A due anni dalla emanazione della direttiva Renzi non c’è traccia di nessun versamento di documenti declassificati effettuato dal Ministero dei Trasporti che pur nella vicenda Ustica ha avuto un ruolo notevole, fino ad essere condannato per i suoi comportamenti. Si può partire da questo dato per sostenere che l’iniziativa del Presidente del Consiglio Matteo Renzi che aveva disposto – con una procedura straordinaria per consentire la ricostruzione dei gravissimi eventi che negli anni 1969-84 hanno segnato la storia del Paese – che le amministrazioni dello Stato versassero all’Archivio Centrale dello Stato tutta la documentazione di cui sono in possesso, si sta rivelando una grande occasione sprecata.
Probabilmente il Presidente del Consiglio non si rendeva conto dello stato di abbandono, trascuratezza e precarietà in cui versano per lo più gli archivi della varie Amministrazioni dello Stato. Quindi è stato particolarmente grave non prevedere alcuna forma di controllo “esterno”sulla fase di desecretazione. Si corre così il rischio che gli “ambienti” che nel passato hanno distrutto, nascosto e falsificato ogni tipo di documentazione siano i soli protagonisti, oggi, dell’operazione di trasparenza.
E non si è dato spazio neppure a nessun forma di collaborazione, collaborazione che avevano pur offerto le Associazioni dei parenti delle vittime, interessate ai fatti e che avevano avuto modo di esprimere apprezzamento per l’iniziativa. Né c’è stata la possibilità di dare indicazioni su cosa cercare, quali aspetti delle attività mettere in luce, quali settori scandagliare. Ricerche di questo tipo non si possono fare con il “cercaparole”, perciò qualche suggerimento degli interessati poteva rivelarsi utile.
Soltanto il Ministero degli Esteri si è mostrato, in qualche modo, disponibile al dialogo! In sostanza il dato più evidente che emerge drammaticamente è che la stragrande maggioranza dei carteggi versati fa riferimento a indagini successive agli eventi e non a documentazione prodotta nel periodo stesso di interesse.
Nel caso di Ustica sono stati depositati materiali collegati soltanto a lettere di accompagnamento: rispetto a richieste del giudice, rispetto a lavori di Commissioni e a interrogazioni parlamentari. Soltanto materiale nei fatti già noto!
Fino al paradosso della Marina Militare, l’ultimo deposito visionato, che non ha alcuna documentazione materiale per Ustica riguardante gli anni che vanno dal 1980 al 1986, come se per loro Ustica non esistesse e fosse nata soltanto dopo l’avvio delle indagini.
Davanti a questo fallimento credo che dovrebbero esprimersi non solo le Associazioni delle vittime ma, soprattutto, gli storici e lo stesso Parlamento.
Daria Bonfietti
Presidente Associazione parenti delle Vittime strage di Ustica
E’ probabilmente la convinzione che tali archivi contenessero elementi utili a provare la verità, ad essere sempre stata illusoria. L’istituzione che protegge se stessa lo fa barando sulle carte e omettendo dettagli chiave proprio su quei documenti destinati agli archivi e ad una successiva, tardiva e probabilmente inutile loro desecretazione.