«So che negli archivi libici sono state prelevate carte di grande rilievo, in lingua inglese, che documentavano i rapporti tra i servizi libici e quelli statunitensi. Ce ne sono sicuramente altre ma ho timore che qualcuno ci preceda. Penso in particolare a quei Paesi che hanno condotto con maggior vigore la guerra contro la Libia di Gheddafi: la Francia e la Gran Bretagna». Lo sottolinea all’Adnkronos, Rosario Priore, giudice istruttore di alcuni dei più importanti processi della storia giudiziaria italiana, dall’eversione al caso Moro fino alla strage di Ustica e all’attentato a Giovanni Paolo II. A 31 anni dai fatti del 27 giugno 1980 e dopo tante inchieste, «mi sembra si sia fatto un notevole passo avanti: la verità potrebbe essere dietro l’angolo – rimarca il giudice Priore – ma c’è bisogno che ci vengano date informazioni e notizie che finora ci sono state negate. Principalmente da parte di quei Paesi a cui abbiamo chiesto, con rogatorie, di risponderci su determinati eventi, essenziali per la ricostruzione dei fatti. Penso particolarmente alla Francia». «Non credo in responsabilità precise – spiega il magistrato – ma una mano potrebbe essere data anche dagli Stati Uniti, che sul Mar Tirreno poteva contare su un aereo Awacs, che sicuramente aveva la visibilità di tutto quello che succedeva». Per Priore, la sentenza del Tribunale di Palermo, che ha condannato lo Stato a risarcire 100 milioni di euro ai familiari delle vittime della strage di Ustica, «è il frutto di un lavoro durato più anni, che ha riproposto l’interpretazione data qualche tempo fa sia dalla Corte d’Assise di Roma sia da tutti i pubblici ministeri che seguirono il processo, fino alla Cassazione, accettando quella che era l’interpretazione del giudice istruttore». Per fare finalmente luce sul disastro aereo in cui persero la vita 81 persone, per il magistrato occorre che lo Stato chieda la collaborazione degli altri Paesi della Nato: «Questo è necessario – spiega Priore – non vedo però un’attività forte in questo senso. Abbiamo invece dichiarazioni piuttosto strane, in cui si dice che la verità è stata accertata dal governo: io sapevo che nei procedimenti giudiziari la verità viene accertata dai giudici, non dai governi». «La mia verità – ribadisce il magistrato – è quella che emerse dopo anni di indagine e che ho scritto nella sentenza del 1999, dopo 8 anni e mezzo di indagini condotte direttamente da me». «Alla base – spiega – c’è una sorta di aggressione aerea, un attacco a dei velivoli militari in volo sul Tirreno, da parte di altri velivoli militari che che hanno percorso una lunga traiettoria parallelamente al nostro aereo civile. Hanno intersecato la rotta del DC9 e lì potrebbe essere successo quello che è stato ipotizzato nell’inchiesta e a cui credono molte persone: un’aggressione ad aerei militari che volavano accanto o sotto al nostro e che siano stati in un certo senso protetti dalla presenza del nostro aereo. Quel qualcosa – conclude il giudice Priore – che era diretto verso i velivoli militari, ha centrato il nostro DC9».