Sul disastro aereo di Ustica c’è stato “un tentativo scientifico di travisare una realtà che era chiara a tutti già all’indomani della tragedia”. A dirlo all’Adnkronos è Anthony De Lisi, avvocato e fratello di Elvira De Lisi e zio di Alessandra, due delle 81 vittime della strage di Ustica del 27 giugno 1980, commentando le nuove sentenze di condanna dei ministeri della Difesa e dei Trasporti, pronunciate dai giudici Giuseppe Rini e Paolo Criscuoli. Il Tribunale civile di Palermo si è pronunciato il 13 e il 19 gennaio, condannando i due dicasteri a risarcire circa 12 milioni di euro altri 33 familiari del disastro del Dc9 Itavia, precipitato al largo di Ustica mentre da Bologna andava a Palermo. Non si tratta delle prime sentenze di condanna, alcuni dispositivi, emessi sempre a Palermo, sono già stati confermati in appello e in Cassazione. Il “depistaggio” messo in campo per De Lisi è “una vergogna che offende e ferisce non solo i familiari delle vittime ma un intero paese. Occorrerebbe interrogarsi e indagare sulle morti misteriose che costellano questa storia e che a distanza di anni continuano a turbare gli animi”. Ma per De Lisi a distanza di più di 35 anni sarebbe anche necessario che lo Stato italiano riconoscesse che gli 81 morti di Ustica sono “vittime civili di un’azione di guerra”, ponendo così fine a “uno stillicidio che non fa bene alla credibilità dello Stato”. Sulla strage di Ustica “sarebbe giusto mettere un punto per la memoria delle vittime e per la credibilità delle istituzioni, anche perché non ci sono risarcimenti che possano far tornare in vita i nostri cari”. (Fonte Adnkronos)