Per 40 anni, la caduta di quell’aereo fu definita, dalle inchieste ufficiali, un “errore del pilota”. Oggi, invece, esiste la certezza che, così come aveva fatto tante volte contro le navi inglesi con il suo silurante, il Comandante Pilota Imerio Bertuzzi, eroe di guerra, non fallì la sua missione, ma fu vigliaccamente ucciso insieme all’Ing. Mattei. Firrao, durante l’ultima inchiesta Mattei, ebbe a disposizione solo pochi elementi, giusto la fede e l’orologio del Presidente dell’Eni, nonchè qualche strumento dell’avionica del Morane Saulnier, eppure risolse il caso brillantemente nonostante fossero passati 40 anni ed un infinità di menzogne. Pertanto, il Prof Firrao, esperto metallofrattografico è la persona più adatta in Italia a trovare tracce di ordigni esplosi. Ebbene, nel caso dell’Itavia, dove i componenti a disposizione erano circa il 70% dei pezzi del carlinga del Dc9, la sua analisi accurata, non rilevò la benché minima traccia di esplosione interna, e per la verità nemmeno esterna. In particolare, su nessuno delle centinaia di rottami dell’I-TIGI si trovò traccia di rolling edges e washing, gli inequivocabili marcatori dei metalli esposti alle schegge ed al calore di un’esplosione. La Perizia Metallografica Firrao, ultima anche in senso cronologico tra quelle eseguite durante l’inchiesta del giudice Priore, è naturalmente agli atti e quindi a disposizione dei cittadini (eccola su stragi80).
Pertanto “Onorevole, esperto di bombe”, le sue reiterate affermazioni relative all’esplosione di una bomba a bordo dello sfortunato I-TIGI destano forti sospetti di imparzialità, dopo tutti questi anni di analisi e nonostante che siano a disposizione studi dettagliati e relative sentenze che dicono il contrario. Forse “Onorevole, esperto di Bombe” avrebbe bisogno di un breve ripasso (si consoli, è in buona compagnia): Dall’analisi dei dati tecnici a disposizione, è ormai appurato che il Dc9 Itavia, per azione di una “forza impulsiva” applicata sul lato destro della sua fusoliera (e senza alcuna esplosione a bordo), imbardò a sinistra e si spezzò, a cominciare dall’ordinata 642, per uscita dall’inviluppo consentito di volo, in perfetto accordo con i dati dei limiti progettuali previsti dalla casa costruttrice Douglas, perdendo in sequenza il motore destro, il motore sinistro ed infine il tronco di coda, per poi precipitare in mare, non prima di aver seminato in cielo il suo carico di vite umane. Se ormai ci sono certezze sulla sequenza di destrutturazione, resta eventualmente da provare in che modo fu generato l’improvviso ed inaspettato impulso destabilizzante di un aeromobile in volo rettilineo a 7.200 metri, il cui equipaggio aveva appena comunicato tranquillamente l’inizio della discesa verso l’aeroporto di Palermo. L’analisi dei tracciati del radar di Ciampino (si ricorda? Quelli che erano stati presentati incompleti nella prima fase istruttoria, mancanti dei famosi plot, che nella versione finale sono apparsi magicamente), nella loro versione definitiva, non può più nascondere un movimento di velivoli che attraversava la rotta del Dc9 ad alta velocità e proprio nello stesso istante in cui l’aereo civile si destrutturava. Sottolineo, non un attimo prima o un attimo dopo, ma nello stesso istante in cui la rotta dell’aeromobile civile è attraversata da una sequenza di velivoli certamente militari. “Una combinazione è un indizio ma due combinazioni sono una prova”, così recitava Sherlock Holmes.
Nel caso di Ustica le “combinazioni” sono numerose, la logica e il buon senso aggiungono poi la parte necessaria a concludere il tragico mosaico, le cui tessere sono state confuse, strappate e nascoste da uomini senza onore e senza bandiera. Dorma pure tranquillo, se ci riesce, “Onorevole, esperto di Bombe”, perché ormai non serve più agitarsi. Gli italiani se la sono già fatta un’idea precisa, sugli eventi sciagurati di quella notte, a dispetto delle menzogne e dei menzogneri di Stato, così come gli stessi cittadini, avevano già l’idea ben precisa, sul fatto che Mattei fosse stato vittima di un assassinio e non di un incidente. Come vede, “Onorevole, esperto di bombe”, a dispetto della loro indole mite, i cittadini italiani sono meno stolti di quanto i loro uomini di Governo ritengano solo che, ancor più che le perizie, gli stessi cittadini dovrebbero valutare con maggiore rigore la buona fede dei loro rappresentanti. Le porgo, per l’occasione, i miei più lubrici saluti.
Ramon Cipressi, Ing. Aeronautico (non esperto di bombe)