Dopo aver scartato l’ipotesi secondo la quale una bomba fu la causa della caduta del Dc9 dell’Itavia, come si è appreso dalle motivazioni della sentenza depositata ieri, Fabrizio Colarieti intervista il giudice Rosario Priore titolare della maxi-istruttoria dalla quale traggono origine le conclusioni della più odierna sentenza.
Consigliere Priore, a 12 anni dalla chiusura della sua istruttoria, un giudice le dà ragione sostenendo che il Dc9 non era solo. E’ una rivincita o la conferma che un pezzo di verità era scritto nella sua sentenza-ordinanza?
«Non lo porrei sul piano della rivincita, è una conferma. Sono stato sorpreso da questo evento perché sapevo che in sede civile era stata intrapresa un’azione di risarcimento, ma non ho seguito l’evoluzione di questa inchiesta. Diciamo che provo un grande senso di ammirazione per questa giovane collega, che non conosco, ma che da sola è andata avanti e con serenità e fermezza ha portato a termine questo processo, nonostante, credo, non avesse il mondo dalla sua parte».
Il sottosegretario Giovanardi afferma che l’ipotesi della battaglia aerea è “ascrivibile alla categoria della fantapolitica” e che il Dc9 fu abbattuto da una bomba, come concluse il collegio Misiti. Per quale motivo bocciò quella tesi?
«Perché non trovammo nessuna traccia di questa bomba. E poi non c’era solo quel collegio peritale. Quello radaristico mi diete conferme sulla presenza, inequivocabile, di altri aerei attorno al volo Itavia. Quello esplosivistico e chimico non trovarono alcuna traccia di esplosivo, così come quello frattografico che, individuando le linee di frattura sui metalli, disse che nessuna di queste era dovuta a un’esplosione interna. Il collegio Misiti, tra l’altro, si distinse per aver inquinato le indagini. Allontanai due periti sorpresi a riferire agli indagati informazioni che potevano danneggiare l’inchiesta».
Con l’aiuto della Diplomazia crede che la magistratura riuscirà ad arrivare in fondo a questa storia?
«Non è facile perché abbiamo questa sorta di frattura nel Governo. Da una parte il ministro della Giustizia, che deve portare avanti le rogatorie trasmesse ai paesi destinatari, e dall’altra la linea del sottosegretario Giovanardi, che parla a nome dell’esecutivo. Forse credo che i paesi raggiunti dalle nostre domande soffrano di quest’anomalia e dell’atteggiamento del Governo. Da una parte c’è chi deve sollecitare le risposte e dall’altra chi ripete una tesi ufficiale, quella della bomba, che difforme dalla linea che ha dato luogo alle rogatorie».
A chi deve rivolgersi il Governo affinché la verità emerga?
«Innanzitutto alla Francia e alla Libia, e poi agli Stati Uniti. In volo c’erano i loro caccia e un aereo radar Awacs che monitorava il Tirreno. Chi lo inviò in missione sull’Italia aveva interesse a vedere in diretta cosa stava accadendo ed entrare in possesso di quanto vide ci permetterebbe di sciogliere ogni dubbio su chi c’era e chi causò la strage».
di Fabrizio Colarieti per Notte Criminale [link originale]
Per quanto riguarda la nota sulla Bomba a bordo che qualcuno, ormai sempre più fiocamente, sbandiera, anche mentendo spudoratamente, in difesa di una versione ormai molta e sepolta, ricordo a tutti che c’è una prova incontestabile che qualunque tecnico può fare ed è quella di analizzare,con le moderne tecniche, se i rottami dell’aereo presentano fenomeni di “washing” o rolling edges” che sono i tipici ed indelebili “marcatori” di ogni tipo di esplosione.
Quindi chiunque voglia provare che è bordo è esplosa una bomba, non deve tuonarlo davanti ai media, basta che presenti uno di questi rottami con tali segni e il mondo tecnico, accademico, legale, ne prenderà atto.
La prova ovviamente è stata fatta dall’illustre Prof. Firrao, perito metallofrattografico e preside della Facoltà di Ingegneria del Politecnico di Torino. Ebbene Firrao non trovò nessuno di questi indiscussi “marcatori” su NESSUNO dei rottami del DC-9.
Naturalmente, qualcuno di quelli che parlano di bomba, può essere più bravo di Firrao, quindi ci può sempre tentare.
Ma attenzione, Firrao, non è uno qualunque: è l’uomo che nel 2002 ha risolto “Il Caso Mattei”, dimostrando con l’analisi microfrattografica che sulla fede dell’Ing Mattei e su uno strumento del pannello del Morane Saulnier erano presenti sia il “Washing” che le “Rolling edges”, stabilendo quindi, che almeno 100 grammi di Compound B (Tritolo) erano esplosi all’altezza del pannello strumenti dell’aereo di Mattei, pilotato dal grande Imerio Bertuzzi (Gruppo Buscaglia), mentre si avvicinava all’aeroporto di Linate.
Quella volta Firrao la trovò la bomba, e su componenti molto più piccoli e radi di quelli a disposizione per l’I-TIGI.
Naturalmente la “Perizia metallo frattografica Firrao” fatta per il DC-9, ultima anche in senso temporale, è a disposizione di tutti i lettori (per es. su questo sito).
Anche di quelli con la memoria corta e anche di quei Funzionari pagati dallo Stato (cioè da noi Cittadini) “chementonoimpunementesapendodimentire”…
Buona Giornata
Fox2 (Noi ricordiamo…)
Bene il prof firrao ma anche il team Misiti aveva le sue superstar, Frank Taylor in particolare, mr lockerbie per aver risolto quel mistero scovando il motivo del precipitare del pan am 103, bomba a bordo di terroristi libici.
Ma anche Bazzocchi sebbene poi escluso, che ha progettato diversi aerei. In realtà il profilo di tutti i componenti della commissione misiti era di altissimo rilievo si trattava dei migliori non solo italiani ma anche tra i più esperti al mondo.
Quindi c’è poco da dire davanti alle loro conclusioni che sono le uniche tratte da una commissione tecnica davanti all 85% del relitto. Al massimo si citino casarosa ed held e la semicollisione. Ciò detto tutti i tecnici non di parte hanno escluso l’ipotesi missile, ammesso la possibilità della bomba abordo considerando la mancanza dei segni primari imputabile a non completo recupero di quella sezione di aereo. Lo dicono anche casarosa ed held sebbene loro preferiscano l ipotesi semicollissione ma reputino viabile anche la bomba.
saluti.