggiunge a queste considerazioni la valutazione dell'importanza per la ricostruzione dei fatti dei nastri del sito toscano.

Ma l'improvvida riduzione ha determinato la perdita anche del materiale magnetico e cartaceo di tutti gli altri siti oltre Licola e Marsala, prospicienti il Tirreno, che comunque cioè vedevano sul Tirreno, e poterono seguire sin dall'inizio il volo del DC9, direttamente e per cross-tell. Ovvero oltre Poggio Ballone già detto, Potenza Picena; Poggio Renatico, che certo per primo, stante la prossimità all'aeroporto di Bologna, lo inizializzò; Mortara che lo seguì di certo nel tratto padano ed oltre il superamento dell'Appennino tosco-emiliano; capo Mele che anche se in fonetico manuale monitorava il Tirreno settentrionale e centrale.

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