2.2. Il personale presente in sala operativa
(cd. turno Bravo) e la presenza del capo controllore.

Licola era competente a vedere e controllare tutto il traffico aereo da e per il Sud, compresi i voli in quel punto cruciale sopra il Tirreno meridionale ove alle ore 18.55 si interrompono i contatti con il DC9 Itavia. Il radar sotto il profilo informativo era quindi pienamente responsabile e dal punto di vista operativo costituiva un riferimento determinante per le ricerche ed il soccorso. Infatti la sala operativa di Licola per tutta la sera e la notte tra il 27 ed il 28.06.80 permane in uno stato di attività in emergenza.

Il 31 ottobre 86 quest'Ufficio, come aveva già fatto con il sito di Marsala nei primi del mese, richiedeva - per la prima volta - l'identificazione del personale in sala operativa presente alle ore 21.00 del 27 giugno 80. Il comandante al tempo del sito di Licola, tenente colonnello Orabona Modestino, comunicava ai Carabinieri di Licola, opportunamente delegati all'accertamento, i nominativi del personale in disamina e cioè i sottufficiali: Albini Lucio; Acampora Tommaso; Di Micco Antonio, Sarnataro Gennaro e Rocco Gerardo. Il citato Orabona in relazione al nominativo dell'ufficiale che era in turno come capo controllore la sera dell'incidente, riferiva che era stato espletato dal capitano Piergallini Pierluigi, deceduto l'8 dicembre 85. Sull'identificazione del capo controllore, il comandante del GRAM, precisava ai Carabinieri che il nominativo di Piergallini era stato accertato per esclusione, nel senso che egli aveva interpellato gli altri quattro ufficiali della turnazione dell'epoca i quali avevano escluso di essere stati in servizio la sera dell'incidente. In data 9 novembre 86 i nominativi venivano trasmessi dai Carabinieri di Licola a quest'Ufficio che procedeva agli esami testimoniali il 14 successivo.

Si ricordi che solo qualche mese prima, il 30 settembre 86, lo Stato Maggiore dell'Aeronautica, più esattamente il Capo del 3° Reparto al tempo - generale Arpino -, comunica al Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, on.le Amato, i nominativi del personale in turno la sera dell'incidente. Il parlamentare nel corso della trasmissione televisiva "speciale TG1", andata in onda proprio la sera del 30 settembre, pronuncia i nomi del personale in turno a Marsala e Licola; per quest'ultimo sito indica quelli di Di Micco, Rocco e Grimaldi. Come già si può notare emerge un nominativo che non era stato comunicato a quest'Ufficio, quello di Grimaldi. Il cosiddetto elenco nominativo predisposto dall'AM non è stato mai consegnato né rinvenuto.

Queste le dichiarazioni rese da quel personale nel novembre 86.

Sarnataro Gennaro, assistente al capo controllore o MC/A, dichiarava che la sera del 27 giugno 80 era di servizio presso la sala operativa. Non ricordava nessun evento particolare accaduto in sala se non che dal SOC giunse la richiesta di chiamare sulla frequenza di guardia un aereo civile di cui si erano perse le tracce. Tale chiamata però, ebbe esito negativo. Ricordava, infine che quella sera non ci fu alcun intervento per l'identificazione di tracce significative non note. (v. esame Sarnataro Gennaro, GI 14.11.86)

Rocco Gerardo, inizializzatore o IN, dichiarava che la sera dell'incidente era in servizio in sala operativa. Ricordava che la traccia del DC9 fu identificata e seguita fino all'uscita della portata radar del sito. Ricordava che quella sera non v'era eccessivo traffico aereo e quello presente era stato tutto identificato. (v. esame Rocco Gerardo, GI 14.11.86).

Acampora Tommaso, assistente al capo controllore o MC/A, dichiarava che la sera dell'incidente era in servizio presso la sala operativa. Ricordava che si svolse tutto normalmente, fino al momento che dal SOC giunse la richiesta di effettuare chiamate sulla frequenza di guardia poiché s'erano perse le tracce di un aereo civile. Tali chiamate ebbero esito negativo. Infine ricordava che qualche ora dopo la richiesta del SOC, furono chiamati da due elicotteri del soccorso aereo per essere guidati sul punto ove si erano persi i contatti radar con il DC9. (v. esame Acampora Tommaso, GI 14.11.86).

Albini Lucio, identificatore o IO, dichiarava che la sera dell'incidente era in servizio in sala operativa. Precisava di aver seguito la traccia del DC9 e di non aver notato nulla di anomalo durante la sua tratta. La traccia scomparve dalla console, così come avveniva nella normalità dei casi, allorché usciva fuori dalla portata radar. Solo successivamente furono avvertiti dal SOC che v'erano problemi per la traccia radar del DC9. Ricordava che in concomitanza con l'attraversamento del DC9 non vi fu alcuna traccia non identificata o comunque appartenente a velivoli sconosciuti. (v. esame Albini Lucio, GI 14.11.86).

Di Micco Antonio, guida-caccia o IC, dichiarava che la sera dell'incidente era in servizio in sala operativa. In particolare di quella sera ricordava di non aver avuto nessuna richiesta di intervento per tracce particolari. Ricordava che fu richiesto il suo intervento dal SOC per chiamare sulla frequenza di guardia il DC9, ma le chiamate ebbero esito negativo. Infine ricordava di aver guidato, in ore successive, due elicotteri del soccorso di Ciampino sull'ultimo punto radar. Ma ciò fu fatto solo per un breve tratto data la bassa quota di volo degli elicotteri. (v. esame Di Micco Antonio, GI 14.11.86).

Come ben si può notare le prime testimonianze sono tutte improntate su un medesimo disegno cioè che il DC 9 era stato identificato e seguito lungo l'aerovia fino al punto in cui il radar di Licola vedeva; che non erano state identificate tracce appartenenti a velivoli sconosciuti nelle vicinanze del DC9; che erano state effettuate delle chiamate sul canale di guardia al DC9 Itavia come richiesto dal 3° SOC di Martina Franca; e che il sito aveva fornito assistenza ai velivoli del soccorso aereo.

Invece, come si vedrà in seguito, ben altre e molto più articolate sono le attività che effettuano questi operatori in sala operativa la sera dell'incidente sull'identificazione del DC9 Itavia. Infatti Licola sarà il Centro Radar da cui il SOC di Martina Franca attingerà tutti i plottaggi delle tracce avvistate quella sera dal sito, comprese anche quelle Friendly, che saranno peraltro trasmesse per telescrivente, e non come avveniva nella norma per telefono, fino alle ore 01.30Z del 28 giugno 80. Di questo materiale documentale, fondamentale per l'inchiesta, non è stata trovata traccia né a Licola né a Martina Franca.

Il personaggio chiave, come in prosieguo apparirà, è il maresciallo Di Micco. Infatti egli è colui che ha gestito tutta l'attività di sala operativa, rivestendo anche le funzioni di quel capo controllore, che tutte le volte che è stato richiesto telefonicamente, per dare risposte di una certa responsabilità devolute al suo incarico, dal SOC e dallo Stato Maggiore, non è mai intervenuto. Non di poco conto è anche il ruolo rivestito, come si vedrà in seguito, dai marescialli Acampora e Sarnataro.

Nell'agosto 88 quest'Ufficio richiedeva nuovamente l'identificazione del personale in servizio in sala operativa; però, a differenza della richiesta dell'86 in cui si indicavano le ore 21.00 del 27 giugno come termine iniziale del turno, questa volta il periodo di tempo era compreso dalle ore 20.00 del 27 giugno alle ore 08.00 del 28 seguente. Il comandante del sito di Licola, sempre il tenente colonnello Orabona, il 18 agosto comunicava gli stessi nominativi del 1986 ma con una sostanziale differenza per il ruolo di capo controllore, cioè oltre al Piergallini indicava, per la prima volta, il nominativo del capitano Abbate Gerardo; quest'ultimo sarà poi individuato, come il capo controllore in servizio la sera dell'incidente nella sala operativa di Licola, solo nell'aprile dell'89. Questa vicenda è meglio descritta in altro paragrafo.

Abbate Gerardo, capo controllore o MC, veniva sentito per la prima volta da quest'Ufficio il 3 giugno 89. Contestata al teste la sua mancata presentazione spontanea nonostante la diffusione delle notizie relative alla caduta del DC9, dichiarava che a fornire le notizie dovesse essere il capitano De Angelis, che nel 1980, rivestiva l'incarico di capo Ufficio Operazioni del sito di Licola. Precisava di essere stato in servizio la sera dell'incidente e che la notizia della scomparsa del DC9 fu comunicata dal SOC di Martina Franca 20 o 35 minuti dopo l'ultimo contatto radio. La testimonianza dell'ufficiale continua basandosi su fatti ipotetici e non reali sulla sera dell'incidente.

Da questo esame testimoniale appare evidente come il capitano Abbate non conoscesse nulla degli accadimenti della sera del 27 giugno 80 nella sala operativa di Licola. La giustificazione addotta di ritenere il capitano De Angelis persona utile a fornire le notizie a questo Ufficio su quanto era accaduto la sera del 27 giugno 80 a Licola, appare peraltro alquanto risibile, tenuto conto che è stato accertato che quella sera De Angelis di certo non era in servizio in sala operativa. Infatti dal passaggio di consegne a mezzo telefono tra il CRAM di Licola e il SOC di Martina Franca, alle ore 18.14Z - bobina D Martina Franca canale 14 - , in servizio quale capo controllore della sala operativa risulta il capitano Abbate e non il De Angelis. Quest'ultimo avrebbe potuto conoscere, per il suo incarico di capo Ufficio Operazioni, fatti di quella sera solo se gli fossero stati riferiti da Abbate o li avesse letti sul registro del capo controllore. Ma l'aspetto più inquietante che è emerso nel corso dell'istruttoria sono i dubbi sull'effettiva presenza in sala operativa del capitano Abbate, che come già detto e si vedrà in seguito, è l'ufficiale che nelle fasi più concitate della serata nonostante fosse stato richiesto espressamente dal suo diretto superiore, il capo controllore del SOC capitano Patroni Griffi, non interviene mai al telefono per questioni di notevole importanza.

Tutti costoro assumevano nel luglio 89 la qualità di imputati. L'ufficiale, interrogato il 27.09.89, e i sottufficiali, interrogati il 28.09, così rispondevano.

Abbate riferiva che la presenza di errori nella trascrizione delle tracce sul modello DA1 era dovuta al fatto che a riportare questi dati fossero degli avieri di leva, spesso inesperti e qualche volta disattenti. La notizia della scomparsa del DC9 gli fu comunicata dapprima dal SOC di Martina Franca e successivamente da Roma-Controllo. Non ricordava che Marsala gli aveva comunicato questa circostanza. Rispondeva altresì a domande tecniche circa la portata del radar e sull'identificazione di tracce anomale, cioè non considerate Friendly. In quest'ultimo caso dichiarava che se si fosse verificata una situazione del genere sarebbe stato subito avvertito il SOC. Infine confermava che quella sera in sala operativa, oltre all'aviere di cui non ricordava il nome erano presenti Di Micco, Rocco, Albini, Acampora e Sarnataro.

Sarnataro ricordava che la sera del 27 giugno v'era un solo registro DA1 sul quale venivano riportati i dati. Solo in casi di traffico intenso veniva aggiunto un secondo lettore, un secondo trascrittore e quindi un secondo registro. Infine non ricordava chi ricevette la telefonata proveniente dal SOC nella quale si chiedeva di chiamare il DC9 sulla frequenza di guardia.

Rocco dichiarava che la sera del 27.06.80 dopo aver inizializzato la traccia del DC9 Itavia la trasferì all'identificatore che era al suo fianco; dopo fu seguita sulla console fino alla sua scomparsa dal radar. Non si allarmò di non vedere la traccia perché gli aerei civili in quella zona normalmente iniziavano la discesa e poi perché quella zona coincideva con il cono d'ombra causato dal Monte Epomeo. Dopo che la traccia non fu più rilevata, dopo due battute consecutive, fu dichiarata "nulla". Ricordava che gli avieri in sala avevano solo compiti esecutivi; in quel caso specifico l'aviere addetto riportava sul registro solo ciò che egli dettava. Non era suo compito controllare l'esattezza di ciò che riportava l'aviere sul registro. Ricordava che la velocità di ogni velivolo controllato era stimato solo una volta, e che la velocità di 1200 nodi che gli veniva indicata come riportata nella trascrizione del registro, la riteneva assurda.

Acampora precisava che la sua funzione era quella di ricevere comunicazioni telefoniche per conto del capo controllore e di non aver funzioni operative alle strumentazioni. Ricordava che le operazioni di trascrizione dei dati sui registri e sulla lavagna erano affidate ad avieri semplici, e solo qualche volta venivano controllati dallo stesso su ordine del comandante.

Albini dichiarava che la sua attività consisteva nella identificazione delle tracce dai dati che rilevava su una lavagna. Tali dati erano trascritti materialmente da un aviere semplice, sotto dettatura del lettore PPI. Ricordava che la sera del 27 giugno 80 non vi erano piani di volo che riportassero il transito di aerei recanti a bordo personalità. Infine riferiva che la velocità di 450 nodi ricavata dal plottaggio, era ben compatibile con un Boeing 747.

Di Micco dichiarava che non aveva assolutamente compiti di avvistamento, riporto o identificazione del traffico reale. Ebbe lui direttamente dal SOC la richiesta di collegarsi in frequenza di guardia col DC9, ma tale operazione ebbe esito negativo. Infine ricordava che per i suoi compiti in sala compilava un solo registro.

Dagli esami testimoniali e dagli interrogatori non emerge pertanto alcuna particolare attività nè ricordi di rilievo relativi all'incidente del DC9 Itavia nella sala operativa di Licola; non venivano neanche riferiti i nominativi di altri operatori presenti quella sera in sala operativa.

L'Ufficio, invece, veniva a conoscenza di fatti e circostanze di rilievo, che si erano verificati nella sala operativa di Licola, solo dopo l'acquisizione, nel novembre 90, dei nastri di registrazione TBT di Martina Franca. Quest'ultimo materiale era stato accantonato e custodito a Martina Franca sin dal 28 giugno 80; ritrovato da personale di quel SOC nel luglio 88 che ne curava finanche la trascrizione del contenuto. Ma di tutto questo non verrà mai data comunicazione a questo Ufficio fino a quando non verrà acquisito in esecuzione del provvedimento di esibizione del 15 novembre 90. Altro inquietante elemento di palese non collaborazione con questo Ufficio è l'omessa comunicazione del personale in servizio quella sera in sala operativa. Infatti, solo il 14 dicembre 95, a seguito di provvedimento di sequestro eseguito con la costante presenza della polizia giudiziaria, veniva rinvenuta presso il sito di Licola documentazione di grande importanza per l'istruttoria, tra cui le dichiarazioni rilasciate il 7 novembre 86 dal personale in servizio la sera dell'incidente, la cui esistenza, fino a quella data, era stata celata sia dal sito di Licola che dallo Stato Maggiore. Si accerta così da questa documentazione e dalle comunicazioni telefoniche acquisite nel 90 a Martina Franca, che il sito di Licola non ha mai comunicato tutti i nominativi dei presenti nella sala operativa la sera dell'incidente.

Tra i nominativi omessi risalta quello del sergente maggiore De Masi Mario, sottufficiale che risultava aver ricevuto per primo nella sala operativa - alle ore 19.18Z - la notizia della scomparsa del DC9 dal SOC; nessuno degli imputati infatti ha mai dichiarato di aver ricevuto la prima comunicazione della scomparsa del velivolo. Egli è colui che effettua i primi accertamenti presso il sito di Poggio Ballone per conoscere il piano di volo del DC9 e li riferisce al SOC. Il sottufficiale, che fino alla data del suo congedo nel 92 è stato sempre in servizio a Licola, veniva escusso per la prima volta il 16 gennaio 96 e, come gli altri testi escussi nel corso di questa istruttoria, nelle sue risposte prevale il "non ricordo".

Come s'è detto questo Ufficio l'8.08.88 delegava il Nucleo PG dei CC. all'acquisizione, tra l'altro, "degli ordini di servizio nominativi del personale addetto agli impianti radar nei due giorni sopra indicati" (il 27.06 ed il 18.07.80 date relative alla sciagura del DC9 ed alla caduta del MiG libico nella Sila) ed otteneva un elenco assolutamente incompleto e pertanto fuorviante, di militari in servizio la sera del 27.06.80: i marescialli Di Micco Antonio (già in congedo), Rocco Gerardo (già in congedo), Albini Lucio, Acampora Tommaso, Sarnataro Gennaro. Inoltre il capo controllore veniva identificato solo presumibilmente nel tenente colonnello Abbate Gerardo, all'epoca in servizio presso Airsouth di Bagnoli, o in alternativa, ma altrettanto presumibilmente, nel capitano Piergallini Pier Luigi, deceduto.

Risalta subito un particolare: il Comando, all'epoca nelle mani del tenente colonnello Modestino Orabona, riferiva che il capo controllore si sarebbe identificato, solo presuntivamente, in uno dei due ufficiali sopra citati. In ciò denotando un'assoluta incertezza su chi fosse il capo controllore quella sera. Incertezza che, come si vedrà in seguito, lascerà il posto a consistenti dubbi sulla effettiva presenza in sala operativa del capitano Abbate la sera del disastro. A tal proposito valgono alcune dichiarazioni rese da quell'Orabona sulla richiesta di circostanziare le notizie fornite sui militari presenti in sala; l'ufficiale sembra incapace di prendere una decisa e trasparente posizione, ma non riesce a nascondere la propria amarezza per la menzogna di Abbate, che, nonostante un'evidenza formale lo individui in servizio, tenta comunque di "scaricare" la responsabilità sul collega defunto.

"...Orabona: sono stato io a fare il nominativo di Abbate.

GI: sì, ma non si aveva la certezza di chi doveva essere.

Orabona: non ce l'avevo la certezza.

GI: come ha chiesto a questi della loro presenza, poteva chiedere chi era il capo squadra, chi era il Master Controller.

Orabona: signor giudice, io l'ho chiesto, e l'ho chiesto più volte, e l'ho chiesto anche all'interessato, l'interessato in un primo momento mi disse...

GI: erano tutti e due vivi all'epoca?

Orabona: nossignore, il povero Piergallini era già deceduto. Io l'ho chiesto ad Abbate, in un primo momento dice: "non lo so, non mi ricordo" e poi dopo... e poi dopo c'era lui, è venuto fuori che era lui, perché: ho detto prima che ho controllato anche degli atti amministrativi, non ricordo se era il registro mensa, questo registrone lungo che stava lì all'ufficio amministrativo, dal quale si evinceva che Piergallini non era presente. Per cui io dopo riparlai con Abbate, dissi: "caro Gerardo, Piergallini non c'era, ci stavi tu".

GI: perché addirittura Abbate diceva che non era sicuro?

Orabona: Abbate mi diceva: "io non mi ricordo, forse probabilmente non c'ero io", diceva lui, e la cosa mi fece ribollire un po' il sangue, perché si indicava... indicava direttamente il morto e la cosa mi dette un fastidio enorme. Per questo, anche per questo ho svolto questa indagine, approfondita per me, sarà stata superficiale per uno del mestiere, ma io non sono un poliziotto. ..." (v. esame Orabona Modestino, GI 18.01.96).

Il 3.06.89 si procede all'esame testimoniale dell'Abbate, il quale pur riconoscendo di essere stato in servizio quella sera tende a minimizzare proprio sulla drammatica attivazione di cui doveva essere il primo responsabile quale capo controllore. Riferisce infatti che "quella sera non si presentò alcun motivo di allarme ... se quella sera fossero comparse tracce che per velocità o per altezza avessero potuto suscitare sospetti, senza dubbio sarebbe stata ordinata l'intercettazione per il riconoscimento" (Abbate, già nel mese di aprile dello stesso anno, era stato formalmente escusso nell'ambito della Commissione Pisano).

L'ufficiale viene categoricamente smentito dalla rapida successione delle conversazioni intercorse fra il 3° SOC di Martina Franca e la sala operativa di Licola nel breve intervallo di tempo dalle 19.18Z alle 19.28Z. Risalta in vero uno stato di apprensione e di emergenza che viene trasmesso dal Comando Operativo di Martina Franca alla sala operativa di Licola proprio in quella prima mezz'ora dalle ore 19.00 del 27.06.80.

I testi delle conversazioni telefoniche considerati di maggior interesse vengono progressivamente riportati in forma integrale a cominciare dalla menzionata conversazione delle ore 19.18 (v. "nastro" D - canale 14 - conversazione 3° SOC - capo controllore Licola, tra operatore Licola De Masi - D - ed operatore di Martina Franca - U1):

D: sì.

U1: ohè, hai visto per caso un India Hotel 870 DC9 da Bologna a Palermo?

D: da Bologna a Palermo, a che ora è passato da noi?

U1: questo.

D: eh, o un coso, un punto stimato, se avete.

U1: questo qua è passato da voi circa mezzora fa.

D: allora com'era India Hotel?

U1: 870... DC9 da Bologna a Palermo.

D: da Bologna a Palermo, adesso vedo un po', va, ti faccio poi sapere qualcosa, eh!

U1: fammi sapere qualcosa per piacere.

D: vabbè.

Alle ore 19.24Z è Licola a chiamare Martina Franca riferendo che avevano contattato il radar di Poggio Ballone (nome in codice "Quercia") per sapere se quel sito aveva controllato il velivolo IH870 e che quindi erano in attesa di notizie da Poggio Ballone. Nella stessa conversazione il SOC di Martina Franca sollecita l'operatore di Licola poiché il velivolo era stimato su Palermo alle ore 19.13 ed in quel momento erano già le 19.27. A tale sollecito Licola assicura che fornirà notizie e che chiederà nuovamente a Poggio Ballone (v. nastro D - canale 14 - ore 19.24 del 27.06.80 - conversazione 3° SOC - capo controllore Licola, tra operatore Licola De Masi - D - ed operatore di Martina Franca - U.):

U: pronto?

D: Sasso?

U: sì, mi dica.

D: eh, senti io ho visto anche con Quercia.

U: sì.

D: gli ho chiesto se vedeva un po', se avevano controllato perché se lo hanno controllato loro come Lima Lima.

U: sì.

D: allora vi possiamo dire anche noi, dice sì lo abbiamo controllato e lo abbiamo.

U: quindi avete aspettato la risposta da Quercia?

D: sì, stiamo aspettando cosa ci dice Quercia.

U: vabbè, eh, date fretta perché è molto importante, eh! Perché questo qua stimava Palermo alle 19.13.

D: 19.13 Palermo? Queste già sono le 27!

U: eh, que... speriamo che non sia successo niente, perciò è molto importante eh! Fateci sape' qualcosa.

D: va bene, adesso lo sollecito io di nuovo.

U: ok, grazie.

Alle ore 19.26 il 3° SOC di Martina Franca chiama Licola chiedendo se il NIMA gli ha fatto conoscere il piano di volo dell'IH870. Licola riferisce che il NIMA, interpellato in merito, ha risposto di non saperne alcunché (v. nastro B - canale 10 - comunicazione tra l'operatore del 3° SOC maresciallo Comune - C - e l'operatore di Licola maresciallo Rocco - R):

R: sì?

C: Licola?

R: sì.

C: qui è Martina, senti un po' sergente maggiore (Comune) con chi parlo?

R: maresciallo Rocco.

C: maresciallo?

R: Rocco.

C: Rosso?

R: Rocco.

C: ah, Rocco, senta maresciallo volevo sapere se NIMA vi ha trasferito un piano di volo India, Hotel 870 un DC9 da Bologna a Palermo... se...

R: ma noi abbiamo chiesto a NIMA, ma non ne sanno niente.

C: come?

R: abbiamo chiesto già a NIMA ma non sa niente.

C: ah, niente, non sa neanche se è decollato, niente.

R: no, niente proprio niente.

C: va bene.

R: ciao.

Nella predetta conversazione si fa riferimento ai NIMA che sono i Nuclei Informazioni Movimento Aeromobili, ubicati presso le ACC - Area Control Center - di Milano, Padova, Roma-Ciampino e Brindisi; nuclei che forniscono, tra l'altro, "al traffico operativo tutte le informazioni utili alla condotta delle missioni...".

Alle ore 19.28 Licola chiama il 3° SOC di Martina Franca informandolo che Poggio Ballone, interessato in merito all'identificazione dell'IH870, farà conoscere eventuali notizie. L'operatore di Licola De Masi, riferisce anche che Roma-Ciampino ha avuto l'ultimo contatto con il DC9 alle ore 18.55, nell'aerovia Ambra 13. Il medesimo inoltre si riserva di comunicare se a quell'ora (18.55) fosse stato controllato "qualche aereo che è sceso ancora, ancora più giù dell'Ambra 13" (v. nastro D - canale 14 - conversazione tra l'operatore di Martina Franca - U - e quello di Licola maresciallo De Masi - D).

Pertanto non solo si individua una situazione di emergenza operativa, ma già da queste iniziali comunicazioni non è l'ufficiale titolare dell'incarico a rispondere bensì un operatore di sala, cioè De Masi. Come si vedrà più avanti non si tratta di una circostanza momentanea oppure di prassi, ma di un fatto cui si può attribuire un diverso e preciso significato (anche in relazione al susseguirsi degli eventi e delle operazioni e con riferimento agli elementi testimoniali emergenti): l'assenza del titolare del controllo in sala operativa.

Infatti come si nota nella conversazione delle ore 19.32 (v. nastro D - canale 14) si alternano tre interlocutori, riconosciuti quali il maresciallo Di Micco ed il maresciallo De Masi, appartenenti a Licola e il maresciallo Tesauro di Martina Franca. Ed è proprio il maresciallo Di Micco che, subito dopo il breve colloquio tra il maresciallo Tesauro di Martina Franca ed il maresciallo De Masi, si inserisce quasi con prepotenza nella conversazione fornendo a Tesauro particolareggiate indicazioni sul plottaggio effettuato da Licola.

Ma non è solo l'atteggiamento e l'attività del maresciallo Di Micco a porre un interrogativo sulla effettiva presenza la notte del 27.06.80 in sala operativa del capitano Abbate Gerardo nella sua qualità di capo controllore. Infatti nelle conversazioni telefoniche delle ore 20.07 e 21.20 di cui si riportano stralci, si nota che il capitano Patroni Griffi, capo controllore della sorveglianza aerea di Martina Franca, chiede di conferire con il capitano Abbate capo controllore del radar di Licola ed invece a tali sue richieste risponde costantemente il guida caccia Di Micco. Ne è derivata una intensa attività istruttoria volta a chiarire l'identità e l'attività dell'ufficiale capo controllore a Licola la sera del 27.06.80 (v. anche il carteggio intercorso fra lo Stato Maggiore dell'Aeronautica Militare ed il Comando della 3a Regione Aerea, in provvedimento di sequestro del 12.04.96).

Ore 20.07

...

P: pronto?

D: sì, avanti.

P: chi è Abbate?

D: sono Di Micco, chi parla?

P: capitano Patroni Griffi.

D: ah, sono il maresciallo Di Micco sono guida caccia mi dica.

P: eh, senta un po', oltre quella traccia non ce l'avete avuti (di quel velivolo) qualche traccia, vero?

D: eh, abbiamo avuto qualche altra traccia, ma non corrisponderebbe poi ai dati che ha... ci ha fornito anche Roma controllo.

P: ma... (inc.).

D: perché noi con Roma controllo, con questi dati, grosso modo ci troviamo, qualche minuto di sfalsamento, ma ci troviamo.

P: ho capito, ma su per giù anche qualche minuto prima, qualche minuto dopo, diciamo, tracce ferme, perché...

D: no, un minuto prima, un minuto dopo no, poco prima, forse, abbastanza, non ci troveremmo con gli orari.

P: non ci siamo con gli orari.

D: e per ... noi mandiamo le battute di questa traccia.

P: va bene, ok, grazie.

D: prego, arrivederla.

P: arrivederla.

Ore 21.20

A: pronto?

P: capitano Patroni Griffi, chi parla?

A: maresciallo Acampora, dica.

P: Acampora, c'è il capitano Abate?

A: c'è?

P: me lo può passare, per piacere?

A: sì, sì, un attimo solo...

P: Abbate?

D: sono Di Micco, mi dica.

P: sono Patro... chi è che parla?

D: Di Micco.

P: ah, vabbè, parlo con lei senta un po'...

D: ha telefonato quello là dello Stato Maggiore.

P: sì, che ha detto?

D: voleva delle notizie e io ho detto: deve rivolgersi al terzo settore perché è l'ente coordinatore.

P: ok, perfetto, senta un po', una, una cosa volevo sapere.

D: mi dica.

P: siccome sto mettendo qua tutto per iscritto.

D: sì...

Dalla documentazione acquisita risulta in tutta evidenza, ancora nell'89, lo stato di incertezza in cui versavano gli uffici dell'Aeronautica Militare; di sostanziale dubbio cioè sulla effettiva identità e presenza e pertanto sull'operatività del capo controllore, dubbio assolutamente non dissipato dalla sbrigativa procedura di "intervista telefonica" adottata dal colonnello Giannandrea, sostituto del Capo di Stato Maggiore pro tempore della 3a Regione Aerea, che si accontenta della semplice risposta dell'Abbate, a quel suo interpello per telefono intercorsa in data 04.04.89. Avuto riguardo alla rilevanza della conversazione, il Comando della 3a Regione Aerea dispose che la bobina ove era registrata la telefonata fosse conservata agli atti dell'ufficio Ustica che l'ha mantenuta senza mai consegnarla all'AG fino al 12.04.96, data in cui è intervenuto il sequestro da parte della polizia giudiziaria su delega di questo Ufficio, non vale certo a chiarire l'interrogativo sulla sostanziale assenza dell'ufficiale nel corso di tutte le conversazioni telefoniche da e per il CRAM.

L'ufficiale, per il suo stesso ruolo, era indubbiamente un interlocutore qualificato ad intervenire sul pressante argomento operativo in corso. Proprio nel suo incarico alle 20.07 viene nominativamente richiesto dal collega Patroni Griffi di Martina Franca, ma invano; infatti suppliscono costantemente il guida caccia Di Micco ed altri, come gli assistenti al capo controllore De Masi, Sarnataro e Acampora. Si tratta di quei "ragazzi" a cui lo stesso Abbate si riferisce nel corso della citata conversazione telefonica con il colonnello Giannandrea, che verte tutta sulla presenza di Abbate in quella "giornata tranquilla"...

Giannandrea: quindi era lei in servizio quella sera.

Abbate: certamente. Io inizialmente in (...(?)...) inizialmente siccome era passato tanto tempo e avuto diverse cosette in famiglia, non è che mi ricordavo molto bene perché era una giornata tranquilla, no.

Giannandrea: sì.

Abbate: poi siccome era stata di servizio la mia squadra, quando sono stato interpellato ho chiamati i miei ragazzi con i quali io non mi vedo da anni perché lavora all'(...(?)...) dall'84.

Giannandrea: vi siete sparpagliati.

Abbate: allora ho detto "guagliò mettiamoci a tavolino e ditemi che è successo e ricordatemi se ero di servizio". Piano piano mi hanno confermato che ero di servizio, ho ricordato alcune cose, ed eccomi qua.

Giannandrea: va beh, allora questo qua è tutto. Noi facciamo una segnalazione che era lei di servizio quella sera.

Abbate: sissignore.

Giannandrea: quindi non c'è nessun dubbio su questo. ..."

Termina così l'intero corso dell'istruttoria svolta sullo scorcio del mese di marzo e nei primi di aprile dell'89 dal Comando 3a Regione Aerea per assicurare allo SMA l'identità del capo controllore di quella cruciale serata operativa a Licola e consentirne l'audizione da parte della commissione della Presidenza del Consiglio all'epoca incaricata dell'indagine, la cd. commissione Pratis. Una identità controversa agli atti dello stesso SMA per nove anni, cioè fino a quell'aprile dell'89. Un'identificazione "risolta" attraverso queste battute telefoniche ed un formale ordine di servizio, quello del turno Bravo, non esente da notevolissimi dubbi inerenti la composizione e, come si vedrà, la stessa veridicità delle ricostruzioni fornite dall'Aeronautica Militare. Sull'altro versante, quello attinto dall'istruttoria, una serie pressante, ininterrotta, concitata di telefonate informative ed operative fra i più importanti radar e centri di sorveglianza aerea del Tirreno meridionale che, ad una approfondita analisi, registra l'assenza del responsabile di turno di questo radar di Licola. Il radar che aveva individuato il punto di perdita del DC9 Itavia, aveva segnalato una traccia, quella codificata AG266, dubitativamente "abbinata" al velivolo Itavia ed aveva segnalato, come si vedrà negli attimi di conversazione telefonica che sarà infra analizzata, "due i traffici"; ed ancora, il radar chiamato a rispondere se fosse stato quella stessa sera "per caso controllato traffico americano".

Se la situazione di presenza del capo controllore è cosi evidentemente incerta, altrettanto problematica è rimasta per lungo tempo la cognizione di coloro che, in quella stessa notte, effettivamente attendevano al cd. "turno Bravo" (cioè dalle ore 20.00L del 27.06.80 alle ore 08.00L del 28.06.80).

Infatti il 5.08.89, questa AG emetteva mandato di comparizione per concorso in falsa testimonianza aggravata, concorso in favoreggiamento personale aggravato e concorso in occultamento di atti veri aggravato nei confronti dei militari individuati nell'elenco del personale presente in sala operativa acquisito nell'agosto 88 e cioè Abbate Gerardo, Di Micco Antonio, Rocco Gerardo, Albini Lucio, Acampora Tommaso e Sarnataro Gennaro. Ma i predetti militari, assunta la qualifica di imputati ed interrogati (v. interrogatori 28.09.89), ribadivano le dichiarazioni già rese in qualità di testimoni, che riguardano, in generale , il funzionamento del sito e, in particolare, la loro posizione in sala operativa e le competenze ad ognuno di essi attribuite, senza che traspaia alcun dubbio o perplessità in ordine alla eventuale presenza di altro personale la sera del 27.06.80 nel cd. turno "Bravo".

In realtà le falsità e il favoreggiamento commessi dagli imputati potranno essere ancor più incisivamente valutati soltanto con il prosieguo dell'attività istruttoria che ha potuto fruire del determinante apporto derivante dall'esito delle perizie tecniche svolte sulle registrazioni TBT (terra bordo terra) e sulle conversazioni telefoniche intercorse il 27.06.80 tra il radar di Licola ed altri siti radar ed enti vari. A proposito delle perizie si deve ricordare che esse sono state inizialmente affidate ai periti Giovanni Giordano e Sandro Rossi in data 21.10.89 con l'incarico di procedere alla trascrizione delle registrazioni TBT dalle ore 18.30 alle ore 19.30 e delle conversazioni telefoniche intercorse dalle ore 18.30 alle ore 20.00 del 27.06.80 tra Roma Ciampino - CRAV - ed enti vari. E' poi seguita la perizia "Franco" - 91/93 - e, per ultima, la "Ibba-Paoloni" che, nel biennio 95/96, con un attenta e completa revisione, anche mediante nuova trascrizione di tutte le conversazioni telefoniche intercorse tra siti ed enti vari acquisite agli atti dell'istruttoria, ha consegnato a questo Ufficio una perizia organica e completa che ha maggiormente ampliato la conoscenza dei fatti accaduti negli ambienti operativi dell'Aeronautica Militare, la sera del 27.06.80. Tuttavia, già con gli elementi informativi forniti dalla perizia Franco - che pur denotava alcune inesattezze e mancanze dovute alla difficoltà di individuare con precisione alcuni canali di registrazione - questo GI procedeva ad ulteriori interrogatori nei confronti dei predetti imputati. Interrogatori che si sono succeduti negli anni 92, 95 e 97.

In particolare in data 14.12.95, veniva disposta, tra l'altro, l'acquisizione dei "turni del personale in servizio presso la sala operativa nei mesi di giugno e luglio 80", mai consegnati prima nonostante provvedimento di acquisizione di ordine generale . Dall'esame della documentazione acquisita in quell'occasione e comparata con quella di cui al decreto di acquisizione dell'8.08.88 emerge senza dubbio che l'elenco fornito a suo tempo dal 22° CRAM è incompleto non essendovi riportati i nominativi di Papa Alessandro, Gambardella Giovanni, Calvanese Antonio, Genovese Giambattista e De Masi Mario.

Tale evidenza, rivelatasi di fondamentale importanza, è emersa da alcune dichiarazioni che gli stessi sottufficiali avevano sottoscritto in data 07.11.86. Dichiarazioni che, come usuale, non erano mai state esibite e della cui esistenza ovviamente non si era a conosceva. Al riguardo, il tenente colonnello Modestino Orabona così dichiarava: "...Orabona: senta: se io ho indicato questi nominativi qua, vuol dire che ho accertato, parlando con gli interessati, ho accertato che erano questi signori qua che erano in servizio dalle 20.00 in poi. ...

GI: ha potuto parlare soltanto con Albini, Acampora e Sarnataro?

Orabona: sì, e anche con gli altri che sono lì.

GI: no, gli altri lei non li ha citati.

Orabona: ho parlato, ma probabilmente mi avranno detto tutti quanti che gli altri tre non erano alle 20.00 in sala operativa, per questo non sono stati riportati...

GI: sono dichiarazioni che voi avevate, queste peraltro sono dichiarazioni che voi non avete mai mandato a nessuno, perché sono sia in originale che in copia, conservate lì, sono state sequestrate lo scorso dicembre.

Orabona: e probabilmente avrò ordinato io al capo ufficio di far... di far fare queste dichiarazioni. ..." (v. esame Orabona Modestino, GI 18.01.96).

Successivamente alla perizia Franco, agli imputati veniva sottoposto l'ascolto delle conversazioni telefoniche intercorse la sera del 27.06.80 tra la sala operativa di Licola ed altri siti radar, registrate a Marsala, Ciampino e Martina Franca. Venivano quindi invitati a riconoscere le voci degli interlocutori, al fine di identificare quali fossero gli appartenenti al turno "Bravo" e la loro collocazione ed attività all'interno della sala operativa. Così in sintesi le risposte.

-Abbate ha ricordato che la sera dell'incidente nella sala operativa erano presenti Di Micco, Albini, Acampora e Sarnataro ed ascoltando la registrazione di alcune telefonate intercorse tra gli operatori di Licola e quelli di Martina Franca e Marsala ha riconosciuto, anche se con qualche dubbio, le voci di De Masi e di Gambardella che quindi erano presenti in sala la sera del 27.06.80;

-Di Micco ha dichiarato di riconoscere, tra le altre, le voci di Calvanese e di Gambardella in relazione all'ascolto delle registrazioni di alcune telefonate tra operatori dei diversi siti;

-Rocco ha ricostruito il turno "Bravo" del 27.06.80, ricordando i seguenti nominativi: Gambardella, Genovese, Calvanese, Grimaldi, Papa e De Masi oltre ai cinque già noti ed al capo controllore Abbate;

-Calvanese ha ricordato di aver svolto il servizio nel turno "Bravo". Uno stralcio dalle dichiarazione rese in data 16.01.96: "Ho memoria della caduta del DC9 Itavia perché un collega, Papa, il TPO del mio turno mi ha ricordato di aver montato di servizio con lui alle ore 02.00"..."Insieme a Papa ho plottato la traccia Itavia ricavandola dal DA1... . Il plottaggio di tale traccia venne effettuata verso le ore 06.00 locali del mattino";

-Centrella ha riferito soltanto che egli nell'86 faceva parte del turno "Bravo", di cui facevano parte anche Papa, Gambardella, Grimaldi, Sarnataro, Acampora, Albini e Genovese, e che questo turno era composto probabilmente dalle stesse persone nell'80;

-De Masi ha dichiarato che la sera dell'incidente svolse il servizio nel turno "Bravo";

-Gambardella ha dichiarato che la sera dell'incidente svolse il servizio nel turno "Bravo" unitamente a Papa, Calvanese, De Masi e Genovese;

-Genovese ha dichiarato che la sera dell'incidente svolse il servizio nel turno "Bravo";

-Papa ha dichiarato che la sera dell'incidente svolse il servizio nel turno "Bravo", unitamente a Calvanese e di aver dato il cambio a Sarnataro.

Dall'attività di indagine complessivamente svolta è stato quindi appurato che la consistenza dei militari presenti in sala operativa la sera e la notte fra il 27 e 28.06.80 era del tutto diversa da quella originariamente e per anni asserita dal Reparto e dai militari dell'Aeronautica. Infatti si è pervenuti all'identificazione di altri sei militari tutti presenti nel turno Bravo. Restano forti dubbi sulla effettiva presenza di Abbate la sera del 27.06.80. Dubbi che nascono oltreché dalle risultanze in precedenza menzionate anche dai seguenti riferimenti:

-nel corso degli interrogatori, Abbate ha mostrato difficoltà nel ricordare quella sera ed ancor più sul contenuto delle telefonate intercorse tra gli operatori di Licola e quelli di Martina Franca e Marsala, nonostante dal tenore delle comunicazioni appaia uno stato di concitazione generale e di notevole attività sia informativa che operativa in sala; quella sera, Abbate, quale capo controllore di sala operativa, non risultava aver interloquito con gli omologhi delle sale operative di Marsala e Martina Franca cioè i capitani Ballini e Patroni Griffi. Risulta, invece, quale interlocutore, il maresciallo Di Micco che, come ha dichiarato lo stesso Abbate, era il suo "alter ego". Né ha ricordato la chiamata telefonica da parte di un "colonnello dello Stato Maggiore" né di essere stato informato al riguardo;

-proprio il maresciallo Di Micco, che quale sottufficiale più anziano si sostituiva di fatto al capo controllore prendendo iniziative di rilievo che sono di competenza dell'ufficiale comandante della sala operativa, alle domande poste dall'Ufficio non ha ricordato se la sera dell'incidente fosse stato presente in sala l'allora capitano Abbate. Si riportano alcuni stralci dell'interrogatorio: (Di Micco) "senta, io non mi ricordo se c'era il capo controllore; ma suppongo che ci fosse. Uno controlla senza capo controllore?!? Mi sembra assurdo". "Penso che fosse lì. In questo momento... può darsi che sia andato fuori...può darsi che stava da qualche altra parte; può darsi che... può darsi che stava giù. E di persona e di persona controllava... che tutto funzionasse, per quanto riguarda la parte controllo... mi aveva lasciato a me l'incarico di... di... che le devo dire... mi sembra... cioè, mi sembra strano che non ci fosse" (v. interrogatorio Di Micco Antonio, GI 20.12.95); analogamente il maresciallo Rocco Gerardo ha espresso dubbi sulla presenza di Abbate in sala operativa. Si riportano alcuni stralci dell'interrogatorio:

"...

GI: il comandante di sala operativa c'era?

Rocco: no, il comandante no.

GI: no il comandante del sito, il capo sala operativa.

Rocco: il capo controllore?

GI: il capo controllore.

Rocco: no, non credo che stava in sala... non mi ricordo... non credo che stava in sala." (v. interrogatorio Rocco Gerardo, GI 20.12.95).

-Gambardella ha ricordato di aver iniziato il servizio del turno "Bravo" alle ore 02.00L, unitamente a Calvanese, Genovese, Papa e De Masi e nella cabina del capo controllore notò il maresciallo Di Micco (v. esame Gambardella Giovanni, PG 16.01.96).

-anche Papa ha dichiarato che alle ore 02.00L del 28.06.80 il capitano Abbate non era presente in sala operativa (v. esame Papa Alessandro, PG 16.01.96).

-Calvanese non ha ricordato se il capo controllore fosse stato presente in sala operativa nel momento in cui giunse la telefonata dal 3° ROC/SOC di Martina Franca circa la richiesta di plottaggi (v. confronto Calvanese Antonio - Papa Alessandro, GI 06.02.96).

-Genovese ricorda che quando prese servizio alle ore 02.00, il posto del capo controllore era occupato da Di Micco; notò Abbate la mattina verso le ore 07.00L (v. esame Genovese G. Battista, PG 16.01.96).

L'attività di PG svolta il 14.12.95 ha quindi consentito di fare chiarezza su diverse situazioni di incertezza che per molti anni erano state disattese e volutamente oscurate dall'AM. Occorre ricordare l'innegabile interesse suscitato dal materiale documentale rinvenuto, che inequivocabilmente confermava un fatto di assoluto rilievo: la certezza che la sera della tragedia presso la sala operativa di Licola erano presenti anche altri militari oltre a quelli già segnalati dalla stessa AM.

In particolare sono state rinvenute le dichiarazioni scritte dell'intero personale di sala operativa del turno "Bravo", concernenti la conferma o meno della loro presenza in servizio la sera del 27 giugno. Su queste dichiarazioni, che furono evidentemente redatte in occasione della prima richiesta avanzata dall'Ufficio nel novembre del 1986 al 22° GRAM di Licola, l'Aeronautica Militare ha mantenuto per anni il più stretto riserbo tanto da secretarle unitamente ad altra documentazione di interesse. Il primo elenco nominativo acquisito nel novembre del 1986 dai Carabinieri di Licola, (successivamente confermato a seguito di analoga richiesta formulata con provvedimento di acquisizione dell'8.08.88) è con evidenza gravemente lacunoso. Infatti comprende solo i nominativi di Di Micco Antonio, Rocco Gerardo, Albini Lucio, Acampora Tommaso e Sarnataro Gennaro unitamente al capo controllore capitano Piergallini, già deceduto, che veniva segnalato dopo aver interpellato gli altri quattro ufficiali - che a turno espletavano lo stesso tipo di servizio - i quali avevano escluso di essere stati in servizio la sera del 27 giugno 80. In sostanza non erano stati comunicati i nominativi di Papa Alessandro, Gambardella Giovanni e Calvanese Antonio.

Dopo l'acquisizione del 14.12.95, i dubbi e le perplessità sino ad allora registrati sulla effettiva composizione del personale del turno "Bravo" in servizio la sera del 27 giugno presso la sala operativa di Licola acquistavano maggiore consistenza, tanto da indurre l'Ufficio ad intraprendere una serie di esami testimoniali, tra i quali meritano di essere segnalati quelli svolti nei confronti di Calvanese Antonio, Centrella Gennaro, De Masi Mario, Gambardella Giovanni, Genovese Giovambattista, Grimaldi Pasquale, e Papa Alessandro, tutti nel turno "Bravo".

Proprio per l'interesse che suscitavano queste dichiarazioni, seppur a tratti lacunose, appare opportuno riportarle in breve per porre in luce quei preziosi elementi informativi che non solo ineriscono la effettiva composizione del turno "Bravo", ma tracciano un quadro delle iniziative connesse allo svolgimento dell'attività di sala operativa di quella sera. Iniziative che, lo si ricordi, riguardano anche il plottaggio delle tracce AG266 e LK477, che, unitamente a tutte le altre tracce definite "Friendly", verranno trasmesse via telex al sito di Martina Franca. Un invio di cui si ha contezza dall'analisi delle conversazioni telefoniche tra i siti, ma non certificabile sotto il profilo documentale, tenuto conto che il messaggio relativo alla cennata trasmissione non è mai stato rinvenuto e dal registro di protocollo in uso presso la sala operativa di Licola non risulta una sua eventuale distruzione.

Calvanese Antonio, assistente al capo controllore, ha ammesso che la sera dell'incidente era in servizio con il turno "Bravo", dalle ore 02.00 alle ore 08.00 del 28.06.80. E' in congedo dal febbraio del 94 e sino ad allora aveva prestato servizio presso il 22° CRAM di Licola in sala operativa. Non ha ricordato chi fosse il capo controllore la sera della caduta del velivolo. Ma ha rammentato che insieme a Papa ha plottato la traccia del DC9 Itavia ricavandola dal DA1; entrambi erano a conoscenza del Nato Track Number di questa traccia perchè era trascritta sul DA1. Il plottaggio, effettuato alle ore 06.00 locali, era stato richiesto dal SOC e lo aveva consegnato personalmente ad un appartenente all'Ufficio Operazioni di cui non ha ricordato il nome. In merito all'identificazione degli interlocutori delle conversazioni telefoniche del 22° CRAM di Licola, il teste ha riconosciuto De Masi nella telefonata delle ore 19.47Z e Sarnataro in quella delle ore 19.49Z entrambe sul canale 13 di Moro/Marsala e Genovese nella telefonata delle ore 20.45Z sul canale 14 di Sasso/Martina Franca - nastro B. (v. esame Calvanese Antonio, PG 16.01.96).

E' stato poi messo a confronto con Papa Alessandro. Nella circostanza Calvanese confermava che il Comando del SOC chiese di plottare una traccia, indicando il Track Number del DC9 Itavia. Sulla presenza del capo controllore in sala operativa la sera dell'incidente, riferiva di non ricordare se quest'ultimo era presente quando giunse la telefonata del SOC. (v. confronto con Papa Alessandro, GI 06.02.96).

Papa riferiva che quanto asserito dal collega aveva motivo di essere plausibile giacchè la notte dell'incidente erano già state trasmesse tutte le tracce. Ha dichiarato che fu Calvanese, la mattina successiva, a suggerire la traccia da cercare. Papa ha dichiarato altresì di aver rilevato le prime battute e che successivamente questo lavoro fu continuato da De Masi; costui poi le trasmise a Calvanese per l'invio al SOC. Sulla presenza del capo controllore, ha riferito che per la posizione da lui occupata in sala operativa non poteva scorgerlo, anche se fosse stato presente. (v. confronto con Calvanese Antonio, GI 06.02.96).

Centrella Gennaro, assistente al Master Controller, non è stato in grado di precisare se proprio nel giugno del 1980 fosse stato presente in servizio in sala operativa. Peraltro ha dichiarato che il turno in servizio il giorno della caduta del DC9 Itavia era il "Bravo" e che di detto turno facevano parte Papa, Gambardella, Grimaldi, Sarnataro, Acampora, Albini e Genovese. (v. esame Centrella Gennaro, PG 16.01.96).

De Masi Mario, assistente al Master Controller, ha riferito che la sera dell'incidente era nel turno "Bravo", con orario dalle ore 02.00 alle ore 08.00 del 28.06.80 - ma è risultato dalle telefonate che era presente sin dalle 18.00 (si trovano suoi colloqui sino alle 20.00) - insieme a Calvanese e di aver eseguito un tracciato tratto dal DA-1 da inviare al SOC. Ha ricordato che il maresciallo Rocco fu colui che inizializzò la traccia del DC9 Itavia, ma non ha ricordo degli orari in cui ebbe contatti telefonici con Marsala e Martina Franca. (v. esame De Masi Mario, PG 16.01.96).

Gambardella Giovanni, anche lui assistente controllore ha ammesso di appartenere al turno "Bravo" unitamente a Rocco, Calvanese e Genovese. A seguito dell'esibizione della dichiarazione sottoscritta in data 07.11.86, sulla presenza nel turno del 27.06.80 di Papa Alessandro, ha precisato di non escludere, nonostante dalla dichiarazione egli risulti in servizio dalle ore 02.00Z, che possa essersi recato in sala operativa per salutare i colleghi, ma esclude di essersi messo a lavorare alla console. Ha dichiarato che alle ore 02.00Z, oltre a lui, montarono in servizio Calvanese, Genovese, Papa e De Masi. Ha ricordato di aver visto il capitano Abbate alle ore 18.00Z e che al momento di prendere servizio alle ore 02.00Z aveva notato il maresciallo Di Micco nella cabina del capo controllore in cuffia per parlare con gli aerei del soccorso: una testimonianza che getta ulteriori perplessità sulla effettiva presenza del capo controllore. Al teste sono state fatte ascoltare alcune delle conversazioni telefoniche intercorse con altri siti radar allo scopo di identificare le voci degli interlocutori della sala operativa di Licola, ed egli riconosce quelle di Di Micco, Sarnataro e Genovese, mentre è incerto nel riconoscimento della propria. E' risultato dalle telefonate che era presente alle ore 22.00Z. (v. esame Gambardella Giovanni, PG 16.01.96).

Genovese Giovambattista, lettore al PPI, ha dichiarato che la sera dell'incidente era stato in servizio dalle ore 02.00 alle ore 08.00 del 28.06.80. Quando montò in servizio, rilevò Albini alla postazione dell'identificatore. Questi lo informò che si stava cercando un velivolo che probabilmente era caduto e nel contempo gli indicò Di Micco che si trovava nella cabina del capo controllore. Inoltre, ha ricordato che nella mattinata Calvanese si recò presso la sua postazione per copiare dal DA1 il plottaggio del DC9 Itavia ed inviarlo al Settore. Quando prese servizio alle ore 02.00, il posto del capo controllore era occupato da Di Micco; notò Abbate la mattina verso le ore 07.00 locali. E' risultato dalle telefonate che era presente in sala dalle 20.45Z alle 21.30Z. (v. esame Genovese Giovambattista, PG 16.01.96).

Grimaldi Pasquale assistente controllore era stato sentito una prima volta nel gennaio del 1995, ma in quell'occasione aveva asserito che la sera del 27.06.80 non era in servizio. Occorre ricordare che il suo nominativo era stato inserito in un elenco del personale di turno la sera del 27 giugno 80, comunicato il 30 settembre 86 dallo SMA al Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, on.le Amato.

Al riguardo il Grimaldi precisava che l'inserimento, a sua insaputa, del suo nominativo in detto elenco era stato sicuramente frutto di un equivoco. (v. esame Grimaldi Pasquale, PG 19.01.95). Si deve anche precisare che il suo nominativo non era stato compreso in quell'elenco formato dal Comando del CRAM e consegnato ai CC. di Licola in ottemperanza alla specifica richiesta di questo Ufficio datata 31.10.86.

Papa Alessandro, TPO, ha ricordato che la sera della caduta del DC9 Itavia aveva svolto la seconda parte del turno quella dalle ore 02.00Z del 28.06.80, insieme a Calvanese, ed avendo dato il cambio a Sarnataro. Ha ricordato che alla fine del turno, Calvanese, posizionato nella cabina del capo controllore, ricevette una telefonata dal Settore che gli richiese il plottaggio della traccia del DC9 Itavia; insieme a De Masi presero i dati dal DA1. Ha precisato che alle ore 02.00, il capitano Abbate non era presente in sala operativa, ma forse lo era, riteneva, alle ore 06.00Z. Dopo aver ascoltato alcune delle conversazioni telefoniche intercorse con altri siti radar riconosce De Masi, Sarnataro e Genovese.

Avendo visionato il documento acquisito il 15.12.95 con dichiarazione, datata 07.11.86, recante l'elenco del personale del turno "Bravo" in servizio la sera del 27.06.80 presso la sala operativa, si mostra meravigliato perché in quell'elenco non vi sono indicati i nominativi di Calvanese, De Masi e Genovese, anch'essi facenti parte di quel turno. E aggiunge un importante particolare: la dichiarazione da lui sottoscritta il 7.11.86 era già stata redatta e gli era stata richiesta dal comandante del sito, l'allora tenente colonnello Modestino Orabona.

Sull'esito del confronto con il collega Calvanese Antonio, si rimanda a quanto già trattato nell'ambito delle dichiarazioni rese da quest'ultimo soggetto.

Si deve sottolineare che quasi tutti gli esami testimoniali sopra accennati sono stati svolti in un lasso di tempo molto ristretto, cioè nel gennaio e febbraio del 96 ed in quel periodo, oltre ai componenti della sala operativa, sono stati escussi anche coloro che all'epoca erano addetti al servizio di telescrivente, ovvero Cipolletti Salvatore, D'Isanto Raffaele, Merrone Luigi e Rallo Carlo.

Cipolletti Salvatore, operatore telescriventista, pur risultando nel registro di mensa che avesse fruito della cena la sera del 27.06.80, ha continuamente dichiarato di non ricordare se la sera dell'incidente del DC9 Itavia fosse o meno in servizio come telescriventista e non ha saputo spiegare il motivo per cui si era interessato alle firme apposte dai colleghi sul registro proprio in quella data. Gli è stato anche mostrato il registro di protocollo della sala operativa, ma pure in questo caso non ha saputo dire chi fosse l'operatore che aveva trasmesso il plottaggio la sera del 27.06.80. In merito, ha precisato che i messaggi gli pervenivano già protocollati. (v. esame Cipolletti Salvatore, PG 18.01.96).

D'Isanto Raffaele, capo Servizio operatori telescriventisti, ha dichiarato di aver prestato servizio presso il 22° CRAM di Licola dal 1960 al 1990. In linea di massima coloro che svolgevano servizio alla telescrivente coprivano turni di 24 ore, ma come capo del servizio di norma non partecipava al turno. Ha riferito che nessuno gli ha mai chiesto di controllare sugli appositi registri se risultassero messaggi in partenza o in arrivo relativamente al 27 giugno 80 né chi fossero i telescriventisti in servizio quella sera. Non ha memoria sulla trasmissione di plottaggi avvenuta nella notte tra il 27 ed il 28 giugno per via telescrivente; ha precisato comunque che l'invio di un plottaggio poteva rappresentare un fatto anormale "cioè poteva capitare qualche volta". Non è stato in grado di ricordare chi fossero i telescriventisti in servizio quella sera. (v. esame D'Isanto Raffaele, PG 18.01.96).

Merrone Luigi, operatore telescriventista, in un primo momento dell'escussione ha risposto che la sera del 27.06.80 non era in servizio presso la sala telescrivente; di contro, dopo aver preso visione del registro di protocollo dei messaggi pervenuti ove risulta apposta la sua firma come operatore che decifrò il messaggio, deve ammettere di aver svolto servizio proprio quella sera presso la telescrivente non classificata. Comunque, non ha ricordo dell'invio del plottaggio durante la notte del 27.06.80. (v. esame Merrone Luigi, PG 07.02.96).

Rallo Carlo, anche lui telescriventista, non ha alcun ricordo se si trovava o meno in servizio il 27.06.80. Dopo aver preso visione del registro dei messaggi trasmessi, cifrati e nazionali, ha ammesso che da tale registro in effetti risultava essere stato in servizio il 27.06.80. (v. esame Rallo Carlo, PG 07.02.96).

Appare così con evidenza, al termine di questa parte dell'istruttoria su Licola, quanti elementi di fatto sarebbero andati persi se non fossero stati scoperti, a distanza di anni e quasi casualmente, documenti e circostanze deliberatemente nascosti e sottratti a provvedimenti e richieste dell'AG.

Con l'acquisizione del 14.12.95 si segnerà un passo positivo per la ricostruzione nel tempo di alcune fasi di estrema incertezza che connotano questa vicenda. Come già detto sulla composizione del turno "Bravo", il materiale documentale acquisito ha consentito di trarre elementi particolarmente significativi. Tra cui, si deve sottolineare l'importante rinvenimento di una dichiarazione a firma del maggiore AM Carlo Napolitano, datata 23 giugno 88. Un documento il cui contenuto è apparso immediatamente d'interesse per gli specifici argomenti in esso trattati. In particolare questo scritto espone le risultanze di tre quesiti formulati nel corso di una "generica" riunione del 23 giugno 88 che era stata tenuta presso la sede della 2a Regione Aerea ed era stata presieduta dal Capo di Stato Maggiore del tempo, il generale Tonini.

Queste ed altre notizie venivano riferite dallo stesso redattore della dichiarazione, per l'appunto il Napolitano. Il teste ha ricordato di aver partecipato alla riunione di cui è cenno in occasione del suo periodo di Comando interinale, giacchè quel CRAM, all'epoca era diretto dal tenente colonnello Modestino Orabona, che in quella circostanza probabilmente si trovava in licenza. Alla riunione, la cui convocazione fu disposta con telegramma, erano presenti i comandanti dei siti radar e di stormo compresi nella circoscrizione della 2a Regione Aerea. Nel corso delle riunioni furono formulati tre quesiti che trovarono da parte sua risposta nella dichiarazione sottoscritta in data 23.06.88, secondo cui egli afferma: "...Di non avere altre notizie o documenti ad eccezione di quelli già forniti agli Organi competenti quali il plottaggio delle tracce avvistate dalle ore 18.00Z alle ore 21.15Z nell'area del Tirreno, la comprovata efficienza del radar di ricerca e di quota, i nominativi del personale in turno il giorno 27.06.80. 2. Di non essere a conoscenza di esercitazioni militari o altro tipo in atto al momento del fatto. 3. Nell'arco di tempo dalle 18.00Z alle 21.15Z del 27.06.80, come si evince dal plottaggio delle tracce, non vi erano in atto interventi dei mezzi della difesa nazionale interessanti il 22° Gruppo Radar...".

Dopo aver riconosciuto il documento, il teste, con riguardo al primo quesito, dichiarava che non avendo particolare dimestichezza sul tipo e sulle modalità di risposta da fornire agli interrogativi formulati, chiese lumi all'Orabona "sul da farsi". E nella circostanza il comandante del GRAM gli riferì "che in cassaforte del Comando c'era una busta dove c'erano questi atti che erano già stati inviati". Nel prosieguo, l'ufficiale ha ricordato dettagli più precisi, specificando di essersi recato alla 2a Regione Aerea con tutta la documentazione, rinvenuta all'interno della cassaforte, e ne ha descritto il contenuto: "...cioè io mi ricordo benissimo che c'era il plottaggio delle fasce, c'era, e c'erano pure dei blocchettini dove c'erano scritti nominativo per nominativo i signori che erano di turno quella sera".

Napolitano riconosceva pertanto la nota del 7.11.86, sequestrata in data 14.12.95 presso il sito di Licola, precisando che si trattava dello stesso documento visionato nel giugno 1988 concernente l'elenco del personale del turno "Bravo" in servizio la sera del 27 giugno 80 e rinvenuto nella cassaforte del comandante.

A questa sconcertante ammissione ne seguirà una successiva perché Napolitano ha ricordato che tra quella stessa documentazione vi era una fotocopia di un documento trasmesso parecchi anni prima, e testualmente proseguiva: "mi ricordo che c'era in indirizzo: il Gruppo Carabinieri di Palermo, c'era se non sbaglio, penso, il SOC e il Martina Franca ci doveva essere, ed era il plottaggio...". E, secondo i ricordi di Napolitano, era probabilmente la minuta perché accompagnata da una lettera di trasmissione e di aver controllato comunque questa documentazione prima di essersi recato alla riunione del 23 giugno 88. (v. esame testimoniale Napolitano Carlo, GI 18.01.96).

Le ammissioni di Napolitano costituiscono un'ulteriore conferma di quello che già appariva solo un grave sospetto: ambienti dell'AM avevano deliberatamente "nascosto" la verità sulla reale composizione del turno "Bravo" in servizio presso la sala operativa di Licola il 27 giugno dell'80 e sulla effettiva distruzione della nota dell'11 luglio 80 recante i plottaggi di quel radar, peraltro formalmente certificata già dal 13.09.84, ma nel giugno 88 ancora di fatto esistente, benché a due mesi dal provvedimento di sequestro dell'agosto 88 si riferisca al GI che quel documento era stato distrutto quattro anni prima.

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