Silenzi che durano anni e che a un certo punto s’interrompono. Mentre un’inchiesta è stata riaperta e le tesi espresse nel 1999 dal giudice Rosario Priore nella sua sentenza ordinanza non sono state ancora scalfite e hanno rappresentato il punto di ripartenza per i pm Erminio Amelio e Maria Monteleone. Quella notte ci fu una battaglia aerea nei cieli del Tirreno. Il Dc9 ne fu vittima inconsapevole. Per questo le parole dette da Daria Bonfietti venerdì durante una trasmissione televisiva, Agorà su Rai3, condotta da Andrea Vianello, hanno il sapore della novità: «Cossiga ci ha dato un’indicazione, dopo il 2007. Dopo l’assoluzione dei generali ha cominciato a dire queste cose (e cioè che il Dc9 era stato abbattuto da un missile, ndr) e devo dire che altri stanno seguendo questo esempio. Forse sentendo la voce di Cossiga qualcuno ha pensato che poteva cominciare a parlare». Ma chi sono queste persone? «Uomini dell’Aeronautica, uomini delle istituzioni, uomini che quella notte c’erano in quei siti radar quel 27 giugno 1980 – ha aggiunto Bonfietti – sono andati dai magistrati, perché solo a questo titolo io ho accettato di ascoltarli». E ha chiuso così il suo intervento: «Allora alla verità per il nostro paese io credo che si debba e si possa arrivare». Fin qui quello che la presidente dei parenti delle vittime ha detto in televisione. Raggiunta dal manifesto Bonfietti spiega che l’anno scorso, dopo il trentesimo anniversario della strage, è stata contattata da alcune persone. «Questa gente ha telefonato a me e io ho detto loro che dovevano andare dai giudici». I magistrati romani hanno sentito queste persone, che probabilmente si possono contare sulle dita di una mano. Fra di loro anche appartenenti all’Aeronautica che ora sono ovviamente in pensione. Alle loro parole i pm stanno cercando i doverosi riscontri. E secondo la presidente dell’associazione dei parenti «ognuno di loro ha da raccontare un pezzo di verità, anche se ovviamente saranno i magistrati a decidere se sono informazioni utili». Di certo per ora c’è che i pm stanno aspettando risposte dopo le rogatorie che hanno firmato l’anno scorso rivolte alla Libia, alla Francia, al Belgio, alla Germania e agli Stati Uniti. Risposte che non sono ancora arrivate nonostante i solleciti. Di che nazionalità erano i cinque aerei sconosciuti sui 21 documentati nell’elenco fornito al giudice Priore dalla Nato nel 1999? Documento preziosissimo mostrato per la prima volta in tv durante la trasmissione di Rai3 da Andrea Purgatori, il giornalista del ‘Muro di gomma’ che ha seguito il caso sin dal suo inizio, e che permise a Priore di concludere che quella notte c’era stato un episodio di guerra in tempo di pace. L’obiettivo era Gheddafi che doveva volare sul mar Tirreno, ma poi tornò indietro. Uno degli aerei sconosciuti è sicuramente libico. La tesi è stata riproposta nella trasmissione ma è quella cui ha lavorato il giudice Priore nel libro scritto con il giornalista Giovanni Fasanella. Ma c’è anche un altro documento che Bonfietti porta alla pubblica riflessione, e questa volta emerge da un lavoro di scavo negli archivi che una studentessa sta facendo per conto dell’associazione dei parenti della strage di Ustica. È un documento estratto dall’archivio di Bettino Craxi. Riporta una lettera scritta da Carlo Luzzatti, esponente socialista nominato dal ministro dei trasporti Rino Formica a presiedere la commissione parlamentare subito dopo la strage. Il lavoro di quella commissione escluse il cedimento strutturale dell’aereo o la collisione, indicando in un’esplosione, probabilmente di un missile, il motivo per cui il Dc9 si era inabissato. Era il 1982. E invece il documento di cui si accenna è del 1981 e fa capire che la posta in gioco per accertare le cause della strage di Ustica erano altissime. La presidente lo riassume così: «Non era così sconosciuta questa verità e non era così poco chiaro anche in moltissime menti così vicine alla politica, sto pensando a Carlo Luzzatti. Nelle carte che abbiamo trovato si dice chiaramente che egli era molto preoccupato della decisione che il Paese doveva prendere cercando di capire dove si sarebbe andati a finire se la posizione fosse stata appunto quella di un’esplosione esterna, i rischi che correva la nostra stabilità nazionale».
di Giusi Marcante, “Il Manifesto” 19 giugno 2010 [link originale]
4 pensieri su “Ustica, la verità sembra più vicina”