Che non sia finita qui, che non possa finire qui, anche dopo che sono passati quasi 36 anni, lo dimostra ciò che è successo martedì a margine della presentazione del programma di Luca Telese, “Matrix”, che andrà in onda mercoledì sera alle 23.30 su Canale 5. Adriana Morici, sorella dello steward Paolo Morici, tra gli 81 morti della strage del 27 giugno 1980, era stata invitata, insieme agli altri parenti delle vittime, all’anteprima della proiezione di «Ustica: il missile francese», il documentario di Canal Plus, di cui Mediaset ha acquistato i diritti, che sarà trasmesso mercoledì (e domenica alle 21.30 anche su Tgcom24).
Sull’argomento da anni ci si divide aspramente: fu un missile oppure una bomba nascosta nella toilette dell’aereo a buttar giù il Dc9 Itavia? La signora Morici, martedì, alla fine della proiezione, mentre erano tutti intenti a scambiarsi pareri intorno al ricco buffet, ci ha confidato: «Il giorno dopo la strage, mi pare, con mio marito Giuseppe, andammo a Palermo per il riconoscimento della salma di mio fratello. E in aeroporto ricordo un capo scalo, ma forse era un semplice addetto, non era neanche in divisa, si avvicinò a noi e ci disse di seguirlo. “Venite con me, vi faccio vedere io”, ripetè queste parole, accompagnandoci davanti a un pezzo dell’aereo precipitato. E subito notammo questo buco, un grosso buco nel metallo che intorno era tutto bruciacchiato. “Guardatelo bene ora – ci disse l’uomo – perché poi sparirà…”. Noi restammo di sasso. Ma è quello che accadde realmente».
La signora Morici aggiunge che in 36 anni è la prima volta che le capita di narrare l’episodio. Semplicemente, perché nessuno era mai andato prima d’ora a parlare con lei. Un piccolo tassello, il suo, che a pensarci bene s’incastra alla perfezione nel racconto del giornalista francese di Canal Plus, Emmanuel Ostian, autore dell’inchiesta che vedremo stasera sul grande mistero ancora insoluto del Dc9 Itavia precipitato improvvisamente, lungo la rotta Bologna-Palermo, a largo dell’isola siciliana di Ustica. Un’indagine minuziosa, partita dalle rivelazioni tra il 2007 e il 2008 dell’allora presidente della Repubblica Francesco Cossiga, che parlò per la prima volta di «un missile» che colpì per errore quella notte il Dc9, un missile lanciato da «un aereo» decollato da una portaerei francese. Secondo Cossiga, la portaerei in questione era la «Clemenceau», ma il giornalista Ostian ha appurato che si dovesse trattare della «Foch» e aggiunge che forse l’obiettivo dei francesi era quello di abbattere un Mig libico – appiattitosi furbamente sulla rotta del Dc9 italiano – su cui viaggiava l’acerrimo nemico, il Colonnello Muammar Gheddafi.
L’inchiesta documenta le reticenze del governo francese, i troppi silenzi e depistaggi anche italiani che circondano questa strage. E ai sostenitori della tesi opposta, quella dell’esplosione provocata da una bomba piazzata nella toilette dell’aereo, Ostian risponde con le foto esclusive da lui ritrovate dopo una ricerca faticosa e appassionata in mezzo ai faldoni dei milioni di documenti declassificati sulla strage. Foto della tavoletta del water perfettamente integra. Che se davvero nella toilette del Dc9 ci fosse stata una bomba, non si spiega proprio come l’asse del bagno possa essere sopravvissuto alla deflagrazione.
(Fabrizio Caccia / Corriere della Sera)