Una sentenza che scrive un pezzo di storia

di | 23 Ottobre 2013

miniatura dc9La terza sezione civile della Suprema Corte di Cassazione ha appena depositato un’importante sentenza, su una causa avviata dal proprietario della compagnia Itavia, l’Avv. Aldo Davanzali, e proseguita dagli eredi, le figlie Luisa e Tiziana. Questo procedimento non  è da confondere con un altro, promosso dal liquidatore della fallita compagnia aerea, sul quale, di recente, si è pronunciatala Corte di Appello di Roma, stabilendo un risarcimento di circa 261 milioni di euro in favore della stessa compagnia aerea. Il verdetto della Cassazione del 22 ottobre scorso riguarda, invece, proprio la causa promossa dal fondatore dell’Itavia. Davanzali chiedeva ai Ministeri dei Trasporti e della Difesa un risarcimento per il fallimento della sua compagnia, adducendo il fatto che ufficiali dell’Aeronautica militare, distruggendo e manipolando le prove, occultando e alterando la verità, avevano con dolo depistato le indagini sulla strage di Ustica indirizzandole verso inesistenti responsabilità dell’Itavia. Un macigno che provocò un grave danno alla compagnia, tanto che questa, sei mesi dopo il disastro, fu costretta a cessare le attività.
In primo grado il Tribunale di Roma, con la sentenza n. 1887/2004, aveva rigettato la domanda di Davanzali. Dopo il suo decesso, avvenuto nel 2005, la causa era stata riassunta dagli eredi, le figlie Luisa e Tiziana. La Corte di Appello, con sentenza 3911/2010, depositata il 4 ottobre 2010, rigettò anche il ricorso delle sorelle Davanzali, negando il nesso di causalità tra l’attività di inquinamento probatorio, ripetuta e duratura, pur riconosciuta in primo grado, e il fallimento della compagnia. In sintesi, scrivevano i giudici della Corte d’Appello: vero è che vi è stato depistaggio, ma non vi è prova che questa attività sia stata la causa del fallimento della Compagnia Itavia.
La Cassazione, con la sentenza depositata il 22 ottobre, mette dei punti fermi di straordinaria importanza sulla vicenda. Innanzitutto ricorda (a pagina 8) che già il giudice di primo grado aveva ritenuto “dimostrata una intenzionale attività di inquinamento probatorio, ripetuta, duratura nel tempo , svolta a livelli decisionali ed operativi, posta in essere da militari dell’Aeronautica militare, sia presso le strutture di base, sia presso il vertice dell’amministrazione”. L’Aeronautica, dunque, è responsabile dei depistaggi, anche ai massimi vertici. Il depistaggio dunque, c’è stato. Il passo più  importante è fissato poco dopo (a pagina 11), dove la Corte ricorda che la tesi del missile sparato da un aereo ignoto “risulti oramai consacrata anche nella giurisprudenza di questa Corte”. Vengono citate la sentenza n. 10285/2009 e, soprattutto, la n. 1871/2013, quella dove si legge che “risulta abbondantemente e congruamente motivata  la tesi del missile”. Dunque sulla base di queste e altre considerazioni di tipo tecnico giuridico, la Suprema Corte ha cassato la sentenza del 2010, che dava torto agli eredi dell’Avv. Davanzali, ordinando un nuovo processo di appello che tenga conto di queste considerazioni. La Cassazione dà ragione alle ricorrenti su cinque dei sei motivi addotti per il ricorso.
Quella del missile, innanzitutto, non è più una tesi, è una verità giudiziaria confermata da tre pronunciamenti definitivi. Così come è ormai consolidato che i depistaggi ci furono e la verità fu occultata da uomini appartenenti ad apparati dello Stato, militari della nostra Aeronautica militare, ai massimi vertici, come sottolinea quest’ultima sentenza. Quella notte ci fu la guerra nei cieli del Tirreno. Un atto di guerra non dichiarato, come scrisse il Giudice Rosario Priore. Chi in questi 33 anni ha parlato di missile è stato accusato di essere iscritto a un fantomatico “partito”. Stando alle carte quel partito non esiste, il missile sì. Un paio di anni fa il senatore Carlo Giovanardi minacciò di querelare chiunque avesse osato parlare di missile. Fece ritirare il depliant del Museo della Memoria. Tenne conferenze stampa sostenendo tesi bizzarre, inconsistenti e tecnicamente infondate (qui i nostri commenti).
Sono in corso altre cause civili contro i Ministeri dei Trasporti e della Difesa, una è già definita con sentenza passata in giudicato. Per un’altra pende il ricorso dei suddetti Ministeri in Corte di Appello, il primo grado si è concluso con una sentenza di risarcimento di oltre 110 milioni di euro. Una terza attende solo il vaglio della Cassazione, che confermi un risarcimento di 261 milioni di euro in favore dell’Itavia. Il solco è ormai tracciato, e lo Stato italiano potrebbe essere chiamato a pagare una somma enorme, vicina al miliardo di euro. Ne pagheranno le conseguenze i contribuenti, cioè tutti noi. La responsabilità, secondo la giustizia, non è dei cittadini, che tuttavia dovranno pagare, ma è dell’amministrazione statale. Bene ha detto l’Avvocato Daniele Osnato, qualche tempo fa, in merito alla sentenza di primo grado emessa dal Giudice del Tribunale civile di Palermo, Paola Proto Pisani, auspicando “che la Corte dei Conti richieda gli atti processuali al tribunale di Palermo e avvii, con estrema sollecitudine, un procedimento di responsabilità per danni erariali in capo a quei militari che depistarono e che, adesso, si nascondono dietro il dito di una prescrizione penale“.  I responsabili di quei depistaggi, di quel vergognoso occultamento della verità, dovranno essere individuati e perseguiti.
A questo punto si faccia piena luce su tutto. Occorre andare fino in fondo, trovare l’aereo che lanciò il missile e la portaerei che lo supportò dal mare. Occorre fare piena luce anche su tutti gli altri episodi collegati, ai 70 morti di Ramstein, alla scia di sangue che seguì Ustica, agli strani suicidi. Si vada fino in fondo, è una questione di dignità. E noi saremo qui, come sempre, a mantenere viva la memoria.

4 pensieri su “Una sentenza che scrive un pezzo di storia

  1. patrizia

    L’Italia è un Paese di merda e non mi vergogno a dirlo. Qualora si dovesse far luce su tutto ciò che succede, scopriremmo tantissime cose che non vanno e danneggiano noi cittadini. In ogni caso, polemiche politiche a parte, la storia di Ustica avrebbe potuto essere chiusa molto prima, perchè tutti sapevano che gli aerei non erano “bare volanti”come qualcuno si è permesso di dire, appena dopo l’accaduto. Se per ogni episodio
    che accade si deve aspettare la soluzione ben 33 anni lunghissimi, sfido chiunque a darmi un concetto di giustizia diversa dalla mia.

    1. Rosaria

      Io Mi Vergogno Di Essere ItALiAnA
      Se questo Paese si è reso complice coi francesi di Omicidio Volontario di 81 persone innocenti, con un atto di guerriglia in TEMPO DI PACE, su territorio a sovranità italiana, bhe, questo è ALTO TRADIMENTO, e i 13 generali all’epoca al Ministero della Difesa ne sono gli autori!!!!!

  2. tiziana

    Mi sento di ringraziare chi esponendosi con coraggio sia determinato a perseguire la verità.

  3. piero

    E’ UNA VERITA’ NASCOSTA, CHI LO RIPAGA IL TEMPO PASSATO A TUTTI GLI EX ITAVIA?
    RISPONDO A CHI PARLA MALE DEL’ITALIA: CI SONO STATE MOLTE PERSONE CHE HANNO PERSO LA VITA PER IL FUTURO DEI NUOVI ITALIANI,COSA STANNO FACENDO QUESTI PER CAMBIARLA,NON SI CAMBIA INSULTANDO IL PROPRIO PAESE
    RICORDATEVI CHE SIETE NATI IN UN PAESE DEMOCRATICO E CHE SIETE LIBERI DI LASCIARLO QUANDO VOLETE!
    (LA COLPA DI TUTTO CIO’ CHE E’ ACCADUTO E’ DEGLI UOMINI CHE CI HANNO E CI RAPPRESENTANO )

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