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Tricarico, le sentenze penali sono chiarissime e fugano ogni perplessità (sul versante italiano)

«Nel caso Ustica le sentenze penali sono chiarissime e fugano in via definitiva ogni perplessità sul versante italiano». Lo afferma il generale Leonardo Tricarico, ex capo di Stato maggiore dell’Aeronautica, secondo cui «giustamente i responsabili politici delle Istituzioni, anche ai massimi livelli, non perdono occasione per richiamare la necessità del rispetto del lavoro e delle sentenze della magistratura, salvo poi smentire tale fondamentale assunto prestandosi a convenienze non sempre chiare». Il riferimento è, in particolare, «all’On. Veltroni e al Presidente Prodi» che, con una lettera a un quotidiano, hanno tra l’altro sottolineato che «raggiungere verità e giustizia su quanto accaduto quella sera di 32 anni fa rappresenta un dovere politico, morale e civile». Tricarico sottolinea che fu proprio Prodi, nella sua veste di premier, «a proporre il ricorso contro l’assoluzione in appello, che la Cassazione confermò però senza esitazioni. Mi chiedo perchè ora questo dubbio riaffiori, abilmente articolato». Secondo l’ex capo di stato maggiore dell’Aeronautica anche il richiamo fatto da Prodi e Veltroni alla sentenza-ordinanza del giudice istruttore Priore «quale ‘prima verità’ è fuorviante, perchè nessuno dei processi penali l’ha mai condivisa. L’unica ‘verità’ della sua interminabile inchiesta è il proscioglimento o archiviazione di decine di indagati a vario titolo. In tutti gli altri casi si tratta di una semplice ordinanza di rinvio a giudizio, senza alcun accertamento di responsabilità. Nè il processo principale nè quelli minori da esso stralciati si sono mai conclusi con una condanna». Con riferimento poi alle richieste di riaprire l’inchiesta, Tricarico osserva che al processo di primo grado si giunse con «due milioni di pagine di istruttoria, 4.000 testimoni, 115 perizie, un’ottantina di rogatorie internazionali e 300 miliardi di lire di sole spese processuali: vale dunque la pena chiedersi quali siano le probabilità di nuove acquisizioni documentarie e – dato il clima di spending review – quale sarebbe il costo dell’inevitabile nuovo buco nell’acqua». «È noto – continua il generale – che Francia e Usa hanno risposto ai livelli più autorevoli a tutte le richieste sottoposte dalla magistratura italiana, anche se capisco che le risposte non abbiano soddisfatto il cosiddetto ‘partito del missile’». La Nato, poi, «ha consegnato più volte tracciati e sigle degli aerei in volo il 27 e 28 giugno. L’esame obiettivo ha permesso di identificarli tutti». «Credo di poter comprendere – conclude il generale – il dolore dei parenti delle vittime, perchè come aviatore ho perso molti amici in volo. Allo stesso tempo non riesco però a comprendere perchè una teoria debba essere preferita a priori alle altre anche dopo essere stata smontata da ripetute sentenze penali. Mettere davanti a tutto l’affermazione della propria ‘verità’, come avviene purtroppo anche nel Museo costruito a Bologna attorno al relitto del DC-9, non aiuta purtroppo la ricerca della verità e delegittima i tanti magistrati che hanno svolto il proprio lavoro con scrupolo e onestà». (Fonte Ansa)

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