4.15. La vicenda Dettori.

Dettori Mario Alberto, nato a Pattada (SS) il 15.08.48 deceduto "suicida a seguito di impiccagione", era un maresciallo dell'AM, in servizio nell'80 presso la sala operativa di Poggio Ballone. Era inserito di norma nel turno Delta e quindi la sera dell'incidente del DC9 dell'Itavia sarebbe dovuto stare in sala. L'inchiesta iniziò ad interessarsi alla sua figura a seguito delle dichiarazioni della moglie Pacifici Carla. In data 26 novembre 90 costei chiedeva colloquio con questa AG per riferire notizie sul caso Ustica. Riferiva così che il marito aveva prestato servizio a partire dal 72 presso il CRAM di Poggio Ballone; che la mattina del 28 giugno 80, aveva notato che il marito dopo essere tornato a casa dal turno di servizio era in stato di agitazione. Gli aveva chiesto perciò cosa fosse accaduto, ricevendone come risposta "No niente. E' successo un casino; qui vanno tutti in galera"; che comunque non le aveva mai detto in modo esplicito i fatti verificatisi quella notte; che nel marzo 86 era stato mandato in Francia per un periodo di circa sei mesi, per avvicendamento; che al ritorno dalla Francia aveva manifestato molta preoccupazione mentre prima di quella missione era stato un uomo tranquillo; mostrava infatti comportamenti anomali come quello di non parlare in macchina o di smontare il telefono di casa per verificare la presenza di microspie. Ella - aggiungeva - non riusciva a spiegarsi il suicidio, in quanto suo marito aveva una gran voglia di vivere; così come non riusciva a comprendere le ragioni per cui non era stata mai eseguita l'autopsia sul cadavere.

Del fatto della caduta del DC9 è venuta a conoscenza qualche giorno dopo dai telegiornali ed ha immaginato che potesse esserci un collegamento tra le frasi del marito ed Ustica. Nel maggio dell'86 il marito, specificava, era stato trasferito temporaneamente in Francia alla base sita in Roquebrune - Cap Martin, nei pressi di Montecarlo. Nel corso di una telefonata da questa località le aveva detto di vedere sui muri per strada la scritta "il silenzio è oro e uccide". Il giorno dopo era ritornato a casa senza terminare il prescritto periodo di sei mesi. Sin da quando lo aveva incontrato alla stazione, egli aveva mostrato di temere di essere sentito; infatti aveva immediatamente controllato gli orecchini, l'anello ed il telefono. Era ossessionato dal fatto che i suoi discorsi potessero essere ascoltati. Lo stesso giorno era stato dal medico di famiglia dottor Corrieri Ugo, che gli prescrisse delle pillole. Il giorno della morte era molto tranquillo (v. esame Pacifici Carla, GI 20.12.90).

Il 16.03.92 la Pacifici si è presentata spontaneamente per consegnare alcuni documenti rinvenuti dal figlio in casa. Si trattava di un libretto di assegni, rilasciato dalla "Banque Sudameris France" su un conto aperto a Montecarlo per depositare lo stipendio durante la permanenza in Francia. Sulla copertina vi erano riportati alcuni indirizzi francesi e il nominativo "Roland". Vi era pure una vecchia agendina telefonica dell'anno 78 e successivi, ove vi erano delle annotazioni strane come "...guerra elettronica...missili...controllo T.A.". La Pacifici in quella occasione inoltre dichiarava: "mio marito al lavoro veniva chiamato Alberto ed aveva un collega di nome Nicola Della Porta. Alberto non aveva un accento particolare. Non ho mai sentito parlare mio marito di un certo Demarcus; so, per averlo letto sui giornali, che è un ex ufficiale della Marina che ha reso dichiarazioni sulla strage di Ustica. Ho saputo anche che era di Pattada, il paese di mio marito; ho chiesto a mia cognata che vive in quel posto ed ella mi ha detto di conoscere il cognome della famiglia. Mio fratello, quando eravamo al cimitero di Sterpeto per seppellire la salma di mio marito, mi ha riferito che un militare dell'AM aveva detto ad altri commilitoni presenti "fatevi gli affari vostri perché altrimenti qui salta tutto in aria" (v. esame Pacifici Carla, GI 16.03.92).

In una successiva deposizione la Pacifici aggiungeva, a proposito del sottufficiale francese di nome Roland, che questi si era fermato a Grosseto presso la loro abitazione per quattro giorni; che era un uomo molto robusto, alto con capelli scuri e senza baffi. Era giunto con una Citroên CX Pallas di colore avana (v. esame Pacifici Carla, GI 03.08.92).

Il 31.03.92 il cognato del Dettori, Pacifici Riccardo, ha dichiarato di ricordare, sulla morte di suo cognato, un particolare accaduto al cimitero mentre erano in attesa della ricomposizione del corpo del defunto. A un certo punto un maresciallo di nome Adriano, basso, di origine sarda a seguito di frasi dette da altro militare dell'Aeronautica disse "fatevi i cazzi vostri perché sennò andiamo per aria tutti". Il Pacifici riteneva che il maresciallo non si fosse reso conto della sua presenza, perché gli dava le spalle. Ricordava anche un altro episodio narratogli dal cognato prima di morire. Era venuto a Roma per una visita medica, e ne era rimasto molto turbato. Il Dettori aveva così giustificato quel suo stato: "mi sono stufato di combattere contro i mulini a vento e l'ho scritto su un giornale mentre stavo in ferie".

La sorella della moglie, Pacifici Sandra, riferiva che mentre nel giugno 80 si trovava in vacanza nei pressi di Grosseto, il cognato le aveva riferito che per "l'aereo di Ustica c'era di mezzo Gheddafi". Aveva specificato che in estate andava al mare con la sorella, accompagnate dal cognato con l'auto. Nel corso del viaggio da Grosseto a Castiglione egli aveva detto: "era successo un casino e che gira gira qui fanno scoppiare una guerra". Si riferiva alla caduta dell'aereo di Ustica in quanto la stessa gli chiese: "Hai visto che guaio tutta quella gente è morta". Il cognato era stato sempre una persona normale; ma dopo la missione in Francia sembrava cambiato e quando gli era stato dato il prepensionamento era caduto in un totale mutismo. Lei e la sorella si erano sorprese che non fosse stata fatta l'autopsia e che il seppellimento fosse avvenuto l'indomani della morte. Al funerale aveva provveduto l'Aeronautica, anche ai fiori a nome dei parenti (v. esame Pacifici Sandra, GI 20.12.90).

Il 16.03.92 il figlio Dettori Andrea, confermava di aver rinvenuto documenti del padre, nella cantina dell'abitazione. Si trovavano in una cassetta bianca di attrezzi che venivano usati dal padre quando lavorava il ferro. Ha riferito che la grafia degli appunti è sicuramente quella del padre.

In data 07.01.93 Campus Mario di Pattada (SS), il paese di nascita di Dettori, ha dichiarato di conoscere costui sin da ragazzo, e di averlo incontrato a Grosseto nell'86, dopo il ritorno dalla missione in Francia. Non aveva mai ricevuto dal Dettori né dalla moglie confidenze sulla tragedia di Ustica. Dopo la morte del Dettori negli ambienti militari circolavano delle voci, secondo le quali la moglie avrebbe detto che lo stesso la sera del disastro era in servizio e in quella occasione sarebbe venuto a conoscenza di notizie che lo avrebbero portato al suicidio.

In data 10.02.92 veniva escusso Demarcus Angelo - personaggio sul quale si tornerà nel capitolo dedicato agli "inquinamenti" -, che nel suo lungo memoriale datato 03.02.92 aveva inserito anche la morte del maresciallo Dettori. Asseriva che il giorno 24.03.87 - non a caso alcuni giorni prima della morte del Dettori - questi gli aveva detto per telefono: "hanno ammazzato anche quello dei laboratori; farò tutto quello che devo fare". Sempre il Dettori gli avrebbe riferito che gli originali dei nastri sia fonici che radar erano stati chiusi in un plico e firmati da tutto il personale di turno. Il plico sarebbe stato custodito nella cassaforte del comandante dell'aeroporto di Grosseto. Anche Demarcus era nativo di Pattada (SS).

Nel mese di novembre 97 sono stati sentiti anche la figlia del Dettori, Barbara, e il di lei marito, Reale Giovanni. Gli stessi, che si sono separati nell'agosto 97, durante una lite avevano discusso sulla morte del padre ed il Reale, che aveva prestato servizio nell'AM, aveva riferito alla moglie che conosceva il mistero della morte del suocero e che lo stesso non si sarebbe suicidato. In data 13 e 14 novembre venivano escussi entrambi e si accertava che il Reale aveva solo millantato, non essendo a conoscenza di fatti e circostanze relativi alla morte del suocero. Entrato in AM nell'89 come aviere in ferma volontaria, era stato congedato nel 92 per mancata rafferma. Il suo compito era stato quello di addetto agli anti incendi presso il 4° Stormo di Grosseto. Alla moglie aveva invece riferito di aver prestato servizio nel SIOS/A e di conoscere i motivi della morte del Dettori.

Sulla posizione del maresciallo Dettori nel giugno 80 è stato accertato, attraverso il materiale documentale sequestrato in data 14.07.94, che lo stesso in quel periodo era inserito nel turno "Charlie". Nel mese di aprile 86 era stato inviato in missione presso il C.D. Nizza, con mansioni di coordinatore per lo scambio di informazioni fra la Difesa Aerea italiana e quella francese. Durante la permanenza in Francia aveva accusato disturbi fisici, quali cefalea, e psichici. Rientrato in Italia nel settembre, i disturbi continuarono, per cui venne posto in convalescenza; in questo periodo, precisamente in data 31.03.87, fu trovato impiccato ad un albero, nella campagna grossetana.

Il 2 gennaio 91, in merito alla vicenda del maresciallo Dettori, il comandante interinale della 2ª Regione Aerea, generale B.A. Piero Piazzalunga, trasmetteva al capo di SM dell'Aeronautica generale S.A. Stelio Nardini la relazione elaborata dal comandante del 21° CRAM di Poggio Ballone tenente colonnello Giulio Guerrini, il quale in merito alla presenza in servizio del maresciallo Dettori la sera del 27 giugno 80 riferiva che in base ai dati disponibili non era stato possibile né confermare né escludere la presenza in turno del sottufficiale.

Per accertare il reale stato di salute di costui si disponeva l'acquisizione del suo fascicolo personale; della documentazione sanitaria esistente presso la Commissione medica ospedaliera; di tutta la documentazione medica, nonché dei registri di protocollo per il periodo 01.03.87 - 31.03.87, esistenti presso il 21° CRAM di Poggio Ballone, nonché presso la Commissione Sanitaria di Appello dell'AM. Quindi il 16.01.91 il sequestro della certificazione medica emessa dall'ospedale della Misericordia di Grosseto - reparto neurologico e di pronto soccorso, sul conto dello stesso. In data 28.07.92 il sequestro di tutti gli scritti vergati da Dettori Mario Alberto esistenti nell'abitazione della vedova Pacifici Carla, in Grosseto. Dal fascicolo personale del Dettori era così possibile accertare che prima della missione in Francia non aveva mai accusato sintomatologie incompatibili con il servizio militare. Alla data del 28.10.86 - dopo il rientro dalla Francia - l'Istituto Medico Legale dell'AM di Roma redigeva la seguente diagnosi: "Postumi sindrome depressiva" e lo giudicava inabile temporaneamente a qualsiasi servizio per giorni 30.

Da qui alla data del decesso viene visitato più volte sia dalla Commissione Sanitaria d'Appello che dall'Istituto Medico Legale, che gli diagnostica una "Sindrome eretistico-ansiosa in recente episodio interpretativo". Con verbale del 17.03.87 la Commissione Sanitaria d'Appello di Roma lo dichiarava "Temporaneamente inabile a qualsiasi servizio per mesi due con proposta di aspettativa di uguale durata a decorrere dal giorno successivo a quello di scadenza del precedente provvedimento".

Nel fascicolo risultava custodito anche il rapporto datato 26.01.88 redatto dal capitano Guglielmo Igino, responsabile del team militare italiano al CDC di Nizza sul conto di Dettori. L'ufficiale scrive che "Durante il periodo di permanenza presso il CDC di Nizza il sottufficiale ha spesso lamentato alcuni malesseri che riteneva egli stesso essere imputabili alla brusca variazione di quota a cui era giornalmente sottoposto nel trasferimento dalla base logistica (Nizza) alla base operativa (Mont Agel mt. 1300 s.l.m.). Tale malessere si manifestava con forme di disorientamento, vertigine e tenace mal di testa. Il perdurare di tale evidente sintomatologia, dovendo io tutelare il servizio e più ancora la sua integrità psico-fisica, ha fatto sì che prontamente gli consigliassi di sottoporsi ad accertamenti sanitari per scoprire le cause e ricorrere alle terapie necessarie.

Il maresciallo Dettori, sottufficiale molto motivato e conscio dei propri doveri e delle proprie responsabilità, pur riconoscendo l'evidenza, ha cercato di superare con determinazione le ricorrenti crisi sperando nell'adattabilità fisica agli sbalzi di pressione. Solo quando la situazione era divenuta pressochè insostenibile, ubbidendo al mio sprone, ha deciso di richiedere il rientro in Patria per sottoporsi agli accertamenti e cure del caso. Ciò si è verificato il 27.09.1986" (v. allegati rapporto Digos dell'11.08.92).

Venivano escusse anche le persone che avevano prestato servizio con lui. Tra gli altri Casella Michele, suo collega che in data 31.03.87 verso le 16.00 aveva rinvenuto il cadavere del maresciallo in località Sassi Bianchi a ridosso della sponda del fiume Ombrone. Quindi il capitano Igino Guglielmo, già superiore diretto del Dettori, che era tra i militari inviati in missione in Francia nell'ambito di scambi tra l'Italia e quel paese per operatori radar. Questo ufficiale dichiarava che in Francia nel corso della missione, il Dettori aveva accusato forti mal di testa e mal di denti, secondo lui dovuti ai dislivelli tra il luogo ove abitavano cioè Cap Martin sul mare ed il Centro radar cioè Monte Agel che era a 1.100 m. d'altitudine. Il Dettori era rientrato in Italia 20 giorni prima che ultimasse il periodo di assegnazione per i motivi di salute detti (v. esame Guglielmo Igino, PG 06.03.92).

Il maresciallo Cecchini Cesare, altro militare che aveva partecipato alla missione francese con Dettori dichiarava che questi era di umore variabile ed era "fissato" con le avventure galanti; non parlava del passato, ma asseriva che avrebbe dovuto iniziare una nuova vita e il periodo francese ne avrebbe segnato l'anno uno (v. esame Cecchini Cesare, GI 18.01.91).

Il dott. Corrieri Ugo, medico psichiatra dell'USL 28 presso la Misericordia di Grosseto, riferiva che, nel corso del turno al Pronto soccorso il 28.09.86, si era presentato presso quell'ospedale il Dettori accompagnato dalla moglie e da un amico di famiglia a nome Bucelli, con sindrome: "delirante con ideazione di tipo paranoide e deliri sistematizzati". Il Dettori affermava che vi era un complotto organizzato dai servizi segreti italiani, francesi ed altri; che tutto era cominciato in Francia; che egli era seguito da agenti segreti. La diagnosi era stata "sindrome dissociativa". Era stato tenuto in cura sino al 23 marzo 87 e visitato tantissime volte. Il Corrieri aggiungeva che non lo aveva mai sentito parlare di Ustica (v. esame Corrieri Ugo, GI 18.01.91).

Il capitano Felici Lino riferiva che il Dettori aveva fatto servizio in sala operativa, alle sue dipendenze ed era inserito nel turno "Bravo" (v. esame Felici Lino, GI 18.01.91).

Il maresciallo Cozzolino Donato riferiva che il Dettori aveva fatto parte del turno "Delta", non ricordando però se fosse stato in servizio la sera del 27.06.80 (v. esame Cozzolino Donato, PG 11.01.91).

Il maresciallo Carta riferiva di conoscere bene il Dettori avendo lavorato per tanti anni con lui, nel turno "Delta" in sala operativa; mentre successivamente egli era stato trasferito in altro turno forse il "Bravo" (v. esame Carta Francesco, PG 10.01.91).

Dietro