Undici lettere scritte da Aldo Moro durante i 55 giorni di prigionia – indirizzate alle massime cariche dello Stato e della Democrazia Cristiana – conservate fino ad oggi nell’archivio della Corte d’Assise di Roma sono state trasferite all’Archivio di Stato, in Corso Rinascimento. Le lettere, che saranno innanzitutto restaurate dall’Istituto Centrale per il Restauro (ICR), fanno parte dell’immensa quantità degli atti giudiziari dei processi celebrati tra il 1951 e il 1980 che saranno trasferiti dalla Corte d’Assise di Roma all’Archivio di Stato in virtù di un accordo di “versamento” siglato oggi tra il presidente del tribunale di Roma, Paolo De Fiore, e il direttore dell’Archivio di Stato di Roma, Eugenio Lo Sardo. “Con questa operazione rendiamo un servizio ai cittadini, restituiamo questi documenti alla loro dimensione che è ormai storica e non più giudiziaria”, ha spiegato De Fiore, aggiungendo: “Le lettere saranno da ora in poi custodite meglio di come potevamo custodirle noi nell’archivio di Rebibbia. Abbiamo deciso di consegnarle all’Archivio di Stato perché hanno un valore storico-politico importantissimo, perché sono già in condizioni critiche e debbono pertanto essere restaurate e perché è giusto consegnarle agli studiosi”. In rappresentanza del governo, il sottosegretario ai Beni culturali, Francesco Giro, ha detto: “Si tratta di undici lettere note acquisite dagli atti giudiziari dei quattro processi Moro che vengono consegnate all’Archivio di Stato. La legge impone il versamento dopo quarant’anni ma è stato deciso di farlo dopo trentatre anche perché i fatti sono ormai acclarati, i processi sono celebrati e le responsabilità sono state attribuite”. Per Giro, le lettere sono non solo “significative per i destinatari” ma anche “toccanti” e scritte con una “caligrafia chiarissima”. I destinatari più importanti di queste missive, tutte scritte nell’aprile 1978, sono il presidente del Consiglio, Giulio Andreotti, il presidente della Repubblica, Giovanni Leone, il presidente della Camera, Pietro Ingrao, il presidente del Senato, Amintore Fanfani. Nella lettera scritta ad Andreotti si legge: “So bene che ormai il problema è nelle tue mani”, e in quella scritta a Benigno Zaccagnini, segretario nazionale dello Scudo Crociato, si legge: “Conviene trattare”. Lettere quindi di fondamentale importanza scritte, come ha sottolineato Maria Cristina Misiti, direttore dell’ICR, “con una carta di pessima qualità, una carta usa e getta” sulla quale occorrerà intervenire. Con l’accordo di “versamento” sottoscritto oggi – ovvero lo stesso giorno (9 maggio 1978) in cui lo statista democristiano fu ritrovato morto nel baule di una Renault 4 rossa, in via Caetani, a Roma – saranno trasferite anche le carte di processi importantissimi come quello dell’attentato al Papa, quello della strage di Ustica o quello Montesi. (Agi, 9 maggio 2011)