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La bomba nella toilette e i tubi di Tricarico. Ecco cosa scrivevano i periti smentendolo

leonardo tricaricoCome sarebbe caduto l’aereo? Domanda Luca Telese nella sua intervista al gen. Leonardo Tricarico. L’ex capo di stato maggiore dell’Aeronautica militare risponde: «Bomba nella toilette, punto». E poi ancora un’altra domanda: è informato che nell’istruttoria ci sono le foto degli arredi integri della toilette? «Cosa c’entra questo?». Ha visto quelle foto? «Le ho detto che è inessenziale». E se le faccio vedere le fotocopie? «Prendo atto. Ma la toilette non era intonsa: ci sono tubi schiacciati sul reperto». Gli oblò del Dc9 sono quasi tutti integri! «Senta, solo una pressione di 400 chili per chilometro quadrato, cioè una bomba, poteva piegare quei tubi».
Il tema è complesso e merita un accurato fact checking. Dunque il professor Donato Firrao, socio corrispondente dell’Accademia delle Scienze di Torino, professore presso il Diparimento di Scienze dei Materiali e Ingegneria Chimica del Politecnico di Torino, è uno dei massimi esperti in materia di analisi metallografiche e frattografiche. Per intenderci, è lui che è riuscito a dimostrare, senza ombra di dubbio, che l’aereo del presidente dell’Eni, Enrico Mattei, fu abbattuto da una carica esplosiva. In questo documento sono spiegati, e mostrati, i segni che lasciano sui metalli i gas ad alta pressione e ad alta temperatura, generati da una esplosione. In particolare le foto mostrano i segni inequivocabili sull’anello d’oro che Mattei portava al dito, e su una vite in acciaio inossidabile di uno degli strumenti dell’aereo.
Il professor Firrao ha analizzato molte parti del Dc9 Itavia, incluso il lavello, e i tubi di lavaggio del serbatoio wc, di cui parla il generale Tricarico nella sua intervista a Telese. Ecco cosa scrive l’esperto nella perizia depositata il 30 luglio 1994 agli atti del processo sulla strage di Ustica: Lavello: “(…) non sono stati osservati fenomeni di deformazione plastica su cristalli con eventuale orientamento favorevole, quali quelli che solitamente si osservano nei metalli sottoposti ad onda d’urto (…) in nessun caso si è riscontrata una distribuzione duale della dimensione dei cristalli quale potrebbe essere indotta da un inizio di ricristallizzazione per una breve esposizione ad alta temperatura delle zone di localizzazione della deformazione”.
Dunque, nessuna vicinanza del lavello ad un focolaio esplosivo. Ed ancora: “le piegature ottenute per deformazione plastica nella zona anteriore del lavello stesso risultano quasi completamente raddrizzate prima di ulteriori deformazioni: il fenomeno di raddrizzatura sembra estendersi anche nella zona destra del lavello ad eccezione del bordino rialzato dell’estremità destra. Il fenomeno si estende anche alla zona posteriore. Tali fenomenologie sembrano coerenti con un’azione di trazione globale subita dal lavello in direzione prevalentemente alto-basso con i vincoli di reazione che possono essere costituiti dal fissaggio del lavello alla sua sede”.
Veniamo al tubo di lavaggio del serbatoio wc citando ancora le conclusioni della perizia Firrao: “(…) si ritiene di poter affermare che il tubo non sia stato assoggettato ad onde di pressione. Si è riscontrata l’assenza di segni o evidenze riconducibili a fenomeni esplosivi”. Anche qui nessuna esplosione. La teoria della bomba nella toilette è totalmente esclusa dai periti frattografici e metallografici. Ancora sul tubo di lavaggio: “la seconda zona, quella che corre lungo la porzione posteriore del lato sinistro, risulta fortemente danneggiata, con schiacciamenti estesi, talune indentazioni e piegature di vario tipo. Termina con una frattura. Nella porzione finale, lo schiacciamento è pressoché completo ed i fori allungati. Ciò fa ritenere che sia intervenuta una azione omogenea di schiacciamento e di trazione”.
Lo schiacciamento, quindi, sempre secondo Firrao, è stato causato da azioni di schiacciamento e di trazione, forze di tipo meccanico, e non esplosivo. L’analisi porta anzi ad escludere con certezza che sia il lavello che il tubo di lavaggio siano stati investiti dall’onda d’urto generata da una esplosione, contrariamente a quanto affermato dal generale Tricarico.

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