A sollecitare il governo a declassificare alcuni documenti – coperti da un segreto funzionale e non dal segreto di Stato come in molti continuano a sostenere – erano stati Carlo Giovanardi e Gaetano Quagliariello, ma già nei giorni successivi diverse fonti parlamentari, interne alla stessa Commissione Moro e tutte degne della massima attendibilità, avevano fatto trapelare che nelle carte consegnate dal Sismi non c’era la pistola fumante, ma solo informazioni di scenario a sostegno di una delle tante piste legate alle stragi dell’estate 1980.
Tuttavia tirare di nuovo in ballo Gheddafi, che parlando di Ustica si è sempre definito vittima tanto e quanto il nostro Paese, è da sempre funzionale a chi tenta di allontanare ogni sospetto sul conto dell’Aeronautica militare e dei paesi, nostri alleati, che quella notte avevano i loro caccia in volo.
Una tesi che chiaramente fa comodo a chi sostiene l’ipotesi della bomba collocata a bordo del Dc9 dimenticando che un’istruttoria giudiziaria e diverse sentenze civili hanno certificato un elenco interminabile di silenzi, omissioni, reticente e depistaggi che lasciano poco spazio a ulteriori ricostruzioni.
Del resto, se l’aereo fu davvero abbattuto da una bomba collocata nella toilette da un’organizzazione terroristica legata a Gheddafi, perché la nostra Aeronautica si affannò tanto a ostacolare il corso delle indagini arrivando a manipolare prove e tracciati radar?